Linizio del romanzo la bambola di pezza Incipit - TopicsExpress



          

Linizio del romanzo la bambola di pezza Incipit Piano piano il sole era sceso dietro le cime ancora leggermente innevate delle montagne e quella spruzzata di neve conferiva ai monti maestosi lo stesso fascino che i primi capelli bianchi aggiungono ad un uomo già bello. Il rosso intenso del cielo sfumava lentamente e loscurità avvolgeva ogni cosa, distorcendo i contorni degli alberi, della piccola cappella, delle croci di ferro battuto, delle tante lapidi che riempivano il piccolo camposanto e tra poco tutto sarebbe stato inghiottito dal buio della notte. Nellaria si respirava il profumo dei cipressi mescolato allodore della fine dellinverno, anche se il vento freddo e pungente della sera sferzava il viso dei pochi visitatori rimasti, che a passo veloce si dirigevano verso luscita del cimitero, immersi nei loro pensieri: chi in lacrime, annientato dal dolore insopportabile di una perdita recente, struggendosi nel rimpianto e chi invece dopo aver portato un fiore a qualche lontano parente o conoscente, pregustava già il tepore della casa, lamore dei suoi cari e il profumo della minestra. Mai quanto alluscita da un camposanto ci si sente leggeri, sollevati e anche fortunati, se tutti i nostri cari aspettano sereni e in buona salute il nostro quotidiano ritorno e mentre ci facciamo il segno della croce lasciando quel luogo santo, rabbrividiamo tutti al pensiero di come in un attimo la nostra vita potrebbe cambiare se solo langelo della morte ci passasse accanto e ci sfiorasse con un dito. Allontanandoci da lì ci scrolliamo in fretta dalla testa quei pensieri tristi e acceleriamo il passo per tornare alla routine della nostra esistenza. Per un breve momento ci sentiamo in pace con noi stessi e con il mondo per poi ripiombare nel caos delle nostre vite sempre in movimento. Così facevano frettolose e infreddolite anche le poche persone presenti nel cimitero e nessuno pareva far caso alla ragazza immobile davanti ad una tomba; come una statua di cera, sembrava non accorgersi del freddo, del vento e delloscurità che ormai laveva avvolta, né pareva curarsi dellora tarda e del guardiano del camposanto che si apprestava a chiudere il cancello e in silenzio si chiedeva quando la ragazza si sarebbe decisa ad uscire. Cera nel suo aspetto un qualcosa di familiare e il suo dolore era talmente palese che Giuliano non aveva il coraggio di sollecitarla ad andarsene e aspettava tremante che lei finisse di pregare. “Tra una settimana sarà primavera, possibile che questanno il freddo non si decida ad andarsene? Sono stufo di portare la divisa invernale, questa stoffa pizzica come lortica; si vede che il Comune ha voluto risparmiare. Altro che - pura lana - come dice letichetta” pensò Giuliano, che ormai da cinque anni faceva il guardiano del cimitero e ogni giorno ripeteva gli stessi gesti aprendo il cancello, sistemandosi poi nella sua guardiola e aspettando la sera per richiudere e tornare a casa. Ogni tanto qualcuno gli chiedeva uninformazione ma più sovente le giornate si trascinavano lente e Giuliano aspettava con ansia la fine della giornata per tornarsene a casa da Maria, perché da quando lei aveva perso il bambino lo aspettava apatica e assente davanti al camino spento. Come era stata diversa la sua Maria quando laveva sposata, sempre allegra e spensierata; Giuliano tornava a casa e la trovava affaccendata che cantava a squarciagola, il profumo di un dolce, il calore del camino lo avvolgevano piacevolmente e lei gli correva incontro e lo baciava. “Pazienza - pensò tra sé Giuliano - ci vuole pazienza dice il dottore, piano piano Maria tornerà quella di prima e potremo avere un altro figlio.” Laveva conosciuta alla sagra del paese e subito colpito dalla sua risata cristallina e dai suoi occhi neri e profondi laveva invitata a ballare un valzer, lui timido comera e negato per la danza le continuava a pestare i piedi, ma lei sembrava non accorgersene e rideva felice. Giuliano le aveva raccontato che dopo le medie non era andato a Trento a fare le superiori co-me tutti i suoi amici ma aveva fatto domanda al comune di Salter per fare il guardiano nel piccolo cimitero ed essendosi presentato solo lui, aveva ottenuto quel posto. “Sono contenta per te - disse Maria - non è facile quassù in montagna trovare unoccupazione per tutto lanno, finché ci sono i turisti si lavora, ma poi bisogna arrangiarsi. Io faccio le pulizie in un garnì e tra pochi giorni sarò di nuovo disoccupata perché la stagione sta finendo.” “Basta con questi pensieri tristi, senti che bella questa canzone” la consolò Giuliano e visto che nel frattempo un lento aveva preso il posto del valzer la strinse più forte e un brivido di piacere gli percorse la schiena. Alla fine della festa laveva accompagnata a casa e dopo un momento di imbarazzo lui laveva baciata e le aveva dolcemente accarezzato il seno piccolo e sodo. In quellangolo buio, vicino al portone, Maria si era lasciata toccare e poi rossa in viso era fuggita di corsa. “Ciao Giuliano, grazie della bellissima serata, ci vediamo.” Era la prima volta che Giuliano si sentiva così attratto da una ragazza e la semplicità unita allinnocenza di Maria gli aveva-no rubato il cuore. Si erano frequentati sempre di più e poi, sposati nella piccola chiesetta di San Biagio; avevano passato insieme momenti bellissimi ed appassionati fino a quando Maria, incinta di tre mesi era caduta dalle scale e aveva perso il bambino. Ecco, allora tutto era cambiato, Maria si era come spenta e niente pareva più interessarla. Un rumore distolse Giuliano dai suoi pensieri e lo riportò alla realtà, la ragazza vestita di nero e con il capo coperto da un fazzoletto si era inginocchiata sulla tomba di famiglia dei Ricciardi e singhiozzava fortemente accarezzando sulla lapide la foto di Ramona, la moglie rumena di Andrea che era stata sepolta non più tardi di dieci giorni prima. Inginocchiata sul freddo marmo della tomba la sconosciuta aveva unaria talmente indifesa che Giuliano avrebbe voluto abbracciarla e consolarla; la ragazza sentendosi osservata si alzò alla svelta, asciugandosi gli occhi, si sistemò il foulard e si incamminò verso luscita del camposanto. Quando fu vicino a Giuliano accelerò il passo, fece un cenno di saluto con la testa e lui, sotto la fioca luce del lampione, cercò di vederle il volto senza riuscirvi. “Come le assomiglia nel portamento - pensò - ma no, no sapeva per certo che non era possibile fosse una parente, Ramona era sola al mondo, glielo aveva detto Andrea uno dei suoi amici più cari, anche se da quando era tornato da Verona, portandosi dietro quella strana ma splendida ragazza, era diventato molto riservato e né lui né lei si facevano vedere spesso in giro; comunque, che tragedia era stata... e quella povera bambina! Andrea stava anche peggio di lui.” “Che tristezza la vita, da ragazzi siamo convinti di essere invincibili e poi...” Giuliano guardò lorologio, era tardi doveva chiudere il cancello e tornare da Maria, la poveretta aveva bisogno di lui, doveva correre a casa in fretta come sempre, ma quella sera non ne aveva nessuna voglia. “Buona sera signorina - disse Giuliano alzando la voce perché la ragazza si stava allontanando - stia attenta che a questora il sentiero è sempre ghiacciato.” Lei non rispose e continuò a camminare senza neppure voltarsi; in lontananza due colpi di clacson ruppero il silenzio e la ragazza senza preoccuparsi di scivolare incominciò a camminare ancor più spedita.
Posted on: Sun, 10 Nov 2013 16:06:24 +0000

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