La gioia di Melchiorre – Bugo (Universal 2004) Questo - TopicsExpress



          

La gioia di Melchiorre – Bugo (Universal 2004) Questo capolavoro sta per spegnere le dieci candeline e se penso a come ascoltavamo nel 2004 sento un bel pò di malinconia. Nostalgia, certo, ma anche sfiducia per chi come me, amante del supporto fisico, deve arrendersi alla virtualità di una musica sempre più liquida che non ha più il tempo e la forza di attaccarsi alla pelle e renderci un po’ più forti e allo stesso tempo un po’ più permeabili. Dieci anni fa i nostri primi dischi audio masterizzati si stavano smagnetizzando ma nel frattempo avevamo scoperto i lettori cd-mp3 e, grazie a Nero Burning Rome, nei CD-ROM ci potevano stare 20 album, mica 20 misere canzoni! Una scoperta tanto disarmante all’epoca quanto risibile oggi. Il 2004 era ancora troppo presto per vedere dilagare gli i-pod, è vero, ma si fiutava qualcosa nell’aria. Quello che nessuno di noi adolescenti poteva immaginarsi era che da lì a dieci anni potesse esistere Spotify, un’autentica rivoluzione. Cosa ci riserva il futuro è tutto da vedere ma è proprio il bello della tecnologia e del mercato in generale: uno innova, gli altri seguono l’innovazione fino a saturare il mercato e poi si aspetta che un altro Jobs innovi (Schumpeter docet). Anche spotify è destinato a corrodersi irreversibilmente nel tempo ma la strada verso un nuovo concetto di musica volatile è segnata, ormai, eppure… Eppure, cari miei, sentirsi “On the Beach” di Neil Young, “Amnesiac”, “Grace” o “La gioia di Melchiorre” su Spotify o sull’Ipod non sarà mai lo stesso che viverli su disco. Fidatevi. Potrete anche avere le cuffie Sennheiser migliori del pianeta o quelle robe lì senza fili di Dr Dre che vanno tanto di moda perché costano come un metro quadro di un A/3 a Lazzate ma senza disco che gira il tempo non si fermerà più, Jeff Buckley non ti cambierà per sempre e Thom Yorke non ti fulminerà il cervello. Senza disco che gira quando Bugo ci chiederà “ Che diritti ho su di te?”, noi probabilmente non sapremo ancora cosa rispondere ma dal basso del nostro mouse avremo modo di ignorare la nostra debolezza e passare alla traccia successiva o a un altro artista o addirittura chiudere Spotify e andare su Youtube a vederci il nuovo video hot di Miley mentre lecca una scopa o prova a far passare un capezzolo nei buchi dello scolapasta. Indaffarati come siamo a leggere, scrivere, twittare, chattare, vedere, guardare o parlare non capiremo più l’importanza di prendere il tempo per carpire l’incedere dei passi del sessantenne Joe Valeriano che interrompe una canzone e, sempre in presa diretta, abbraccia la sua chitarra e con aspettative opposte si chiede la stessa cosa che prima aveva fatto il trentenne Bugo: cosa succederebbe “ Se avessi cinquanta anni”. “ Rimbambito” può dirci chi siamo ma può essere anche scaricato con una app ed essere spedito con Wazzup a un amico per essere originali negli insulti, a noi la scelta come è nostra la scelta di cosa farne della fondamentale “Guardo su”. ‘Potrebbe sembrarti una canzone triste di qualche pescatore in riva al fiume’, basterebbe questa frase per cancellare per sempre Bugo dalla vostra playlist ed è per questo che vi sconsiglio assolutamente di ascoltare la Gioia di Melchiorre di Bugo. Vi consiglio di viverlo questo doppio album e quindi vi consiglio di andare a Ricordi, investire 7, 8, 9 euro che siano per questo album e farlo vostro. Perché c’è musica e musica. Voglio stupirmi e dirmi che non è che per forza una sia preferibile all’altra ma c’è una musica che si può consumare e che è stata creata per questo e musica che non la si può selezionare, canticchiare, consumare e cestinare. “La gioia di Melchiorre” è musica che passa dalle orecchie e arriva al cuore per restarci, quindi, se vi ho convinto in qualche modo e volete capire di cosa sto parlando, comprate il disco sennò ciccia.
Posted on: Fri, 25 Oct 2013 15:25:35 +0000

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