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Modifiche al 19.09.2013 ore 9.00: (Stemma Famiglia Moccia e Stemma Famiglia Griffo). Famiglia Moccia. Ascritti al Patriziato Napoletano dal 1200; ove possedevano una contrada detta l’Appennino delli Moccia; nella loro storia Baroni, Conti, Marchesi, Duchi, Cavalieri dell’Ordine del Nodo e Viceré in Terra d’Otranto. Arme: Di rosso, al leone d’oro caricato da tre bande azzurre. Genealogia di Giovanni Moccia: Nato a Chiusano di San Domenico il 12.04.1949. Consorte dal 20.09.1986, Assunta Francavilla, Nata a Avellino il 14.08.1961: Dalla nascita residente in Atripalda. Don Bernardino Moccia va in seconde nozze con la giovane Donna Geronima Griffo vedova di Don Cesare Carafa; Marchesa di Castelvetere, lasciata in condizioni non floride dal marito, E passata in seconde nozze con Don Bernardino Moccia, della Contea di SantAngelo a Cupolo, generano i cadetti Moccia che si attestarono in Lapio Av., dal 1600. Diventando la famiglia più facoltosa del paese. Infatti ne troviamo tracce dall’estate del 1633, con Giovan Martino Moccia Sindaco dell’università di Lapio e con Cesare Moccia eletto. E ancora nel 1719, con Ciriaco Moccia e con Domenico Moccia ascritti alla Confraternita di Santa Caterina. Nel 1725, Ciriaco Moccia eletto all’Università di Lapio; confermato dall’atto di vendita della Torre dei Fossi. Del 26 marzo e il 9 aprile 1725 con asta pubblica platea o piazza. Anno 1733, quando gli amministratori comprano, da Ciriaco Moccia «una pianta di casa per uso del romito e per comodo del cimitero», collocata «nel luogo detto a S. Martino. E nel 1758 per la costruzione della Confraternita di Maria Santissimo del Carmelo. Gli amministratori procedono ad una permuta con Ciriaco Moccia, proprietario del terreno individuato per la costruzione delledificio sacro: nel cedere la sua proprietà, questi riceve in cambio la confinante «cappella diruta in luogo Croce San Martino, detta della Misericordia, insieme ad un poco di terra di circa misure una. E così negli anni successivi, i ruderi dellantica chiesa vengono definitivamente rimossi mentre, a pochi metri da essa, si innalza il nuovo cimitero del paese. Con lapertura del nuovo cimitero, sintensifica ulteriormente il già diffuso culto dei morti. Nel 1777 troviamo ascritti alla Confraternita Don Pasquale Moccia e Don Angelo Moccia. E nel 1852 con Gennaro Moccia. Era Il 23 aprile 1852 il sindaco di Lapio trasmette, a nome della popolazione, una istanza per ottenere la istallazione della Confraternita di S. Giuseppe, ma il progetto deve essere integrato perché i locali in questione sono soggetti al diritto del Comune e la novella congrega non ha rendite per la manutenzione della chiesa. Questa seconda difficoltà è superata con le donazioni, rogate dal notaio Vitantonio Forte, da parte dei coniugi Gennaro Moccia, di D. Pasquale Romano e Rosa Caprio. I Moccia da Lapio Av., si diramarono nei paesi limitrofi a San Mango Sul Calore Av., dove troviamo nel dicembre 1726 Domenico Moccia Sindaco dell’Università di San Mango. E a Castelvetere Sul Calore: Con il Notaio Vincenzo Moccia data di esistenza 1765 – 1803, sede Castelvetere Avellino, sistema informativo degli Archivi di Stato. E con il Notaio Luigi Moccia, Notaio dal 1800 al 1841 data esistenza sede Castelvetere Avellino sistema informativo degli archivi di Stato. Da Vincenzo genera Luigi. Da Luigi generano Domenico, Clemente e Salvatore. Da Domenico Moccia. Decurione eletto a Castelvetere, con atto di esonero nel 1827, ad opera del Re di Napoli Francesco I durante la sua reggenza 1825-1830, per aver preso parte ai moti carbonari. I Decurioni venivano sempre scelti da cerchie ristrette di famiglie che erano considerate Nobili; con la Nobildonna Donna Giustina. Genera un maschio e due femmine Felicita e Filomena. L’unico maschio muore all’età di 12 anni. Come dai Miracoli della relazione istorica della translazione del Sacro Corpo di S. Filomena Vergine e Martire da Roma a Mugnano del Cardinale Av., scritta dal reverendo Don Francesco di Lucia 1833. Da Clemente Moccia genera Francesco e Sabato. Il Clerico Clemente Moccia, intellettuale uomo di coltura persona dotta sapiente: E citato nel libro dei miracoli tra il 1805 – 1815 di Maria SS. Della Consolazione di Paternopoli Av., come dal Sunto Storico del Sacerdote Secolare Don Giuseppe De Rienzo. Giocando alle palle con Agnello Narzi sul piano di un’alta rupe, il vento impe¬tuoso gli tolse di testa il cappello, e lo portò via, ed egli correndo appresso disgraziatamente cadde da detta rupe per l’altezza di palmi 165 misurata; e nell’atto della caduta invocando Maria SS. di Consolazione in aiuto, non si trovò alcun male, neppure una semplice lividura. Di ciò ne fece l’attestato l’illustre Barone D. Do¬menico Beaumont di detto Comune ed altri circostanti al fatto. Palmi 165 uguale a metri 41 e 25 centimetri. Da Salvatore Moccia, * nel 1807 con Giuseppa Gradone * nel 1815. Emigrati a New York e genera Vito Moccia. A Castelvetere agli inizi del 1700, risultava costituita una nuova Confraternita quella del Monte dei Morti che aveva come proprio riferimento la cappella del Rosario il cui rettore era larciprete Don Angelo Amato. Numerose pure le Chiese e tutte dotate sebbene in misura diversa, di rendita propria. Oltre alla Chiesa Maggiore, erano aperte al culto Santa Maria di Costantinopoli e Santa Maria delle Grazie. In ossequio alle disposizioni Vescovile in tal senso dovette similmente operare il clero della Chiesa Maggiore. Linventario fu redatto il 22 giugno 1720, in pubblica adunanza dinanzi alla casa del reverendo Don Antonio Petruzziello il logo detto lo Burgo di Santo Vito. Archivio di Stato di Avellino: protocolli notarili, Distretto di SantAngelo dei Lombardi: Notai di Paternopoli. Metà 1800 tra i tanti possedimenti figurava una vigna, di capacità di mezzo tomolo in circa; sito a Santo Andrea se tiene da Sabato Moccia che rende ogni anno misure otto di grano; in contrada Calore prossima alla stazione ferroviaria di Castelvetere. La Mensa Arcipretale tiene e possiede una vigna con largo seminativo e con alberi fruttifori dentro di capacità di tomola quattro in circa sita dove si dice a Santo Damiano, che si tiene ad affitto a Francesco Moccia. Nel 1962 a Castelvetere sul Calore Sindaco Salvatore Moccia. A Chiusano di San Domenico dal 1946-52, Giovanni Moccia Consigliere Comunale . E Michele Moccia Consigliere, Assessore e vice Sindaco; del comune di Chiusano dal 1956 al 1985. Sindaco nel 1980. Mancano alcuni dati, a causa della mancanza dei registri degl’atti del comune di Castelvetere sul Calore, smarriti o mancanti; da me più volte richiesti alle autorità comunali e mai avuti. Da Sabato Moccia; genera, Vincenzo e Antonio. E due femmine che creano in ramo Moccia Vena e Moccia Magliaro. Da Antonio Moccia. Nato a Castelvetere sul Calore il 1850 + 3 ottobre 1920, all’ospedale civile di Avellino. Sepolto nel cimitero di Avellino; padre Sabato, madre Generosa. Coniugato con Solito Rosa Antonia nata Atripalda il 1854 + 31 agosto 1916, a Castelvetere sul Calore: padre Mattia, madre Venezia Felicita. Genera Generoso e Giovanni Moccia; e di altri tre nati morti. Da Generoso Moccia ramo dell’Albero Genealogico in U. S. A. Emigrato inizi 1900, genera Giuseppe e Graziella nati a Castelvetere sul Calore emigrati nel 1909. Da Giovanni Moccia, * a Castelvetere sul Calore, il 26 luglio 1887+ a Chiusano di San Domenico, 04-08-1952. Trasferitosi a Chiusano di San Domenico il 1920. Consigliere comunale di Chiusano dal 1946-52. Padre Antonio madre Solito Rosa Antonia. Coniugato il 01 luglio 1907, con Cataldo Eufemia, * a Castelvetere sul Calore il 20 giugno 1888 + a Chiusano di San Domenico, 02-11-1954. Padre Michele. * a Castelvetere S.C. il 1857 + a Castelvetere S.C. il 19.09.1919. Madre Meriano Concetta, * a Castelvetere S.C. il 1858 + a Castelvetere S.C. il 12.11.1907. Il fratello Modestino Cataldo * a Castelvetere S. C. il 1892 + il 20.07.1918 guerra di Francia, volontario dagli U.S.America dove era emigrato. Figli Michele Moccia, * a Castelvetere Sul Calore, il 13. 03. 1908, + il 06.04.1908, (a soli 24 giorni dalla nascita). Maria Grazia Moccia, * a Castelvetere Sul Calore, il 07.02.1909, + 01.10.1977. Emigrata in Argentina Bahìa Blanca; il 1955. Consorte Antonio Iantosca, figli Ida, Fiore, Graziella, Lucia e Giovanni; residenti in Argentina. Salvatore Moccia, * a Castelvetere Sul Calore, il 28.02.1911 + 25.05.1982. Emigrato in Argentina Cipolletti Rio Negro il 06.10.1927. Consorte Bonacorsi Mussumesi Angelina, figlie (Eufemia Lucia) e (Graziella Rosa); residenti in Argentina. Antonio Moccia, * a Castelvetere S. Calore, il 20.02.1915 + 17.08.1955 a Lapio. Sepolto a Chiusano San D.co. Consorte Colella Costantina, figli Irma residente in Inghilterra, Ida a Parolise, Genovino morto piccolo, Giovanni e Michelina a Prato Firenze. Lucia Moccia, * a Castelvetere Sul Calore, il 10.04.1917 + 07.02.1994, a Chiusano di San Domenico. Consorte Vincenzo Spagnuolo, figli Michelina e Carmine a Chiusano di San Domenico, Antonio a Avellino. Gioconda Moccia, nata a Castelvetere Sul Calore, il 09.05.1920 + 12.07.2011; a Chiusano di San Domenico. Consorte Giovanni Spagnuolo, figli Antonio a Montemarano, Carmela in Toscana, Giuseppe e Eugenio a Chiusano di San Domenico. Michele Moccia, * a Chiusano di San Domenico, il 09.05.1927. Consorte Carmela Alario, figli Eufemia * + 29.3.1948. E Giovanni * a Chiusano di San Domenico. Michele Moccia. * a Chiusano di san Domenico il 09 maggio 1927. + a Chiusano di San Domenico il 19.09.2013 alle ore 9.00, all’età di 86 anni. Consigliere, Assessore e vice Sindaco; del comune di Chiusano dal 1956 al 1985. Sindaco nel 1980. Padre Giovanni, madre Cataldo Eufemia. Coniugato il 26 luglio 1947 con Alario Carmela, * a Lapio il 23 gennaio 1922, + a Chiusano di San Domenico 09-01-1982. Padre Gennaro madre Anzalone Adelina. Figli (Eufemia Moccia, nata morta il 29.03.1948). E Giovanni Moccia, * il 12.04.1949, a Chiusano di San Domenico. Alario Gennaro * a Lapio il 24.09.1899 + a Lapio il 06.10.1969. Padre Orazio Antonio madre Carmina Carbone. Consorte Anzalone Adelina * a Lapio il 18.10.1893 + in U.S.A. il 19.03.1989; sepolta a Lapio. Padre Gaetano madre Ozzella Pasqualina. Avevano otto figli: Carmela * a Lapio il 23.01.1922, trasferitasi a Chiusano di San D.co. Orazio * a Lapio il 30.11.1923, trasferitosi in U.S.A. Gaetano * a Lapio il 27.06.1926, trasferitosi a Chiusano di San D.co. Lorenzo * a Lapio il 18.08.1928, trasferitosi a San Potito Ultra. Antonio * Lapio il 18.06.1931, trasferitosi a Pozzuoli Napoli. Pasqualina * a Lapio il 29.05.1934, trasferitasi a San Potito Ultra. Alfredo * a Lapio il 05.07.1936, trasferitosi a Chiusano di San D.co. Matilde * a Lapio il 19.05.1938, trasferitasi a Torino. Giovanni Moccia.* a Chiusano di San Domenico il 12 aprile 1949. Padre Michele madre Alario Carmela. Giovanni Moccia, divorziato con Santamaria Giuseppina, * a Benevento il 18 marzo 1954. Padre Alfredo madre Tedeschi Maria. Coniugati il 23 giugno 1974; divorziati il 02.05.1986, con sentenza civile n. 192-86 del tribunale di Benevento. Figli Michele Moccia, * Avellino il 22 giugno 1975. Gianfranco Moccia, * a Chiusano di San Domenico il 12 maggio 1978, residenti a Benevento. Padre Giovanni madre Santamaria Giuseppina. Giovanni Moccia: Padre Michele, madre Alario Carmela. Seconde nozze il 20 settembre 1986 in Atripalda. Coniugato con rito civile, con Francavilla Assunta; * Avellino il 14 agosto 1961. (Dalla nascita residente in Atripalda). Padre Luigi; madre Battista Antonietta. Figlie: Carmela Moccia * Avellino il 04.04.1989. Antonietta Moccia * Avellino il 03.02.1994. Padre Giovanni, madre Francavilla Assunta. Residenti alla C.da Pietrarola n. 28 – 83040 Chiusano di San Domenico Avellino. Francavilla Luigi * Atripalda 14.12.1924 + Atripalda il 28.02.1967, padre Filippo * Atripalda, madre Strumolo Sabina * Atripalda. Consorte Battista Antonietta * Atripalda 24.05.1925 + Atripalda il 17.02.1993, padre Giuseppe * Atripalda; madre Aquino Adelina * Atripalda. Figlie Sabina * Avellino 01.10.1952; e Assunta * Avellino 14.08.1961. Francavilla: Operando sullo studio della origine del nome va ricordato come il cognome può aver subito variazioni dialettali, forme contratte, diminutivi, lenizioni, errori dovuti a errata trascrizione. Riteniamo quinti che il nome Francavilla sia verosimilmente originato da Francavia sul quale sono state rinvenute le seguenti notizie storiche e araldiche tratte dalle fonti bibliografiche di Araldis. Antica e Nobile famiglia di Roccafranca nel Bergamasco. Autori che parlano di questa famiglia: V. Palizzolo Gravina Barone di Raimone, nella sua opera: Il Blasone in Sicilia ossia Raccolta Araldica:, stampato in Palermo 1871 – 75, ha offerto non poche notizie interessati di questa famiglia, e delle gloriose tradizioni di quest’isola. Insieme al Minutoli, Inuges, Mugnos e più d’un instancabile Marchese di Villabianca, l’opera ha raccolto documenti, pergamene e testimonianze trasmesse dà componenti della casata stessa che parlano dè loro trascorsi, di virtù e gesta della propria schiatta. Arma: D’azzurro, al castello d’argento, torricellato di un sol pezzo dello stesso, merlato alla ghibellina, aperto del campo, col ponte levatoio calato, sostenuto da due catene di nero; detto castello movente dal fianco sinistro: Bibliografia consultata. Armorial Général Rietstap’s – Archivio Araldico Italiano ed altro. Con Carmela, nasce il ramo Moccia. Con Antonietta, nasce il ramo Moccia. Prima opzione: Insediamento dei Moccia a Lapio (Attendibile al 99 %, data certa dei Moccia a Lapio estate 1633. Eredi della linea di Don Bernardino Moccia; dalla Contea di SantAngelo a Cupolo Benevento. Feudo venduto nel 1600 Da Mario Moccia primogenito nato dal precedente matrimonio di Don Bernardino. Don Bernardino Moccia, va in seconde nozze con la giovane Donna Geronima Griffo vedova di Don Cesare Carafa; Marchesa di Castelvetere, lasciata in condizioni non floride dal marito, E passata in seconde nozze il 1595 con Don Bernardino Moccia: (Vedova di Don Bernardino Moccia dal 1600). Famiglia Griffo Nobili: (Di origine greca, e stabilita in Napoli al tempo di Federico Barbarossa. Ha goduto nobiltà in Napoli al seggio di Montagna e di Porto, in Chieti, in Benevento, in Giovinazzo, in Manfredonia ed in altre città, e fu signora di trentadue baronie. Giovanni console di Napoli in tempo del re Tancredi Normanno; Rinaldo vice-ammiraglio di Napoli nel 1306). Stemma inizio 1600: Su un portale a Lapio della Giovanissima Donna Geronima Griffo Marchesa di Castelvetere: I cadetti di Donna Geronima Griffo e Don Bernardino Moccia: (Giovan Martino Moccia Sindaco dellUniversità di Lapio e Cesare Moccia eletto nel 1633). Altro identico stemma lo troviamo su un portale a San Mango e a Castelvetere sul Calore). Infatti i Griffo sono stati signori di Lapio dalla fine del 1400 imparentati con i Filancieri. A San Mango E a Castelvetere sul Calore: I Griffo una famìglia molto potente che visse in Castelvetere per un secolo circa imparentati con la famiglia del Barone Siscara: venuta al seguito dei Carafa, apparteneva ad un ramo cadetto dei Conti Siscara di cui un membro fu viceré di Alfonso dAragona in Cosenza durante la congiura dei Baroni. Seconda opzione: (Anche a un probabile precedente insediamento dei Moccia a Lapio dall’inizio del 1500: In tale insediamento non trovando connessione tra il 1500 al 1633: (Attendibile al 10%, attualmente in verifica di un eventuale Istromento). Della linea della Nobile Donna Moccia Aiossa figlia Rosso Aiossa Patrizio Napoletano e di Donna Francesca Moccia. Alla linea dei Filancieri di Lapio, Giovan Berardino (+ 22-2-1529), Signore di Lapio, Signore di Accadia investito il 19-10-1496). Signore di Accadia con i casali di Croce, Rosigliano e Arianello (investito: Toledo 19-1-1526); Consigliere del Re Federico I di Napoli. Sposa Donna Francesca Carbone Aiossa, figlia di Don Domizio Carbone Carafa della Spina, Signore di Padula e Giugliano + 1487 e della Nobile Donna Moccia Aiossa. (L’altra figlia Maria detta Mariella Carbone Aiossa uccisa nel corso di una incursione turca, Pozzuoli 5-VI-1520, sepolta nella cappella Riccio in San Domenico Maggiore a Napoli). Un familiare di Donna Moccia Aiossa, e di detta Donna Francesca Carbone moglie di Giovan Berardino Filancieri. Trasferitosi da Napoli a Lapio Av., genera i Moccia che vi si attestarono: In data 15.09.2012; tra le ore 18.00 e le 20,20 nella mia abitazione sita in C/da Pietrarola n° 28 di Chiusano di San Domenico Av. Avveniva un furto, tra le varie cose rubate: (Un anello femminile in oro giallo scudato con su lo stemma con leone, e un anello d’oro giallo con zaffiro rosso, il tutto n° 2 anelli appartenenti da secoli alla famiglia Moccia). In base alla denuncia del 18.09.2012 alla caserma dei carabinieri di Chiusano di San Domenico con protocollo verbale AVCS 652012 VD 900122 e Protocollo SDI AVCS 652012 900133. Lettera al Sig. Bernardino Moccia: Come ho scritto alla Sig.ra Marchesa, io vorrei che voi m’avreste per vostro, come sono, e come voglio essere sempre, segno che vuole del maritaggio, perché la servitù mia con questa Casa illustrissima, e prima che si raggionasse di questa pratica. Vi prego dunque a mantenervi in memoria et in grazie di tutti, e non dimenticarvi de l’affetto ch’io porto specialmente a le virtù vostre, e se la lontananza o le faccende mi vi togliesse talvolta l’animo, ho fatto mio procuratore a raccomandarmivi M. Antonio Gherardini apporta voce di questa, il quale viene secondo l’allontanamento vostro a servirvi per Mastro di Casa. Non ha prima potuto stricarsi di qua, ma ora vien con tanto buon animo di servire che con la diligenza supplirà a la tardanza. Io la raccomando a voi specialmente, ne la grazia egli desidera d’entrare et io d’esser mantenuto. Di Piacenza a il 20 di Marzo 1547, Don Bernardino Moccia segretario di Donna Maria d’Aragona Marchesa del Vasto sorella minore di Giovanna, fu uomo di lettere e scrittore : Relazione istorica della translazione del Sacro Corpo di S. Filomena Vergine e Martire da Roma a Mugnano del Cardinale scritta dal Reverendo Don Francesco Di Lucia Napoli 1833. Don Domenico Moccia. a Castelvetere sul calore. Il 12 maggio 1833, il quadro di S. Filomena da Mugnano a Castelvetere in missione. Tutto il popolo ci venne all’incontro circa 4 miglia distante da Castelvetere, cantando a diversi cori canzonette in onore della S. M., le verginelle le più distinte del paese lo portavano sul capo, più avanzati di noi con tale trionfante moltitudine si presentò la più distinta gentildonna nominata Donna Giustina moglie di Don Domenico Moccia la quale era stata più volte liberata dalla morte, ed essa volle portare su il suo capo il quadro della sua liberatrice, tenendo a suo fianco due sue figliole, una di 12 anni nominata Felicia, l’altra di meno età, chiamata Filomena: (Alle pagine 62 – 63). Apparizione di S. Filomena a suoi devoti, e miracoli manifestati, che le comprovano. Dice Benedetto XIV che le apparizioni sono di due classi, o spirituali, cioè mentali, o invisibili agli occhi, o corporali cioè visibilmente accadute. Dall’una e dall’altra classe sono di S. Filomena, e vi è la pruova dei miracoli, ed allora dice il citato Pontefice, sono di sommo conto, e pregio. In Castelvetere provincia di Avellino stava moribonda assistita dal medico, e dal Curato Donna Giustina moglie di Don Domenico Moccia e vi bisognerebbe un tomo a parte, se si volessero tutte dire le meraviglie accadute in quel borgo e più in questa famiglia, come in tante altre famiglie di diverse provincie e città e borghi. Il marito non scorgendo nella sua consorte un raggio di speranza su la vita di lei, fece trasportare i migliori mobili e masserizie di casa su del Quarto superiore, per liberare dai furti, che potevano accadere nella folla, che sarebbe accorsa alla vicinissima morte di Donna Giustina. Dopo il trasporto in quelle stanze, prese una tovaglia di lino, coprì un burò nuovo con quella, pose sopra un foglio di carta nel mezzo e vi espose un Reliquiario di argento, che conteneva l’ossicolo di S. Filomena; vi accese due lumi di cera per l’assistenza all’agonia di sua moglie, serrò le stanze e calò al vicino letto di lei. Venne a tale stato l’infermità a Donna Giustina, per la morte quasi immatura di un maschio unico, ch’era di anni 12 di amabile indole e fattezze, ed assai divoto e zelante di S. Filomena, essendo suo padre cassiere dell’elemosina di lei. Intanto dopo l’esposizione della Reliquia successe una profondissima quiete all’inferma, che durò tre ore e tenuta sicuramente per agonia e si facevano le preghiere per la sua anima. In questo tempo si ricordò il marito dei lumi lasciati accesi e temeva qualche accensione già accaduta essendo di poca durata e ritrovandoli estinti, visitava la stanza per timore del fuoco; e ritrovò incenerita tutta la tovaglia. Eccetto quella porzione sottoposta al foglio di carta sottoposto al piede del Requilario il quale anche stava intatto e tutto il tavolino del burò nuovo con fresca vernice era ricoperto di cenere, ma senza macula fatta dal fuoco. Restò sbalordito al sommo l’afflitto Gentiluomo e dal prodigio stupendo e dall’augurio, che credeva del vicino incenerimento di sua moglie e tanto più si costernò, credendola già assolutamente morta per le replicate chiamate fatte a lui per farlo calare con prestezza alla di Donna Giustina, che ritrovò poi seduta sul letto e sanata per sempre da tutte le sue infermità, ed allegrissima e ridente raccontava a tutti. Com’era stata in conversazione, e colloqui colla S. M., e con suo figlio per tre ore e come S. Filomena lo teneva seco e lo aveva liberato da guai eterni e temporali di cui doveva inciampare dopo pochi anni di vita; e restò consolatissima per l’accaduta morte, come lo è ancora. Dopo qualche settimana venne a ringraziare la sua Medica e consolatrice in Mugnano. E donò alla cappella della S. M., a Castelvetere suo paese molte moggia di territorio per mantenimento di quella. Il prodigioso Reliquiario col foglio di carta e pezzo della tovaglia sottoposta, intatto si tienne esposta per più settimane, per le visite di cittadini, e forestieri che ne glorificavano Dio che tanto clarificava S. Filomena, e il miracolo della sanità si vedeva colli occhi attestato da medici e da tutto il popolo a forestieri: (Alle pagine 125 – 126). In Castelvetere nella famiglia di Don Domenico Moccia un fanciullo suo figlio preso e perduto un’anello di gran prezzo nel giardino di casa; in mezzo ad una porzione di grano, che aveva già sviluppato le spighe. Si fecero tutte le diligenze ricerche senza poterlo ritrovare; e vi era un disordine per questo ricorse la moglie a S. Filomena con una promessa. E nella mattina fu ritrovato appeso ad un ramoscello di una pianta di rosa vicina la porta del detto giardino, esposta al primo aspetto all’apertura di quello: (Alla pagina 144). Come dal Miracolo di Maria S.S. della Consolazione di Paternopoli Av., dal sunto Storico del Sacerdote Secolare Don Giuseppe De Rienzo pag. 56: (Tra il 1805 – 1815 dopo la seconda Incoronazione). Da alcuni miracoli di Maria S.S. di Consolazione di Paternopoli. (Il Clerico Clemente Moccia di Castelvetere sul calore; giocando alle palle con Agnello Narzi sul piano di un’alta rupe, il vento impe¬tuoso gli tolse di testa il cappello, e lo portò via, ed egli correndo appresso disgraziatamente cadde da detta rupe per l’altezza di palmi 165 misurata; e nell’atto della caduta invocando Maria SS. di Consolazione in aiuto, non si trovò alcun male, neppure una semplice lividura. Di ciò ne fece l’attestato l’illustre Barone D. Do¬menico Beaumont di detto Comune ed altri circostanti al fatto). (Palmi 165 uguale a metri 41 e 25 centimetri). Il Risorgimento, che, attraverso avvenimenti popolari, politici, militari, iniziati in forma aperta nel 1820, portò alla guerra di indipendenza e alla unità d’Italia con la presa di Roma (1870), ebbe i primi moti nel Mezzogiorno, ai quali eguirono i moti piemontesi e lombardo-veneti. Il Risorgimento nei suoi presupposti spirituali, ideologici, riformatori, fu preparato dagli scritti di Giuseppe Parini, di Vittorio Alfieri, di Vincenzo Cuoco, di Ugo Foscolo. I principi della rivoluzione francese acquistarono maggiore concretezza politica con lo sviluppo della legislazione civile in Italia, con la occupazione napoleonica, con la Repubblica partenopea (1799), con l’approfondimento delle tradizioni nazionali, con l’estendersi della Carboneria, con la letteratura romantica, con lo studio e il diffondersi della filosofia vichiana. Nel decennio 1820-1830, i moti rivoluzionari, che da noi ebbero protagonisti gli Ufficiali Morelli, Silvati, De Conciliis, mirarono ad ottenere la concessione di nuove costituzioni, mentre i moti del decennio 1834-1845, guidati da Giuseppe Mazzini, miravano alla libertà, alla indipendenza, alla unità d’Italia con soluzione repubblicana (Mazzini), federalista (Ferrari, Cattaneo), moderata-riformista in senso neoguelfo Gioberti), monarchica (D’Azeglio, Balbo). Questi ideali, messi insieme un po’ tutti, portarono alla prima guerra d’indipendenza (1848), che suscitò e ravvivò fermenti insurrezionali con motivazioni di carattere politico, morale, economico, ideale, che presero cittadini della più svariata estrazione sociale, e paesi, anche i più reconditi, delle nostre montagne Con tale ventata di novità - che suonava riscatto da oppressione, esigenza di vita, rivendicazione da soprusi patiti per generazioni, affermazione di diritti fin troppo conculcati - si accesero gli animi di popolazioni intere, pronte a scontrarsi, come in più parti avvenne, con i retrivi alle nuove idee. Conseguenza di questa situazione esplosiva, vennero indiziati, arrestati, deportati, martirizzati non pochi italiani (Pellico, Maroncelli,Bandiera, Sciesa, Castromediano, Poerio, Nicotera, Settembrini, Argentini, Miele, Frieri). Le nostre popolazioni, tra cui, con intendimenti patriottici, si era infiltrata, perfino nel Clero, la Carboneria con le sue Vendite capillari, furono sensibilissime al rinnovamento ventilato, e si mossero, tra il segreto e lo scoperto, con sacrifici di ogni genere, guidati o spontaneamente, alle rivendicazioni, soprattutto a quelle di libertà. Si verificarono intese e rapporti fra Regioni le più disparate, a cominciare dalle confinanti. Di qui, scambio di idee, incontri, programmi, tra uomini della Campania, della Basilicata, delle Calabrie, delle Puglie, degli Abruzzi. Se l’esito di tali moti non sempre rispose alle speranze ed arrise, come era nei voti, una coscienza popolare, diversa dalla precedente adusa all’acquiescenza, era stata creata, e non poteva non pervenire a obiettivi inizialmente confusi, in seguito ben definiti. Perciò, dalle piccole insurrezioni locali, si pervenne alla partecipazione di guerre combattute a migliaia di chilometri e alla epopea garibaldina Basilicata e Irpinia, strette da vincoli storici per origine comune sannita, da vicinanza, da diocesi (non pochi paesi lucani facevano parte dell’arcidiocesi di Conza), quasi con gli stessi problemi, identità di vedute e affinità di carattere, Cfr. Giuseppe Chiusano - I moti risorgimentali del 1820 a S. Angelo dei Lombardi - Glaux, Napoli, 1975. Cfr. Giuseppe Chiusano - Achille Argentini - Pergola, Avellino, 1976 Cfr. Giuseppe Chiusano - S. Angelo dei Lombardi - Cittadini e famiglie - Tip. Irpina, Lioni, 1983. CARBONARI. AMMINISTRATORI, IMPIEGATI COMUNALI DESTITUITI, Per macchie settarie. (Per aver fatto parte dei moti carbonari i nominativi di alcuni paesi). Andretta: Miele Giuseppe - Luongo Giuseppe - Bosco Crescenzo - Iaderola Felice - Tedesco Erberto. Aquilonia: Di Benedetto Pasquale - Vitale Vito - Cappa Michele - De Feo Gaetano - Solimene Donato - Stentalis Francescantonio, Michele e Gabriele. Ariano Irpino: Di Florio Felice - De Filippis Angelo - Carchia Fedele - Ciampi Cerio - Florio Domenico - Cardinale Giuseppe - Festa Clemente - Purcaro Angelomaria - Gallo Crescenzio. Bagnoli Irpino: Sanduzzi Lorenzo - Bonaventura Pescatore - Magottoli Giuseppe -D’Orsi Antonio - Frasca Giuseppe - Lenzo Antonio e Onofrio - Quaranta Raffaele - Patrone Filippo - Rogata Domenico - Papa Lorenzo - Labiento Gennaro e Lorenzo - Flammia Angelo - Carisio Ciriaco - Celli Amato, Ferdinando, Lorenzo e Vincenzo - Di Gregorio Gennaro e Lorenzo - Fratelli Scaribino. Cairano: Ruggiero Michele e Leone - Fortunato Canio Calitri: Cioglia Giovanni - Nicolais Francesco - Berrilli Arcangelo e Luigi. Cassano Irpino: Mascolo Giovambattista Castelbaronia: Andreotti Michelangelo - Zefilippo Luigi - Cirillo Michelangelo - Lepore Giuseppe - Melliti Francesco Saverio - Bellini Raffaele - Carisio Amato. Castelfranci: Boccella Rocco e Soccorso - Celli Casimiro, Benedetto, Francesco - Iuliano Giuseppe Amato - Addivinola Pasquale. Castelvetere: Palermo Nicola - Nargi Giambattista - Marrandino Orazio - Mele Vincenzo - Follo Filippo - Moccia Domenico. Chiusano S. Domenico: Pasquale Meoli - Picardi Ludovico - Buono Giuseppe - Iannuzzi Giuseppe - Pietrolongo Francesco Saverio e Giuseppe. Conza della Campania: Rosa Nicola - De Respinis Pasquale. Flumeri: Falcone Pietro Paolo - Mercuro Pasquale - Salza Raffaele - Brescia Marco Fontanarosa: Scalera Giuseppantonio - Bianco Nicola e Francescantonio - Vinetti Michele Gesualdo: Caturano Fabiano - Forgione Saverio - Aldorasi Pietro - Scotti Vincenzo e Domenicantonio - Galasso Giuseppe - Nocera Salvatore e Tommaso Grottaminarda: Assanti Luigi - Perillo Carmine - Palumbo Ciriaco - Abbruzzese Antonio. Lacedonia: Pio Giuseppe - Pasciuti Pasquale e Michele - De Gregorio Angelantonio - Franciosi Vincenzo - Bonaventura Giuseppe - Vigorita Domenico - Cappucci Costantino - Diaferia Riccardo - Di Vincenzo Giuseppe e Filippo - Magnoli Vincenzo - Salzarulo Giuseppe. Lapio: Forte Nicola - Mottola Nicola - Romano Pasquale - Carbone Raffaele. Lioni: Bianchi Salvatore - Finelli Pasquale - Cibellis Agostino - Bianchi Francesco - Scolavino Vincenzo e Giuseppe - Ronca Domenico e Nicola - Perro- ne Antonio - Sibilia Giuseppe - D’Andrea Angelomaria e Giovanni - Rizzi Fortunato - Ricca Giuseppe - Calvanese Carminantonio - Santoro Carla- mato - Soriano Michele - Nittoli Salvatore Mirabella: Iannelli Costantino - De Feo Pietro - Cappuccio Francesco - Barrasso Angelo - Santamaria Luigi - Cerrati Alessio - Penta Leonardo. Montemarano: Gambale Vincenzo - Coscia Michele - Nargi Ippolisto - Sena Giovanni - Toni Nicola. Monteverde: Freda Michelangelo - Fiorillo Pasquale - Mastrilli Gaetano - Velia Francesco. Morra De Sanctis: Di Pietro Diego e Giovanni - Manzi Rocco - Cicirelli Domenico e Giuseppe - Sarni Luigi e Rocco Nusco: Sagliocca Salvatore - Della Vecchia Romualdo e Raffaele - Barbone Stefano - Prudente Gaetano. Paternopoli: Marrelli Michele - Modestino Pasquale - De Iorio Giuseppe - Marra Giuseppe - Rosania Ambrogio - Sara Nicola. Rocca S. Felice: Siconolfi Giuseppe - Iannella Pasquale Rocchetta S. Antonio: Bortone Angelo - Piccoli Giuseppe - De Cristoforo Teodoro - Garzone Angelantonio - Vitagliano Matteo. S. Andrea di Conza: Giacomella Michele - Bellini Francesco S. Angelo allEsca: De Musis Angelantonio. S. Angelo dei Lombardi: De Luca Lacantonio - Intoccia Raffaele - Cipriani Carlo - De Vito Guglielmo - D’Amelio Michele - Fasano Carlo - Sena Giambattista S. Nicola Baronia: Maglione Angelo - Ciampolillo Diomede e Giambattista. S. Sossio Baronia: Sciaraffa Pietro - Maddalena Pietro - Contardo Giovannantonio. Taurasi: Paladini Domenico - Indico Vincenzo - Uberti Pasquale - De Curtis Adriano - Nardo Nicola - Cangiano Gioacchino Teora: Pannuti Francesco Saverio - Neniani Ciriaco - Corona Pasquale - Mainenti Pasquale - Luciani Ciriaco - Guida Nicola - Stefanelli Luigi - Melchionna Bruno - Zarra Biase. Torella dei Lombardi: DeLaurentiis Angelomaria. Trevico: Ferrara Severino - Malleone Giovanni - Calabrese Francescantonio - Monaco Gaetano - Petrillo Diego. Vallata: Netta Nicola - Rosato Antonio - De Rosa Vincenzo. Villamaina: Scotti Nicola - Gussone Carlo - Fiordalisi Nicola. Volturara Irpina: De Meo Luigi - Benvenuto Domenico - Raimo Giosuè - Del Perciò Ciriaco - Marino Tommaso -Pedicino Domenico.
Posted on: Sun, 27 Oct 2013 20:42:59 +0000

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