LA PICCOLA PIAZZA. C’era una volta un piccolo paese. Nel - TopicsExpress



          

LA PICCOLA PIAZZA. C’era una volta un piccolo paese. Nel piccolo paese c’era una piccola piazza. Gli abitanti della piccola piazza erano persone dabbene, benedette dalla sorte, perché potevano godere del migliore dei riposi, propiziato da un silenzio sacrale, che non trovava eguali nelle altre piazze del piccolo paese. I residenti si ritenevano senz’altro soddisfatti: soddisfatti dei loro signorili e funzionali appartamenti, rifiniti con gusto e sapientemente arredati, delle loro eleganti automobili, dotate di ogni confort, del proprio gratificante lavoro, dal quale traevano apprezzamento e riconoscimento. Soddisfatti, ma non felici. Come nel migliore dei mondi, c’era qualcosa che incrinava la serenità delle loro esistenze. Succedeva infatti che, al calare della sera, la piccola piazza diventasse possedimento di un’accozzaglia della peggior marmaglia; una masnada di bighelloni, nullafacenti, perdigiorno e alcolizzati: e non mancavano certo i tossicomani! Le garbate ed eleganti signore venivano regolarmene infastidite, le graziose figliole molestate, gli amabili bimbetti importunati dai tristi personaggi che spadroneggiavano impuniti. Così, gli abitanti della piccola piazza erano costretti a rinunciare alle passeggiate serali con i familiari, e si blindavano timorosi nelle loro pur confortevoli, ma ristrette, residenze. A lungo andare, questa situazione si fece insostenibile; gli abitanti della piccola piazza si rivolsero allora alle autorità costituite. Ma queste replicarono, sconfortate, che non erano in grado d’intervenire in alcun modo, giacché la legge non offriva alcun appiglio per allontanare i biechi tipacci dalla piccola piazza. I residenti della piccola piazza allora si riunirono in assemblea straordinaria e permanente; a lungo pensarono e ponderarono, almanaccarono e ponzarono, finché addivennero alla soluzione del problema. Sciolsero la giunta bianco-azzurro che si era dimostrata incapace di fronteggiare la situazione, sostituirono il prefetto, avvicendarono il questore, cacciarono l’assessore alla cultura. Da subito, la nuova giunta rosso-verde si dimostrò più attenta della precedente nel soddisfare le esigenze degli abitanti della piccola piazza; tuttavia, le misure adottate, seppur recarono qualche timido segnale di miglioramento, si dimostrarono insufficienti a ristabilire una normale e sana convivenza. Gli abitanti della piccola piazza si riunirono nuovamente in assemblea, e a lungo pensarono e ponderarono, almanaccarono e ponzarono, finché convennero che per risolvere il problema c’era un unico, semplice rimedio: “Per allontanare i pessimi soggetti dalla piccola piazza, bisogna riportarvi le persone per bene! E per ottenere questo, servono dei locali dove la gente possa ritrovarsi quando esce dal lavoro.” Detto fatto, vennero concesse le licenze del caso; la piccola piazza si riempì di bar, osterie, mescite, taverne fiaschetterie. La situazione migliorò, ma non si poteva ancora ritenere definitivamente risolta; infatti, trascorsa l’ora dell’aperitivo, le persone per bene si allontanavano, allettate dalle migliori attrazioni offerte dai locali dei piccoli paesi confinanti. Gli abitanti della piccola piazza compresero che quanto fatto non era ancora sufficiente: ci fu una breve, partecipata discussione, alla fine della quale ci si trovò d’accordo sul fatto che, per trattenere la gente fino a tardi, era indispensabile la musica! E così la piccola piazza si animò di colori, suoni, balli e risa! Ora, finalmente, i malintenzionati, che per anni vi avevano spadroneggiato indisturbati ,si allontanarono, e gli abitanti della piccola piazza poterono uscire tranquilli, e godersi la bellezza del beneamato luogo. Per un certo periodo tutto procedette per il meglio, con reciproca soddisfazione dei residenti e degli esercenti. Ma un bel dì arrivò l’estate, una calda, afosa estate. In una di queste torride serate, il piccolo generale pensionato di mille battaglie (mai combattute), che viveva in uno dei palazzi più graziosi della piccola piazza, chiacchierando con il suo vicino di pianerottolo si lamentò del fatto che la sera, con tutto quel baccano, non riusciva affatto a riposare. Il vicino, che fino allora non ci aveva minimamente pensato, convenne che sì, effettivamente, la musica era molesta, se non addirittura fastidiosa. Sua moglie il giorno dopo ne parlò con la moglie del piccolo farmacista, la quale si confidò con la figlia del piccolo avvocato, a sua volta ammogliata con il piccolo professore di letteratura. Quest’ultimo giurò che lui era da mo’ che non ne poteva più di schiamazzi, rumori, cagnara e frastuoni assortiti. In breve, tutti gli abitanti della piccola piazza concordarono sul fatto che la situazione era diventata intollerabile, in quanto scalfiva il loro sacrosanto diritto ad un meritato riposo. Si rivolsero così nuovamente alle autorità costituite. Ma , come la volta precedente, queste replicarono che non avevano facoltà alcuna d’intervenire, in quanto le manifestazioni musicali erano lecite e autorizzate. I residenti della piccola piazza si consultarono, a lungo pensarono e ponderarono, almanaccarono e ponzarono; e alla fine destituirono la giunta rosso verde, che si era dimostrata più inetta dei loro predecessori, sostituirono il prefetto, avvicendarono il questore, cacciarono l’assessore alla cultura. Come primo provvedimento, la giunta giallo-nera, appena insediata, deliberò che la musica doveva assolutamente e tassativamente cessare entro le ore ventitré. La situazione però migliorò di poco, in quanto, cessata la musica, all’interno dei locali continuava comunque l’importuno, invadente cicaleggio dei nottambuli incalliti. Si stabilì allora che la mescita delle bevande doveva assolutamente e tassativamente terminare entro la mezzanotte. Ma il rimediò si dimostrò peggiore del male; i nottambuli impenitenti e molesti si riversavano in strada fino a tarda ora, guastando ancora una volta il sonno agli estenuati abitanti della piccola piazza. Allora la giunta, il prefetto, il questore e l’assessore competente assunsero una misura draconiana: all’interno della piccola piazza vennero sequestrati tutti gli strumenti musicali, gli apparecchi di riproduzione, le casseruole, le pentole, le pignatte e qualunque altro oggetto o strumento atto a produrre musica e sonorità, e ai locali venne imposto la chiusura inderogabile entro e non oltre le ore otto della sera! Gli esercenti, trovandosi nell’impossibilità di proseguire in maniera proficua ed efficace la propria attività, in breve tempo abbandonarono la piccola piazza. La sera stessa in cui l’ultima saracinesca venne abbassata, nella piccola piazza ricomparvero gli abietti e lerci personaggi che anni prima spadroneggiavano impuniti. Le garbate ed eleganti signore vengono nuovamente infastidite, le graziose figliole molestate, gli amabili bimbetti importunati; ma ora, finalmente, i soddisfatti residenti nella piccola piazza, arroccati nelle loro risplendenti dimore, si godono in quiete il giusto e legittimo riposo!
Posted on: Thu, 22 Aug 2013 10:14:00 +0000

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