TUTELARE LA CALABRIA;ACCOLGO LAPPELLO DI Francesco Tuccio.HO - TopicsExpress



          

TUTELARE LA CALABRIA;ACCOLGO LAPPELLO DI Francesco Tuccio.HO FIRMATO LA PETIZIONE.INVITO A VEDERE LE FOTO DELLE GOLE,FORRE E AMBIENTE UNICO CHE VERREBBE SPAZZATO VIA PER SEMPRE DALLA CENTRALE. Non abbiate esitazioni, firmate la petizione al link chn.ge/1hCQMzD (nella foto natura delle gole dellAllaro) Siamo costretti a tornare sulla questione della centrale idroelettrica che l’Albe Sud sas di Genova vorrebbe costruire nelle gole dell’Allaro. In tanti ci hanno bollato come i soliti ambientalisti contrari a tutto. “Dopo il nucleare, il carbone, le biomasse e l’eolico ora ve la pigliate con l’idroelettrico.” E l’osservazione è insidiosa e non priva di fondamento poiché l’acqua che fa girare le turbine è un carburante rinnovabile, ritorna non inquinata nell’alveo, dunque si trasforma in energia pulita. Il ragionamento non fa una grinza, ma la sua enunciazione è astratta, non calata nella realtà specifica dove la centrale dovrebbe sorgere con le annesse opere idrauliche indispensabili. La dizione stessa di “energia pulita” deve portare in sé l’assoluto rispetto per l’ambiente, altrimenti ad un indubbio beneficio economico quantificabile si fa corrispondere un danno più ingente, incommensurabile. Ed è proprio questo il nostro punto dolente. Dall’ordinanza d’istruttoria (del 18/7/2013 del Dipartimento n. 9 della Regione Calabria) della domanda di concessione di “grande derivazione” delle acque dell’Allaro si indica una quantità massima di 4.400 litri al secondo. L’Autorità di Bacino stabilisce che deve essere garantito il “deflusso minimo vitale” e ne indica la formula per il calcolo al fine di garantire la biodiversità del tratto interessato. Stabilisce, altresì, che non deve essere intaccata la funzione di ripascimento naturale della spiaggia da noi in forte erosione. Ci chiediamo e chiediamo quali studi si siano compiuti per valutarne l’impatto sui due punti essenziali per l’ecosistema dalla marina alla montagna? Chi controlla e garantisce che l’interesse pubblico prevalga sempre su quello privato improntato al massimo profitto, specie nel periodo di magra, ovvero estivo e autunnale? Osserviamo, inoltre, che il Consorzio di Bonifica fin dal 1930 ha una concessione per l’utilizzo delle stesse acque a fini irrigui delle colture poste sulle sponde della fiumara. E’ possibile concedere la stessa cosa a due soggetti differenti e per fini diversi? E nel caso affermativo quali effetti sono prevedibili per la nostra agricoltura già in condizione di crisi endemica. Ci preoccupa un passaggio del ricorso avanzato dal Consorzio: “le costosissime opere realizzate con finanziamento pubblico sarebbero del tutto inutilizzabili e la vallata dell’Allaro si trasformerebbe in un deserto, con buona pace degli agricoltori e degli ingenti finanziamenti statali e regionali investiti”. Forse non avverrebbe l’apocalisse descritta, ma sono evidenti i presupposti di un conflitto di interessi permanente tra centrale e agricoltori, e tanto meno sarà il flusso dell’acqua destinata all’irrigazione nella calura estiva e autunnale tanto più si accenderanno gli animi. Anche qui c’è un interesse pubblico da far prevalere su quello privato. Chi lo regolerà? Rimane, infine, da considerare la realizzazione delle opere. Ribadiamo che non si è potuta prendere visione del progetto. Al Comune non c’è, l’ha insistentemente richiesto e non gli è pervenuto, abbiamo ragione di pensare che non ci sia neanche negli uffici della Regione Calabria. Come si possa autorizzare una concessione disgiunta dal progetto è un vero mistero. Ma c’è chi dice, e si dichiara bene informato, che è previsto lo scavo della falda della montagna, all’altezza della località chiamata da tutti “le cascate”, per allocare all’interno le turbine e gli altri impianti che rimarrebbero invisibili dall’esterno. Non sappiamo se sia stato mai fatto un sopralluogo per capire fino in fondo con cosa si ha a che fare e quali effetti si potranno produrre. Di sicuro lì c’è un fianco di montagna alto e ripido e il suo ventre non è molle, ma fatto di roccia. Le nostre montagne sono imponenti e belle, e allo stesso tempo fragili, hanno più volte dimostrato che basta uno scavo (ben inferiore alla caverna che dovrebbe inghiottire la centrale), il taglio di una strada per provocare frane in grado di travolgere tutto e tutti. Cosa ancor più grave è l’indizio che ci da la stessa ordinanza d’istruttoria. L’acqua da sottrarre all’altezza di Ragonà (comune di Nardidipace) dovrebbe compiere un salto di 275 metri prima di giungere alle turbine. La quantità di 4.400 litri al secondo (4,4 metri cubi/secondo) dovrà trovare una galleria o una condotta di non trascurabili dimensioni per trasportarla. Bisognerà scavare per diversi chilometri una catena ininterrotta di grandi monoliti su cui si reggono due versanti di montagna disseminati da falesie, dirupi, grandi massi appesi alle pendici. Per avere un’idea, Il lungo tratto della “gurna nigra” è possibile percorrerlo solo se si hanno l’abilità e l’attrezzatura degli alpinisti. E poiché la roccia granitica non si potrà scavare con le mani si brilleranno mine, si useranno macchine pneumatiche, mezzi meccanici, frese, cemento, si produrranno vibrazioni potenti che scuoteranno l’assetto geologico già precario. Chi ragionevolmente può assicurare che le gole strette, profonde e vorticose, le pozze, i salti d’acqua rimarranno inalterati di fronte ad una invasione così violenta? Quello che possiamo con certezza prevedere è che la società investitrice darà a qualcuno l’appalto e dall’appalto si passerà al subappalto dove si annida maggiormente la ‘ndrangheta che non avrà certo riguardi per l’ambiente. In definitiva, tutti ci guadagnerebbero e noi perderemmo un pezzo di paradiso terrestre. Tralasciando ogni considerazione sulla questione energetica in Calabria e quale ruolo stia svolgendo con il sacrificio delle sue migliori risorse naturalistiche, noi non abbiamo una posizione pregiudizievole, vorremmo per davvero più idroelettrico suffragato da un piano che abbia l’obiettivo di sostituire l’energia sporca con quella pulita. E per essere davvero pulita non deve sporcarsi le mani deturpando le bellezze naturali, mettendo in pericolo la biodiversità, le colture esistenti, l’equilibrio geologico. — con Cesare Dimasi.
Posted on: Fri, 18 Oct 2013 07:15:37 +0000

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