Si infervora il dibattito precongressuale nel Partito Democratico - TopicsExpress



          

Si infervora il dibattito precongressuale nel Partito Democratico e si infittiscono i posizionamenti e i riposizionamenti vari: dinamiche spesso dettate non dal confronto politico ma dalla tattica, se non dal calcolo. Troppe volte ci si allinea a un candidato in funzione del gioco delle correnti contrapposte, se non (peggio ancora) per la convenienza di saltare sul carro del (probabile) vincitore. Per sgombrare il campo da dubbi, e per un dovere di chiarezza che avverto nei confronti dei compagni di partito e degli elettori, dichiaro da subito che mi convincono le posizioni assunte da Gianni Cuperlo. E la mia è una convinzione dettata dai temi e dai contenuti posti da Cuperlo: in primo luogo, la necessità di un partito che non funga da mera cassa di risonanza degli amministratori e degli eletti, ma che sia un’autentica “forza popolare”. E per esserlo, il partito ha bisogno di ridare voce agli iscritti e ai militanti, aprendo gli spazi della partecipazione e della condivisione democratica. E poi, l’attenzione forte al tema dell’identità della sinistra: perché nella visione di Cuperlo, l’essenza di un partito si fonda sulla sua identità culturale, sull’orizzonte valoriale a partire dal quale si dipana la sua azione politica. Su questi contenuti, più che sui personalismi vari e sulla dialettica correntizia, mi auguro che possa svilupparsi il dibattito congressuale. E mi auguro anche che si possano scindere due questioni che, sovrapponendosi, rischiano di inquinare il confronto: parlo del tema dell’elezione del nuovo segretario e della scelta del futuro candidato alla Presidenza del Consiglio. Renzi, infatti, non mi preoccupa (dico con schiettezza che mi preoccupano di più le esternazioni dei “renziani dell’ultima ora”, ma questo è un altro discorso). E però, mi auguro che da parte sua ci possa essere la serenità per rimandare le questioni da lui poste alle primarie per l’individuazione del prossimo candidato premier. Perché l’intreccio di queste due figure, va riconosciuto con franchezza e anche con una buona dose di autocritica, ha finora fatto male al Partito Democratico, al Centrosinistra e in generale alla politica. Probabilmente, infatti, certi nodi avrebbero potuto essere sciolti con maggiore facilità (e altri non se ne sarebbero proprio creati), se durante tutta la fase della campagna elettorale, e soprattutto nel momento più alto della crisi dovuta all’incertezza del post voto, Pierluigi Bersani non si fosse trovato a dover gestire il doppio ruolo di segretario politico del Partito e di candidato alla Presidenza designato dalle primarie del Centrosinistra. Beninteso, a Bersani continuo a riconoscere doti di pazienza e di generosità. Il problema non è stato lui, ma la “doppia croce” che tutti quanti gli abbiamo affibbiato. E allora, mi auguro che senza preconcetti si possa superare una volta per tutte il dogma del segretario come figura da candidare necessariamente alla premiership. Questo partito ha tante forze, tante energie, tante donne e tanti uomini da poter valorizzare. Potremo farlo se sapremo affermare un principio di buon senso: “a ciascuno il suo mestiere”. Lo dico, perché credo che questo possa aiutare tutti quanti ad affrontare il dibattito congressuale con uno sguardo più limpido e sereno. Uno sguardo che si soffermi sui contenuti e sul tipo di proposta politica che questo partito potrà offrire al Paese.
Posted on: Tue, 10 Sep 2013 17:51:35 +0000

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