SCADENZE FISCALI DI DICEMBRE : SI PAGANO PIU TASSE DEL RESTO - TopicsExpress



          

SCADENZE FISCALI DI DICEMBRE : SI PAGANO PIU TASSE DEL RESTO DEUROPA, TROPPE TASSE PER LE IMPRESE E PER IL LAVORO Dicembre è, senza dubbio, un mese piuttosto importante dal punto di vista fiscale in quanto i contribuenti sono tenuti ad effettuare il pagamento di diverse tasse, sia come persone fisiche, sia come persone giuridiche: vediamo quali sono le scadenze da ricordare per tali versamenti. In Italia il carico fiscale è fra i più alti del mondo, mentre le tasse pagate dalle imprese sono senza dubbio le più alte d’Europa. Anche il costo del lavoro è da record negativo. Ciò nonostante la pressione fiscale sembra ancora in aumento. •2 dicembre - Irpef: acconto per lanno 2013 nella misura del 100%. Chi ha versato il primo acconto (39,6%), dovrà pagare il restante 60,4% . Contribuenti interessati: le persone fisiche. •2 dicembre - Irap: acconto per lanno 2013 nella misura del 100%. Chi ha versato il primo acconto (39,6%), dovrà pagare il restante 60,4%. Contribuenti interessati: le persone fisiche, società di persone, studi associati e soggetti assimilati. •2 dicembre - Cedolare secca: acconto per lanno 2013 nella misura del 95%. Chi ha versato il primo acconto (38%), sarà tenuto a pagare il restante 57%. Contribuenti interessati: le persone fisiche. •2 dicembre - Acconto dei superminimi nella misura del 100%. Chi ha versato il primo acconto (39,6%), dovrà pagare il restante 60,4%. Contribuenti interessati: persone fisiche in regime di superminimi, con il forfait del 5% sul reddito dichiarato. •10 dicembre - Ires e Irap: Acconto dei soggetti Ires, società di capitale e soggetti assimilati, nella misura del 102,5%. Chi ha versato il primo acconto (40%), è tenuto a versare il restante 62,5%. Contribuenti interessati: società di capitali e interessati, soggetti allIres. •10 Dicembre - Ires e Irap: Acconto delle banche e delle assicurazioni nella misura del 130%. Chi ha versato lacconto del 40%, dovrebbe pagare il restante 90%. Contribuenti interessati: Banche e assicurazioni. •12 dicembre - Beni ai soci: Comunicazione dei beni in godimento ai soci o ai familiari. Contribuenti interessati: chi esercita attività dimpresa, individuale o collettiva. •12 dicembre - Finanziamenti: Comunicazione dei finanziamenti di soci allimpresa. Contribuenti interessati: chi esercita attività di impresa (obbligo solo per i finanziamenti superiori ai 3600 euro dal 2012). •16 dicembre - IMU saldo 2013: Contribuenti interessati: titolari di immobili diversi dallabitazione principale e dai terreni agricoli coltivati. •27 dicembre - IVA acconto 2013: Contribuenti interessati: tutti i soggetti IVA. Le imprese italiane pagano le tasse più alte d’Europa Limposizione fiscale media su unazienda italiana è del 65,8%, circa 20 punti sopra i livelli europei e mondiali: rapporto Paying Taxes 2014. In Italia il carico fiscale è fra i più alti del mondo, mentre le tasse pagate dalle imprese sono senza dubbio le più alte d’Europa, con un carico fiscale del 65,8% contro una media del 41,1%: sono le principali evidenze del rapporto Paying Taxes 2014, di PriceWaterhouseCoopers, Banca Mondiale e IFC (International Finance Corporation). Il Rapporto Su 189 economie analizzate a livello globale, l’Italia scende di sette posizioni, al 138esimo posto nella classifica mondiale del peso fiscale, con imposizione media su un’azienda italiana superiore di oltre 20 punti rispetto al resto d’Europa e del mondo. Le cose non migliorano analizzando i pagamenti dovuti (15 in Italia contro i 13,1 di media europea) e le ore impiegate per effettuare gli adempimenti (269 l’anno contro 179). Ad appensantire il carico fiscale italiano sono le tasse sul lavoro al 43,4%, superate solo da Belgio e Francia che però compensano con tasse sugli utili più basse (in Italia al 20,3%). Le altre tasse, che in Italia pesano per il 2,1%, si avvicinano maggiormente altri paesi europei. La top ten Uno sguardo alla classifica generale: al primo posto Emirati Arabi Uniti, seguiti da Qatar e Arabia Saudita, Hong Kong, Singapore, Irlanda, Bahrein, Canada, Oman, Kiribati. Nella top ten spicca dunque l’Irlanda, tradizionalmente a bassa tassazione per le imprese: tuttavia, calcolando anche numero di pagamenti e tempo per gli adempimenti, con il suo 25,7% non è al primo posto nel Vecchio Continente, superata da Croazia (19,8%), Lussemburgo (20,7%) e Cipro (22,5%). Trend Negli anni, a ridursi sono state soprattutto le imposte sugli utili, a differenza della componete legata al lavoro. Si rileva uno sforzo di molte economie per rendere più veloce il pagamento delle imposte, modernizzando il sistema (anche elettronicamente, per 76 economie). Secondo Andrew Packman, responsabile Pwc per Tax Transparency and Total Tax Contribution, è importante riformare i sistemi fiscali non solo dal punto di vista del livello impositivo, ma anche «prendendo decisioni su chi deve pagare, in che modo, e quanto». A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, si può dire che il peso delle tasse è in calo rispetto al 2013, con un trend più accentuato rispetto al resto d’Europa e nel mondo (confronta con il rapporto Doing Business 2014). Doing Business 2014: troppe tasse per le imprese in Italia Nel Rapporto Doing Business 2014 lItalia è 65esima, penalizzata da burocrazia, costo del lavoro e troppe tasse: carico fiscale superiore al 65% contro una media Ocse del 41%. Il costo della burocrazia per le imprese in Italia è salato: lo conferma la classifica Doing Business 2014 della Banca Mondiale, per quanto la Penisola guadagni due posizioni collocandosi al 65esimo posto su 189 paesi. Davanti a noi perfino Ruanda (32esimo), Messico (53esimo), Botswana (56esimo), Panama (55esimo). La top ten è poco variata: sul podio restano Singapore, Hong Kong e la Nuova Zelanda, seguiti da Stati Uniti e Danimarca. La prima sorpresa è al sesto posto, dove la Malesia supera la Corea e la Norvegia, preceduta dalla Georgia. Decimo posto per la Gran Bretagna. Punti di forza e punti deboli Il piccolo passo avanti dell’Italia è dovuto a tre fattori: registrazione della proprietà (dal 54esimo al 34esimo posto), efficacia dei contratti (da 140 a 103), commercio estero (da 58 al 56). L’indicatore con peggiori performance è sui permessi per costruire (da 101 a 112). Una sorpresa amara, dopo tutte le norme che si sono succedute sulle nuove imprese (start up innovative, srl a un euro…) è rappresentata dalle sei posizioni perse in materia di aprire una società (da 84 a 90): o le novità non hanno ancora dispiegato il loro portenziale o gli altri si muovono meglio e più velocemente. Quel che invece non sorprede è il dato relativo alle tasse: in assoluto l’indicatore peggiore. L’Italia è 138esima nel mondo, perdendo tre posizioni. Costo del lavoro Il motivo per cui l’Italia non fa progressi sul fronte della facilità di avvio impresa, riguarda i costi: sui tempi sono stati fatti passi (bastano sei giorni per tutte le pratiche necessarie ad aprire un’attività, su una media Ocse di 11 giorni), ma le procedure restano più numerose che altrove (sono sei, contro le cinque di media Ocse), e soprattutto pesano i costi (il 14,2% del reddito medio, contro il 3,6% generale). La registrazione di una proprietà, invece, avviene più velocemente che nella media Ocse, 16 giorni contro 24, e costa come negli altri paesi. Un capitolo a parte merita la gestione dei fallimenti (altro punto debole tradizionale del paese): l’Italia ha perso tre posizioni sul 2013, ma resta almeno nella parte alta della classifica, al 33esimo posto. I dati precisi sulle tasse? Un imprenditore italiano effettua 15 pagamenti all’anno, contro i 12 di media Ocse. Impiega 269 ore (all’anno), contro una media di 175, paga tasse sui profitti del 20,3%, contro il 16,1%, ma soprattutto paga tasse e contributi sul lavoro quasi doppi che altrove (il 43,4%, contro la media del 23,1). Si può sottolineare a questo proposito la giusta direzione intrapresa con la Legge di Stabilità attualmente in discussione in parlamento, che prevede una riduzione del costo del lavoro, pur giudicata insoddisfacente dalle imprese e dai sindacati. Il carico fiscale totale che pesa su un’impresa italiana è al 65,8%, contro il 41,3% di media Ocse. Le 100 tasse degli Italiani: la classifica 2013 Quest’anno sulle tasche degli italiani gravano oltre 100 tasse (IRPEF, IVA, IRAP, IMU, etc.): la classifica tra addizionali, imposte, ritenute, tasse e tributi per un gettito di 413,3 miliardi di euro. Gli Italiani pagano molte tasse, si sa, ma quante di preciso? La CGIA ha provato a fornire una risposta al quesito contando singolarmente ogni addizionale, imposta, ritenuta, tassa e tributo da versare. In tutto sono state contate circa 100 voci, che assicurano allo Stato un incasso di 413,3 miliardi di euro. Il podio Tra tutte quelle considerate, è importante evidenziare che le prime 10 voci incidono per l’87,5% rispetto al totale, con particolare significatività per IRPEF (34,7%) e IVA (19,7%), con gettiti rispettivi vicini ai164 miliardi di euro all’anno per la prima e poco più di 93 miliardi di euro per la seconda. Le aziende Per le aziende, le tasse più pesanti risultano l’IRAP, ovvero l’Imposta regionale sulle attività produttive (33,2 miliardi di gettito all’anno), e l’IRES, ovvero l’Imposta sul reddito delle società (32,9). Un quadro estremamente critico per cittadini e imprese, soprattutto se si considera quanto riportato da Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA, che evidenzia una crisi dei servizi offerti dallo Stato, tanto da costringere i contribuenti a pagare le tasse e contemporaneamente un privato per fruire di un determinato servizio (come ad esempio i servizi sanitari, i trasporti, la giustizia, ecc). La classifica Imposte Gettito in mln di euro % Imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) 163.890 34,7% Imposta sul valore aggiunto (IVA) 93.123 19,7% Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) 33.257 7,0% Imposte sul reddito delle società (IRES) 32.976 7,0% Imposta sugli oli minerali e derivati 28.191 6,0% Imposta municipale propria (IMU) 23.678 5,0% Imposta sui tabacchi 11.248 2,4% Addizionale regionale sull’IRPEF 10.674 2,3% Ritenute sugli interessi e su altri redditi da capitale 9.055 1,9% Imposta sul lotto e le lotterie 7.278 1,5% Altre Imposte 58.794 12,5% TOTALE ENTRATE TRIBUTARIE 472.164 100,0% Pressione fiscale ancora in aumento I dati ISTAT del secondo trimestre 2013 rivelano una pressione fiscale da record: ecco la fotografia e i trend su imposte dirette e indirette in Italia. Gli ultimi dati ISTAT mostrano un aumento pesante della pressione fiscale a carico degli Italiani nel secondo trimestre del 2013.E poco consola il miglioramento dell’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche, a fare da contraltare al primo dato negativo. Entrando nel dettaglio, i dati rivelano come il peso delle tasse in Italia abbia raggiunto il 43,8% nel corso del trimestre aprile-giugno (coincidente con il periodo di insediamento del governo Letta): si tratta di un +1,3% rispetto allo stesso periodo del 2012 e di e + 4,7% rispetto al trimestre precedente. Imposte L’ISTAT rileva un effetto IMU sulle imposte indirette (-2,1%) nel IIQ 2013 grazie al mancato versamento della prima rata a carico dei prorpietari di prime case. Si tratta dunque di un trend temporaneo. Di contro, sono aumentate le imposte dirette (+4,1%). Il saldo è pari a +1,2%, presumibilmente destinato ad aumentare, con un aggravio ulteriore della pressione fiscale. Per quanto riguarda le uscite, si rileva un aumento dello 0,7%, come effetto del calo dei redditi da lavoro dipendente (-2,3%) e degli interessi passivi (-7%), e dell’incremento dei consumi intermedi (4,1%) e delle prestazioni sociali (2,9%). Saldi Nel secondo trimestre 2013, il saldo tra entrate e uscite pubbliche in rapporto al PIL è stato pari all’1% (-1,2 punti rispetto allo stesso trimestre del 2012). Inoltre, il saldo primario al netto degli interessi passivi è stato pari al 4,7% del PIL, con un miglioramento di +0,9 punti percentuali rispetto al secondo trimestre del 2012. Considerando i primi due trimestri 2013 nel complesso, il confronto con il 2012 è meno evidente: il rapporto tra indebitamento netto e PIL è stato del 4,1%, pari a -0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Posted on: Mon, 02 Dec 2013 14:01:44 +0000

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