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TANGENTOPOLI IN GONDOLA - IMPRESE, POLITICA, FORZE DELLORDINE: UNA CUPOLA PER DIVIDERSI APPALTI E FONDI NERI I magistrati di Venezia stanno scoprendo un giro di corruzione sistematico legato alle opere del Mose che coinvolge centinaia di imprenditori e politici - Il network aveva protezioni eccellenti, tra cui quella di un altissimo ufficiale delle Finanza beccato con mezzo milione di euro in contanti... Paolo Biondani per lEspresso La cupola degli appalti in Veneto aveva una super-copertura: una rete di controspionaggio guidata da un generalissimo della Guardia di Finanza. Un comandante di rango nazionale, con un passato nei servizi segreti, che poteva impartire direttive e farsi trasmettere informazioni sensibili da schiere di graduati senza destare sospetti. venezia progetto mose cantieri xvenezia progetto mose cantieri x I magistrati di Venezia, con una squadra di fidati investigatori della stessa Guardia di Finanza, stanno scoperchiando una nuova Tangentopoli con centinaia di indagati. E come ai tempi delle inchieste milanesi di Mani Pulite, anche i pm di oggi si trovano costretti prima di tutto a coprirsi le spalle. Con un troncone dindagine che punta contro un network di pubblici ufficiali sospettati di aver messo in vendita un servizio illegale di protezione dalle inchieste giudiziarie. mose venezia Nmose venezia N Non le solite mazzette per addomesticare verifiche fiscali, insomma, ma una corruzione programmata per fermare sul nascere ogni possibile istruttoria. A libro paga cera e forse cè tuttora una rete di funzionari di varie forze di polizia, con agganci nei servizi e in agenzie private, in grado di spiare le procure, allertare gli intercettati, falsificare o far sparire documenti compromettenti e trafugare atti giudiziari. In settembre era stato arrestato il vicequestore bolognese Giovanni Preziosa, accusato di aver intascato circa 160 mila euro proprio per spiare le indagini venete. Ora i pm sono risaliti ai livelli più alti. VENEZIA CANTIERI DEL MOSEVENEZIA CANTIERI DEL MOSE E sotto accusa cè un generale a tre stelle delle Fiamme gialle, sospettato di essersi fatto consegnare pacchi di banconote in contanti. Almeno mezzo milione di euro. I magistrati veneti hanno già messo in allarme altre procure italiane, bersagliate da analoghe manovre di inquinamento delle indagini che potrebbero aver avuto la stessa regia. I costi e i rischi di una corruzione di tale livello si spiegano con limportanza del movente: impedire ai magistrati di scoprire un colossale sistema di malaffare gestito da un cartello di aziende collegate alla politica. Al centro delle indagini cè il Mose, la più grande opera pubblica varata in Italia: un enorme sistema di dighe mobili, che dovrebbe proteggere Venezia dallacqua alta ma dopo più di trentanni non è ancora in funzione. mose veneziamose venezia Gran parte delle indagini sono per ora segrete, ma il quadro disegnato dalle prime confessioni è già chiaro: il Mose è diventato una monumentale fabbrica di denaro nero. I soldi ce li mette lo Stato, che ha già garantito ben 5 miliardi e 496 milioni di euro. Questa marea di denaro pubblico entra nelle casse di un soggetto privato, il Consorzio Venezia Nuova, che ha la concessione a gestire tutti gli appalti senza gara, senza concorrenza, senza alcun confronto tra costi e progetti alternativi. Il Consorzio è come una porta girevole: incassa i soldi dello Stato e li distribuisce ai suoi associati, cioè a un gruppo di fortunatissime aziende private che grazie al Mose sono diventate sempre più ricche e potenti. Tutte gli altri imprenditori possono spartirsi solo le briciole, a condizione di essere accettati e graditi. PIERGIORGIO BAITAPIERGIORGIO BAITA Questo sistema di arricchimento privato con soldi pubblici, contestato apertamente dallUnione europea ma sopravvissuto a tutti i governi, è entrato in crisi per la prima volta il 28 febbraio 2013. Quel giorno finisce in carcere lingegnere idraulico Piergiorgio Baita, 64 anni, amministratore e azionista al 5 per cento della Mantovani spa, il socio forte del Consorzio. Baita scivola su una buccia di banana: fatture false per dieci milioni. La Mantovani dichiarava al fisco di pagare fantomatiche consulenze a una ditta di San Marino, la Bmc Broker, che in realtà restituiva i soldi in nero, trattenendo dal 22 al 24 per cento per il disturbo. A trasportare le valigie di contanti erano William Colombelli, presidente della società-fantasma, e Claudia Minutillo, fino al 2005 segretaria-factotum del presidente berlusconiano della Regione Veneto, Giancarlo Galan, poi diventata manager di Adria Infrastrutture, lazienda stradale del gruppo Mantovani. Colombelli e Minutillo confessano subito dopo larresto: la Bmc produceva solo «carta straccia», il nero serviva a Baita per comprare politici, burocrati e ufficiali corrotti. Difeso dal parlamentare Pietro Longo, lingegner Baita tiene duro per tre mesi. Poi cambia avvocato e confessa. E mentre lui torna libero e chiede di patteggiare, nei palazzi della Serenissima comincia a tremare un sistema di potere ventennale. CANTIERE DEL MOSECANTIERE DEL MOSE La seconda retata arriva a metà luglio. Tra i 14 arrestati cè luomo più potente del Veneto, lingegnere idraulico Giovanni Mazzacurati, padre padrone del Consorzio Venezia Nuova. Mazzacurati scivola su unindagine diversa: una gara da 15 milioni per il dragaggio dei canali. Le intercettazioni svelano che a pilotare quellappalto portuale è proprio lui, il re del Mose. Per favorire una cordata di piccole imprese locali, Mazzacurati ordina ai colossi degli affari di non presentare offerte. In cambio di quei lavori, i piccoli devono girare allo staff del Consorzio una percentuale in nero. E così le grandi aziende possono continuare indisturbate a spartirsi la gigantesca torta delle dighe mobili per salvare Venezia. Ma anche per il Mose, dopo il caso Baita, spunta un altro giro di nero. Una cooperativa di Chioggia è accusata di aver gonfiato i costi dei massi per le barriere subacquee: arrivano dalla Croazia, ma sulla carta passano dallAustria, dove cè una ditta-fantasma che sforna fatture false per 5,5 milioni. A questo punto le due inchieste sincrociano e disegnano lo stesso quadro: a pilotare tutti gli appalti è lo staff di Mazzacurati, ma per entrare nel club dei privilegiati le aziende devono consegnare una fetta del nero. Ora le indagini, in pratica, devono misurare lampiezza del sistema: la regola del nero valeva solo per Baita e pochi altri o il malaffare era generalizzato? E i fondi occulti restavano alle imprese o finivano anche alla classe politica che dispensa i soldi pubblici a Venezia e magari a Roma? Linchiesta conta già più di cento indagati, venti arrestati e fatture dichiaratamente false per più di 30 milioni, ma finora si è vista solo la punta delliceberg. La Guardia di Finanza ha scoperto altre cartiere in Svizzera, Austria, Canada, oltre che in Italia, e indaga su possibili fondi neri per «centinaia di milioni di euro». Baita ha già dovuto confessare che il gruppo Mantovani ha gonfiato anche i costi di altre opere, come le tangenziali Verona-Padova o le autostrade bellunesi. Il top manager avrebbe anche ammesso di aver finanziato «politici di destra e di sinistra» in almeno tre elezioni. Grazie ai soldi del Mose la Mantovani ha potuto aggiudicarsi anche faraonici project financing sanitari, come lappalto trentennale da 2 miliardi di euro per lospedale di Mestre, sempre in cordata con altre imprese agganciate alla politica. I più importanti sponsor istituzionali del duo Baita-Mazzacurati sono sicuramente Galan, governatore in carica dal 1995 al 2010, il suo assessore Renato Chisso, rimasto in carica con il presidente leghista Luca Zaia, leuroparlamentare Lia Sartori e il super-tenico Silvano Vernizzi di Veneto Strade. Solo Galan però ha difeso Baita dopo larresto e ha dovuto pure ammettere di avergli presentato la sua ex segretaria e laltro signore del nero di San Marino. Tra le sponde a sinistra, più del modesto contributo finito alla fondazione VeDrò di Enrico Letta, pesa il ruolo delle cooperative rosse. E tutta linchiesta è nata dai controlli su Lino Brentan, amministratore in quota Pd dellautostrada Padova-Venezia, arrestato nel gennaio 2012 per corruzione.
Posted on: Sat, 16 Nov 2013 09:14:21 +0000

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