STORIA DELLA CHIESA Medioevale Medioevo: fine del IV - TopicsExpress



          

STORIA DELLA CHIESA Medioevale Medioevo: fine del IV secolo I Goti nel II/III secolo si insediano sul Mar Nero e a partire dal III secolo si spingono verso i confini dell’Impero romano. Si dividono in varie popolazioni i Piccoli Goti, i più numerosi, che di stabiliscono nell’odierna Bulgaria; i Visigoti, i Goti dell’Ovest, e gli Ostrogoti, i Goti dell’Est. Costantino strinse con buona parte dei Goti un foedus. Vennero cristianizzati da ignoti missionari e ci furono delle persecuzioni fra di loro. Un loro vescovo, Teofilo, fu presente al Concilio di Nicea (325). Il loro “capo spirituale” fu il vescovo Ulfila o Wulfila (+ 383) che era di credo omeo, cioè riteneva Gesù simile al Padre (da Ömoioj). Cresciuto alla corte di Costanzo II e ordinato vescovo nel 336 (o forse solo nel 341), tradusse in goto la Bibbia, formando una liturgia e un ordinamento ecclesiastico goto. Si creò, così, un autonomia dall’Impero, anche sotto Teodosio I, che cercava di imporre l’uniformità. L’espansione visigota cozzò contro i Franchi; i Visigoti ripiegarono verso la Spagna. La conversione al cattolicesimo avvenne grazie a Ermenegildo (+ 576), che sposa la principessa franca Ingunde, e a Reccaredo (+ 601), che portarono alla conversione di tutti i Visigoti. L’arcivescovo di Toledo, civitas regia, era il capo della Chiesa visigota, che aveva la caratteristica di essere una chiesa statale/nazionale. I concili venivano convocati dal re. Questa struttura ecclesiastica fino al 711, quando arrivano gli Arabi in Spagna. Un’altra popolazione barbarica, gli Svevi (o Suebi), si stanziarono nel 409 in Galazia. Alla metà del V secolo divennero cattolici, ma la predicazione ariana li conquistò; sotto il re Chararico si riconvertirono al cattolicesimo, grazie anche alla predicazione del monaco Martino di Dumio, che divenne vescovo di Braga (561-580). Sotto il regno del re visigoto Leovigildo (568-576) furono annessi al regno visigoto. Arianesimo Assoluta trascendenza, immutabilità e inalterabilità di Dio. Separazione tra Dio-Padre e Dio-Figlio. Vero Dio è solo il Padre ingenerato, il Figlio appartiene alle creature e non sarebbe eterno: «Ci fu un tempo in cui egli [il Logos] non era». Al massimo egli potrebbe essere detto solo in senso figurato come generato da Dio; egli sarebbe stato creato dal Padre dal nulla prima dei tempi, ma sarebbe stato tuttavia la prima e la prediletta fra tutte le creature, definito dal Padre come Figlio. In quanto creato per primo, egli è intermediario e strumento (Ôrganon) di Dio, assolutamente trascendente, nell’opera della creazione. I BURGUNDI Popolazione appartenente ai germani orientali, si erano insediati si erano insediati all’inizio del V secolo nella regione compresa tra il medio Reno, il Neckar e il Meno (Worms). Dopo varie sconfitte subite dagli Unni negli anno 435 e 437, ripiegarono verso sud-ovest e vennero insediati da Ezio come federati nel territorio tra il Giura, il rodano e i Vosgi. Essi avevano accettato il cristianesimo ariano dai Visigoti. Nella loro nuova patria a partire dal 500 in poi, sotto il re Sigismondo (+523) iniziò la loro conversione al cattolicesimo, grazie ai contatti con l’aristocrazia gallo-romana e con l’episcopato cattolico. Nel 534 caddero sotto il dominio franco. I VANDALI Si erano spostati nella loro migrazione da oriente verso la Gallia e la Spagna dove fondano un regno (411). Sotto Genserico (428-477) invaderanno l’Africa settentrionale (429). All’inizio saranno foderati. Successivamente si sposteranno in v arie direzioni e nel 422venne riconosciuto come re indipendente su Nordafrica, Sicilia, Corsica, Sardegna e sulle Baleari. Nel 533 le truppe bizantine riconquistarono il Nordafrica, ponendolo nuovamente sotto la giurisdizione di Giustiniano. Erano anch’essi ariani. Il re era il capo supremo, anche nelle questioni religiose. Non avevano nessun rapporto con gli altri barbari ariani, ma, a differenza degli altri, cercavano di imporre con la forza la loro confessione a tutti i cattolici, impotenti militarmente, ma superiori culturalmente. Riuscirono a distruggere l’organizzazione ecclesiastica cattolica, scoraggiandone e impedendone la vita religiosa, uccidendo o esiliando i cattolici. Durante la fase di conquista si assistette a persecuzioni: i vescovi furono esiliati o uccisi, e la stessa sorte fu riservata ai nobili che non volevano abbandonare il cattolicesimo. La chiese all’interno delle città furono profanate o assegnate al culto ariano; solo le chiese poste nelle campagne rimasero cattoliche. Nel 442 Valentiniano III, per cercare di placare i Vandali, cedette alcuni territori nordafricani. Il profondo odio per Roma e la sua civiltà si manifestò quando nel 455 arrivarono a Roma e la saccheggiarono. Solo papa Leone I riuscì a mediare ed a impedire che la popolazione venisse sterminata e la città rasa al suolo. Re Unerico (477-484) ammorbidì la politica anticattolica e permise nel 481 l’elezione del vescovo Eugenio di Cartagine, ma, grazie anche all’esemplarietà del vescovo, nel 483 il clero vandalo riuscì a convincere il sovrano ad una nuova persecuzione: circa 5.000 cattolici furono esiliati nel deserto. L’imperatore Zenone nel febbraio 484 condusse un colloquio religioso, che però non portò alla pacificazione, ma nuove persecuzioni: le precedenti leggi contro gli eretici vennero riattivate (esili, confisca dei bene, chiusura delle chiese, proibizione della liturgia cattolica, deportazione nelle miniere e pena di morte). Sotto il re Guntamondo (484-496) si ebbe un ritorno ad una certa pace e tolleranza dei cattolici: gli esuli poterono rientrare e si poté rioffociare la liturgia cattolica. Il fratello Trasamondo (496-523) riprese le persecuzioni, mentre Ilderico (532-530) si mostrò tollerante, mentre le ultime persecuzioni si ebbero sotto il regno di Gelimero (530-534). Sotto il dominio bizantino nel 534 si tenne un sinodo a Cartagine, in cui si decise di reprimere ogni confessione che non fosse cattolica. 378 i Tervingi di Fritigerno e gli Ostrogoti di Alateo e di Safrace sconfiggono i Romani ad Adrianopoli. 382 Teodosio I propone un foedus (patto) che porta molti barbari a diventare generali romani: Stilicone (395-408); Ezio (429-454). 455 Morte di Valentiniano III: da qui in poi gli imperatori diventano marionette nelle mani dei capi barbari. 476 Odoacre depone Romolo Augustolo. 28 giugno 482 Zenone (476-491) e il patriarca di Costantinopoli, Acacio, emanano l’Henotikon (Editto di unione). Pur accettando il simbolo di Nicea (325), ratificato a Costantinopoli (381) e da Efeso (431), accetta alcune proposizioni che garantivano i monofisiti. Pur insistendo sull’unità di Cristo, l’incarnazione di una delle Persone della Trinità non distrugge la trinità delle persone, né l’unità del Figlio. È un testo che ambiguo che, ed esempio evita di parlare di una o due nature. L’ambiguità delle proposizioni porta ad ulteriori spaccature. Papa Felice II (III) si oppone all’editto e scomunica imperatore e patriarca (luglio 484): la Chiesa occidentale e quella orientale si separano e si ha lo scisma acaciano (484-519). 487 Un accordo stipulato fra Zenone e Teoderico prevedeva che Teoderico soppiantasse Odoacre e regnasse in Italia in nome dell’imperatore di Costantinopoli. Gli Ostrogoti erano ariani. 489 Teoderico entra in Italia, salutato come trionfatore e restauratore della romanità 490 il senato di Roma, compresa la supremazia di Teoderico, invia Flavio Festo e una delegazione di senatori per sollecitare Zenone a riconoscere il regno ostrogoto, ma la missione fallì, perché l’imperatore cercava di sabotare l’ascesa di Teoderico, sobillando contro di lui Vandali e Rugi e inviando navi a Ravenna in soccorso di Odoacre lì asserragliato. 506 Odoacre è sconfitto nella cosiddetta «battaglia dei corvi» nei pressi di Ravenna. Da questo momento Teoderico estese il suo potere su Italia, Sicilia, Dalmazia, Pannonia, Norico, Rezia e Provenza. Fu tollerante con i cattolici. Stabilì la capitale a Ravenna. Era un sincero e profondo ammiratore della civiltà romana e questo lo trattenne dal “goticizzare” i suoi domini. I romani, perciò, furono contenti di collaborare con lui. Si circondò di personalità di spicco come Cassiodoro e Boezio. Infatti dopo la sconfitta e l’uccisione di Odoacre a Ravenna fece sterminare solamente i seguaci barbari del rivale, salvando i suoi seguaci romani, tanto che uno di loro fu nominato prefetto del pretorio d’Italia e di presidente per l’assegnazione delle terre a goti. Inoltre, tutte le cariche civili e militari, tenute in precedenza dai romani furono rispettate; la burocrazia e le leggi romane furono mantenute; il senato romano fu oggetto di ogni riguardo, anche se subì un’infiltrazione di elementi fedeli a Teoderico; perfino la spartizione delle terre, nelle misura di un terzo, sembra avvenisse con il pieno gradimento dei proprietari spogliati, che in cambio avevano la garanzia dei due terzi rimasti. Tolleranza sul piano religioso. Il suo programma dichiarato era la pace e l’intesa con romanio e cattolici, apparire come colui che restaura e valorizza una tradizione già esistente, non che impone novità intollerabili (ad esempio: quando nel 500 si reca a Roma rende omaggio alla tomba di Pietro e si dichiara felice di vivere sotto il diritto romano). Verso la Chiesa e l’aristocrazia si comportò sempre in modo da onorarne e utilizzarne, a vantaggio del regno, gli elementi più potenti e rappresentativi; si mantenne il più possibile lontano dalle rivalità locali per preoccuparsi dell’interesse del regno. Sul piano economico stimolò la produttività delle campagne; curò l’imposizione di un prezzo equo per le derrate, ma senza troppo incidere sui profitti dei possessores-negotiatores (i proprietari terrieri che monopolizzavano lo smercio delle derrate); concesse sgravi fiscali a zone depresse; sostenne la circolazione monetaria; lottò per la continuità della vita cittadina contro la galoppante tendenza verso la ruralizzazione dell’economia e della società. Il suo progetto era quello di costruire un grande stato che comprendesse tutti i territori dell’ex Impero romano d’Occidente con l’innesto di tutte le popolazioni barbare in esso stanziate: il tutto sotto l’egemonia di Teoderico e dei Goti. Impiantò una fitta rete di contatti amichevoli e patti con Eruli, Varni, Turingi, Almanni e Gepidi; ricevette alla sua corte vari principi della più lontana provenienza (anche dalla Scandinavia); combinò vari matrimoni politici. Gettava le basi per una riunificazione dell’Occidente sotto l’egida gotica. Ma l’aristocrazia e la Chiesa cattolica appoggiano Teoderico solo fino a quando le garantisce contro le ambizioni restauratrici dell’Impero d’Oriente. I Franchi resistono fieramente allo sforzo gotico di aggregare tutti i popoli barbari d’Occidente. Per fremerne l’espansionismo, Teoderico si vide costretto ad attaccare per primo Burgundi e Visigoti, incamerandone il regno. Ma questo grande successo politi e militare ebbe un effetto disastroso: il senato si sentì scavalcato nell’esercizio del potere, i latifondisti, richiesti di approvvigionare l’esercito gotico a prezzi forzosi, resistettero alle sollecitazioni del governo e accentuarono il loro assenteismo sul mercato. Allo sfaldamento degli appoggi interni si accompagnò anche la crisi nei rapporti con gli altri popoli barbari, che si voltarono contro Teoderico sia per timore del crescente espansionismo goto, sia perché istigati da Costantinopoli. La reazione di Teoderico fu prudente all’esterno con le varie genti barbare, ma spietatissima all’interno. Senato e Chiesa furono colpiti inesorabilmente: Simmaco, capo del senato, e suo genero Boezio, magister officiorum, furono condannati a morte e giustiziati. 498 Dopo la morte di papa Anastasio II (22 novembre 498) si riuniscono due gruppi uno a santa Maria Maggiore, che elegge Lorenzo (498-505), filobizantino, e l’altro il Laterano, che elegge Simmaco (498-514). I due partiti decidono di rivolgersi a Teoderico. È vero che in questa situazione la Chiesa di Roma non ha alcuna possibilità di appello, perché le altre sedi patriarcali, Costantinopoli, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme, non sono in comunione con Roma, essendosi schierate con Acacio; anche l’imperatore è scismatico agli occhi di Roma e non c’è nessuna autorità ecclesiastica superiore che possa giudicare il papa. Rivolgendosi al re goto, i chierici romani fanno ricorso al potere secolare in quanto garante dell’ordine e del rispetto di una legge ritenuta comune. Teoderico si limita ad enunciare la regola, e ricorda che il candidato che è stato eletto per primo e dalla maggior parte del clero è il papa legittimo, sentenza questa favorevole a Simmaco. 1 marzo 499 Simmaco convoca a Roma un concilio dei suoi suffraganei, che legifera sulle modalità della successione pontificia per mettere fine ai rischi di scisma, e che consacra la sua vittoria. 500 Teoderico si reca a Roma e l’autorità di Simmaco non sembra più contestata. I sostenitori di Lorenzo, approfittando del fatto che Simmaco ha adottato un computo in disuso da molto tempo per la Pasqua del 501 (7 aprile, secondo questo computo; 14 aprile, secondo il tradizionale alessandrini), lo denunciano al re, che lo convoca a Ravenna. Mentre è in viaggio, i suoi avversari aggiungono anche le accusa di concussione e di costumi scandalosi, accusa che già per diversi mesi circolavano a Roma. Durante il viaggio, spaventato dal complotto, Simmaco rientra velocemente a Roma e si rifugia in San Pietro. 501 (ottobre) Teoderico indispettito per la sua fuga, che i partigiani di Lorenzo interpretano come un ammissione di colpevolezza, convoca un sinodo a Roma per chiarire le questioni giuridiche e designare un visitatore per garantire la celebrazione della Pasqua dell’anno successivo a Roma. Il visitatore è il vescovo Pietro d’Altino, che si reca a Roma e celebra la Pasqua e assicura la gestione del patrimonio romano. Non incontra Simmaco. 502 Nella basilica Iulia (Santa Maria in Trastevere) si apre la prima sessione del sinodo ed è dedicata al riesame del principio stesso del sinodo. Simmaco accetta il giudizio dei vescovi, ma pone una condizione: il visitatore deve essere escluso e il controllo dei beni deve tornare al vescovo legittimo. I Padri sottopongono la richiesta al re che le respinge. La seconda sessione avviene al palazzo delle riunioni nei pressi della basilica di Santa Croce di Gerusalemme per decidere circa le accuse. Simmaco decide di partecipare e organizza una specie dei manifestazione a suo favore, facendosi scortare da una folla che doveva mostrare che il popolo era con lui. Il corteo viene attaccato dai sostenitori di Lorenzo e scoppia una sommossa nella quale muoiono molti chierici favorevoli a Simmaco; il papa decide di rientrare a San Pietro. Saputo dell’accaduto, i Padri lasciano il luogo del sinodo senza aver preso nessuna decisione. Teoderico convoca nuovamente il sinodo per il 1° settembre e garantisce la protezione delle sue truppe. La terza sessione non risolve le questioni: infatti i vescovi si limitano a redigere una relatio in cui ricordano gli avvenimenti precedenti e chiedono al re di essere esentati dal giudicare Simmaco. Teoderico, non soddisfatto, convoca una nuova sessione il 23 ottobre. I Padri adottano una sinodale in cui si dice che le accuse mosse contro il papa non possono essere provate in assenza dell’accusato, quindi quest’ultimo viene assolti in contumacia. Il principio che guida i vescovi è che i vescovi non possono giudicare il papa, anche se riuniti in sinodo o concilio. Il suo giudizio viene rimesso a Dio e, sulla terra, viene ristabilito nei suoi diritti. Questa sinodale non è firmata dai vescovi della Venetia et Histria, che hanno disapprovato la decisione del sinodo; inoltre, almeno il vescovo di Aquileia rifiuta i sottomettervisi. Il 6 novembre Simmaco riunisce un sinodo, in cui si regola di nuovo la gestione dei beni della Chiesa e priva i donatori laici di ogni controllo sull’utilizzo dei beni da loro donati. Ma la cosa più importante è che, per il fatto stesso che si tiene, segna la vittoria di Simmaco. I disordini continuano sporadicamente a Roma, fino a quando il diacono Dioscoro ottiene da Teoderico, sempre restio ad intervenire direttamente, un rescritto col quale ordina ai partigiani di Lorenzo, in particolare al loro capo, il senatore Flavio Festo, di cessare le loro manovre. Lo scisma finisce quando muore Lorenzo.
Posted on: Tue, 22 Oct 2013 19:33:40 +0000

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