Le chiavi di Benedetto XVI per interpretare il Vaticano II , - TopicsExpress



          

Le chiavi di Benedetto XVI per interpretare il Vaticano II , edizioni Cantagalli. Si tratta di un breve saggio di Monsignor Nicola Bux , docente di Liturgia Orientale e di Teologia dei Sacramenti. nonchè Consultore di Dicasteri Vaticani , consulente della Rivista Teologica Internazionale Communio, già Perito ai Sinodi dei Vescovi. Lo scritto pone laccento sulle due chiavi di lettura ( la corretta ermeneutica e lapprofondimento della stessa fede) per una giusta interpretazione del Vaticano II , indicate da Benedetto XVI nel famoso Discorso alla Curia Romana, riproposto in questa trattazione. A mezzo secolo dal suo svolgimento, il concilio Vaticano II, pur con le sue peculiari caratteristiche, si colloca allinterno della lunga storia conciliare, in continuità con i Concili che lhanno preceduto. Rinnovamento o riforma, nella continuità è il tema trattato alla luce del binomio inscindibile, per la Chiesa Cattolica, nova et vetera. Il fine principale del Concilio - scrive Monsignor Bux - è la diffusione della dottrina cattolica, secondo il metodo di Pietro sempre pronti a difendervi; per diffondere la fede bisogna saper fare apologetica. Invece che come incremento della fede, il Vaticano II è stato inteso come una disputa sulla organizzazione della istituzione ecclesiale, sul ruolo del Papa , dei Vescovi, dei preti, dei laici, delle donne, della liturgia. Occorre andare alle origini della fede, cè bisogno di apologetica ed è ciò che il Vaticano II ha messo per iscritto in due documenti : lEnciclica Mysterium fidei di Paolo VI e la dichiarazione Dominus Iesus, voluta da Giovanni Paolo II. LEucaristia è il Sacramento della fede per eccellenza ( GS 38 ) ; anche gli altri sacramenti la suppongono perchè gli uomini devono essere chiamati alla fede,prima di accostarsi alla liturgia (SC 9) , ma anche la nutrono , la irrobustiscono e la esprimono ( SC 59; LG 14 ). I documenti conciliari illustrano il nesso che la gerarchia cattolica ha e deve avere con la fede. La Chiesa - prosegue Monsignor Bux - è infallibile nel definire la dottrina della fede (LG 25 ). Il concilio Vaticano II ha : 1 ) evidenziato che la teologia deve scrutare il mistero di Cristo alla luce della fede (DV 24); 2) ammonito i fedeli ed i presuli a perseverare concordi nellinsegnamento apostolico (DV 10) ; tutti gerarchia e fedeli sono uguali nella Chiesa in ragione dellunica fede ( LG 32); 3) confermato che la fede è necessaria alla salvezza e che è un dovere per il cristiano professarla e diffonderla ; 4 ) esaltato la comunione che scaturisce dalla fede. Fede e comunione sono inscindibili : la Chiesa è comunità di fede (LG 8 ; DV 10) e tutti i fedeli della chiesa Cattolica hanno una stessa fede ( OE 2); 5) dato impulso allecumenismo fondato sulla fede. Infatti il dialogo ecumenico è necessario per conoscere la fede reciproca ( URC), per riconoscersi nella fede in Cristo e nella trinità ( LG 15 ; OE1; 12 ; 20; 23 ; GS 92 ) che deve caratterizzare quanti si chiamano cristiani , pur distinguendo tra il deposito della fede e il modo di annunciarla ( UR6 ; 11 ; 17 ; GS 62). Le Chiese di oriente e di occidente , pur seguendo una via diversa , erano pero unite dalla fraterna comunione della fede (UR 13 ). Se diverse divisioni sono avvenute nella Chiesa, tuttavia differiscono tra loro per la gravità delle questioni spettanti la fede ( UR 13). Nel capitolo 8° della Lumen Gentium - ha sottolineato Monsignor Bux - il Vaticano II propone Maria come colei che è già quel che la Chiesa è chiamata ad essere, soprattutto per la fede : Ciò che Eva legò con la sua incredulità , Maria sciolse con la fede ( LG 56); fu beata per la sua fede ( IVI 57 ); avanza nella peregrinazione della fede con singolare fedeltaà ( IVI 58); con la sua fede e con lamore , cooperò a restaurare la vita soprannaturale delle anime ( IVI 61); è la Vergine che custodisce integra la fede data allo Sposo ( IVI 64). Maria sconfigge tutte le eresie ( dettato Patristico del Concilio di Efeso). Il Concilio Vaticano II ha ricordato che nessuno è costretto ad abbracciare la fede ; che la fede dipende dalla predicazione ; che gli Apostoli ebbero fede nella potenza del vangelo ( DH 2) e che è un dovere predicare la fede ( SC 15). La testimonianza della fede va insieme al dialogo con le religioni non cristiane (NA2). Il Vaticano II ha riaffermato che chi non crede è condannato ( IVI AA5) ed ha sottolineato che leccessiva esaltazione delluomo finisce col svuotare la fede in Dio (GS 19). Dove la fede è minacciata dallerrore , i vescovi devono vegliare per tenerlo lontano dal gregge ( LG 25). Dopo il concilio Vaticano II ci si è interrogati del perchè la fede sia diminuita nonostangte limpegno tempestivo della Sede Apostolica. Il 24 luglio 1966 - spiega Monsignor Bux - il Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della fede, cardinal Alfredo Ottaviani, inviò una lettera strettamente riservata ai presidenti delle Conferenze Episcopali, in cui si ricordava soprattutto ai vescovi , di fare uno sforzo per attuare ovunque i decreti dottrinali e disciplinari emanati dal Concilio. Tuttavia la lettera riporta dalle Nunziature , notizie sui crescenti abusi nella interpretazione della dottrina del Concilio, nonchè opinioni azzardate che turbavano i fedeli . Dai documenti esaminati, la Congregazione ritiene trattasi diipotesi e di errori desunti da rapporti di esperti contro: lispirazione , linerranza , la storicità della Scrittura; la relativizzazione delle formule dogmatiche, perchè a causa della evoluzione storica sarebbe venuto meno il senso oggettivo di esse; la noncuranza e minimizzazione del Magistero e soprattutto del Sommo Pontefice , relegato quasi allambito delle cose opinabili; rifiuto della realtà oggettiva assoluta, in nome del relativismo , per seguire la coscienza e la storia; la messa in discussione della stessa persona di Gesù Cristo, utilizzando nel ripensamento della cristologia, certi concetti di natura e persona incomponibili con le definizioni dogmatiche. Si denuncia inoltre, linfiltrazione di un umanesimo cristologico per cui Cristo viene ridotto ad un semplice uomo, che avrebbe preso coscienza della sua filiazione divina , solo gradualmente : la sua coscienza verginale, i miracoli e la risurrezione si ammettono a parole, ma in realtà sono ricondotti allordine naturale. Nella teologia sacramentale signora o non si evidenzia la presenza reale di Cristo, ridotta a simbolismo e la transustanziazione a mera significazione. Vi sono quelli che vogliono che la Messa sia semplice agape ( banchetto) e perda il suo aspetto sacrificale. Il Sacramento della penitenza si presenta come mezzo di riconciliazione con la Chiesa, piuttosto che con Dio offeso dal peccato. Viene contestata la confessione personale dei peccati, essendo sufficiente solo la dimensione sociale della riconciliazione. Si minimizza il concilio di Trento sul peccato originale , in modo da omettere la colpa di Adamo e la trasmissione di tale peccato. In teologia morale questi gli errori : si nega la obiettiva ratio della morale, la legge naturale e si propugna la legittimita della morale in situazione ; si denuncia il diffondersi di opinioni pericolose sulla morale sessuale e matrimoniale ; si lodano gli sforzi ecumenici , ma si deprecano le interpretazioni arbitrarie del decreto sullecumenismo , non inteso come attrazione dei fratelli separati allunita della Chiesa, ma in modo offensivo della fede e della medesima unità, favorendo così un pericoloso irenismo e indifferentismo, del tutto alieni dalla mente del Concilio. La lettera - evidenzia monsignor Bux - annota una sintesi sommaria di errori e pericoli che si diffondono in vari luoghi , affinchè ognuno secondo il proprio ruolo e compito , provveda a confutarli e di trattarne in conferenze episcopali, aggiornando la Santa Sede. Paolo VI il 29 giugnio 1967 , in occasione del centenario dei martiri Pietro e Paolo additò i richiami alla fede , contenuti nei documenti del Vaticano II, domandandosi perchè lo stesso Concilio non avesse lasciato una trattazione vera e propria sulla fede, come avevano fatto i precedenti Concili. Questa è la risposta che si diede : Tale supposta omissione vi sarebbe stata per non dare nuove solenni definizioni dogmatiche. Cio ha fatto pensare ad alcuni che il concilio Vaticano II potesse essere considerato come una liberazione dagli antichi dogmi e relativi anatemi. E aggiunge - se il Concilio non tratta espressamente della fede,ne tratta ad ogni pagina , ne riconosce il carattere vitale e soprannaturale , la suppone e integra, e costrusice su di essa le sue dottrine. Basterebbe ricordare le affermazioni conciliari sulla necessità congiunta della chiesa insegnante e della fede ( LG 14,48), sul senso della fede , che sotto la guida del Sacro Magistero anima tutto il popolo di Dio ( IVI 12); sulla doverosa purezza della fede, riguardo il dialogo ecumenico (UR 11); sullopera dei vescovi circa linsegnamento delle verità della fede (CD 36); sullincontro della fede e della ragione in una unica verità al livello degli studi superiori ( GE 10); sulla sintesi nuova che sintravede possibile e magnifica tra la fede antica e la cultura moderna ( GS 57). Ciò per rendersi conto dellessenziale importanza che il Concilio , coerente con la tradizione dottrinale della Chiesa, attribuisce alla fede , alla vera fede, quella che ha per sorgente Cristo e per canale il Magistero della Chiesa. Benedetto XVI ricollegandosi a Paolo VI, indicendo nuovamente un Anno della fede , per capire dopo 50 anni il Concilio Vaticano II , ci fornisce la chiave trascendente, dopo quella ermeneutica. Nella lettera Apostolica Porta Fidei data in forma di Motu proprio, il Santo Padre ricorda le parole di Giovanni Paolo II che invitava a leggere i testi conciliari allinterno della tradizione della Chiesa. Cio puo non essere alla portata dei fedeli laici, che pero hanno a disposizione il Catechismo della Chiesa Cattolica Frutto autentico del Concilio Vaticano II, in cui è messo in risalto lo stretto rapporto tra fede e carità : un cammino congiunto in cui deve collocarsi il dibattito sul Concilio Ecumenico Vaticano II, componendo le diversita emerse. Lauspicio è quello di entrare nel Concilio con le due chiavi di Benedetto XVI: il Discorso sulla Ermeneutica e lindizione dellAnno della fede. In questo modo - conclude Monsignor Bux - la storia e la fede del 21° Concilio Ecumenico e parte della grande tradizione cattolica favoriranno copiosi frutti di salvezza per gli uomini del nostro tempo.
Posted on: Fri, 29 Nov 2013 23:22:45 +0000

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