Nello scorso aprile fui onorato di essere invitato ad intervenire - TopicsExpress



          

Nello scorso aprile fui onorato di essere invitato ad intervenire a Campi in un seminario organizzato dallIstituto Calasanzio, in occasione del decennale della scuola di formazione. Avevo preparato un breve intervento, mettendo insieme alcune considerazioni che oggi ritengo ancora più attuali di alcuni mesi fa. Anticipo, per i più che non erano in sala, che non dissi nulla di quanto era nelle mie corde. Ebbi il mio spazio dopo uninterminabile passerella di politici e funzionari pubblici locali, rappresentanti di categoria provinciali e regionali che portarono il loro contributo alla serata. Apprezzai molto limpegno di chi mi aveva preceduto e anche quellottimismo sulla capacità dellintervento pubblico che potesse ancora dare una mano alleconomia e ai giovani in particolare. Le mie considerazioni erano decisamente più pessimistiche e decisi, o forse non ebbi il coraggio di fare il guastafeste in un momento in cui la componente psicologica poteva svolgere un compito importante. Oggi però mi sento di riprendere quei pensieri per renderli al mio piccolo pubblico di FB. Lo Stato non ha capacità di generare nuove risorse, è incapace di tagliare la spesa pubblica perché nessun politico ha il coraggio di inimicarsi il pur minimo bacino elettorale che ne viene coinvolto, limposizione fiscale ha raggiunto livelli insopportabili. La lotta allevasione non genera apprezzabili gettiti e comunque provoca ulteriori adempimenti burocratici con dispendio di risorse, per i numerosi adempimenti, che vengono distolte dalleconomia produttiva. Questo è già sufficiente a mettere da parte laspettativa che gli aiuti statali possano arrivare. Poi se arrivano, tanto meglio, ma meglio non farci conto. Laltro aspetto rilevante è laccesso al credito. È noto, anche ai non addetti, che le banche non erogano più credito nemmeno alle imprese sane. Esiste di fatto una simbiosi tra banche e Stato, si sostengono a vicenda: le banche comprano titoli pubblici per sostenere la finanza statale, lo Stato sostiene le banche ormai sullorlo del fallimento. In breve non attendersi credito alleconomia produttiva perché non ce nè . Che fare quindi? Quali sono le prospettive per i giovani? La risposta a mio avviso è affrancarsi dal capitale concentrando lattenzione sulla componente lavoro. Occorre quindi orientare leconomia sulla produzione ad alto contenuto lavorativo e basso di capitali. In sostanza recuperare la logica economica dellartigianato e dellagricoltura, stando però attenti a non cedere alle tentazioni di crescita con produzioni seriali che prevedono crescite esponenziali delle quantità prodotte a danno della qualità. Questa tentazione comporta ricorso al credito e allungamento della filiera commerciale che rende distante chi produce da chi consuma. In sostanza posto che il capitalismo è crisi, e quando non lo è crea disparità scaricando le sue imperfezioni sui più deboli, si deve evitare di perseguire le sue caratteristiche distintive, che si ritrovano nella produzione di massa o seriale. Ai giovani quindi direi di non attendersi impieghi e posti di lavoro nel settore pubblico o privato. Avviatevi ai lavori autonomi dedicando la vostra inventiva , manualità, il sapere direttamente al consumatore. Il rapporto diretto con il consumatore riduce lesigenza di credito. Il consumatore paga in contanti, la produzione di qualità non richiede di riempire magazzini di merce in attesa della vendita, e anche questo affranca dalle banche. Qualcuno dirà di fare qualche esempio. Fare camicie su misura? Produrre marmellate? coltivare un ettaro di terra con metodi tradizionali che puntano alla qualità e non alla quantità? Di esempi se ne possono fare tanti, mi sono venuti in mente solo i più banali, ma la voglia di fare di chi non ha lavoro aguzza meglio la fantasia. La richiesta è quella di avere fiducia nelle proprie idee e nella capacità di investire con il proprio sacrifico (sudore della fronte, si diceva prima ) la risorsa che ogni giovane dispone: il lavoro. Lavoro che, se non è reso agli altri, deve essere impiegato in modo autonomo. Non conviene attendersi nulla, ma fare da soli. È il momento in cui occorre fare i conti con se stessi, con la propria vita, che non va sprecata nello sterile esercizio di individuare di chi è la colpa, che poi è sempre un buon stratagemma per evitare esami di coscienza. Questa è l unica risposta da dare ad un sistema che non funziona. Se la colpa è del sistema, il sistema va cambiato. Ma ognuno dovrà iniziare a farlo da se.
Posted on: Sun, 10 Nov 2013 20:33:47 +0000

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