Mellini: Tra Di Pietro e Berlusconi vi spiego come i magistrati - TopicsExpress



          

Mellini: Tra Di Pietro e Berlusconi vi spiego come i magistrati sono diventati un partito politico di Andrea Curreli In Italia esiste un partito che non si candida alle elezioni, ma che fa politica attivamente. Un partito che sembra essere destinato più a impedire che si governi piuttosto che a governare e che oggi “rappresenta il pregiudizio e il perseguimento di fini diversi, fossero pure quelli del mito dell’assoluta indipendenza e sovranità dei giudici anziché semplicemente l’applicazione della legge”. Non sono affermazioni estrapolate da qualche discorso anti toghe rosse dellex premier Silvio Berlusconi ma il frutto di una attenta analisi di Mauro Mellini, storico onorevole dei Radicali, difensore di Enzo Tortora nel celebre caso di malagiustizia degli Anni Ottanta nonché componente del Consiglio superiore della magistratura. Questo politico orgogliosamente libertario e garantista è stato il primo a parlare in Italia di una magistratura lontana dai cittadini. Partendo dal suo libro Il partito dei magistrati (Bonfirraro editore, 2011) - felice definizione da lui stesso coniata - Mellini spiega a Tiscali Notizie come i giudici si sono trasformati in movimento politico analizzando i punti cardine di questa evoluzione cominciata subito dopo il fascismo, passata attraverso la spettacolarizzazione della giustizia di Mani pulite fino allo scontro aperto tra lex premier Berlusconi e i giudici. Non sono berlusconiano, ma devo dire che Berlusconi è stato più perseguitato che perseguito, afferma senza troppi giri di parole Mellini che è anche curatore del periodico on line Giustizia Giusta.Onorevole Mellini, come può la magistratura trasformarsi in un partito? C’è una deformazione della funzione giurisdizionale causata dall’affidamento alla giurisdizione di compiti che non le sono propri. La giurisdizione deve accertare il diritto, quale sia la norma applicabile, come sia applicabile e di accertare il fatto. Questo per dirimere conflitti di interessi in campo civile e applicare sanzioni in quello penale. Il problema è che c’è un modo approssimativo di scrivere le leggi che lascia campi amplissimi all’interpretazione. A questo va aggiunto il fatto che abbiamo avuto una teorizzazione accanita da parte di grandi parti della magistratura, a partire dalla corrente di Magistratura democratica, di sostegno alla interpretazione evolutiva attraverso la quale si dovrebbe arrivare a una trasformazione dell’ordinamento sociale. Sommando tutti questi fattori è evidente che siamo arrivati a qualcosa di diverso da quella che dovrebbe essere la magistratura.Va bene, ma come fa la magistratura a diventare un soggetto politico? Questi compiti diversi ricadono sulla magistratura ma sono propri del potere legislativo ed esecutivo e hanno natura politica. Se sono poteri politici è chiaro che esercitare questi poteri significa ispirarsi a una politica. Ma è un’attribuzione che avviene ‘sottobanco’ non nel senso che viene nascosta ma che è stata fatta inavvertitamente.Inavvertitamente da chi? (continua) Segnala Rispondi +2 avocados avatar avocado · 86 settimane fa Non sono i magistrati che si sono attribuiti questi poteri, ma è la classe politica che spesso per arrivare al compromesso sceglie la strada dell’indeterminatezza del contenuto delle leggi. Questo comporta che il contrasto tra norme politiche venga affidato al potere giudiziario. Una legge poco chiara, che non permetta una interpretazione univoca, è una mina vagante perché trasferisce a soggetti diversi dal legislatore i suoi poteri. Il legislatore si spoglia del suo potere e lo trasferisce di fatto al magistrato.Il caso Tortora ha portato però a un eccesso di libertà di interpretazione. Lei dice che in Italia per la prima volta ci si rese conto che c’era chi pretendeva una giustizia a misura del cittadino e chi invece a misura di chi lo amministrava. Il caso Tortora non è frutto dell’interpretazione di una legge lasciata in bianco, ma di altri processi che hanno portato a una magistratura dotata di grandi poteri. A un certo punto la magistratura in Italia non si è ritagliata solo una indipendenza, ma una sovranità disancorandosi così dagli altri poteri dello Stato. Questo fatto era ed è molto pericoloso perché la magistratura è diventata anarcoide al suo interno. Il risultato è che si tende ad attribuire a ciascun magistrato un potere carismatico che si sovrappone a tutti gli altri poteri dello Stato. Ma questo spesso comporta anche che venga persa di vista l’aderenza ai fatti a vantaggio di fenomeni di arroganza. Non mi riferisco a dati caratteriali dei singoli giudici ma analizzo un fenomeno.Da questo punto vista il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati degli anni Ottanta è stata un’occasione mancata. Lei critica il Psi e Craxi per non aver voluto andare sino in fondo. Qualche anno dopo l’affronto alle toghe sarebbe stato pagato a caro prezzo. Fu non solo un’occasione mancata ma un’inutile sfida. Machiavelli diceva che se si offende il principe poi bisogna spegnerlo. Il principe non è ovviamente la magistratura ma la sua malformazione con il potere abnorme e perverso che possiede. Questo carattere abnorme una volta attaccato doveva essere cancellato e distrutto, ma così non è stato. La magistratura è stata lasciata tale e quale, è stato fatto il referendum che ha sancito l’abrogazione delle norme limitative della responsabilità civile per i giudici ma è stato cancellato immediatamente da una legge invereconda. Questa politica fu condotta dal Partito comunista su iniziativa di Luciano Violante. Il Pci fece buon viso a cattivo gioco e dopo aver detto di votare a favore della responsabilità politica dei giudici sostenne una legge che rendeva impossibile esercitare un’azione nei loro confronti. Ma di fatto, dato che rimase passivo davanti a questa politica, la responsabilità maggiore è del Psi di Craxi che aveva promosso il referendum. Con questo passo indietro non solo il Psi non ha ottenuto simpatie tra i magistrati, ma è stato la loro prima vittima.Da poco si è celebrato il XX° anniversario di Mani Pulite. In quel caso il potere giudiziario ha scardinato una parte del sistema politico colpendo alcuni e salvando altri. Qual è il suo giudizio? Chiariamo subito che il partito dei magistrati non è nato con Mani pulite. Fu un fenomeno che coinvolse i magistrati e loro presero al volo l’occasione. Ricordiamo anche che Di Pietro non apparteneva alla categoria dei magistrati ma era un ‘avventizio’. Era entrato in magistratura per il rotto della cuffia, non era iscritto all’Anm e aveva stretto amicizia con Cossiga proprio in contrapposizione con le proteste e lo sciopero dell’associazione. Quando poi Di Pietro fece il famoso interrogatorio del ‘mariulo’ (così Craxi definì Mario Chiesa ndr), Francesco Saverio Borrelli tenne la questione nel cassetto per quindici giorni perché era indeciso se promuovere un procedimento disciplinare contro Di Pietro oppure cavalcare quella che sarebbe divenuta Mani pulite. Il resto lo sappiamo: decise di cavalcarla e divenne anche lui un eroe.Questa è storia, ma lei che cosa pensa? (continua) Segnala Rispondi +1 avocados avatar avocado · 86 settimane fa Diciamo che in questo caso il Pdm non ha creato Mani Pulite, ma lha trovato già fatto. Più che una battaglia dei magistrati contro i politici fu una implosione di una classe politica che dimostrò vigliaccheria. Tutto fu fatto con il terrore di una esplosione, che poi avvenne, ma una classe politica deve aver il coraggio di fronteggiare certi momenti. Quando la classe politica è nulla vengono fuori i Di Pietro e i Beppe Grillo.Restiamo su Mani pulite: cavalcando l’ondata di sdegno popolare il Pdm e la giustizia partito sono diventati fortissimi. Certamente per un verso o per l’altro e chiunque sia stato l’artefice da Mani pulite il partito di magistrati uscì notevolmente rafforzato. Ma paradossalmente il personaggio Di Pietro che era stato il simbolo di questo trionfo contro la classe politica ben presto diventò ingombrante per quegli stessi magistrati del pool di Milano che partendo da lui hanno costruito le loro carriere. Così dopo essere stato sviolinato e leccato in una maniera invereconda da giornalisti e uomini di cultura come non avveniva neanche ai tempi del fascismo per Benito Mussolini, Di Pietro ha tolto l’incomodo andando a fare l’uomo politico in un’altra sigla politica. Ma queste sono cose che in politica capitano molto spesso.Con l’avvento di Berlusconi, è opinione comune, lo scontro tra politica e magistratura è diventato una costante. Qual è il suo giudizio? Nessuno può mettere in dubbio che ci sia stata una intenzionale strategia antiberlusconiana da parte dei magistrati. Mani pulite è esploso anche nelle mani della magistratura. Solo dopo sono arrivati il metodo Borrelli o il metodo Di Pietro per cui si agiva con il classico scambio: dammene un altro o metto dentro te. Invece l’attacco a Berlusconi è stato condotto scientificamente con il Pdm che si è posto alla testa della coalizione antiberlusconiana. Premesso che non sono mai stato berlusconiano, devo dire che Berlusconi è stato più perseguitato che perseguito. Non è uno stinco di santo ma tanti processi in Italia non si sono mai fatti contro nessuno. Ogni magistrato scopriva che gli spettava un pezzetto di competenza e poteva colpirlo. La riprova che ci sia sta un’azione politica da parte del Pdm l’hanno data dei personaggi molto lontani dalle mie tesi.A cosa si riferisce? (continua) Segnala Rispondi +1 avocados avatar avocado · 86 settimane fa Buttiglione disse che se Berlusconi avesse fatto un passo indietro avrebbe avuto un salvacondotto per le sua azioni giudiziarie. Ma il salvacondotto si rilascia durante una caccia all’uomo, non per portare avanti un’azione di giustizia. Di salvacondotto per Berlusconi parlò anche una giornalista in una celebre intervista a Pannella sul problema delle carceri.Berlusconi però ha utilizzato tutti i suoi poteri per replicare a questi attacchi. L’errore di Berlusconi è stato quello di aver reagito troppo debolmente perché non ha mai capito qual era il vero problema. E’ l’unico politico italiano che ha parlato del partito dei magistrati, ma in modo totalmente diverso da quello che sostengo io. Per me il Pdm è frutto di una deformazione istituzionale, mentre lui parla di una combriccola di magistrati comunisti che complotta contro di lui. Poi resta il fatto che ogni volta che ha cercato di porre mano a una riforma della magistratura si è circondato di persone che non capiscono nulla di questa materia.Di chi parla? Ad esempio ad Angelino Alfano, un politico molto democristiano che vive sempre alla giornata. Uno che oggi, da segretario del Pdl, ha scoperto che il partito non esiste, ma ha fatto l’inno. Verrebbe da ridere ma sono cose tragiche per tutti quanti noi. 24 febbraio 2012
Posted on: Mon, 21 Oct 2013 21:10:53 +0000

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