Se dovesse mai venire il tempo in cui uomini vanesi e - TopicsExpress



          

Se dovesse mai venire il tempo in cui uomini vanesi e arrampicatori siederanno sugli alti scranni del governo, allora il nostro paese avrà bisogno dei suoi più competenti patrioti per evitare la rovina” – Samuel Adams. Ritenendo ancora attuale la chiamata di Don Sturzo “ai liberi ed ai forti”, coscienti della particolare situazione storico-politica che attraversa il Paese e consapevoli del fatto che l’ITALIA è la nostra meravigliosa casa comune che merita di vedersi ripristinato un rango di prestigio e credibilità internazionale ed interna, ci riuniamo oggi, da donne e uomini liberi ed animati da volontà di rompere gli ingessati ed inaccessibili schemi dell’attuale consuetudine politica, intorno a questo Documento Programmatico che rappresenta la piattaforma d’ispirazione del Movimento per la Nuova Repubblica. Cosa vogliamo fare? Vogliamo formare donne e uomini che si PRESTINO ( in tutta la provvisorietà di questo predicato) alla politica per puro spirito di servizio, con competenza e sobrietà, sospinti da una nuova idea valoriale e culturale, convinti che rappresentare i propri concittadini nelle istituzioni sia un onore temporaneo e non certo un traguardo materiale ed incedibile. Come ci proponiamo di farlo? Semplicemente ripartendo dalla base, con una spinta che muove dal basso, dal territorio che si riconosce in una tradizione di ottima amministrazione locale ma anche da una nutrita schiera di patrioti che per troppo tempo hanno conferito una delega in bianco ad una anacronistica “classe politica” e che finalmente si ritengono pronti alla missione di riscrivere il rapporto tra Stato e cittadini: non più sudditi ma elementi organici ad una crescita collettiva. Per ottenere tutto questo bisognerà passare dalla riscoperta di autori politici da troppo tempo tenuti lontani dalla vulgata ( es. Von Humboldt per il quale la libertà è l’essenza dell’uomo) o leggendo e rileggendo gli esempi di virtù politica che ci vengono offerti anche se troppo spesso ignorati: al riguardo vanno ricordate le parole di Papa Benedetto XVI pronunciate durante l’incontro con le autorità milanesi durante la visita pastorale del Giugno 2012 “…la libertà non è un privilegio per alcuni ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire…;….la ragione che muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene dei cittadini…”. E se per farlo dovremo studiare qualche concetto poco frequente sul “mercato” politico come le società compassionevoli teorizzate da Carl Kaysen ed intese come tipo di imprese che non guardano esclusivamente ad una spietata massimizzazione del profitto ma si curano anche dello sviluppo armonioso dei propri componenti, tutto ciò ben venga! Dove ci collochiamo? Premettendo che le classificazioni schematiche che ci hanno accompagnato sino al primo decennio del nuovo millennio si mostrano sempre più desuete, più che collocarci al centro di uno scacchiere partitico che rifiutiamo, intendiamo occupare una posizione CENTRALE rispetto alle nuove dinamiche che devono pervadere la politica: rimettiamo al centro del dibattito l’uomo/i programmi/le soluzioni/le iniziative anziché i partiti/i contrassegni elettorali/le ideologie sepolte dalla storia. Quali sono i capisaldi della nostra proposta? Pochi punti ma essenziali! Alcuni di attualità ed immediata fruizione, altri destinati a fungere da orientamento per la linea politica del Movimento nei tempi a venire. In un’Italia che regredisce a vista d’occhio e che talvolta sembra non garantire le basi minime del vivere civile, non è concesso il lusso di disquisire intorno ad aspetti che, per quanto importanti, non siano di importanza primaria. Da questa amara constatazione discende che ci si deve concentrare, in una prima fase improntata all’immediatezza, sulla ricerca di proposte per alcuni punti fondamentali quali: Messa in sicurezza delle funzioni e protezioni essenziali dello Stato a favore del cittadino con un radicale ripensamento delle articolazioni dello Stato finalizzato ad alleggerire l’apparato pubblico per renderlo meno invasivo e più razionale: ciò consentirà la riduzione della burocrazia; •Sforzo di favorire il ritorno alla crescita economica ripristinando il lavoro, razionalizzando e semplificando il fisco, alleggerendo l’apparato pubblico e la conseguente spesa fatta di sprechi che, a loro volta, favoriscono pochi per penalizzare tutti. •Impegno a riformare i più vasti e svariati settori della macchina pubblica, dalla Giustizia ( in primis quella civile che paralizza anche la vita economica) alla Pubblica Amministrazione in senso lato mediante l’introduzione di nuovi rapporti di efficienza affrancando lo Stato dalle ingerenze ed onnicomprensive nomine o indicazioni della politica, la qual cosa permettendo di sbaragliare centri di potere superati dalla storia ed autoreferenziali. •Impulso ( tramite scelta di “direzioni” di avvio di piani industriali e di ricerca) all’impresa privata, che funga da volano per il mercato del lavoro e per l’equamente distribuito benessere sociale, mediante alcuni accorgimenti che passino per esempio dal rinnovato accesso al credito ( verosimilmente propiziando il ritorno delle banche ai loro compiti istituzionali: meno nella finanza e più nell’economia) e dalla possibilità di compensare debiti con crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione; • Obiettivo di razionalizzare e rendere efficienti i costi ed i meccanismi della politica in modo sensato: non proponendo demagogicamente drastiche riduzioni dei compensi ai parlamentari ( chi desidera un cursus honorum inaccessibile alle fasce meno abbienti?) o introduzioni di vincoli di mandato ( la cui assenza è una conquista della democrazia…) bensì mutando il sistema di finanziamento ai partiti ( rendendolo trasparente e spontaneo) ed aprendo una fase di riforme costituzionali che adeguino il sistema rappresentativo alle sfide di un millennio diverso da quello nel quale furono concepite le regole; •Riassetto del debito pubblico che deve essere ridotto attraverso dismissioni da parte dello Stato anziché mediante ulteriori sacrifici addebitati ai cittadini; •Serio impegno ad eliminare gli sprechi della spesa pubblica mediante l’eliminazione di enti inutili; •Progetto di riforma della Giustizia civile, il cui cattivo funzionamento costituisce uno dei più significativi ostacoli agli investimenti ( anche stranieri, da attirare) ed all’evoluzione della vita economica; •Creazione di incentivi per l’iniziativa privata: i giovani devono re imparare a fare impresa ed essere messi in condizione di farlo; deve essere agevolato ( se non ripristinato) l’accesso al credito favorendo il ritorno delle banche ai loro compiti istituzionali ( meno finanza e più economia); deve potersi consentire agli imprenditori l’applicazione del principio di compensazione di debiti/crediti con la Pubblica Amministrazione; •Maggiore coordinamento tra scuola ( da potenziare ed aggiornare nei suoi meccanismi) e mondo del lavoro. Tenendo conto della fase che attraversiamo e della progressiva perdita di competitività del sistema-paese, proponiamo a corollario di quanto sopra un pacchetto di misure di “prima necessità” aggiuntive che facciano parte di un programma da sottoporre agli Italiani e che comprenda l’abolizione dell’IMU sulla prima casa non di lusso, allentamento del patto di stabilità per investimenti fissi, nuovo contratto di lavoro per le piccole e medie imprese, creazione e potenziamento dei distretti produttivi e ricostituzione del debito pubblico nazionale in mani prevalentemente italiane per non continuare ad essere sotto scacco da parte dei “controllori” esteri. Ricordiamo che un documento programmatico non intende essere Vangelo. Nell’era in cui viviamo le mentalità, le esigenze dei singoli e delle collettività sono in continua evoluzione pertanto ogni proposito politico esige che si lavori, prima di ogni altra cosa, per costruire il futuro al quale si deve guardare con predisposizione d’animo flessibile ed adattabile. Accade sempre più spesso che l’insufficienza delle “visioni” programmatiche sia posta impietosamente di fronte a realtà emergenti e complesse mai ipotizzate prima ( citiamo al proposito l’importanza della rete internet cui vogliamo dare seguito anche nello svolgimento delle attività del nostro Centro Studi e del Movimento in generale). Per questi motivi il presente documento programmatico è da ritenersi una direttrice di riferimento rivolta, quasi fosse un appello, a tutti coloro che vi si riconosceranno e la condivideranno. Gli errori accumulati dalle impreparate ed improvvisate classi dirigenti della cosiddetta Seconda Repubblica sono dovuti anche all’inconsapevolezza di come realmente sia fatto il mondo che ci circonda e di come siano originate le crisi che attraversiamo! Infatti ci proponiamo anche di allestire, e mettere a disposizione di chi ne volesse fruire, una mappa completa ed aggiornata della crisi italiana in corso: una crisi etica, di identità nazionale ( cosa significa essere italiani? In che senso siamo europei?), dei partiti, delle autonomie locali e della funzione legislativa e molto altro ancora che conduce ad una rifeudalizzazione di rapporti sociali e politici che verrà combattuta dai nostri patrioti! E quindi, al di là di considerazioni rivolte al presente, cosa proporre agli italiani nel medio e lungo periodo? Cosa prospettare alle generazioni che seguiranno? Come immaginare e, soprattutto, sognare l’Italia del futuro? Innanzitutto si dovrà fare in concreto ciò di cui si parla ma di cui continua a non esservi traccia: che sia la terza o qualsivoglia altro numero di classifica, serve una nuova repubblica; SERVE LA NUOVA REPUBBLICA! Essa dovrà incardinarsi su un nuovo e più equilibrato rapporto tra società civile e classe politica, in base al quale non verrà più fatto un uso improprio della prima e verrà impiegato un sano criterio di integrazione con chi della seconda ha fatto o fa parte con serietà e competenza. Riconoscendo che l’esperienza politica è un valore ed osservando a quali sconquassi può portare un indiscriminato avvento di “dilettanti allo sbaraglio”, riteniamo si debba ripristinare il valore formativo di una nuova scuola di politica, a ciò essendo dedicato il nostro “CENTRO STUDI NUOVA REPUBBLICA” che ha chiara l’esigenza di cui vogliamo essere i più autentici portatori: costruire un’Italia NUOVA, unita nella prospettiva della valorizzazione di ogni diversa cultura, ma anche unita nella percezione di una sola nazione capace di esprimere tutte le potenzialità che nella storia dell’umanità ne hanno fatto un emblema di ricchezze morali, artistiche e culturali che oggi dovranno essere non solo un vanto dal sapore museale ma anche un orientamento verso cui indirizzare parte delle politiche attraverso un IMPEGNO COMUNE di alto profilo, ampio, esteso, informato, incisivo ed azionato da movimenti, associazioni, fondazioni, gruppi, liste civiche, aziende, giovani, donne e uomini che abbiano realmente a cuore le sorti ed il futuro dell’ITALIA. Se dovesse mai venire il tempo in cui uomini vanesi e arrampicatori siederanno sugli alti scranni del governo, allora il nostro paese avrà bisogno dei suoi più competenti patrioti per evitare la rovina” – Samuel Adams. Ritenendo ancora attuale la chiamata di Don Sturzo “ai liberi ed ai forti”, coscienti della particolare situazione storico-politica che attraversa il Paese e consapevoli del fatto che l’ITALIA è la nostra meravigliosa casa comune che merita di vedersi ripristinato un rango di prestigio e credibilità internazionale ed interna, ci riuniamo oggi, da donne e uomini liberi ed animati da volontà di rompere gli ingessati ed inaccessibili schemi dell’attuale consuetudine politica, intorno a questo Documento Programmatico che rappresenta la piattaforma d’ispirazione del Movimento per la Nuova Repubblica. Cosa vogliamo fare? Vogliamo formare donne e uomini che si PRESTINO ( in tutta la provvisorietà di questo predicato) alla politica per puro spirito di servizio, con competenza e sobrietà, sospinti da una nuova idea valoriale e culturale, convinti che rappresentare i propri concittadini nelle istituzioni sia un onore temporaneo e non certo un traguardo materiale ed incedibile. Come ci proponiamo di farlo? Semplicemente ripartendo dalla base, con una spinta che muove dal basso, dal territorio che si riconosce in una tradizione di ottima amministrazione locale ma anche da una nutrita schiera di patrioti che per troppo tempo hanno conferito una delega in bianco ad una anacronistica “classe politica” e che finalmente si ritengono pronti alla missione di riscrivere il rapporto tra Stato e cittadini: non più sudditi ma elementi organici ad una crescita collettiva. Per ottenere tutto questo bisognerà passare dalla riscoperta di autori politici da troppo tempo tenuti lontani dalla vulgata ( es. Von Humboldt per il quale la libertà è l’essenza dell’uomo) o leggendo e rileggendo gli esempi di virtù politica che ci vengono offerti anche se troppo spesso ignorati: al riguardo vanno ricordate le parole di Papa Benedetto XVI pronunciate durante l’incontro con le autorità milanesi durante la visita pastorale del Giugno 2012 “…la libertà non è un privilegio per alcuni ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire…;….la ragione che muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene dei cittadini…”. E se per farlo dovremo studiare qualche concetto poco frequente sul “mercato” politico come le società compassionevoli teorizzate da Carl Kaysen ed intese come tipo di imprese che non guardano esclusivamente ad una spietata massimizzazione del profitto ma si curano anche dello sviluppo armonioso dei propri componenti, tutto ciò ben venga! Dove ci collochiamo? Premettendo che le classificazioni schematiche che ci hanno accompagnato sino al primo decennio del nuovo millennio si mostrano sempre più desuete, più che collocarci al centro di uno scacchiere partitico che rifiutiamo, intendiamo occupare una posizione CENTRALE rispetto alle nuove dinamiche che devono pervadere la politica: rimettiamo al centro del dibattito l’uomo/i programmi/le soluzioni/le iniziative anziché i partiti/i contrassegni elettorali/le ideologie sepolte dalla storia. Quali sono i capisaldi della nostra proposta? Pochi punti ma essenziali! Alcuni di attualità ed immediata fruizione, altri destinati a fungere da orientamento per la linea politica del Movimento nei tempi a venire. In un’Italia che regredisce a vista d’occhio e che talvolta sembra non garantire le basi minime del vivere civile, non è concesso il lusso di disquisire intorno ad aspetti che, per quanto importanti, non siano di importanza primaria. Da questa amara constatazione discende che ci si deve concentrare, in una prima fase improntata all’immediatezza, sulla ricerca di proposte per alcuni punti fondamentali quali: Messa in sicurezza delle funzioni e protezioni essenziali dello Stato a favore del cittadino con un radicale ripensamento delle articolazioni dello Stato finalizzato ad alleggerire l’apparato pubblico per renderlo meno invasivo e più razionale: ciò consentirà la riduzione della burocrazia; •Sforzo di favorire il ritorno alla crescita economica ripristinando il lavoro, razionalizzando e semplificando il fisco, alleggerendo l’apparato pubblico e la conseguente spesa fatta di sprechi che, a loro volta, favoriscono pochi per penalizzare tutti. •Impegno a riformare i più vasti e svariati settori della macchina pubblica, dalla Giustizia ( in primis quella civile che paralizza anche la vita economica) alla Pubblica Amministrazione in senso lato mediante l’introduzione di nuovi rapporti di efficienza affrancando lo Stato dalle ingerenze ed onnicomprensive nomine o indicazioni della politica, la qual cosa permettendo di sbaragliare centri di potere superati dalla storia ed autoreferenziali. •Impulso ( tramite scelta di “direzioni” di avvio di piani industriali e di ricerca) all’impresa privata, che funga da volano per il mercato del lavoro e per l’equamente distribuito benessere sociale, mediante alcuni accorgimenti che passino per esempio dal rinnovato accesso al credito ( verosimilmente propiziando il ritorno delle banche ai loro compiti istituzionali: meno nella finanza e più nell’economia) e dalla possibilità di compensare debiti con crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione; • Obiettivo di razionalizzare e rendere efficienti i costi ed i meccanismi della politica in modo sensato: non proponendo demagogicamente drastiche riduzioni dei compensi ai parlamentari ( chi desidera un cursus honorum inaccessibile alle fasce meno abbienti?) o introduzioni di vincoli di mandato ( la cui assenza è una conquista della democrazia…) bensì mutando il sistema di finanziamento ai partiti ( rendendolo trasparente e spontaneo) ed aprendo una fase di riforme costituzionali che adeguino il sistema rappresentativo alle sfide di un millennio diverso da quello nel quale furono concepite le regole; •Riassetto del debito pubblico che deve essere ridotto attraverso dismissioni da parte dello Stato anziché mediante ulteriori sacrifici addebitati ai cittadini; •Serio impegno ad eliminare gli sprechi della spesa pubblica mediante l’eliminazione di enti inutili; •Progetto di riforma della Giustizia civile, il cui cattivo funzionamento costituisce uno dei più significativi ostacoli agli investimenti ( anche stranieri, da attirare) ed all’evoluzione della vita economica; •Creazione di incentivi per l’iniziativa privata: i giovani devono re imparare a fare impresa ed essere messi in condizione di farlo; deve essere agevolato ( se non ripristinato) l’accesso al credito favorendo il ritorno delle banche ai loro compiti istituzionali ( meno finanza e più economia); deve potersi consentire agli imprenditori l’applicazione del principio di compensazione di debiti/crediti con la Pubblica Amministrazione; •Maggiore coordinamento tra scuola ( da potenziare ed aggiornare nei suoi meccanismi) e mondo del lavoro. Tenendo conto della fase che attraversiamo e della progressiva perdita di competitività del sistema-paese, proponiamo a corollario di quanto sopra un pacchetto di misure di “prima necessità” aggiuntive che facciano parte di un programma da sottoporre agli Italiani e che comprenda l’abolizione dell’IMU sulla prima casa non di lusso, allentamento del patto di stabilità per investimenti fissi, nuovo contratto di lavoro per le piccole e medie imprese, creazione e potenziamento dei distretti produttivi e ricostituzione del debito pubblico nazionale in mani prevalentemente italiane per non continuare ad essere sotto scacco da parte dei “controllori” esteri. Ricordiamo che un documento programmatico non intende essere Vangelo. Nell’era in cui viviamo le mentalità, le esigenze dei singoli e delle collettività sono in continua evoluzione pertanto ogni proposito politico esige che si lavori, prima di ogni altra cosa, per costruire il futuro al quale si deve guardare con predisposizione d’animo flessibile ed adattabile. Accade sempre più spesso che l’insufficienza delle “visioni” programmatiche sia posta impietosamente di fronte a realtà emergenti e complesse mai ipotizzate prima ( citiamo al proposito l’importanza della rete internet cui vogliamo dare seguito anche nello svolgimento delle attività del nostro Centro Studi e del Movimento in generale). Per questi motivi il presente documento programmatico è da ritenersi una direttrice di riferimento rivolta, quasi fosse un appello, a tutti coloro che vi si riconosceranno e la condivideranno. Gli errori accumulati dalle impreparate ed improvvisate classi dirigenti della cosiddetta Seconda Repubblica sono dovuti anche all’inconsapevolezza di come realmente sia fatto il mondo che ci circonda e di come siano originate le crisi che attraversiamo! Infatti ci proponiamo anche di allestire, e mettere a disposizione di chi ne volesse fruire, una mappa completa ed aggiornata della crisi italiana in corso: una crisi etica, di identità nazionale ( cosa significa essere italiani? In che senso siamo europei?), dei partiti, delle autonomie locali e della funzione legislativa e molto altro ancora che conduce ad una rifeudalizzazione di rapporti sociali e politici che verrà combattuta dai nostri patrioti! E quindi, al di là di considerazioni rivolte al presente, cosa proporre agli italiani nel medio e lungo periodo? Cosa prospettare alle generazioni che seguiranno? Come immaginare e, soprattutto, sognare l’Italia del futuro? Innanzitutto si dovrà fare in concreto ciò di cui si parla ma di cui continua a non esservi traccia: che sia la terza o qualsivoglia altro numero di classifica, serve una nuova repubblica; SERVE LA NUOVA REPUBBLICA! Essa dovrà incardinarsi su un nuovo e più equilibrato rapporto tra società civile e classe politica, in base al quale non verrà più fatto un uso improprio della prima e verrà impiegato un sano criterio di integrazione con chi della seconda ha fatto o fa parte con serietà e competenza. Riconoscendo che l’esperienza politica è un valore ed osservando a quali sconquassi può portare un indiscriminato avvento di “dilettanti allo sbaraglio”, riteniamo si debba ripristinare il valore formativo di una nuova scuola di politica, a ciò essendo dedicato il nostro “CENTRO STUDI NUOVA REPUBBLICA” che ha chiara l’esigenza di cui vogliamo essere i più autentici portatori: costruire un’Italia NUOVA, unita nella prospettiva della valorizzazione di ogni diversa cultura, ma anche unita nella percezione di una sola nazione capace di esprimere tutte le potenzialità che nella storia dell’umanità ne hanno fatto un emblema di ricchezze morali, artistiche e culturali che oggi dovranno essere non solo un vanto dal sapore museale ma anche un orientamento verso cui indirizzare parte delle politiche attraverso un IMPEGNO COMUNE di alto profilo, ampio, esteso, informato, incisivo ed azionato da movimenti, associazioni, fondazioni, gruppi, liste civiche, aziende, giovani, donne e uomini che abbiano realmente a cuore le sorti ed il futuro dell’ITALIA. Se dovesse mai venire il tempo in cui uomini vanesi e arrampicatori siederanno sugli alti scranni del governo, allora il nostro paese avrà bisogno dei suoi più competenti patrioti per evitare la rovina” – Samuel Adams. Ritenendo ancora attuale la chiamata di Don Sturzo “ai liberi ed ai forti”, coscienti della particolare situazione storico-politica che attraversa il Paese e consapevoli del fatto che l’ITALIA è la nostra meravigliosa casa comune che merita di vedersi ripristinato un rango di prestigio e credibilità internazionale ed interna, ci riuniamo oggi, da donne e uomini liberi ed animati da volontà di rompere gli ingessati ed inaccessibili schemi dell’attuale consuetudine politica, intorno a questo Documento Programmatico che rappresenta la piattaforma d’ispirazione del Movimento per la Nuova Repubblica. Cosa vogliamo fare? Vogliamo formare donne e uomini che si PRESTINO ( in tutta la provvisorietà di questo predicato) alla politica per puro spirito di servizio, con competenza e sobrietà, sospinti da una nuova idea valoriale e culturale, convinti che rappresentare i propri concittadini nelle istituzioni sia un onore temporaneo e non certo un traguardo materiale ed incedibile. Come ci proponiamo di farlo? Semplicemente ripartendo dalla base, con una spinta che muove dal basso, dal territorio che si riconosce in una tradizione di ottima amministrazione locale ma anche da una nutrita schiera di patrioti che per troppo tempo hanno conferito una delega in bianco ad una anacronistica “classe politica” e che finalmente si ritengono pronti alla missione di riscrivere il rapporto tra Stato e cittadini: non più sudditi ma elementi organici ad una crescita collettiva. Per ottenere tutto questo bisognerà passare dalla riscoperta di autori politici da troppo tempo tenuti lontani dalla vulgata ( es. Von Humboldt per il quale la libertà è l’essenza dell’uomo) o leggendo e rileggendo gli esempi di virtù politica che ci vengono offerti anche se troppo spesso ignorati: al riguardo vanno ricordate le parole di Papa Benedetto XVI pronunciate durante l’incontro con le autorità milanesi durante la visita pastorale del Giugno 2012 “…la libertà non è un privilegio per alcuni ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire…;….la ragione che muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene dei cittadini…”. E se per farlo dovremo studiare qualche concetto poco frequente sul “mercato” politico come le società compassionevoli teorizzate da Carl Kaysen ed intese come tipo di imprese che non guardano esclusivamente ad una spietata massimizzazione del profitto ma si curano anche dello sviluppo armonioso dei propri componenti, tutto ciò ben venga! Dove ci collochiamo? Premettendo che le classificazioni schematiche che ci hanno accompagnato sino al primo decennio del nuovo millennio si mostrano sempre più desuete, più che collocarci al centro di uno scacchiere partitico che rifiutiamo, intendiamo occupare una posizione CENTRALE rispetto alle nuove dinamiche che devono pervadere la politica: rimettiamo al centro del dibattito l’uomo/i programmi/le soluzioni/le iniziative anziché i partiti/i contrassegni elettorali/le ideologie sepolte dalla storia. Quali sono i capisaldi della nostra proposta? Pochi punti ma essenziali! Alcuni di attualità ed immediata fruizione, altri destinati a fungere da orientamento per la linea politica del Movimento nei tempi a venire. In un’Italia che regredisce a vista d’occhio e che talvolta sembra non garantire le basi minime del vivere civile, non è concesso il lusso di disquisire intorno ad aspetti che, per quanto importanti, non siano di importanza primaria. Da questa amara constatazione discende che ci si deve concentrare, in una prima fase improntata all’immediatezza, sulla ricerca di proposte per alcuni punti fondamentali quali: Messa in sicurezza delle funzioni e protezioni essenziali dello Stato a favore del cittadino con un radicale ripensamento delle articolazioni dello Stato finalizzato ad alleggerire l’apparato pubblico per renderlo meno invasivo e più razionale: ciò consentirà la riduzione della burocrazia; •Sforzo di favorire il ritorno alla crescita economica ripristinando il lavoro, razionalizzando e semplificando il fisco, alleggerendo l’apparato pubblico e la conseguente spesa fatta di sprechi che, a loro volta, favoriscono pochi per penalizzare tutti. •Impegno a riformare i più vasti e svariati settori della macchina pubblica, dalla Giustizia ( in primis quella civile che paralizza anche la vita economica) alla Pubblica Amministrazione in senso lato mediante l’introduzione di nuovi rapporti di efficienza affrancando lo Stato dalle ingerenze ed onnicomprensive nomine o indicazioni della politica, la qual cosa permettendo di sbaragliare centri di potere superati dalla storia ed autoreferenziali. •Impulso ( tramite scelta di “direzioni” di avvio di piani industriali e di ricerca) all’impresa privata, che funga da volano per il mercato del lavoro e per l’equamente distribuito benessere sociale, mediante alcuni accorgimenti che passino per esempio dal rinnovato accesso al credito ( verosimilmente propiziando il ritorno delle banche ai loro compiti istituzionali: meno nella finanza e più nell’economia) e dalla possibilità di compensare debiti con crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione; • Obiettivo di razionalizzare e rendere efficienti i costi ed i meccanismi della politica in modo sensato: non proponendo demagogicamente drastiche riduzioni dei compensi ai parlamentari ( chi desidera un cursus honorum inaccessibile alle fasce meno abbienti?) o introduzioni di vincoli di mandato ( la cui assenza è una conquista della democrazia…) bensì mutando il sistema di finanziamento ai partiti ( rendendolo trasparente e spontaneo) ed aprendo una fase di riforme costituzionali che adeguino il sistema rappresentativo alle sfide di un millennio diverso da quello nel quale furono concepite le regole; •Riassetto del debito pubblico che deve essere ridotto attraverso dismissioni da parte dello Stato anziché mediante ulteriori sacrifici addebitati ai cittadini; •Serio impegno ad eliminare gli sprechi della spesa pubblica mediante l’eliminazione di enti inutili; •Progetto di riforma della Giustizia civile, il cui cattivo funzionamento costituisce uno dei più significativi ostacoli agli investimenti ( anche stranieri, da attirare) ed all’evoluzione della vita economica; •Creazione di incentivi per l’iniziativa privata: i giovani devono re imparare a fare impresa ed essere messi in condizione di farlo; deve essere agevolato ( se non ripristinato) l’accesso al credito favorendo il ritorno delle banche ai loro compiti istituzionali ( meno finanza e più economia); deve potersi consentire agli imprenditori l’applicazione del principio di compensazione di debiti/crediti con la Pubblica Amministrazione; •Maggiore coordinamento tra scuola ( da potenziare ed aggiornare nei suoi meccanismi) e mondo del lavoro. Tenendo conto della fase che attraversiamo e della progressiva perdita di competitività del sistema-paese, proponiamo a corollario di quanto sopra un pacchetto di misure di “prima necessità” aggiuntive che facciano parte di un programma da sottoporre agli Italiani e che comprenda l’abolizione dell’IMU sulla prima casa non di lusso, allentamento del patto di stabilità per investimenti fissi, nuovo contratto di lavoro per le piccole e medie imprese, creazione e potenziamento dei distretti produttivi e ricostituzione del debito pubblico nazionale in mani prevalentemente italiane per non continuare ad essere sotto scacco da parte dei “controllori” esteri. Ricordiamo che un documento programmatico non intende essere Vangelo. Nell’era in cui viviamo le mentalità, le esigenze dei singoli e delle collettività sono in continua evoluzione pertanto ogni proposito politico esige che si lavori, prima di ogni altra cosa, per costruire il futuro al quale si deve guardare con predisposizione d’animo flessibile ed adattabile. Accade sempre più spesso che l’insufficienza delle “visioni” programmatiche sia posta impietosamente di fronte a realtà emergenti e complesse mai ipotizzate prima ( citiamo al proposito l’importanza della rete internet cui vogliamo dare seguito anche nello svolgimento delle attività del nostro Centro Studi e del Movimento in generale). Per questi motivi il presente documento programmatico è da ritenersi una direttrice di riferimento rivolta, quasi fosse un appello, a tutti coloro che vi si riconosceranno e la condivideranno. Gli errori accumulati dalle impreparate ed improvvisate classi dirigenti della cosiddetta Seconda Repubblica sono dovuti anche all’inconsapevolezza di come realmente sia fatto il mondo che ci circonda e di come siano originate le crisi che attraversiamo! Infatti ci proponiamo anche di allestire, e mettere a disposizione di chi ne volesse fruire, una mappa completa ed aggiornata della crisi italiana in corso: una crisi etica, di identità nazionale ( cosa significa essere italiani? In che senso siamo europei?), dei partiti, delle autonomie locali e della funzione legislativa e molto altro ancora che conduce ad una rifeudalizzazione di rapporti sociali e politici che verrà combattuta dai nostri patrioti! E quindi, al di là di considerazioni rivolte al presente, cosa proporre agli italiani nel medio e lungo periodo? Cosa prospettare alle generazioni che seguiranno? Come immaginare e, soprattutto, sognare l’Italia del futuro? Innanzitutto si dovrà fare in concreto ciò di cui si parla ma di cui continua a non esservi traccia: che sia la terza o qualsivoglia altro numero di classifica, serve una nuova repubblica; SERVE LA NUOVA REPUBBLICA! Essa dovrà incardinarsi su un nuovo e più equilibrato rapporto tra società civile e classe politica, in base al quale non verrà più fatto un uso improprio della prima e verrà impiegato un sano criterio di integrazione con chi della seconda ha fatto o fa parte con serietà e competenza. Riconoscendo che l’esperienza politica è un valore ed osservando a quali sconquassi può portare un indiscriminato avvento di “dilettanti allo sbaraglio”, riteniamo si debba ripristinare il valore formativo di una nuova scuola di politica, a ciò essendo dedicato il nostro “CENTRO STUDI NUOVA REPUBBLICA” che ha chiara l’esigenza di cui vogliamo essere i più autentici portatori: costruire un’Italia NUOVA, unita nella prospettiva della valorizzazione di ogni diversa cultura, ma anche unita nella percezione di una sola nazione capace di esprimere tutte le potenzialità che nella storia dell’umanità ne hanno fatto un emblema di ricchezze morali, artistiche e culturali che oggi dovranno essere non solo un vanto dal sapore museale ma anche un orientamento verso cui indirizzare parte delle politiche attraverso un IMPEGNO COMUNE di alto profilo, ampio, esteso, informato, incisivo ed azionato da movimenti, associazioni, fondazioni, gruppi, liste civiche, aziende, giovani, donne e uomini che abbiano realmente a cuore le sorti ed il futuro dell’ITALIA.
Posted on: Thu, 12 Sep 2013 22:55:22 +0000

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