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Perché la previdenza complementare A partire dagli anni ’90 il nostro sistema pensionistico è stato profondamente modificato. I motivi principali di questi cambiamenti sono stati il progressivo aumento della durata della vita media (che determina di conseguenza un allungamento del periodo di pagamento delle pensioni) e il rallentamento della crescita economica (che causa una riduzione dell’ammontare dei contributi necessari a pagare le pensioni). In particolare: • sono state innalzate sia l’età richiesta per andare in pensione sia l’anzianità contributiva minima; • l’importo della pensione viene collegato: a) all’ammontare dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa e non più alle ultime retribuzioni percepite; b) alla crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL); c) alla durata media del periodo di pagamento della pensione (la cosiddetta “speranza di vita” al momento del pensionamento); • la pensione viene rivalutata unicamente sulla base dell’inflazione (cioè dell’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi) e non più in base all’aumento delle retribuzioni che, generalmente, è più elevato. Tali modifiche fanno sì che, nel futuro, le nuove pensioni saranno via via più basse in rapporto all’ultima retribuzione percepita (il cosiddetto “tasso di sostituzione”). E’ questa la ragione principale per cui alla previdenza obbligatoria viene affiancato il secondo pilastro del sistema: la previdenza complementare. Il quadro normativo di riferimento della previdenza complementare è attualmente delineato nel Decreto Legislativo 252 del 2005
Posted on: Fri, 28 Jun 2013 21:23:54 +0000

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