Quando sono entrato nei Ds-Pd una decina di anni fa, ci ho messo - TopicsExpress



          

Quando sono entrato nei Ds-Pd una decina di anni fa, ci ho messo solo qualche mese a comprendere che c’era qualcosa che non andava: Riunioni pubbliche semideserte, oratori senza mordente e soprattutto una totale mancanza di attenzione da parte di quel mondo che non faceva parte dei cosiddetti politici di professione. In sostanza la cosiddetta autoreferenzialità che vista da fuori si traduceva in mancanza di attrattiva nella società civile. Mi meraviglio che tuttora anche fra autorevoli persone di esperienza del pd ci sia attaccamento a questa forma di partito e un decisa riottosità a intraprendere forme di cambiamento. L’evoluzione del politico comunista interprete dei problemi sociali del paese in un funzionario scelto in base a metriche di fedeltà finalizzata solo agli equilibri interni (?) non mi diceva niente di buono. Ora siamo ad una svolta, queste deformazioni cominciano ad essere denunciate a più voci, se non oggetto di richieste di profondo cambiamento. Non so se il congresso saprà fotografare questo disagio. Quello che mi più allarmato in questi anni è che chi c’era non faceva analisi sul malessere profondo che l’elettorato esprimeva nei confronti di queste che, a buon ragione, venivano definite ‘nomenclature’. E’ indubbio che il rappresentare ancora l’unico grande polo della sinistra e i retroterra di buone amministrazioni costituiscono un collante resistente per mantenere fidelizzato anche nel presente un elettorato insoddisfatto. Le folle che accompagnano i comizi di Renzi sono indice di questa richiesta di riforma del partito. Anche se probabilmente foriere di successi elettorali e di trasfusioni di sangue nuovo nel partito non sono gradite ai vertici. E’ incomprensibile come lo zoccolo che regge la struttura del pd non realizzi che la semi ininterrotta serie di sconfitte della sinistra vada assolutamente fermata. Quasi trent’anni di governo della destra hanno prodotto meccanismi culturali che diventa difficile sovvertire. Proprio su queste basi diventa inopinato come una certa parte del pd pensi di raccoglier consenso con formule ‘antiche’ che non risentano del processo avvenuto nel popolo italiano nel corso di governi fortemente mediatici e populisti. Il recupero ad una amministrazione di sinistra passa attraverso fasi e persone che sono differenti da quelle amate dalla ‘memoria’ profonda della nostra cultura. Prove di ‘spallate’ sono anche di recente andate a vuoto, la comprensione e il gradimento del ‘presente’ popolo italiano passa attraverso candidati che esprimono un linguaggio contemporaneo adeguato a questa quotidianità. E’ il prezzo per una rimonta dalle derive politiche in cui la destra ha affondato il popolo italiano. Progetti di ritornare a governare da subito anche con apprezzabilissimi candidati stile ‘dejavù’ non credo che al momento si accompagnino a forti probabilità di vittoria.
Posted on: Sat, 28 Sep 2013 10:48:12 +0000

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