LA STORIA DI PLINIO ORTOLANI VOGLIO LA VERITA DAL - TopicsExpress



          

LA STORIA DI PLINIO ORTOLANI VOGLIO LA VERITA DAL PEDIATRA..... Ecco la mia risposta alla storia del dott Paolo Batti da lui narrata in una lettera pubblicata su vari quotidiani locali e non riguardo il calvario sanitario subito da mi figlio a partire da lui Preso atto della lettera pubblicata dal Dott. Paolo Batti, mi corre l’obbligo, come genitore di un bambino che aspetta l’accertamento della verità da troppo tempo, di porre, all’attenzione dei lettori, alcune doverose precisazioni e di sottolineare le omissioni ivi contenute. Non è vero che il primo colloquio con il Dott. Batti è avvenuto la mattina del 13.07.2009; come dallo stesso ammesso anche davanti ai Magistrati, egli è stato contattato telefonicamente verso le ore 19 del 12.07.2009 all’utenza cellulare 348/2rilasciata per essere rintracciato nei casi di irreperibilità presso l’ambulatorio; durante il colloquio, riferivo che Plinio era “strano…febbre a 37°, che aveva appena vomitato, che il suo alito sapeva di medicina, che beveva molto, che aveva fatto tanta pipì…”; questi, dopo aver ascoltato tale quadro clinico, non diagnosticava nulla di anomalo e ci tranquillizzava dicendo di richiamarlo il giorno seguente se le condizioni di Plinio non fossero migliorate. Non sono un medico e lascio alla magistratura il compito di accertare la verità ma, sono nel “mondo del diabete” da oltre tre anni e tutti gli specialisti che ho conosciuto in questo periodo, mi hanno confermato che quelli da me riferiti, erano sintomi indicativi di una patologia di tipo diabetico, che avrebbero dovuto indurre il pediatra a disporre accertamenti clinici e strumentali con assoluta urgenza. Il pediatra omette di precisare che alle 9 del 13.07.2009 lo avvertivo telefonicamente che, i sintomi del giorno precedente erano più evidenti chiedendogli una visita immediata; ma egli mi fissava un appuntamento presso il suo ambulatorio solo alle ore 11. All’esito della visita, il pediatra comunicava alla madre e alla nonna che il bambino patologicamente non aveva niente e che potevano tornare a casa tranquille. Non è vero che il pediatra chiedeva alla madre se avesse notato un aumento della sete e della quantità delle urine; non è vero che già a quel momento egli sospettava un inizio di diabete mellito e che per tale sospetto prescriveva le analisi con urgenza. Vero è che la nonna, indicando Plinio con una mano completamente inerme in braccio alla madre, lo esortava ad una visita più accurata; solo a questo punto il pediatra prescriveva le analisi delle urine. La madre e la nonna si recavano immediatamente presso l’Ospedale di Sansepolcro; l’esito delle analisi si sarebbe saputo alle ore 13,30 circa; notiziavo il Dott. Batti, il quale mi rassicurava che mi avrebbe informato subito dopo aver appreso il risultato. Senonché, alle ore 13,30 circa, tale informazione, vitale per Plinio, veniva richiesta telefonicamente, senza neanche accertarsi della figura professionale del suo interlocutore telefonico. In sostanza il pediatra si faceva leggere l’esito delle analisi da un’impiegata del front office! Alle ore 13,45 circa, richiamavo il Dott. Batti che mi rassicurava che le analisi erano regolari. Poco più tardi, scoprivo che il valore di glicosuria nelle urine di mio figlio - che normalmente è “assente” - risultava essere “maggiore di 1000”! Ancora ignaro di quello che stava accadendo, constatato il peggioramento delle condizioni di Plinio, imploravo il pediatra di visitarlo immediatamente ma questi riferiva di non poter intervenire prima delle 17; vero le ore 15, sempre più allarmato, richiamavo il pediatra che giungeva dopo circa trenta minuti e, visitato Plinio, ci esortava a portarlo al Pronto Soccorso dellOspedale di Città di Castello. Neanche a quel momento il pediatra sospettava una patologia diabetica: la successiva prescrizione di ricovero per “stato settico” induce a ritenere che non avesse inquadrato minimamente la condizione patologica di Plinio… Questa la verità dei fatti. Se il pediatra avesse fornito una giusta valutazione clinica a quanto da noi riferitogli quel pomeriggio del 12.07.2009; se avesse inviato immediatamente Plinio, presso una qualunque struttura ospedaliera dove facilmente la patologia, in fase iniziale, poteva essere trattata; se avesse chiesto l’esito dell’esame delle urine ad un medico e non ad un’impiegata; se, in assenza di visione del referto scritto, avesse disposto ulteriori accertamenti, soprattutto in considerazione del peggiorare delle condizioni del bambino dalle ore 19 della domenica alle ore 13,30 circa del giorno successivo; se avesse utilizzato tempestivamente il semplice Kit per la rilevazione dell’iperglicemia, avendo peraltro egli appena frequentato un corso avente ad oggetto l’importanza della tempistica nella diagnosi della iperglicemia presso il Meyer di Firenze e l’utilizzo dello stick glicemico, di cui pure era stato dotato; oggi Plinio sarebbe semplicemente un bambino “diversamente glicemico”, senza dover sopportare le conseguenze nefaste con le quali sarà costretto a combattere a vita. Il comportamento del pediatra, è stato il primo di una lunga serie di ritardi ed incomprensioni, che nel luglio del 2009 inchiodarono Plinio in un letto della rianimazione del Meyer in coma e che gli causarono esiti sfavorevoli a vita! Nessuno vuol screditare né il pediatra né altri medici ma, se saranno accertati degli errori dalla magistratura, è giusto che ognuno di loro si assuma la sua parte di responsabilità: siamo tutti esseri umani e tutti possiamo sbagliare. Di certo, però, Plinio non ha colpa di quello che è successo. Avrei gradito che il pediatra, partecipassde attivamente alle manifestazioni che promuovo al fine di creare cultura sulla diagnosi precoce del diabete, per aiutarmi ad evitare ad altri quello che è accaduto a Plinio. La storia di quanto è accaduto è narrata nel libro da me scritto “La forza che ho dentro”, il cui ricavato viene devoluto all’Ospedale Meyer di Firenze, per sostenere le cure dei bimbi diabetici. Un libro che, ad oggi ha ricevuto importanti riconoscimenti anche negli ambienti sanitari e associazionistici. Le attività di puro volontariato svolte da me e dal gruppo PDP, sono finalizzate a diffondere la cultura della prevenzione e della sensibilizzazione della patologia del DM1 che, se non diagnosticato in tempo, può rivelarsi letale o avere conseguenze sfavorevoli permanenti. Non capisco il risentimento del pediatra. Io voglio solo dare una risposta a mio figlio del perché dovrà camminare “zoppo” per tutta la vita, sopportare problemi di apprendimento e non essere alla pari dei suoi coetanei; di sapere se tali conseguenze potevano essere evitate e, in caso positivo, diffondere l’importanza di una diagnosi precoce al fine di aiutare altri bambini. Aspetto fiducioso l’accertamento della verità da parte della magistratura.
Posted on: Wed, 13 Nov 2013 14:34:05 +0000

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