L’arte e gli artisti che ne sono i realizzatori, anche se sempre - TopicsExpress



          

L’arte e gli artisti che ne sono i realizzatori, anche se sempre la grande arte eccede la misura mortale, i limiti del singolo artista, le sue idee, la visione del mondo, i valori e le sue scelte, deve poterci servire da strumento per capire l’uomo nella storia. E’ vero che il Canone, ovverosia le opere d’arte che sono entrate di diritto nella storia, può e deve essere interrogato in termini estetici (domandandosi cos’è bello e cosa non lo è? Anche se il concetto di bello è un concetto relativo che, almeno dal tardo romanticismo in poi, non offre più appigli al canonizzatore). Ma a noi, uomini della contemporaneità, l’arte può interessare anche in un altro senso: dall’arte possiamo trarre conoscenza e raffinare il nostro spirito critico. L’arte se interrogata con tenacia e sensibilità può avere anche un valore conoscitivo nella misura in cui ci insegna qualcosa sulla trasformazione degli individui inseriti in un clima politico, sociale, culturale, sui valori che erano sentiti come conformi a un determinato ambiente, sulle idee circolanti, sui comportamenti che erano vissuti come non conformi, indegni, scandalosi o perfino esiziali. Non ricordo più chi sosteneva che l’artista ha lunghe antenne con le quali percepisce le vibrazioni, anche le più impercettibili, e attraverso l’arte rappresenti i grandi passaggi della storia. Ogni grande artista è così dotato. E noi possiamo ripercorrere quel fremito che è stato l’innesco di un’ispirazione. Per fare qualche esempio che abbia attinenza con la letteratura brasiliana, non possiamo forse sostenere che il consolidamento di una classe borghese colta e curiosa portò spontaneamente all’affermazione di una nuova sensibilità romantica (come avveniva anche altrove, in Europa), quantunque qui, in Brasile, i valori di libertà creativa, la fuga dalla realtà, la valorizzazione della natura e la carica sentimentale, trovassero ambienti, colori e situazioni locali del tutto specifiche. L’indianismo di un José de Alencar, p.e., mito fondativo di una nazione che non poteva ricorrere ai nobili cavalieri, alle antiche schiatte, ma sì alla candida india Iracema dalle labbre di miele, o al nobile Guaranì; e poi, altro passaggio epocale, quello al realismo, compiutamente espresso da Machado de Assis nei suoi romanzi, nei quali gli ambienti e le psicologie forniscono concreto materiale di studio in una fase in cui era la vita urbana a imporsi, con i suoi commerci, le istituzioni civili, come impresa e matrimonio (per certi versi interscambiabili, nella ricerca dell’utile, del vantaggio personale), e l’emergere delle classi sociali dell’alta borghesia e del denaro, insomma l’ipocrisia di un mondo sempre più cosmopolita ma sempre più falso e corrotto. Questo per dire come in ogni paese, ad ogni latitudine, la letteratura abbia sondato la realtà, ma non come diceva Hegel, continuando la sua metafora della sonda, alla ricerca del vero, compito della filosofia, bensì nella multiforme e contradditoria esplicitazione delle stesse apparenze sulle quali noi tutti, precariamente, galleggiamo. Perché la realtà è il risultato complesso di queste contraddizioni, di queste sovrapposizioni, di queste idiosincrasie. E chissà che al fondo delle apparenze un terreno solido vi sia davvero. Altro dubbio che la letteratura suscita e non risolve.
Posted on: Mon, 29 Jul 2013 13:44:13 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015