UN NOVEMBRE DA INCORNICIARE Grandi emozioni in questo mese di - TopicsExpress



          

UN NOVEMBRE DA INCORNICIARE Grandi emozioni in questo mese di novembre per la nostra associazione. Oltre alle “consuete” situazioni che vedono il passaggio dalla fase di considerazioni sull’ accoglienza estiva conclusa e sulla preparazione di quella successiva, la preparazione e la gestione della imminente accoglienza invernale, la nostra cena sociale e i necessari incontri di contorno a tutte le attività, questo novembre vedeva per Help 2 appuntamenti importanti: - La missione ai campi sahrawi (originariamente prevista per febbraio ma poi spostata in autunno) - La trasferta a Rechitsa e la conclusione del progetto TRASGUARDI con l’ organizzazione della rappresentazione finale in teatro. La missione ai campi sahrawi era stata rimandata in seguito al momento di particolare tensione che caratterizzava la situazione algerina e nel frattempo il periodo di accoglienza estiva dei due gruppi, con l’ impatto emozionale che comporta, ha fatto salire la temperatura dei nostri volontari, per cui Help si è presentata a questo appuntamento con una missione che comprendeva ben 12 volontari, muniti di un entusiasmo e di una spinta propulsiva capace di polverizzare tutti i disagi e le incertezze che costituiscono il contorno di questo tipo di missione. Siamo andati (scusate il plurale, ma io e l’ associazione eravamo comunque là anche se non fisicamente) a mantenere i consueti rapporti con le istituzioni locali, ma anche a ritrovare i nostri bimbi, a ricontrollare Dida, a vedere le ultime realizzazioni da noi finanziate, a riaffermare un segno di vicinanza alla repubblica Sahrawi in un momento di particolare tensione. Siamo andati con un gruppo di amici di Help che vedeva ritorni importanti e debutti nel deserto, con due piccole ( di età ) amiche e due “capitani veterani”, con due sposi quasi freschi, capaci di grandi gesti, con una forte e determinata componente rosa, con i nostri consolidati e inossidabili amici. Un gruppo che si è compattato in modo straordinario, calato nella straordinaria atmosfera del deserto, tra le braccia dei nostri amici del Polisario, con il contributo e la fraterna partecipazione di Mrabih e di Yakoub. La densità dei valori trovati e ritrovati, l’ importanza dei contatti avuti, lo straordinario calore umano capace di annientare quello meteorologico, hanno conferito a questa missione uno spessore straordinario. Enrico, Pio, Paolo, Paolo2, Luciana, Emma, Sara, Eleonora, Giada, Francesca, Franco, Betta, 12 persone saldate in una unica entità, rappresentanti e testimoni di un legame tra Help e il popolo sahrawi forte come non mai. Parallelamente un’ altro gruppo di Help si imbarcava verso nord est, in direzione concettualmente uguale ma geograficamente contraria. Giordano, Marcella, Luz, Martina, Vincenza tornano al Centro di riabilitazione di Rechitsa per costruire l’esito finale di un percorso durato 3 anni. Trasguardi è un nome strano, nasce dalla congiunzione di due parole che racchiudono una fase precedente di Tuttoattaccato, una fase che non vuole presentare soluzioni di continuità, ma evolvere verso obiettivi (plurale) ambiziosi, verso tanti traguardi. Quindi andiamo (e anche in questo caso scusate il plurale, ma io e l’ associazione eravamo comunque là anche se non fisicamente) a cogliere uno di questi Trasguardi. Fin dalla prima enunciazione di questo progetto abbiamo affermato che l ‘esito finale avrebbe potuto sembrare la conclusione del progetto, ma in effetti avrebbe rappresentato lo start up di una ulteriore fase successiva, davvero una grande sfida. Cosa volevamo ottenere con Trasguardi ? Volevamo indicare nuovi approcci per la disabilità. Volevamo permettere alle persone di esprimere sé stessi in modo completo, trasformando i propri limiti in punti di forza. Volevamo promuovere una cultura della diversità e dell’ integrazione. Volevamo stimolare una comunicazione diversa e alternativa a quella verbale. Volevamo sviluppare autoconsapevolezza e autonomia. Volevamo costruire un processo di educazione alla corporeità. Come pensavamo di ottenere questi risultati ? Attraverso l’ integrazione professionale dei nostri volontari nel contesto territoriale locale. Attraverso la costruzione comune di laboratori educativi e teatrali. Attraverso l’ acquisizione di una consapevolezza sociale che promuove cooperazione, conoscenza, valore e rispetto delle regole di un gruppo. Attraverso un percorso di costruzione di un esito finale congiunto. Eravamo troppo ambiziosi ? Forse, ma il percorso identificato era troppo stimolante e potenzialmente efficace per non verificarne le possibilità. Abbiamo avuto partner eccezionali che ci hanno dato grande fiducia. Help for Chernobyl children, la nostra fondazione di riferimento ci ha garantito rapporto e dialogo con le Istituzioni Locali. Il Comitato Esecutivo di Rechitsa ci ha garantito il necessario supporto logistico. Il Centro di Riabilitazione, con tutti gli operatori presenti, ha creduto fin da subito in questa opportunità e l’ha fatta propria. E allora eccoci pronti a cogliere il lavoro di tre anni costruiti in apnea, senza cedere di un passo, verso la prova finale, dove lo scambio tra il pubblico e gli attori sulla scena si traduce in emozioni crescenti, dove il processo di integrazione viene assimilato e tradotto in una nuova visione sociale. Una cavalcata straordinaria di fronte a 600 spettatori in un teatro gremito. Un’ emozione profonda che ha travolto pubblico e attori, tra lacrime e sorrisi, che ha scavato coscienze, che ha lasciato in tutti segni profondi e duraturi. A coronamento di una situazione davvero eclatante il quotidiano di Gomel, Gomelskaya Pravda, nella giornata del 12, ha dedicato la copertina a Help e Tuttoattaccato e un’ intera pagina a questo avvenimento. Ancora questo mese, a coronamento delle iniziative derivate dalla scorsa, intensissima missione in Bielorussia dello scorso maggio, la nostra associazione ha stretto un protocollo ufficiale con la direzione sanitaria dell’ Ospedale Psichiatrico di Gomel e la nostra associazione corrispondente Help for Chernobyl children per la realizzazione di una stanza morbida nel reparto pediatrico dello stesso ospedale. Questa realizzazione, particolarmente importante sul piano della risposta tecnico sanitaria, è possibile grazie ad un finanziamento dedicato giunto alla nostra associazione da parte di un volontario. Il protocollo è stato stipulato a garanzia del finanziamento ricevuto, finanziamento che è già a disposizione della Direzione Ospedaliera locale che sta predisponendo l’ esecuzione dei lavori. La realtà dell’ Ospedale psichiatrico infantile di Gomel è particolarmente toccante. Chi ne viene a contatto rimane colpito da una situazione che sembra emergere da vecchi ricordi storici. Help in questi anni ne ha cambiato profondamente il volto attraverso una prima fondamentale operazione che ha visto la sostituzione integrale dei letti del reparto e ora attraverso la costruzione della stanza morbida. Sono state due operazioni dove l’ apporto diretto e il sostegno economico dei nostri volontari ha coperto tutte le esigenze, due operazioni che bene rappresentano quale capacità solidale sia possibile sprigionare quando le motivazioni raggiungono valori e livelli molto alti. Come vi dicevo, un novembre da incorniciare !!!
Posted on: Fri, 22 Nov 2013 10:16:49 +0000

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