Porre limiti stringenti al commercio di armi, impedirne la vendita - TopicsExpress



          

Porre limiti stringenti al commercio di armi, impedirne la vendita a Paesi sotto embargo e dove sono stati violati apertamente i diritti umani, combattere le transazioni illecite. Ma soprattutto stabilire uno strumento legale per favorire la prevenzione e il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale. Sono gli obiettivi ambiziosi, e di portata storica, del Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali. Approvato dall’Assemblea Generale dell’Onu lo scorso aprile, il Trattato sancisce un principio fondamentale e nuovo: quello per cui i beni pubblici globali, come il mantenimento della pace e la salvaguardia dei diritti umani sono da ritenersi superiori al principio della libertà degli scambi che informa la struttura della gran parte delle transazioni economiche globali. In breve, il tanto sbandierato motto it’s business stupid! non vale più quando ci troviamo di fronte a minacce della sicurezza globale e dei diritti umani elementari. Mentre si rafforza l’idea che anche strumenti di natura economica, e non solo soluzioni militari, siano funzionali al conseguimento della pace. Per usare un altro motto, viene rafforzata l’idea del si vis pacem para pacem. Il Trattato è arrivato all’approvazione dell’Assemblea generale in un momento storico in cui gli scambi globali di armi vivono un aumento continuo. Secondo i dati diffusi dal Sipri, tra il 2007 e il 2012 le transazioni mondiali di armamenti sono aumentate a livello globale del 6% in termini di volume, fino a raggiungere il valore sottostimato di 45 miliardi di dollari nel 2011. Gli Stati Uniti rimangono il principale Paese esportatore, seguito dalla Russia. Mosca, in particolare, ha aumentato le esportazioni tra il 2007 e il 2012 del 42%. Anche la Cina si è trasformata da importatore a esportatore di rilievo, con una crescita dei volumi esportati di circa il 300%. In Europa, Germania, Francia e Regno Unito hanno diminuito l’export in maniera sostanziale, mentre l’Italia lo ha aumentato del 22%. I nostri principali clienti sono India, Turchia, Pakistan e Afghanistan. A livello internazionale, l’approvazione del Trattato ha giustamente suscitato l’entusiasmo da parte di molti, ma adesso arriva la parte più difficile. Perché il Trattato divenga vincolante, è necessario che almeno 50 Paesi lo ratifichino. Al momento, solamente 8 Paesi hanno già depositato formalmente la ratifica. La più importante dal punto di vista diplomatico è quella che si attende dagli Stati Uniti. L’amministrazione Obama è decisa a continuare sulla strada della ratifica, ma l’approvazione da parte del Congresso sta incontrando notevoli difficoltà.avvenire.it/Commenti/Pagine/business-della-pace-sfida-esercito-droni-caruso.aspx
Posted on: Thu, 05 Dec 2013 02:58:14 +0000

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