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Teatro alla Scala Da Wikipedia, lenciclopedia libera. bussola Disambiguazione – La Scala rimanda qui. Se stai cercando altri significati del termine, vedi La scala. Coordinate: 45°28′04″N 9°11′19″E (Mappa) Teatro alla Scala Milan - Scala - Facade.jpg La facciata neoclassica del teatro Ubicazione Stato Italia Italia Località Milano Indirizzo Piazza della Scala Dati tecnici Tipo Sala a ferro di cavallo con quattro ordini di palchi e due gallerie Capienza 2.030[1] posti Realizzazione Costruzione 1776-78 Inaugurazione 3 agosto 1778 Architetto Giuseppe Piermarini Proprietario Comune di Milano teatroallascala.org Il Teatro alla Scala di Milano (citato spesso semplicemente come la Scala) è uno dei teatri più famosi al mondo: da oltre duecento anni ospita artisti internazionalmente riconosciuti ed è stato committente di opere tuttora presenti nei cartelloni dei teatri lirici di tutto il mondo. È situato nellomonima piazza, affiancato dal Casino Ricordi, oggi sede del Museo teatrale alla Scala. Il teatro prende nome dalla Chiesa di Santa Maria alla Scala, a sua volta così intitolata in onore della committente Regina della Scala.[2] La chiesa fu demolita alla fine del XVIII secolo per far posto al teatro (“Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala”), inaugurato il 3 agosto 1778 con LEuropa riconosciuta, dramma per musica composto per loccasione da Antonio Salieri.[3] A partire dallanno di fondazione è sede dellomonimo coro,[4] dellorchestra[5] e del corpo di Ballo,[6] dal 1982 anche della Filarmonica.[7] Indice [nascondi] 1 Storia 1.1 Il Nuovo Regio Ducal Teatro 1.2 Il giovane Verdi alla Scala 1.3 La Scala dopo lunità dItalia 1.4 Toscanini alla Scala 1.5 Ente Autonomo Teatro alla Scala 1.6 La ricostruzione e il ritorno di Toscanini 1.7 Ente autonomo lirico Teatro alla Scala 1.8 Fondazione Teatro alla Scala 2 Architettura 2.1 Facciata 2.2 Interno 2.2.1 Foyer 2.2.2 Sala 2.2.3 Palchi e Gallerie 2.2.4 Scale e corridoi 2.2.5 Ridotti 2.3 Il progetto Botta e i lavori di restauro (2002-2004) 2.3.1 La macchina scenica e il progetto architettonico 2.3.2 Il restauro conservativo 3 Capienza 4 Acustica 5 La Piccola Scala 6 Stagioni scaligere 6.1 La prima della stagione lirica 7 Prime assolute 8 Grandi artisti alla Scala 9 Responsabili del teatro 10 LAccademia del Teatro alla Scala 11 La Scala del Calcio 12 Note 13 Bibliografia 13.1 Storia 13.2 Architettura 13.3 Artisti alla Scala 14 Voci correlate 15 Altri progetti 16 Collegamenti esterni Storia[modifica | modifica sorgente] Le prime strutture deputate allopera in Milano furono i teatri di corte che si avvicendarono nel cortile di Palazzo Reale: un primo salone intitolato a Margherita dAustria-Stiria, moglie di Filippo III di Spagna, eretto nel 1598 e distrutto da un incendio il 5 gennaio 1708 e il Regio Ducal Teatro, costruito nove anni più tardi a spese della nobiltà milanese su progetto di Gian Domenico Barbieri.[8] Per il palcoscenico di questi teatri furono commissionate opere di importanti compositori, tra i quali: Nicola Porpora (Siface), Tomaso Albinoni (La fortezza al cimento), Christoph Willibald Gluck (Artaserse, Demofoonte, Sofonisba, Ippolito), Josef Mysliveček (Il gran Tamerlano), Giovanni Paisiello (Sismano nel Mogol, Andromeda), Wolfgang Amadeus Mozart (Mitridate, re di Ponto, Ascanio in Alba, Lucio Silla). Santa Maria della Scala, Collegiata Regia, demolita per costruire il teatro, incisione di MarcAntonio Dal Re del 1745. Il Nuovo Regio Ducal Teatro[modifica | modifica sorgente] « Con mia grande sorpresa vidi che stavano demolendo una chiesa per far posto ad un teatro » (Thomas Jones[9]) Il Teatro alla Scala fu costruito in conformità al decreto dellimperatrice Maria Teresa dAustria dopo che un incendio, divampato il 26 febbraio 1776, aveva distrutto il teatro di corte.[10][11] Il progetto venne affidato al celebre architetto Giuseppe Piermarini, il quale provvide anche al disegno del “Teatro Interinale”, una struttura temporanea costruita presso la chiesa di San Giovanni in Conca, e del Teatro della Cannobiana, dalla pianta assai simile a quella della Scala, ma in dimensione ridotta, dedicato a spettacoli più “popolari”.[12] La decorazione pittorica fu realizzata da Giuseppe Levati e Giuseppe Reina. Domenico Riccardi dipinse invece il sipario, rappresentante, pare su suggerimento del Parini, il “Parnaso”.[13] Le spese per ledificazione del nuovo teatro furono sostenute dai palchettisti del “Regio Ducale” in cambio del rinnovo della proprietà dei palchi. I lavori di demolizione della collegiata di Santa Maria iniziarono il 5 agosto 1776, il 28 maggio 1778 si svolsero le prime prove di acustica e il 3 agosto, alla presenza del governatore di Milano, larciduca Ferdinando dAsburgo-Este, venne inaugurato il “Nuovo Regio Ducal Teatro” con la prima rappresentazione assoluta de LEuropa riconosciuta di Salieri.[14] Il libretto, opera dellabate Mattia Verazzi, fu pensato per dare spazio ad arie ricche di virtuosismi, ed è caratterizzato dai numerosi duetti, terzetti e complessi finali datto. La sera del 3 agosto, tra gli spettatori cera anche Pietro Verri, il quale scrisse al fratello Alessandro, in quel periodo a Roma: «la pompa dei vestiti è somma, le comparse ti popolano il palco di più di cento figure e fanno il loro dovere... gli occhi sono sempre occupati». Particolarmente suggestivo risultò linizio in medias res, «mentre te ne stai aspettando quando si dia principio, ascolti un tuono, poi uno scoppio di fulmine e questo è il segnale perché lorchestra cominci louverture, al momento salza il sipario, vedi un mare in burrasca».[15][16] Allietarono gli intervalli i balli Pafio e Mirra, o sia I prigionieri di Cipro, musica di Salieri, coreografia di Claudio Legrand, e Apollo placato, musica di Luigi de Baillou, coreografia di Giuseppe Canziani.[17] Il teatro non era allepoca soltanto un luogo di spettacolo: la platea era spesso destinata al ballo, i palchi venivano usati dai proprietari per ricevervi degli invitati, mangiare e gestire la propria vita sociale, nel ridotto ed in un altro spazio in corrispondenza del quinto ordine di palchi si giocava dazzardo (tra i vari giochi figura anche la roulette, introdotta dallimpresario Domenico Barbaja nel 1805).[18] Fin dal 1788 era infatti severamente proibito giocare in città, con lunica eccezione dei teatri in tempo di spettacolo. La facciata dal teatro in unincisione in rame del 1790 e in unincisione allacquatinta del 1850. Si noti, nella seconda, il corpo laterale aggiunto nel 1835. La facciata dal teatro in unincisione in rame del 1790 e in unincisione allacquatinta del 1850. Si noti, nella seconda, il corpo laterale aggiunto nel 1835. La facciata dal teatro in unincisione in rame del 1790 e in unincisione allacquatinta del 1850. Si noti, nella seconda, il corpo laterale aggiunto nel 1835. Durante gli anni di dominazione austriaca e francese, la Scala era finanziata, oltre dagli introiti provenienti dal gioco, dalle stesse famiglie che avevano voluto la costruzione del teatro e ne conservavano la proprietà attraverso le quote dei palchi. Mentre i primi tre ordini rimasero per molti anni di proprietà dellaristocrazia, il quarto e il quinto erano per lo più occupati dallalta borghesia, che a partire dagli anni venti fa un massiccio ingresso in teatro. In platea, ed ancora di più in loggione, vi è un pubblico misto di militari, giovani aristocratici, borghesi, artigiani.[19] La titolarità della gestione rimase principalmente in mano ad esponenti della nobiltà milanese (lanno dellinaugurazione i «Cavalieri associati» furono il conte Ercole Castelbarco, il marchese Giacomo Fagnani, il marchese Bartolomeo Calderara e il principe Antonio Menafoglio di Rocca Sinibalda),[20] ma leffettiva gestione era quasi sempre affidata a impresari di professione come Angelo Petracchi (1816-20), Domenico Barbaja (1826-32), Bartolomeo Merelli (1836-50), i fratelli Ercole e Luciano Marzi (1857-1861).[18] Il problema maggiore nellorganizzare le stagioni era mantenere acceso linteresse degli spettatori, molto spesso distratti, nei palchi, in altre faccende. Essendo lo sfarzo dell‘Europa riconosciuta a lungo andare economicamente insostenibile, già nel secondo anno di attività si diede spazio allopera buffa, della quale il maggior interprete, il basso Francesco Benucci, calcò spesso le scene scaligere. Grande successo ebbero alla Scala i castrati, sopranisti e contraltisti, tra i quali si possono ricordare Gaspare Pacchierotti, Asterio nellopera di apertura, Luigi Marchesi, Girolamo Crescentini, di lì a qualche decennio sostituiti dalle primedonne (tra le prime, le celeberrime Giuseppina Grassini ed Elisabetta Gafforini). Quanto ai compositori, oltre a Salieri, forse imposto dallalto e comunque raramente chiamato, si possono in questi primi anni ricordare Domenico Cimarosa, Giovanni Paisiello, Nicola Antonio Zingarelli, Luigi Cherubini, Ferdinando Paër, Johann Simon Mayr, Gioachino Rossini, Giacomo Meyerbeer. Durante la primavera e lestate del 1807, le stagioni furono trasferite alla Canobbiana a causa di importanti lavori di rifacimento delle decorazioni interne, ridisegnate secondo il gusto neoclassico mentre nel 1814, a seguito della demolizione di alcuni edifici tra i quali il convento di San Giuseppe, venne ampliato il palcoscenico secondo il progetto di Luigi Canonica. Un grande lampadario con ottantaquattro lumi a petrolio, disegnato dallo scenografo Alessandro Sanquirico, venne appeso al centro del soffitto nel 1823.[21] Contrastanti furono le reazioni: contro i sostenitori dellinnovazione alzava la voce chi riteneva che il lampadario illuminasse troppo la sala, permettendo agli sguardi indiscreti di penetrare nellintimità dei palchi. Negli anni venti fecero la loro comparsa le opere di Saverio Mercadante, di Gaetano Donizetti e soprattutto del siciliano Vincenzo Bellini, sul quale Barbaja punterà negli anni della propria gestione. È percepibile però la regia occulta delleditore Ricordi che, in forza del suo privilegio di copista prima, di editore poi, delle opere rappresentate alla Scala, oltre che del fondo dei manoscritti del teatro acquistato già nel 1825, influenzò fortemente la scelta dei compositori a cui venivano commissionate riprese e nuove produzioni. Nel 1830, le fasce tra gli ordini tra i palchi vennero decorate, sempre su indicazione del Sanquirico, con rilievi dorati e Francesco Hayez realizzò una nuova decorazione della volta della sala, visibile ancora nel 1875, quando fu sostituita da una decorazione a grisaille. Nel 1835, su progetto di Pietro Pestagalli, vennero aggiunti nella facciata due piccoli corpi laterali sormontati da terrazzi.[22] Il giovane Verdi alla Scala[modifica | modifica sorgente] Giuseppe Verdi ritratto da Giovanni Boldini Giuseppe Verdi esordì alla Scala nel 1839 con Oberto, Conte di San Bonifacio,[23] opera di stampo donizettiano, ma con alcune sue peculiarità drammatiche che piacquero al pubblico, decretandone un buon successo. Visto lesito dellOberto, limpresario Merelli gli commissionò la commedia Un giorno di regno, andata in scena con esito disastroso.[24] Fu ancora Merelli a convincerlo a non abbandonare la lirica, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il Nabucco, scritto da Temistocle Solera. Lopera andò in scena il 9 marzo 1842 e nonostante uniniziale tiepida accoglienza, a partire dalla ripresa del 13 agosto il successo fu questa volta trionfale.[25] I titoli del primo periodo scaligero del compositore di Busseto (I Lombardi alla prima crociata, Giovanna dArco, oltre a quelli già citiati) appassionarono il pubblico, ora composto anche da borghesi. Proprio in occasione della messa in scena della Giovanna dArco, nel 1845, i malumori intervenuti a causa della generale scarsa considerazione dei desiderata dei compositori di fronte alle necessità, soprattutto economiche, degli impresari scaligeri, spinsero Verdi a rinunciare per oltre ventanni al palcoscenico che lo aveva lanciato. Gli anni dellesilio scaligero di Verdi non furono tra i più felici per il teatro. A parte alcuni titoli (Il barbiere di Siviglia, Semiramide, La Cenerentola, Guillaume Tell) le opere rossiniane tendono a diradare; costante è invece la presenza di Bellini, scomparso già nel 1835, e di Donizetti. Lultima opera composta da Mercadante per la Scala, La schiava saracena, passa inosservata, e anche le opere precedenti del compositore altamurano, scompaiono dai cartelloni. Accanto alle opere composte da Verdi per gli altri teatri dEuropa, successo ottengono anche le produzioni di Giacomo Meyerbeer. La Scala dopo lunità dItalia[modifica | modifica sorgente] Dopo la partenza dalla città dagli austriaci (1859), lattività riprende con Lucia di Lammermoor di Donizetti: alla recita del 9 agosto assiste anche il re Vittorio Emanuele II. A seguito dellunità dItalia, la Municipalità si sostituì al governo austriaco nellerogazione di sovvenzioni al teatro. Nel 1860, in occasione della serata di apertura della Stagione di Carnevale e Quaresima, venne inaugurato il nuovo sistema di lumi a gas del lampadario del Sanquirico. Nel 1883 venne invece completato limpianto di illuminazione elettrica. Negli anni immediatamente successivi si tentarono alcuni esperimenti, per lo più falliti: I profughi fiamminghi di Franco Faccio su libretto di Emilio Praga nel 1863, manifesto antiverdiano che proponeva labbandono delle tradizionali formule operistiche, e Mefistofele di Arrigo Boito (1868), spettacolo di quasi sei ore che si rifaceva al dramma wagneriano. È invece dal 1873 la prima, fortunata apparizione scaligera del grande compositore tedesco con Lohengrin, in lingua italiana, diretto da Franco Faccio. Arnaldo Ferraguti, Davanti la porta del loggione della Scala, la sera del Falstaff , litografia tratta da fotografia, da: LIllustrazione Italiana, 1893. Rassicurato da Tito Ricordi e da suo figlio Giulio, Verdi tornò alla Scala nel 1869 con una versione rinnovata de La forza del destino messa in scena dallautore, come si legge nel cartellone. Altre produzioni messe in scena dal compositore furono la prima europea di Aida (1872), la nuova versione di Simon Boccanegra (1881), la versione italiana in quattro atti del Don Carlo (1884), Otello (1887) e Falstaff (1893). Tra i titolari della gestione degli anni post unitari si possono ricordare i fratelli Corti (1876) e Luigi Piontelli (1884-1894). Tra il 1894 e il 1897 la gestione del teatro passò in mano alleditore Edoardo Sonzogno. Sul palcoscenico scaligero apparvero in quegli anni opere di compositori francesi (Charles Gounod, Fromental Halévy, Daniel Auber, Hector Berlioz, Georges Bizet, Jules Massenet, Camille Saint-Saëns) e della cosiddetta scuola verista (Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Umberto Giordano). Grande successo ebbero anche le opere di Richard Wagner, che in quegli anni inaugurano spesso la stagione operistica. Tra il 1881 ed il 1884 furono rinnovate le decorazioni degli ambienti al piano terra seguendo un progetto del 1862 degli architetti Savoia e Pirola. Nel 1891, per controllare meglio lafflusso degli spettatori, furono aboliti i posti in piedi e vennero installate le prime poltrone fisse in platea. Il 1º luglio 1897, il Comune di Milano, posto di fronte a emergenze sociali e sotto la spinta delle sinistre, decise di sospendere il proprio contributo: la Scala fu costretta a chiudere. Toscanini alla Scala[modifica | modifica sorgente] Il teatro riaprì il 26 dicembre 1898 grazie alla munificenza di Guido Visconti di Modrone.[26] Riparate con fondi personali le perdite e fondata una Società Anonima, di cui il duca assunse la carica di presidente chiamando Arrigo Boito quale proprio vice, lattività ricominciò sotto la direzione generale di Giulio Gatti Casazza e la direzione artistica di Arturo Toscanini.[27] Guido Visconti di Modrone, illustrazione tratta dal libro di Leopoldo Pullè, Patria Esercito Re, Pagine di Risorgimento italiano Il primo periodo di Toscanini alla Scala fu segnato dal profondo interesse del direttore per Richard Wagner, ma anche per Meyerbeer e Berlioz. Fra i compositori contemporanei, catalizzarono la scena scaligera Mascagni, Franchetti, Boito. Il 21 aprile 1889, con la prima di Edgar, fece il proprio esordio il giovane Giacomo Puccini, ottenendo un successo cordiale ma non propriamente caloroso. Un clamoroso fiasco fu invece, qualche anno dopo, la prima della Madama Butterfly (1904).[28] Prima di mettere in scena le opere dei compositori scomparsi, Toscanini eseguiva un inusuale lavoro di ripulitura e interpretazione, finalizzato a ripristinare parti tagliate o vistosamente modificate nellorchestrazione, rimuovere tutti quegli accorgimenti che, già a partire dalle prime messe in scena, venivano adottati per sopperire a carenze degli interpreti, correggere veri e propri errori. Tanto più incisivo era lintervento quanto più famosa e rappresentata era lopera: un buon esempio è costituito dal lavoro di Toscanini su Il trovatore, messo in scena il 9 febbraio 1902. Quando il maestro decise di sottoporre questopera alla necessaria ripulitura, leditore Giulio Ricordi, titolare dei diritti sul libretto, oppose un netto rifiuto, giudicandolo un intervento arbitrario, e solo la mediazione di Boito permise a Toscanini di portare a termine il proprio lavoro. Nelle pagine della Gazzetta musicale di Milano, leditore, che continuava a non essere daccordo, scrisse: « Toscanini è, per taluni, infallibile quanto il Papa! Anzi è superiore allo stesso Verdi, che pure ha scritto il Trovatore, ma non lo ha mai concertato e diretto così! » Questo ed altri motivi (il contrasto, in parte dovuto a ragioni caratteriali, con Uberto Visconti di Modrone, succeduto nel 1903 al padre Guido, la mancata concessione di un aumento di stipendio, allepoca nettamente inferiore, ad esempio, rispetto a quello garantito ai cantanti, la divergenza con il pubblico milanese), ma soprattutto il differente modo di concepire i compiti del direttore dorchestra, visto da Toscanini come il demiurgo dello spettacolo, controllore di ogni più piccolo elemento e responsabile dellunitarietà del lavoro degli strumentisti, cantanti, registi, scenografi,[29] spinsero il maestro a lasciare Milano e lItalia. Mentre Toscanini lasciò il teatro il 14 aprile 1903, Gatti Casazza rimase fino al 1907, anno in cui dispose larretramento del palcoscenico per far spazio alla cosiddetta buca, parzialmente nascosta dalla ribalta. Prima di allora i musicisti e il direttore dorchestra non avevano un loro posto ma suonavano davanti al pubblico, ostruendo spesso la visibilità dalla platea. Durante le feste mondane lorchestra suonava invece sul palcoscenico per lasciar maggior spazio alle danze. Nel 1909, il quinto ordine di palchi fu trasformato nellattuale prima galleria per permettere a più spettatori, non proprietari di palchi, di assistere agli spettacoli. Piazza della Scala nel primo 900 in una cartolina di Giorgio Sommer. Ente Autonomo Teatro alla Scala[modifica | modifica sorgente] Alla fine del 1918, Visconti di Modrone fu costretto a rinunciare allincarico per ragioni economiche. Lo stallo di due anni portò ad una radicale trasformazione dei criteri di gestione: grazie alla rinuncia del diritto di proprietà sia da parte dei palchettisti che del Comune, venne fondato infatti l’Ente Autonomo Teatro alla Scala, subito impersonato dal direttore generale Angelo Scandiani. Grazie a sovvenzioni comunali e statali e alle somme raccolte attraverso una sottoscrizione promossa dal Corriere della Sera, il teatro poté finalmente godere di una completa autonomia. Si deve a Scandiani la costituzione formale dellorchestra del Teatro alla Scala, i cui musicisti, un centinaio,[13] verranno d’ora in poi scelti secondo rigidi criteri di selezione e assunti con regolari contratti a tempo indeterminato. Alla direzione musicale tornò ancora una volta Toscanini, promotore di una intensa e straordinaria stagione per il teatro. Il palco scaligero vide avvicendarsi i maggiori cantanti del tempo, tra cui Fëdor Ivanovič Šaljapin, Magda Olivero, Giacomo Lauri-Volpi, Titta Ruffo, Enrico Roggio, Gino Bechi, Beniamino Gigli, Mafalda Favero, Toti Dal Monte, Gilda Dalla Rizza, Aureliano Pertile. Nel 1929 lo Stato fascista riservò al capo del governo la facoltà di nomina del presidente dellEnte e impose la partecipazione di un rappresentante del Ministero dellEducazione Nazionale al consiglio di amministrazione. Di fronte a ciò, Toscanini, portata a termine l’impegnativa tournée a Vienna e Berlino, lasciò la direzione del teatro nel maggio dellanno successivo e si trasferì a New York. Nel 1931, a seguito di unaggressione subita a Bologna, schiaffeggiato davanti al Teatro comunale per essersi rifiutato di eseguire la Marcia Reale e Giovinezza, il maestro lasciò definitivamente il paese. Nel 1932, Luigi Lorenzo Secchi progettò le scale degli specchi che collegano il foyer al ridotto dei palchi, anchesso al centro di importanti lavori nel 1936[30][31] Nel 1938 il palcoscenico venne dotato di ponti e pannelli mobili, oltre che di un sistema che permetteva di abbassarne il livello, facilitando il carico delle scene direttamente dal cortile.[32] Subito dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, comparvero sui muri del teatro manifesti inneggianti al ritorno di Toscenini (Evviva Toscanini, Ritorni Toscanini). Nella notte tra il 15 ed il 16 agosto di quellanno, però, la Scala subì un devastante bombardamento: gravi danni furono causati alla sala (crollo del soffitto, di parte delle gallerie e dei palchi), andarono completamente distrutti il palcoscenico e le strutture di servizio. Su iniziativa dellassessore alla cultura Achille Magni e con il placet del sindaco di Milano Antonio Greppi, si optò per ricostruire il teatro comera e dovera prima del conflitto. Fu perciò nominato un commissario straordinario (Antonio Ghiringhelli) che diede avvio ai lavori, guidati dallingegnere capo del Comune di Milano Secchi.[33] Questultimo continuerà fino al 1982 a sovraintendere alle opere di adeguamento e rinnovo del teatro. La ricostruzione e il ritorno di Toscanini[modifica | modifica sorgente] Arturo Toscanini I lavori si protrassero fino al maggio 1946, ma nel frattempo non si cessò di far musica: lattività scaligera continuò presso il Teatro Sociale di Como,[34] nel Teatro Gaetano Donizetti di Bergamo e, a Milano, nel Teatro Lirico e nel Palazzetto dello Sport. L11 maggio 1946 alle ore 21:00 precise, come si legge sul cartellone, Toscanini inaugurò la nuova sala, dirigendo louverture de La gazza ladra, il coro dellImeneo, il Pas de six e la Marcia dei Soldati del Guglielmo Tell, la preghiera del Mosè in Egitto, louverture e il coro degli ebrei del Nabucco, louverture de I vespri siciliani e il Te Deum di Verdi, lintermezzo e estratti dallatto III di Manon Lescaut, il prologo ed alcune arie del Mefistofele.[35] Il concerto della ricostruzione, che vide tra gli interpreti anche Renata Tebaldi, fu un evento storico per tutta Milano. Come scrisse Filippo Sacchi: « quella sera [Toscanini] non dirigeva soltanto per i tremila che avevano potuto pagarsi un posto in teatro: dirigeva anche per tutta la folla che occupava in quel momento le piazze vicine, davanti alle batterie degli altoparlanti[36] » Dopo una serie di concerti diretti da Toscanini, Klecky e Votto, lattività operistica riprese il 26 dicembre con il Nabucco. La gestione di Ghiringhelli, nominato sovrintendente nel 1948, fu contrassegnata tra laltro dalle partigianerie tra i sostenitori di Maria Callas e di Renata Tebaldi: il soprano greco, che era già apparsa in sostituzione della collega italiana in alcune recite di Aida del 1950, ottenne il primo trionfo scaligero in occasione dellapertura della stagione 1951-52. Tra gli eventi più importanti di questo periodo si possono citare il debutto scaligero di Herbert von Karajan in veste di direttore dorchestra (Nozze di Figaro, 1948) e di regista (Tannhäuser, due anni pù tardi), la rappresentazione de Lanello del Nibelungo (marzo-aprile 1950) diretto da Wilhelm Furtwängler, e della novità di Igor Stravinskij The Rakes Progress, rappresentato l8 dicembre dellanno successivo. Mentre la riscoperta delle partiture fu affidata alle bacchette di Thomas Schippers, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, le scelte di regia di artisti come Giorgio Strehler e Luchino Visconti permisero al pubblico di vedere con occhi nuovi i libretti. Il 18 febbraio 1957 la Scala ricordò Toscanini, scomparso a New York in gennaio, con un concerto diretto da Victor De Sabata.[37] Ente autonomo lirico Teatro alla Scala[modifica | modifica sorgente] Nellestate 1967 viene promulgata una legge che riordina lo status dei principali teatri italiani, riconoscendo alla Scala, ente autonomo lirico, la personalità giuridica di diritto pubblico. Da questo momento in poi il presidente del consiglio damministrazione del teatro è il sindaco della città, mentre il sovrintendente è proposto dal Consiglio comunale e nominato dal Ministro per il turismo e lo spettacolo (la competenza è attualmente trasferita al Ministero per i Beni e le Attività Culturali). Al sovrintendente spetta il compito di predisporre i bilanci e, assieme al direttore artistico, nominato dal c.d.a., la stagione scaligera. Antonio Ghiringhelli, cui va riconosciuto, tra laltro, il merito di aver risollevato il teatro nella difficile situazione del dopoguerra, fu soprattutto un imprenditore. Grande influenza ebbe durante la sua gestione la competenza teatrale dei direttori artistici Mario Labroca, Victor de Sabata, Francesco Siciliani, Gianandrea Gavazzeni e Luciano Chailly.[38] Nel 1972 furono nominati il nuovo sovrintendente, Paolo Grassi, uno dei fondatori del Piccolo Teatro, regista ed editore di collane teatrali, e il direttore artistico, il pianista e musicologo Massimo Bongianckino. Sotto questa gestione si è registrato il periodo di maggior produttività del teatro, che metteva in scena quasi 300 rappresentazioni allanno. Nel 1976 venne realizzato il meccanismo idraulico che consentì al piano dell’orchestra di essere sollevato fino al livello del palcoscenico. Lanno successivo si ebbe un nuovo cambio nella gestione: a sostituire Grassi fu chiamato Carlo Maria Badini, già sovrintendente del Teatro comunale di Bologna, mentre Claudio Abbado prese il posto di Francesco Siciliani, subentrato dopo due anni a Bongianckino. Proprio in quellanno si festeggiò il secondo centenario dalla fondazione del teatro con una stagione in cui spiccarono Verdi (Don Carlo, Un ballo in maschera, I masnadieri, La forza del destino e Il trovatore) e Monteverdi (LOrfeo, Il ritorno di Ulisse in patria e Lincoronazione di Poppea). Furono rappresentate anche due novità assolute di Luciano Berio (La vera storia) e di Camillo Togni (Blaubart), Lheure espagnole e Lenfant et les sortilèges di Maurice Ravel, Madama Butterfly e Manon Lescaut di Puccini, Fidelio di Beethoven, Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg, Tristan und Isolde di Wagner, Die Entführung aus dem Serail di Mozart e molti balletti, tra cui il Ballo Excelsior.[39] Claudio Abbado (a sinistra) e Riccardo Muti (a destra) Claudio Abbado (a sinistra) e Riccardo Muti (a destra) Claudio Abbado (a sinistra) e Riccardo Muti (a destra) Solo due anni più tardi, nel 1979, Abbado lasciò la direzione artistica, mantenendo però quella musicale. Rimarrà in tale veste alla Scala fino al 1986, anno in cui promosse, in maggio, un Omaggio a Debussy, coinvolgendo anche il coreografo Maurice Béjart.[40] A sostituirlo fu chiamato il maestro napoletano Riccardo Muti, il quale promuoverà una stagione di riscoperta di opere come Lodoïska di Luigi Cherubini, Alceste e Iphigénie en Aulide di Christoph Willibald Gluck, con regie di ricerca e rinnovamento. Con la nuova gestione di Carlo Fontana, nominato sovrintendente nel 1990, la Scala ha continuato non solo la tradizionale attività, ma ha puntato sulle tournée allestero (ad esempio il Requiem di Verdi diretto da Abbado prima, da Muti poi, portato, tra laltro, nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, o la versione di Falstaff che ha aperto la stagione 1979-80, regia di Giorgio Strehler, scenografia di Ezio Frigerio). Fondazione Teatro alla Scala[modifica | modifica sorgente] Nel 1996 fu costituita per legge[41] dallo Stato italiano, dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano, la Fondazione Teatro alla Scala,[42] una fondazione di diritto privato, senza scopo di lucro, con il fine di perseguire la diffusione dellarte musicale, l’educazione musicale della collettività, la formazione professionale dei quadri artistici e tecnici [...] la ricerca e la produzione musicale, anche in funzione di promozione sociale e culturale.[43] Ai fondatori di diritto può aggiungersi qualsiasi soggetto, pubblico o privato, straniero o italiano, che concorra alla formazione del patrimonio della fondazione con un contributo minimo fissato dallo statuto.[44] Il nuovo statuto ha anche permesso lapertura della sala del Piermarini ad attività commerciali e finanziarie. Importanti lavori hanno interessato ledificio del gennaio 2002 al dicembre 2004. Il teatro rinnovato è stato ufficialmente restituito al pubblico con la rappresentazione della stessa opera che fu commissionata per linaugurazione della Scala, LEuropa riconosciuta, di Antonio Salieri, fortemente voluta dal direttore musicale Riccardo Muti. Dopo poco più di un anno, complesse polemiche hanno visto lallontanamento di Muti e la nomina, il 2 maggio 2005, del sovrintendente Stéphane Lissner, già direttore del Festival di Aix-en-Provence. Daniel Barenboim, dopo lesordio, il 7 dicembre 2007, con Tristano e Isotta di Richard Wagner, è stato nominato direttore musicale nel 2011, mantenendo allo stesso tempo la direzione dellOpera di Stato di Berlino. Accanto a giovani direttori come Daniel Harding e Gustavo Dudamel, Lissner ha riportato alla Scala, il 30 ottobre 2012, Claudio Abbado, assente dal teatro milanese da ventisei anni. Innovative e talvolta discusse sono state le scelte di regia (Robert Carsen, Emma Dante, Claus Guth, Nicholaus Lenhoff). Nellottobre 2012 vengono confermate le voci delladdio di Lissner, che dal 2015 passerà allOpéra National de Paris. Architettura[modifica | modifica sorgente] « Esco ora dalla Scala… È per me il primo teatro del mondo, perché è quello che procura dalla musica i maggiori piaceri… Quanto all’architettura, è impossibile immaginare nulla di più grande, più solenne e nuovo » (Stendhal, 26 settembre 1816) Nel proprio progetto, ispiratosi al Teatro di corte della Reggia di Caserta di Vanvitelli, il Piermarini ne modificò curvatura e strutture decorative in modo da migliorarne lacustica: la sala divenne immediatamente il modello per il teatro allitaliana, la cui forma a ferro di cavallo venne in seguito impiegata in molti teatri d’Europa come la Staatsoper di Vienna (1869), il Palais Garnier a Parigi (1875), la Royal Opera House di Londra (1858). La facciata del teatro nellincisione in rame di Gaetano Mercoli (1789) Facciata[modifica | modifica sorgente] La facciata principale è la parte del teatro che ha subito, rispetto al progetto originario, il minor numero di modifiche. Lunica aggiunta è stata quella dei due piccoli corpi laterali sormontati da terrazzi (1835), i quali, se alterano lievemente la visione laterale rompendo la scansione dei tre diversi volumi della facciata, fanno salva la percezione frontale. Laspetto più innovativo del progetto è sicuramente la galleria che larchitetto antepone agli accessi del teatro. Un tempo era possibile, grazie a questo accorgimento, arrivare a pochi metri dallingresso, e al coperto, con la carrozza. I piani sono scanditi da cornicioni e dal diverso rivestimento murario. Al piano terreno e al mezzanino, su un basso bugnato si aprono sette arcate cieche, intonacate di chiaro come le superfici dei piani superiori. Originariamente le porte di accesso al teatro erano solo due, in corrispondenza delle arcate laterali della galleria. Allinterno delle altre cinque aperture si aprivano, invece, altrettante finestre. Oggi, ogni fornice ospita un portone, sormontato dalle finestrelle arcuate del mezzanino. In corrispondenza dei piedritti delle arcate corre un corso di blocchi più sporgenti. Sporgente è anche il concio. Sopra alla galleria e ai corpi aggiunti dal Pestagalli, un parapetto a balaustra, il cui disegno è ripreso anche come zoccolo per le semicolonne e le lesene corinzie che scandiscono il ritmo dei diversi volumi al primo piano. In corrispondenza del terrazzo, in mezzo alle quattro coppie di semicolonne, si aprono tre porte timpanate. Sulla parete del volume intermedio e sui terrazzi laterali si aprono altre quattro luci, sempre decorate da timpani triangolari, due a destra e due a sinistra. In corrispondenza dei capitelli corre un fregio spezzato a festoni in stucco. Al di sopra corre unimportante trabeazione su cui poggiano le basi delle basse lesene e le cornici delle aperture dellodierno ridotto delle gallerie. Corona il prospetto, in corrispondenza della galleria delle carrozze, un timpano decorato, sempre su disegno del Piermarini, a bassorilievo in stucco da Giuseppe Franchi. Il soggetto è lallegoria de Il carro del Sole inseguito dalla Notte (altrove detto Il carro di Apollo o di Fetonte).[45] Ai due lati una balaustra interrotta, in corrispondenza delle sottostanti lesene, da parapetti ciechi decorati da vasi fiammati. La pianta del teatro nellincisione in rame di Gaetano Mercoli (1789) Per il bungnato fu scelto il granito di Baveno, di color grigio-rosa; per i parapetti, lo zoccolo del primo piano, le lesene, le colonne, la trabeazione che corre su queste, i timpani di tutte le finestre e la cornice del grande timpano triangolare, la pietra di Viggiù, unarenaria di colore grigio paglierino, e la pietra Gallina.[22][46] L’architetto concepì la facciata principale per la visione di scorcio, giacché il teatro si trovava in origine in una contrada relativamente stretta. La visione frontale, e il curioso effetto del timpano sormontato da coppi, si è resa possibile a seguito dellapertura di piazza della Scala, nel 1857.[22][47] Interno
Posted on: Sun, 10 Nov 2013 20:37:40 +0000

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