Pillole di notti dautunno n. 2 Parte iniziale. Antefatto. Seconda - TopicsExpress



          

Pillole di notti dautunno n. 2 Parte iniziale. Antefatto. Seconda parte. Don Gaetano Vardarelli, e il fratello, non avevano nessuna speranza di poter uscire indenni dal processo di Trani poiché il loro reato, oltre ad essere un reato del tutto accertato, prevedeva la pena di morte o, in alternativa, quella della prima linea. Soltanto dopo tre attacchi frontali, che potevano avvenire anche nella stessa battaglia, i sopravvissuti della prima linea dellesercito francese avevano il diritto di poter essere inquadrati, ma sempre a discrezione del loro comandante, in altri reparti diversi dalla prima linea. L’esito della vicenda, quindi, per i due celenzani era da considerarsi scontato: sarebbero periti in qualche battaglia napoleonica su qualche anonima pianura europea. Due nomi uguali a tanti altri, tra le migliaia di vittime; due numeri di un reggimento; in breve soltanto carne data in pasto ai cannoni di proprietà di coloro che si opponevano alle invasioni di Napoleone. Ma l’amore, ecco che ritorna lamore, lamore spesso aguzza il cervello ed il tenebroso Gaetano e la bella Maria Benedetta, che del celenzano si era invaghita, organizzano la fuga, durante la quale Gaetano riuscì a portare con sé anche suo fratello Geremia, insieme a due altri anziani detenuti, rei di contrabbando, ma necessari in quanto esperti marinai, ed un altro folto gruppo di renitenti destinati a formare, una volta in libertà, la sua iniziale banda per combattere contro gli invasori. Non si diressero, com’era logico che fosse, verso Celenza o verso i boschi della Capitanata, ma si nascosero nel piccolo porticciolo di Bisceglie di Terra di Bari. Con l’arrivo della notte rubarono due barche ed effettuarono la circumnavigazione del promontorio garganico, sbarcando la notte del giorno successivo in prossimità di Termoli. Di buon mattino, don Gaetano, riuscì a procurarsi un incontro con Nicola Campofreda, il famoso brigante di Portocannone, con tendenze più delinquenziali che politiche, e questi lo aiutò, fornendogli viveri e cavalli per l’intero gruppo, ma insidiò anche la bella Maria Benedetta. Maria Benedetta finì, all’insaputa di don Gaetano, occupato ad organizzare la sua nuova comitiva, nelle grinfie di Nicola Campofreda, che subito cercò di abusarne, ma la stessa riuscì a fuggire e ad avvertire il suo amante, nascostosi sul litorale di Termoli, in attesa di ricevere i cavalli. Vardarelli meditò subito la vendetta e la notte stessa penetrò nel campo di Nicola Campofreda: ammazzò tre uomini, rubò altri cavalli e viveri ed uccise, dopo averla violentata, la druda del capo, che aveva comunque tentato una strenua resistenza allorquando don Gaetano mise le mani sulla borsa dei valori che i due amanti si portavano sempre dietro. E’ da questo episodio che scaturirà, per i giorni e per i mesi successivi, tutto l’immane odio che Nicola Campofreda nutrirà verso Gaetano Vardarelli. Un odio che non fu soltanto privato, ma dimostrato e spifferato ai quattro venti, anche se il Campofreda era consapevole della sua inferiorità umana, militare e morale, nei confronti del celenzano. Maria Benedetta diventò così brigantessa e druda di don Gaetano, attratta ed affascinata dal tenebroso Vardarelli, e si farà chiamare, dai componenti la comitiva, ma non solo da questi, Mastro Francesco, cercando in questo modo, un po’ effimero e quasi virtuale, vestendo anche attillati abiti maschili, di nascondere la sua appartenenza al gentil sesso. In seguito, a territorio dellalta Capitanata ormai riconquistato, don Gaetano conoscerà Anna Maria Luigia Durante, originaria di Troia, ma residente in Bovino. La conobbe attraverso le premure del suo amico e collega Giuseppe Furia, originario di Panni e dominatore del famoso Vallo di Bovino. Il paragone con Maria Benedetta non potè più reggere. Ma Maria Benedetta lo aveva però salvato dalla prima linea napoleonica e non poteva essere ripudiata su due piedi, con tanta semplicità e naturalezza. Dopo quasi un anno di comitiva brigantesca, accadde che Maria Benedetta abbandonò spontaneamente la compagnia e lasciò libero il suo grande e tenebroso amore, prendendo la strada per Napoli. Una decisione inspiegabile, che non verrà mai approfondita e che rimarrà oscura sia per il tempo che per i posteri. Poco dopo questo distacco anche i Vardarelli presero un’altra strada, prima in barca e successivamente, di convento in convento, fino a raggiungere la corte di Ferdinando di Borbone che con larrivo dei Francesi sie ra rifugiato a Palermo. Le strade, apparentemente, sembravano essersi divise e destinate a non incontrarsi mai più, proprio perchè ognuno dei protagonisti della nostra storia inseguiva il proprio destino. Ma non sarà così! A questo punto la storia si complica e diventa molto più interessante di quella di un grande amore, anche se inteso come contropartita (almeno da parte del Vardarelli) di una fuga da un carcere borbonico, occupato e gestito da dei meschini Francesi.
Posted on: Sat, 16 Nov 2013 22:17:35 +0000

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