LA TEOLOGIA IN UN PENSIERO A CURA DI MONS. COSTANTINO DI BRUNO - TopicsExpress



          

LA TEOLOGIA IN UN PENSIERO A CURA DI MONS. COSTANTINO DI BRUNO (GIORNO20/10/2013) al sito movimentoapostolico.it/approfondimenti.asp troverete larchivio completo La Parola di Dio è portatrice nel mondo di una verità sempre da comprendere, sempre da cogliere in tutto il suo spessore eterno e divino. Essa non ci dona una sola verità, ma un insieme di verità, che prese nella loro totalità ci offrono la sola, l’unica verità che ci salva. Prendere una sola verità, escludendo le altre, è arte e scienza degli eretici. Eretici di professione erano i sadducei. Costoro avevano della Parola di Dio una considerazione assai riduttiva. Per loro avevano valore solo alcuni libri della Scrittura. Altri venivano scartati. Solo alcune verità, altre venivano cancellate. Non c’era sviluppo né crescita nella verità e neanche logica o analogia. La verità per loro era simile ad un duro sasso, immutabile, inamovibile, impermeabile a qualsiasi altra verità. I sassi erano presi uno per uno e senza alcun collegamento, privi di ogni unità tra di loro. Si prendeva una verità, la si assolutizzava, ignorando che la sua assolutizzazione e la sua non comunione con le altre. Gesù ribadisce la verità della risurrezione dei morti con un semplice ragionamento di logica della fede. Il nostro Dio è il Dio dei vivi, non dei morti. Se è il Dio dei vivi, deve esserci necessariamente risurrezione. Il cristiano è soldato del regno di Dio. Ogni soldato va ben motivato. Senza ottima motivazione nessuna battaglia sarà mai vinta. Si pensi per un istante alle motivazioni, oggi, delle nostre pastorali, missioni, lavoro apostolico. Per lo più o sono inesistenti o false. Quali risultati si potranno mai raggiungere, se le vere motivazioni sono assenti, false, menzognere, errate, umane e non divine? E questo avviene per ogni motivazione, sia di ordine veritativo e di fede, che di ordine ecclesiale, ma soprattutto di ordine personale. Combattere, perché? Lavorare, perché? Essere missionari, perché? Essere veri cristiani, perché? Invitare qualcuno, perché? Se non si danno le giuste, vere, esatte motivazioni, nessuna battaglia sarà vinta. Esse saranno tutte perse. Manca il vero combattente. Oggi non si combatte più. Manca lo stimolo. Soprattutto manca la verità, la fede, la speranza. Manca il principio soprannaturale. È il fallimento della pastorale e di ogni lavoro missionario a tutti i livelli. L’apostolato soffre di indifferenza, apatia, passività. Non si è neanche nel più puro mercenariato. Almeno il mercenario lavora per una paga ben consistente. Offre il suo lavoro per soldi. Perché offriamo il nostro lavoro? Per soldi, gloria, fama, potere, per un qualche altro interesse? Noi non offriamo alcun vero lavoro. Non lo offriamo per una qualche effimera motivazione umana, ma solo perché costretti, precettati, obbligati, aggiogati contro voglia. In questi casi non si è presenti neanche con il corpo. Esso c’è e non c’è. È presente ed assente allo stesso tempo, nello stesso luogo. Non parliamo poi della presenza della nostra anima e del nostro spirito. Essi sono totalmente lontani, altrove. Non sono dov’è il corpo. La forza di un capo risiede tutta nelle sue alte e grandi capacità di motivare ciò che comanda. Si comanda, ma non si motiva. Per il bene non ci sono quasi mai motivazioni. Oggi neanche servono, dal momento che è stato distrutto il fine soprannaturale. Per il male invece le motivazioni fioccano come la neve. Cadono come la rugiada in una notte stellata. Esse sono sempre abbondanti, oggi fatte anche a modo di racconto infinito, con storie sempre nuove, con personaggi sempre nuovi. Sono però tutte motivazioni sciocche, stupide, insulse. Tutte però sono presentate con somma abilità, grande attrazione. Sono motivazioni che devono impedire di pensare. Devono solo colpire i nostri sensi, svegliare i desideri, muovere la volontà. Esse riescono a mobilitare le masse. Orientare i pensieri di molte persone verso “il prodotto” materiale o spirituale che si vuole imporre. Esse donano la verità come falsità, la falsità come verità. La giustizia come ingiustizia e le ingiustizie come giustizia. Esse donano il bene come un grande male e i grandi mali come purissimo bene, bene universale, necessario, vitale. Esse fanno passare i propri desideri come diritti, obblighi. I diritti e gli obblighi invece passano come mentalità storica da abbattere. È questa vera arte diabolica, che oggi sa usare armi sofisticatissime, armi subdole, armi dall’impatto micidiale nei cuori. Oggi il mondo si è altamente evoluto, specializzato in questa scienza delle motivazioni. È capace di trasformare il niente in un paradiso. Se un cristiano si leva e dona le motivazioni della sua verità, del suo credo, delle sue scelte di coscienza illuminata dallo Spirito Santo… Non il pagano, non il non credente, non l’ateo, non l’empio, non l’anticristiano, non l’idolatra, non chiunque altra persona…. Ma lo stesso cristiano gli risponde che lui non sa soffrire, perché non vive la fede nella grande sofferenza e nel grande silenzio. Questo accade quando il cristiano anche lui è divenuto un servitore del male dell’empietà, dell’ingiustizia e della disonestà. Chi è a servizio di Cristo, della verità, del Vangelo, è obbligato a trovare, a cercare, a chiedere le motivazione della fede del fratello. È obbligato perché dalla fede dell’altro è la sua stessa fede. Una è la fede, perché uno è Cristo, una la Chiesa, uno lo Spirito Santo. Uno è il corpo che vive la fede. Una volta che le motivazioni sono state donate e garantite dall’autorità, tutti sono obbligati a tacere. Devono tacere per obbligo di servizio all’unica fede, all’unico corpo, all’unica Chiesa, all’unica autorità che vigila su di essa. Invece ognuno si pensare autorità superiore, senza autorità garantita, contro di essa. È questo il vero male che oggi ci sta distruggendo. Contro questo male non ci sono rimedi, perché il rimedio è l’autorità posta a garanzia di tutti. Questa non garantisce ed è il caos. Spesso garantisce anche male ed è il pandemonio nella comunità cristiana. Ognuno vende la sua falsità anche con calunnie e con falsa testimonianza per annientare la purissima verità del Vangelo. “A quel tempo non c’era un re in Israele; ognuno faceva quel che gli pareva meglio”. Così finisce il Libro dei Giudici (21,25). Nulla è più deleterio di un’autorità senza autorità. Nulla è più nefasto di un’autorità che lascia che venga seminato il veleno nei cuori.
Posted on: Tue, 22 Oct 2013 06:44:21 +0000

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