TIVOLI, GIOVANI E LAVORO Mi chiamo Irene, ho 23 anni...e ho - TopicsExpress



          

TIVOLI, GIOVANI E LAVORO Mi chiamo Irene, ho 23 anni...e ho visto tutti i miei migliori amici abbandonare questa città, dove non trovavano opportunità. Ho 23 anni e vivo in una città bellissima, dove, dal belvedere, si possono ammirare i più bei tramonti del mondo e dove ogni scorcio sembra un piccolo miracolo, ma nonostante questo vivo in una città morta, da dove tutti i giovani vogliono scappare. Ho 23 anni e sogno di restare, sogno di crescere io qui e di crescerci, domani, i miei figli, sogno di vedere rifiorire questo piccolo pezzo di terra a cui sento di appartenere, sogno di trovarci opportunità, vita e, soprattutto, FUTURO. Vivo in una città dove sono presenti due siti patrimonio dell Unesco e un sito Fai e che non basa la sua economia e il suo piano di rilancio delloccupazione sul turismo. Non so quanti di voi sanno che un ragazzo che oggi, qui, cerca lavoro, lunica possibilità che può trovarsi di fronte, presentandosi ad un centro per limpiego , e quella di usufruire dei tirocini, che di tanto in tanto, vengono proposti dalle aziende e che anche questi tirocini (che spesso rappresentano vere e proprie forme di sfruttamento), che permettono solo di affacciarsi al mondo del lavoro, e, di certo, non di parteciparvi in maniera stabile, sono diminuiti da 114 nel 2011 a 72 nel 2012 e per il 2013 si prevede un ulteriore calo. Credo sia arrivato il momento di occuparsi di questo, di restituire ai giovani di questa città la dignità di poter camminare sulle proprie gambe, senza dover più gravare sulle spalle delle famiglie già affaticate da una crisi che non fa più differenza tra giovani e meno giovani. A Tivoli, come in tutta Italia, la precarietà è diventata vita, inglobando ogni ambito della vita, dalla precarietà dei diritti a quella delloccupazione, dalla precarietà della salute alla quella esistenziale e la cosa che più mi fa indignare è che avremmo tutte le carte in regola per essere un Comune virtuoso, basterebbe guardarsi intorno e capire che siamo una città, di sua natura, vocata per il turismo e che lindotto portato dal valorizzare questo settore, porterebbe alloccupazione di una buona percentuale della popolazione, che smetterebbe così anche di essere una popolazione costretta al pendolarismo, perchè parliamoci chiaramente, la maggiorparte di quei pochi che hanno un lavoro, non ce lhanno qui, ma sono costretti a fare viaggi disumani, ogni giorno, per raggiungere Roma. Ecco anche di questo vorrei parlarvi, credo che Tivoli abbia tutte le carte in regola per smettere di essere una cittadina, che è troppo grande per essere un paese e troppo piccola per concorrere con Roma, credo dovremmo cominciare a mettere le basi per acquisire la centralità che, non tanto ci spetta, ma che abbiamo tutte le facoltà per ottenere. La città VIVA che immagino è quella in cui nessuno debba più chiedere piaceri ai politici di turno per ottenere un posto di lavoro, dove la politica si occupi, non di sostituire i centri per limpiego in cambio di qualche manciata di voti durante i periodi elettorali, ma piuttosto di elaborare un piano che porti i giovani a restare, perchè la vitalità di questo posto, passa dallorizzonte che abbraccia la mia generazione, quella che guarda al futuro, nonostante tutto, con fiducia e speranza e che ha le lacrime agli occhi quando deve andare via da qui, perchè vorrebbe avere la possibilità di dare il suo apporto alla collettività alla quale appartiene, perchè non è la voglia di partecipare alla costruzione di un progetto collettivo che porti alla rinascita di una città e dellintero paese, ma è lopportunità di farlo a mancarci ... per concludere, Bob Dylan diceva “essere giovani significa tenere aperto loblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro”, ecco, noi quelloblò stiamo tentando di tenerlo aperto cercando di avere sempre competenze migliori e voglia di esprimerle, quello che chiediamo a voi, in questi tempi di mari tempestosi e cieli neri, è di avere il coraggio di chiudere un ciclo e di riaprirne un altro che ci porti tutti a navigare con il vento in poppa e sotto cieli azzurri. Eirene Marinucci
Posted on: Mon, 18 Nov 2013 15:40:08 +0000

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