Tradimenti La prima bocciatura la presi il primo anno delle - TopicsExpress



          

Tradimenti La prima bocciatura la presi il primo anno delle superiori. I miei intuivano che la scuola non era il mio forte, dovevano fare qualcosa che mi facesse cambiare idea. Babbo mi trovò un posto come garzone in un’officina per auto, avevo quattordici anni e i motori mi appassionavano. La realtà è molto diversa dai sogni di un ragazzino. L’officina non era molto grande, il proprietario non aveva altri collaboratori oltre me, mi diede subito le chiavi del locale. Aprire le serrande la mattina e chiuderle la sera era compito mio. Era un invito a responsabilizzarmi? Una prova di fiducia nei miei confronti? Scoprii presto la verità. Quando ci si metteva di buona lena era un bravo meccanico, peccato che gli piacesse bere. Si faceva vedere verso metà mattinata, per un’oretta metteva mano alle auto e mi dava indicazioni su quello che dovevo vedere e fare. Era di animo buono, mi trattava con rispetto. Faceva almeno un altro paio di pause bar prima dell’ora di pranzo. Alle tre del pomeriggio si riprendeva, lavorava sodo per tre ore buone, poi, pausa bar. A volte rientrava, altre non lo si vedeva. La routine cambiava quando arrivava molto lavoro da fare. La mattina arrivava presto e le pause bar scomparivano o al massimo una, breve, sotto invito di un cliente. Facevamo orario continuato, lavorando oltre l’orario di chiusura. In pieno agosto ci capitò di passare tre giorni interi, dalla mattina presto al calare del sole, in una campagna desolata, senza nemmeno un albero. Dovevamo aggiustare un enorme compressore, vecchio e arrugginito. Prendemmo una bella abbronzatura ma, quel motore mostruoso, dopo averlo smontato, pulito e rimontato in varie parti, funzionò. La mia paga era di quattro mila lire alla settimana, quando si facevano gli extra mi dava qualcosa in più. Non potevo pretendere altro, ero un apprendista che stava imparando una professione, quando inizierò a fare interventi importanti guadagnerò di più. Dopo tre mesi e mezzo ritornai studente. Babbo e mamma ne furono felici, pensarono di aver vinto la prova, che avessi capito cosa significasse lavorare e di conseguenza preferire gli studi. Sapevo, dentro di me, che il vero motivo era che la scuola mi dava grandi quantità di tempo da dedicare agli amici e passioni, l’officina no. Spudoratamente li tradivo, ma non con cattiveria e predeterminazione, ma per incoscienza. All’inizio di ogni anno scolastico partivo con buoni propositi, mi davo da fare. Ero contento e orgoglioso di dare belle soddisfazioni ai miei ma, dopo qualche mese, sprofondavo nel godermi la vita con pochi sforzi mentali.
Posted on: Sun, 14 Jul 2013 17:31:36 +0000

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