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Quei segnali ignorati sul killer di Washington (uscito sul Corsera) WASHINGTON - Molti la chiamano la "Golden card", perché può portare denaro. Un nomignolo con la quale indicano la "clearance", l’autorizzazione a lavorare per la sicurezza o la difesa, trattando anche informazioni riservate. Aaron Alexis, 34 anni, responsabile del massacro al Naval Yard, aveva la "Golden card", nonostante un passato e un presente con tante macchie. L’aveva ottenuta grazie a controlli superficiali e alla mancanza di condanne. Del resto oggi negli Usa circa 5 milioni di persone hanno l’autorizzazione e quasi 1,4 milioni possono maneggiare informazioni top secret. Come Edward Snowden, il dipendente a contratto che ha beffato l’Nsa. Nella storia del killer non mancano certo i segnali d’allarme. Tre arresti per aver usato le armi da fuoco in modo pericoloso o atteggiamenti violenti: nel 2004, nel 2008, nel 2010. Otto provvedimenti disciplinari durante il servizio militare nella riserva della Marina dal 2007 al 2011. Piccole infrazioni e comportamenti gravi, quali l’insubordinazione e l’abbandono del posto. Tanto è vero che la Navy lo vorrebbe congedare "con disonore", invece gli concede quello con "onore" - procedura più breve - pur di liberarsene. Però gli mantiene due onorificenze per il suo servizio. Ma sopratutto non pone il veto quando Alexis rientra come contrattista. Altri allarmi su Aaron emergono anche dalla vita privato. A volte "perdeva la testa" con attacchi di rabbia furiosa. Lui dava la colpa all’11 settembre sostenendo di aver partecipato come soccorritore dopo l’attacco alle Torri a New York (ma non c’è la prova di questo). Soffriva di stress post-traumatico, è la versione del padre. Il fattore rabbia torna anche nella descrizione dei suoi amici a Fort Worth, Texas. "Era gentile - giurano - faceva meditazione e frequentava un tempio buddista, però ogni tanto esplodeva". Dava un mano come cameriere in un locale thailandese di un suo conoscente che spiega: "Esagerava con i complimenti verso le clienti e poi portava sempre una pistola, anche quando serviva ai tavoli. Temeva che qualcuno gli portasse via le sue cose". Una volta a casa giocava con videogame violenti fino all’alba. Come per altri assassini di massa, Alexis inizia a deviare in modo netto. A dicembre, dopo un viaggio di lavoro in Giappone, appare "incavolato di brutto". Racconta che non lo hanno pagato secondo gli accordi e non nasconde di "avercela con il governo". Ha problemi di soldi, è "insoddisfatto della vita", non riesce a dormire, "sente delle voci" e per questo si rivolge a due ospedali per veterani. Nessuno mette insieme gli elementi inquietanti. I suoi datori di lavoro affermano di essere stati all’oscuro, segnalano che Aaron, in giugno, ha superato i controlli previsti dai quali è spuntata solo una multa. In teoria ci sono tre entità, una società privata e due uffici del Pentagono, che dovrebbero vigilare sull’assunzione. Non lo fanno. Oppure hanno dato l’ok prima di aver completato l’esame, procedura non inusuale per incarichi di livello medio-basso. A Luglio, Alexis si trasferisce a Washington per il nuovo impiego come tecnico di computer nel Naval Yard. Forse è allora che studia il suo raid. Ai primi d’agosto è in un albergo del Rhode Island e chiama la polizia denunciando di "essere seguito...Queste persone possono trasmettere delle vibrazioni al mio corpo attraverso il forno a micro-onde". E’ chiaramente "fuori". Gli agenti avvisano la Marina che pero’ non fa nulla. Poche settimane fa, in Virginia, Alexis affitta e prova un AR-15, copia di un fucile d’assalto. Vorrebbe comprarlo, forse il commerciante gli dice no però gli vende un fucile a pompa. Con quell’arma compie una strage senza movente. Fa tutto da solo. Non ci sono complici, certifica l’Fbi. L’uomo entra in auto senza essere perquisito in quanto ha la "clearence", sinonimo di garanzia. Alle 8.20 di lunedì Alexis, che ha ricevuto una medaglia al valore per la lotta al qaedismo anche se non ha mai partecipato a missioni rischiose, diventa un terrorista. All’interno del palazzo spara con fucile e una pistola sopratutto sui civili, i suoi colleghi. Ora, dopo il massacro, arriva l’ordine di misure severe a protezione delle basi in tutto il mondo, ci si chiede se la procedura per la "Golden card" non vada rivista, si ridiscute di pistole e disturbi mentali. Una cantilena già sentita. Guido Olimpio twitter @guidoolimpio
Posted on: Wed, 18 Sep 2013 10:07:49 +0000

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