Ontologia dell’esser-creat-arte ah la platonica ikona della - TopicsExpress



          

Ontologia dell’esser-creat-arte ah la platonica ikona della temporalità quale ikona dinamica dell’eternità o ikona ontodinamica dell’apeiron o ikona ontodinamica del dis-apeiron, del dis-infinito, della dis-gestell dell’esser-creata opera d’arte. Lì l’ontodinamica ikonica dell’essere -infinito si discopre quale imago ontodinamica dell’essere opera d’arte o quale imagine ontodinamica dell’apeiron del pensiero primigenio sottratto alla mitopoiesis. Ma in origine l’ikona ontodinamica ontokronica si svela senza differenza ontologica quale opera creata dalla mitopoiesis del l’apeiron dis-infinita, ove l’ikona del kairos si confonde con l’imagine della kronotopia infinita. Solo l’epistemica e l’ermeneutica creano la fissione nella kronotopia, giammai l’esser-creata dall’opera d’arte dell’esserci quale musagete che sottrae all’eternità divine delle mitiche muse l’ikona dell’ontodinamica kronotopica. La frattalità del’ikona ontodinamica della temporalità platonica differenzia ontologicamente l’epistemica e l’ermeneutica dall’ontopoietica dell’esser-creata dall’esserci del musagete, ma in origine ci fu una onto-topia della gestell ove si eventuò l’epistemica e l’ermeneutica ontologica mai scomparsa nei dispiegamenti storici dell’essere-creata dall’arte, anzi lì curata e custodita dalle incursioni della volontà di potenza imperativa dell’epistemica ontologica. Quella presenza incompente impera e sottrae nel corso del tempo l’ontopoietica epistemica dell’ontodinamica onto-poietica per attuare la morfogenesi della tecnica o dell’artigianato o del saper-fare mondano e klonante. O sottrae all’ikona dell’essere-creata-dell’infinito l’ontodinamica cronologica della frattalità temporale. Solo così l’epistemica e l’ermeneutica si dispiegano quali immagini della storia della mondità , ma quell’evento inaugura l’oblio dell’essere-creata-dall’essere quale opera d’arte dell’essere per essere solo opera d’arte della tecnè, prima, e della tecnica artigiana poi, ove l’ontodinamica infinita dell’ikona si è dissipata, dissolta, dis-obliata: è l’oblio dell’essere-creata dall’essere opera d’arte che si dà quale fondatezza della tecnè epistemica e tuttora, nel presente impera per sottrarre tutta l’ontologia epistemica possibile dalla ontopoiesis dell’essere. Solo che nel corso del tempo l’essere-creata dall’essere non scompare totalmente, ma per fortuna si dis-oblia: si oblia nella tecnè epistemica per eventuarsi solo nell’ontologia-epistemica-ermeneutica dell’esser-opera d’arte creata dall’essere. È il dis-oblio della dis-verità o dell’a dis-aletheia che si dis-annichilisce, che si sottrae dal nichilismo della tecnica-epistemica per dis-gettarsi ancora quale dis-mittenza intermittente della messa in opera della verità ontologica dell’esser-opera d’arte dell’essere. Quella dis-mittenza ama nascondersi nell’esser-creata quale opera d’arte per sottrarre l’aletheia dall’oblio imperante della tecnè-epistemica clonante e per disvelare la dis-abissalità dell’esser-creata dall’essere ikona ontodinamica dell’ontokronotopia dis-infinita. Per sempre l’esser-creata dis-vuota, disgombra, dis-oblia , disattua, dis-opera, dismette, dis-aleggia , disvela l’ikona dell’essere dall’immagine della tecnè imperativa influente, per disgettarsi quale dis-gegenstand dis-grund, quale fondale intermittente della dis-mittenza dell’essere ikona dell’arte. È lì che la destinanza dell’esser-creata si disoblia per disgettarsi quala dis-mittenza dell’essere dis-opera della disaletheia dell’epistemica-ontologica aldilà dell’oblio imperante della tecnè-epistemè e non solo nell’estetica classica o nel sublime metafisico o nella surrealtà informale armonica o disarmonica o dissimmetrica, ma anche nell’epistemica ontologica della physis e della matesis quale disoblio della disgettanza della physis dell’essere. Qui si eventua una nuova differenza all’interno della stessa ontologia dell’essere, forse epigenica nella messa in opera dell’essere arte, ma dispiegante la sua gestell anche nella tecnè epistemica o ermeneutica: oltre alla classica messa in opera della verità o aletheia , nell’esser-arte si dà , si getta, si eventua la messa-in-opera della verità dell’essere, dell’aletheia dell’essere quale struttura ontologica della messa-in-opera della radura, del kairos, poiesis, ontopoiesis, ikona, imagine, imago, kaosmos e della loro destinanza. Anzi la messa in opera della verità getta le fondamenta della messa-in-opera della destinanza dell’essere quale sentiero ininterrotto dell’essere che crea la gestell e la gegenstand, ma anche la physis del grund e dell’abgrund. Per l’epistemica classica o anche per l’ermeneutica quella destinanza appare come se fosse un non-evento, ma può essere un dis-evento, un evento che non c’è ma che creò l’evento dell’essere che si dis-oblia anche nell’assenza dell’epistemica quale dis-epistemè, giacchè dis-abissa l’essere dall’essere in essere per essere destinanza dell’essere che crea la physis o la dis-eventua dal dis-nulla o dal dis-niente. Quell’evento è dis-epistemico solo perché si dis-abissa aldilà dell’epistemica della tecnè o dell’esserci o del musagete giacché si dis-oblia sempre quale dis-ontica o dis-onteologica, ma anche quale dis-mito o dis-arte o dis-opera quale perenne dis-messa-in-opera dell’opera d’arte o meglio quando l’opera si dà alla contemplazione epistemica l’essere si dis-eventua quale dis-mittenza per non soccombere al nichilismo clonante cronologico. L’essere-opera d’arte si dis-istalla proprio quando si eventua giacchè si sottrae all’ontocronia del dicibile epistemico o ermeneutico o ontico o ontoteologico o onto-poietico: si dà alla physis quale dis-physis o meglio quale opera non più della physis, e perciò appare inaudito, misterico, indicibile: l’essere dell’opera si dis-dice, disvela la sua dis-verità, dis-abissa la dis-aletheia, dis-oblia la destinanza nella dis-radura nel dis-vuoto nel dis-nulla. 
Posted on: Fri, 02 Aug 2013 19:21:27 +0000

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