L’ETRURIA ITALICA TERRA. Su una terra ribollente, dove dalla - TopicsExpress



          

L’ETRURIA ITALICA TERRA. Su una terra ribollente, dove dalla sua pancia scaturiscono bellezze, fuoco, zolfo e civiltà. In una visita alle rovine di Canale Monterano ci siamo imbattuti nella “riserva naturale” il cui spettacolo, faunistico, floreale, fluviale, montagnoso, nello insieme non ha uguali. Per poterlo attuare ci siamo avvalsi di una guida, un guardia parco, la cui competenza, esperienza e conoscenza, ci era stata garantita ed al quale diamo grande merito, sia per l’illustrazione che nella qualità della conoscenza. Ettari di boschi incassati nelle strette valli, dove terribili battaglie si svolsero, tra gli Etruschi: forti, saldi e gelosi, della loro civiltà, che strenuamente respingevano gli strepitosi attacchi di popoli limitrofi, assetati di conquiste, non solo dei territori ma anche delle loro conoscenze, sia nelle armi che nella conduzione del popolo. La nostra guida iniziò facendoci percepire le varie differenze tra alberi e piante. La Felce Florida( OSMUNDA REGALIS ), il Carpino bianco, l’Acero di monte, il Nocciolo, ci mostrò anche qualche faggio, ( a ricordo di passati climi umidi). Portò alla nostra conoscenza, che vi erano nelle cavità di vecchi alberi, alcune specie d’invertebrati che si nutrono di legno. Boschi, che nelle diversità degli alberi mostrano le diverse colture e culture, susseguitosi nelle migliaia di secoli passati. Solo oggi visitando questi luoghi possiamo solo immaginare quello che è stato nel tempo passato, la loro civiltà nell’arte funeraria, dove nelle scoperte di tombe sotterranee, possiamo intravedere, negli oggetti ritrovati, gli usi e costumi di quell’epoca. Tombe portate alla luce dopo migliaia e migliaia di anni or sono, simboli e cimeli di guerrieri, arti d’orafi di grande valore intarsiati meravigliosamente, che adornavano le donne nella loro magnificenza. La guida non mancava d’indicarci: alberi di castagno, intervallati stranamente con gli alberi di Pioppo, più avanti sulle sponde del fiume Biscione, ci mostrava piante di Ontani che bordano le sponde del fiume. Nelle parti appena più collinose ci faceva notare: Salici, pungitopo, ciclamini che facevano da contorno agli alberi, emanando profumi particolari, oltre ad allietare la vista di coloro che attraversano questi luoghi, senza peraltro dimenticare le graditissime fragole da cogliere e da assaggiare. Tra le rocce calcaree e marmose, vi si trovano concentrazioni di orchidee selvatiche, della cui specie se ne possono contare all’incirca trenta diversità. In questo regno, maremmano, dove vasti pascoli la fanno da padrone, regno di bovini dalle lunghe corna, della razza maremmana lasciati allo stato brado, questa razza conosciutissima dalla pregiata carne. In questi prati la guida ci portava a vedere alberi di millenaria presenza, quali querce ed altri come lecci e roverelle. Di tanto in tanto ci faceva soffermare dandoci la possibilità, mediante il binocolo, di farci scorgere i nidi appollaiati sui pendii delle rocce, che sovrastano questi luoghi, dove nidificano rapaci d’ogni genere, come il Nibbio reale, la Poiana, lo Sparviero, il Biancone, uccelli difficile a vedere in altri luoghi, ma che solo qui trovano l’ideale habitat per nidificare, sopravvivere perché protetta. Durante il tragitto ci ha fatto passare dentro una valle strettissima, scavata nel tufo, le cui pareti erano altre all’incirca 50 mt. Questa era tanto stretta da permettere ai difensori del territorio d’impiegare pochissimi armati, addirittura uno alla volta a difesa dei luoghi. Dopo ore di cammino, pur godendo delle meravigliose e sinuose colline piene di verdeggiante vegetazione, che davano quasi una gioia agli occhi, la nostra guida ci faceva notare le strade che circondavano tutta le sconfinate colline, precisamente, La Cassia, L’Aurelia, ed al centro la braccianese, tutte queste strade confluivano a Roma sede dei domini papalini. Strade piene di tagliaborse, che avevano nei boschi, un sicuro riparo data la loro impraticabilità. Banditi che hanno lasciato il segno nella storia di questi luoghi, tanto che ancor oggi per identificare questi ultimi si diceva “ Bannita”. Durante la lunga escursione arrivammo su di una collina sul di cui poggio vi erano delle rovine : una parte di chiesa diroccata ed altre rovine non meglio identificate, alcuni resti di monumenti antichi, che il comune ha fatto suo, molte altre rovine lasciate a ricordo. Il perché di tutto ciò: Monterano con Tolfa, erano gli ultimi baluardi, su colline più alte, a difesa di Roma, nell’ultimo MCIII la soldataglia Francese volendo occupare Roma, trovò sul fronte la strenua resistenza di questi due paesi, Monterano strenuamente asserragliata, si difese ad oltranza, l’artiglieria francese la bombardò a tal punto da restare pietra su pietra, dopo diche, bruciarono tutte le case restanti, tanto che gli abitanti arretrarono le loro case, scendendo più a valle, ma avvicinandosi ai castelli degli Orsini, Altieri ed Odescalchi. Il nome del paese oggi è: Canale Monterano, che è l’ultimo paese della provincia di Roma. Dopo questi aneddoti di storia, ed essendoci alquanto riposati e rifocillati, proseguimmo per il resto dell’escursione. Non poteva non farci ammirare la terra tutt’intorno, la vulcanica terra, ribollente di gas che fuoriusciva dalle viscere della terra, tutta ricca di: manganese, uranio, zolfo, come non ammirare un luogo chiamata” LA CALLARA” terra lunare tanto è deserta, tutt’intorno per il forte odore di zolfo da proibire l’avvicinarsi per la loro pericolosità. Allungando il tragitto ci mostrava il fiume Mignone, fiume le cui acque servivano i paesi di Canale ed Oriolo, ospitano nelle sue acque ricche colonie d’invertebrati, flora ittica che fornisce vita all’eco sistema, tenendo presente che anche durante il tragitto, ci sono ampolle che rigurgitano gas dal sottosuolo, solo in piccole dimensioni e tutte recintate con tronchetti a protezione affinché le bestie al pascolo non possono avvicinarsi perché sarebbero asfissiate. Le rocce limitrofe, piene di minerali ospitano i “CESPI di cappellini”( Agratis Albula) che tappezzano tutte queste zone minerarie: terra vulcanica, terra che dalle viscere della terra trae il suo sostentamento, la sua unicità, la sua diversità. andrea 26 -8- 13
Posted on: Tue, 01 Oct 2013 07:15:35 +0000

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