NATURALE Sono andato a trovare un amico che ha ristrutturato un - TopicsExpress



          

NATURALE Sono andato a trovare un amico che ha ristrutturato un antico casale sul quale non avrei scommesso un baiocco, trasformandolo egregiamente in appartamenti turistici. Il luogo è un incanto. Da S. A. In Vado si prende la strada per Apecchio, ma la si abbandona dopo pochi km imboccando una stretta strada imbrecciata, che si abbandonerà di nuovo per prenderne un’altra ancora più stretta e a tratti sterrata, arrampicandosi su per la collina mentre i rami del bosco ti sbattono sul parabrezza della moto e ti accarezzano il casco. Dopo la casa del mio amico, la stradicciola interpoderale si trasforma in un sentiero del CAI percorribile solo a piedi, dove è facile incontrare camminatori solitari e mountain bike.. Solo un pazzo potrebbe ristrutturare o desiderare trascorrere una vacanza in un luogo così isolato, dove persino i cellulari sono pressoché inutilizzabili . Eppure funziona. C’è chi cerca proprio questi luoghi, in particolare gli stranieri, dove è facile stare in pace, come incontrare caprioli, cinghiali, volpi, gatti selvatici, istrici e molto più raramente lupi. Riappropriarsi dei ritmi naturali dell’uomo in un luogo così selvaggio, è naturale. La giornata trascorse piacevolmente tra chiacchiere e passeggiate. La sera due squisiti ospiti belgi ci invitarono a cena nel loro appartamentino. Lei lavorava al parlamento europeo e scriveva i discorsi per Barroso. Si parlava in inglese, o meglio, parlavano inglese, anche se lei masticava qualcosa d’italiano. Maledetto inglese! Non l’ho mai imparato come si dovrebbe. Una fatica infernale, capivo molte cose ma non potevo interagire come avrei voluto senza coprirmi di ridicolo. Frustrante. La notte quel silenzio al quale non ero abituato, terreno fertile per il sonno ma anche per la coscienza, era mortale. Mi sembrava di essere sepolto vivo. La mattina mi svegliai alle sei, senza sapere che lo fossero, come gli animali del bosco. Mi venne naturale. Il mio amico era già in piedi, mi versò un caffè e ce lo gustammo in giardino che dava come una terrazza ad est sulla vallata. Albeggiava e la foreste già brulicava di vita e di lavoro. Un capriolo pietrificato come me, mi fissò a lungo negli occhi prima di scomparire con due balzi sicuri e potenti nel folto della macchia. Bramiti di caprioli, cinguettii, versi strambi di uccelli, il ronzare di milioni di insetti e il frusciare della boscaglia, facevano un silenzio assordante. Spalancai i sensi e mi concentrai su quella enorme massa verde, e credo di avere sentito la potenza della foresta, la sua indifferente armonia. Credo si accorse di me e mi salutò frusciando festosa le sue chiome, poco prima immobili, sotto isolate raffiche di vento. Autosuggestione? Forse! Ma mi sono spaventato. Il giorno dopo tornai in città. Passai in biblioteca e mi misi a sfogliare Zoom, una rivista di fotografia. Mi soffermai su un’artista scandinavo dal nome impronunciabile. Le sue foto ritraevano abitazioni isolate nelle foreste scandinave. Erano inquietanti perché scattate in quella fase del tramonto dove è quasi buio. Enormi riflettori illuminavano solo la facciata principale di queste strane ed elementari case in legno dai tetti spioventi, sfiorate dai rami della boscaglia buia. La foresta sembrava volerle inghiottire. L’intento dell’artista era proprio quello di sottolineare il mistero e quel senso di minaccia che evocano i boschi, rendendoceli innaturali. Mi è di conforto pensare che le cose non accadono mai per caso. L’associazione tra quello che avevo vissuto il giorno prima e l’apertura di quella rivista su quelle pagine, mi scattò rapida e netta. Il bosco, che per migliaia di anni è stato per l’uomo, dispensa di cibo, materiale utile per la sopravvivenza, per la riflessione, la poesia, leggende e fiabe, un fantastico ipermercato sconfinato e gratuito, con i suoi silenzi, le sue voci e la sua armonia, ora ci destabilizza, ci inquieta, ci è innaturale, ci fa paura. Ci sentiamo “sicuri”, nel nostro ambiente “naturale”, in città. Un luogo dove le automobili sono ben più pericolose e letali di un cinghiale che ti fiuta lontano chilometri e ti evita come fossi appestato, mentre l’automobile con a bordo un coglione al cellulare, ti carica cieca, ottusa e letale. I lupi meno che meno, sono rari e si concedono a pochi eletti…e poi, siamo onesti! Possono un branco di lupi fare più paura di un branco di direttori di banca che ti chiedono di rientrare nel fido? Non facciamo parte della dieta del lupo, al contrario dei bancari. Fino a qualche anno fa, tre italiani al giorno, tutti i giorni, finito il caffè, salutano i familiari per l’ultima volta e muoiono sul posto di lavoro. Come le auto vanno a benzina,18.000.000 di italiani vanno a psicofarmaci e/o similari. Traffico, incidenti, morti, feriti, sirene, allarmi, inquinamento, malattie, vigili, polizia, carabinieri, guardia di finanza, caserme, banche, speculazione, assicurazioni, carceri, multe, avvisi, querele, permessi, licenze, politici, politica, prostituzione, preti, pedofilia, statali, burocrazie, stress, frenesie, pazzie, scadenze, frustrazioni, povertà, ricchezze, caste, arroganze, razzismo, paure, egocentrismo, divieti, solitudini, depressioni, disagi, pavoni, capricci, telecamere, autovelox, televisioni, dipendenze, internet, controllo sociale del vicino, superficialità, ignoranza, qualunquismo, ostilità, rabbia, aggressioni, giudizi, indifferenze, pettegolezzi, consigli non richiesti, invidie, meschinità, vigliaccherie, ipocrisie, tradimenti, menzogne, truffe, squallori, ecomostri, abusi edilizi e di potere, violenze e miserie umane di ogni genere…sono diventati ambienti naturali e rassicuranti. Pure, ansie e disagi sono business miliardari, e vanno coltivati con cura. Al rientro in questo infernetto quotidiano, in queste gabbie senza sbarre nelle quali ci stiamo deformando, siamo capaci di sospirare: È quello che mi è accaduto. Non è sconcertante?! Devo fare qualcosa, perché tutto ciò non è affatto…naturale. Rock & Road MOMI
Posted on: Sun, 21 Jul 2013 08:24:22 +0000

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