STREET VIEW DEI SENTIERI MILANO - Quando hanno deciso di sfidare - TopicsExpress



          

STREET VIEW DEI SENTIERI MILANO - Quando hanno deciso di sfidare Google non avevano idea di quello che stavano per fare. Letteralmente: le informazioni le hanno cercate online. Eppure Fabio Zaffagnini e Gabriele Garavini con il loro sito trailmeup sono riusciti a battere sul tempo il colosso di Mountain View. Fabio è un geologo marino di 37 anni con una passione: i viaggi e camminare. «Due anni fa, di ritorno da un trekking in Patagonia, ho pensato che sarebbe stato bello estendere il concetto dello street view ai posti raggiungibili solo a piedi», racconta. «Ho visto che non c’era niente di simile in rete e ho contattato Gabriele, che è un informatico, per provare a farlo noi. Solo che all’inizio non avevamo nessun tipo di competenza e abbiamo cominciato a chiedere in giro: nei forum di tutto il mondo, sui blog, agli amici». In un’estate, lavorando nel tempo libero, di notte o il fine settimana, hanno costruito lo strumento fondamentale per Trail me up: un sistema per acquisire foto panoramiche montato su uno zaino. «È composto da 5 macchine fotografiche compatte, sincronizzate insieme. Le abbiamo aperte e abbiamo fatto delle micro-saldature per modificarle. La prima l’abbiamo bruciata: seguivamo le istruzioni su internet e non eravamo tanto bravi», spiega Fabio. Hanno installato le macchine fotografiche su un supporto di metallo e lo hanno montato su un normalissimo zaino da trekking. Così è nato il “trespolo”, come lo chiamano affettuosamente: serve a catturare le immagini a 360 gradi con cui ricostruire il percorso di sentieri e ambienti naturali, esattamente come lo Street View di Google fa con le strade e le città. La persona che lo indossa scatta foto panoramiche ogni 20-30 metri e aziona l’apparecchio con un comando in modo da poter scegliere i punti più interessanti. Il primo test è stato sul Gran Sasso: «È andato abbastanza bene, se non fosse che a cinque minuti della vetta ha iniziato a piovere e siamo dovuti tornare indietro», dice ridendo Fabio. «In più il mio socio Gabriele si è rotto un ginocchio…». Con l’arrivo dell’autunno hanno deciso di approfittare delle vacanze per continuare a testare il prototipo in posti in cui il tempo fosse più clemente, e hanno "mappato" alcuni percorsi nei parchi americani: Yosemite, Bryce, Zion, Vermilion Cliffs. «Quando ci vedevano in giro con il trespolo sulla schiena, gli americani impazzivano: facevano foto, domande, ci davano pacche sulle spalle, chiedevano di scambiarci le mail. Erano esaltatissimi e anche noi siamo tornati a casa carichi come molle». Con in più la consapevolezza che dovevano sbrigarsi: in uno dei parchi avevano incontrato un ragazzino che gli aveva chiesto se erano di Google. E aveva spiegato che anche il motore di ricerca aveva intenzione di mappare i parchi naturali: lui lo sapeva perché il padre era un alto dirigente dell’azienda. Trail me Up in azione Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto A 7 persone piace questo contenutoA 2 persone non piace questo contenuto 12Invia contenuto via mail Link: Allora Fabio e Gabriele hanno deciso di depositare un brevetto temporaneo negli Usa: il loro principale concorrente era lì ed erano americani anche i primi sentieri che avrebbero pubblicato. Ma soprattutto – e questo dice qualcosa delle (ridotte) possibilità di fare innovazione nel nostro Paese – negli Stati Uniti è possibile depositare dei brevetti temporanei a un costo molto ridotto: le pratiche sono semplici, la patente dura un anno e non richiede un percorso di validazione dall’ufficio brevetti. Fabio e Gabriele però non avevano ancora sviluppato il software di Trail me up: «Ma sapevamo che era la cosa più facile da fare». Dopo un inverno dedicato a creare sito e programma, il 25 febbraio 2012 hanno pubblicato online il primo sentiero foto-mappato dello Yosemite. E sono riusciti a superare Google: il motore di ricerca ha pubblicato le prime street view dell’Amazonia, fotografate grazie a un sistema di acquisizione montato sulle barche a fine marzo 2012. E ha presentato degli zaini per mappare i sentieri a piedi solo nell’ottobre di quell’anno, ben otto mesi dopo Fabio e Gabriele. I due amici bolognesi intanto non si sono fermati e hanno deciso di aggiungere dei contenuti multimediali ai tour virtuali, che altrimenti – dice Fabio – sarebbero stati “noiosi”. Quando su Trail me up ci sono panoramiche particolarmente interessanti, compariranno testi, file audio o video, o immagini aggiuntive che spieghino cosa è inquadrato: «Così lo street view diventa una sorta di documentario interattivo». Anche per produrre i contenuti, però, hanno dovuto ingegnarsi. Fabio ha usato la sua esperienza lavorativa e ha deciso di rivolgersi alle università. Ha contatto due professori anglosassoni, il geologo e teorico della tettonica a placche John Sclater, e l’antropologo di Oxford David Turton, ha spiegato loro il progetto e i due hanno accettato di collaborare gratuitamente: il primo per i parchi americani, il secondo per fornire informazioni su alcune popolazioni tanzanesi ed etiopi i cui villaggi i ragazzi hanno mappato nell’estate del 2012, collaborando con una Ong di Bologna, la Cefa. L’ultimo passo è arrivato ancora una volta grazie alla rete: a ottobre dell’anno scorso scadeva il brevetto temporaneo e trasformarlo in una patente definitiva costava intorno ai quattromila euro. Fabio e Gabriele, però, avevano pagato i viaggi ed erano rimasti senza soldi. Allora hanno deciso di fare crowdfunding tramite Eppela, un sito in cui si presentano progetti e si chiede agli utenti delle micro-donazioni per finanziarli. In pochi mesi hanno raccolto 4.200 euro, più dei 3.500 euro che avevano chiesto. «A quel punto abbiamo iniziato a crederci» e hanno deciso di partecipare a dei bandi pubblici. A dicembre hanno ottenuto 48 mila euro dalla Regione Emilia Romagna in borse di studio, consulenze e viaggi all’estero (grazie al programma Spinner) e subito dopo hanno vinto il concorso di Changemakers for Expo 2015 (finanziato da Expo e Telecom), a Milano, che ha messo loro a disposizione per due mesi un acceleratore d’impresa (un gruppo di consulenti che aiuta a trasformare un progetto in un’azienda). Ora Trail me up è una società che dà lavoro a sei persone. Fabio e Gabriele hanno deciso di estendere il servizio anche alle aziende che vogliono promuovere i loro spazi. Ma soprattutto hanno avviato una campagna di reclutamento volontari per mappare tutti i sentieri delle montagne italiane. «Stiamo cercando di trovare fondi per costruire decine e decine di zaini che vorremmo dare gratis ai camminatori d’Italia. Abbiamo scoperto che non vedono l’ora di mettere online le loro montagne: abbiamo già 250 richieste e ne arrivano tutti i giorni », spiega Fabio. «Ci permetterebbe di informatizzare un patrimonio di storie e informazioni impareggiabile, che può servire a chi vuole vedere un posto in cui non potrà andare mai, ma anche ai turisti. Un tedesco che vuole organizzare un viaggio, per esempio, può guardare prima la meta e decidere in anticipo il suo itinerario». Le applicazioni sono infinite, dalle montagne alle spiagge. Tra un mese circa sarà pronto anche il nuovo prototipo di zaino “ingegnerizzato” pensato per essere realizzato in serie: «Stavolta per realizzarlo ci siamo rivolti a un gruppo di ingegneri e progettisti», dice Fabio. Il gioco è diventato serio e le istruzioni online non bastano più.
Posted on: Fri, 21 Jun 2013 07:58:54 +0000

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