Nascere in una Famiglia di famiglie Prima di tutto vorrei - TopicsExpress



          

Nascere in una Famiglia di famiglie Prima di tutto vorrei esprimere la gioia di trovarmi nel compimento delle fatiche di chi ci ha preceduto, realizzando un cammino comunionale per giungere a questa bella opportunità. Stiamo vivendo i frutti di chi a livello diocesano, regionale, o nazionale ha lavorato negli anni passati per la comunione fra gli uffici. Proprio da questo sguardo armonico, fra chi opera negli itinerari per la catechesi e chi cura l’attenzione alla pastorale della famiglia, potrà crescere una parrocchia Famiglia di famiglie che educa alla fede. Sono certo che in questi giorni potremo assaporare la Grazia vivificante del battesimo, riflettendo sul cambiamento che questo sacramento opera: un cambiamento non soltanto spirituale, ma corporeo, nelle membra di chi lo riceve, della sua famiglia e dell’intero corpo ecclesiale. S. Ilario di Poitiers afferma che i battezzati per “il sacramento della nuova nascita, si ricordano che non hanno più la loro carne, ma quella di Cristo”. Ecco allora l’importanza della cura dei primi anni dove, dopo le doglie della nascita, occorre una nuova capacità generativa, un vero parto educativo, per far crescere quel piccolo essere umano come corpo spirituale, come carne di Cristo. Così quel bambino crescendo giungerà a dire con San Paolo: “questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). Ricordo un giovane poco più che ventenne che al XXV di nozze dei genitori avevano ringraziato il Signore perché loro erano stati per lui “la sua prima Chiesa”. Quella stessa mamma, quando lui partì per l’estero, mi confidò che la vera garanzia che con suo marito portava nel cuore era che, quando era piccolo, avevano deciso che non fosse solo figlio loro, ma figlio di Dio e della Chiesa. Nella chiesa domestica le doglie di un parto educativo È evidente come i primi anni di sviluppo del bambino siano particolarmente delicati perché quel piccolo essere spirituale cresca in corpo e anima. In tal senso nella famiglia “che si potrebbe chiamare Chiesa domestica, i genitori devono essere per i loro figli i primi maestri della fede” . Questo implica che, già nella gestazione, la madre esprima l’accoglienza e la maternità della Chiesa e faccia spazio al padre che sostiene, introduce nel mondo e apre al futuro, esprimendo la Paternità di Dio. Ricordo una coppia, con lei al sesto mese di gravidanza, che dialogavano insieme con il bambino, convinti della sua presenza, anche se ancora appariva nascosta nel grembo della giovane mamma. Con la nascita poi, le carezze materne e le braccia forti del padre, permettono al bambino di affacciarsi al mondo e di avvertire su di sé la custodia dei propri genitori. Quando la nascita come corpo umano si lega poi alla ri-nascita dalle sorgenti dello Spirito che è il battesimo, l’amore dei genitori restituisce alle braccia del Padre Celeste la propria creatura. È proprio la linfa proveniente dalla vita spirituale di quei due coniugi che ri-genera il loro figlio ogni giorno in questa divina figliolanza. L’amore che fa crescere: mensa familiare, mensa eucaristica e talamo nuziale Così questo bambino si può gradualmente scoprire come cittadino della terra destinato al cielo: “lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Rom 8,16). Talvolta le fatiche del compito genitoriale sottraggono molto tempo e energie alla vita di coppia, finché si rischia di diventare estranei. È importante allora che i genitori siano aiutati a restare coniugi. Ogni tipo di amore umano passa per il corpo; ma in modo del tutto particolare, l’amore sponsale passa per il corpo e, nella luce di Cristo, richiede un’intima unità fra il talamo nuziale, la mensa familiare e la mensa eucaristica. È la dinamica del dono che unisce questi tre altari, che fanno da fondamento alla santità della coppia e della famiglia. Il dono del corpo, che si vive fra gli sposi nell’atto coniugale aperto alla vita, si intreccia con il dono del corpo fra gli stessi coniugi e verso i figli nel dialogo quotidiano vissuto nel clima familiare, specialmente a tavola, e con il dono ricevuto del Corpo di Cristo da parte degli sposi nella comunità, che apre a un’esistenza eucaristica. In questa prospettiva infatti, “comprendiamo la vita spirituale come modo di vivere il proprio corpo” . È questo l’orizzonte per il vero benessere che ci ha indicato Papa Francesco: “è l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori” . Questo dinamismo dell’amore è il sacrificio (da sacrum-facere) che rende bella la vita nella santità sponsale quotidiana: quella “del pannolino”, dell’accogliere una nuova vita quando le bollette aumentano, dell’andare a lavoro dopo che il bambino ha tossito e tenuto svegli entrambi i genitori tutta la notte. E, come il matrimonio non è pieno se non è consumato, così questo sacrificio attinge al Corpo di Gesù consumato sino in fondo sul talamo nuziale della croce. Quando “Gesù disse: . E, chinato il capo, consegnò lo spirito” (cfr. Gv 19,30) portò a compimento le nozze del Figlio di Dio con l’umanità e segnò l’inizio della redenzione dell’amore, restituendo all’uomo la possibilità di amare in corpo e anima. Possiamo allora aprire, con la forza di Giovanni Paolo II, ad ogni coppia di sposi questo nuovo orizzonte di speranza: “tanto grande e forte è la fiducia che il Padre nutre verso la famiglia che, anche pensando ad essa, ha inviato suo Figlio, lo Sposo, venuto a redimere la sua sposa, la Chiesa, e in essa ogni uomo e ogni famiglia. Sì, care famiglie, " . Lo Sposo è con voi Come comunità cristiana potremo spalancare a quei genitori che chiedono il battesimo la dinamica del dono, che attinge al Figlio di Dio Sposo dell’umanità. E lo dovremo fare anche nelle nuove sfide pastorali che attraversa la dimensione familiare. Con questo orizzonte saremo in grado di accompagnare le coppie dei conviventi in un “cammino graduale e continuo” a risvegliare la nostalgia del “principio” della creazione (cfr. Gen 2,24) partorendo, pian piano, il desiderio di sposarsi in Cristo. Per entrare in questa dinamica del dono occorre percepirsi sostenuti e abbracciati con amore. Paul Clodel in un suo testo descrive una ragazza cieca che dice al suo fidanzato: “Mentre io sono sola sono come qualcuno che non ha corpo (…). Soltanto se qualcuno viene, mi prende e mi tiene nelle sue braccia, allora io esisto in un corpo. Soltanto attraverso di lui io conosco (il mio corpo). Non lo conosco se non lo dono” . In tal senso, sarà particolarmente preziosa la dimensione di affido temporaneo ad una coppia di sposi più matura, che eserciti verso la coppia di conviventi una discreta e affettuosa custodia e che esprima la bellezza del sacramento delle nozze. Questa luce di Grazia sorgiva del battesimo del bimbo porterà un balsamo anche sulle famiglie ferite, su quelle coppie che hanno sperimentato la separazione o il divorzio. Gesù stesso ha vissuto il momento in cui in Lui esplode il grido per il dolore dell’abbandono (cfr. Mt 27,47)) e si è incarnato anche nella bruciante solitudine di chi vive lo spezzarsi dei legami, suscitando uno sguardo escatologico che solleva nella speranza e aiuta a vivere, in questa condizione, il compito genitoriale. La Grazia del battesimo di quel bimbo sarà una chiamata a conversione per quei genitori, in qualsiasi situazione vivano, per i loro familiari e per l’intera comunità, risvegliando il desiderio di camminare nella fede di Abramo e ri-ascoltando quel consolante annuncio: “in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (cfr. Gen 12,3). Così dal battesimo del bambino potrà rinascere anche la famiglia, piccola chiesa domestica, contemplando il Mistero nello sguardo di Tertulliano: “La carne viene battezzata, perché l’anima venga mondata; la carne viene unta, perché l’anima sia consacrata; la carne viene segnata dalla croce, perché l’anima ne sia difesa; la carne viene coperta dall’imposizione delle mani, perché l’anima sia illuminata dallo Spirito; la carne si nutre del corpo e del sangue di Cristo, perché l’anima si sazi di Dio” .
Posted on: Sat, 22 Jun 2013 13:38:39 +0000

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