Valentina Corbani [Rimini, 1987] è una scrittrice attiva a - TopicsExpress



          

Valentina Corbani [Rimini, 1987] è una scrittrice attiva a Bologna. Tra la sua produzione troviamo romanzi come “Le dieci perle” [Milano, 2010], “Lo studio 78” [Foggia, 2011], volumi di poesia: “Dove tu sei” [Avola, 2013] e saggi di critica letteraria su Proust e la Recherche. D. Quando ha capito che avrebbe fatto la scrittrice? R. Non l’ho capito: l’ho fatto e basta. D. E’ difficile essere degli scrittori oggi? R. Credo sia più o meno difficile come essere qualunque altra cosa oggi. Nel senso che sicuramente il panorama è cambiato, e in peggio, secondo me; però se si ha appena un po’ di onestà intellettuale e non ci si nasconde dietro il cambiamento o la perdita di certi valori, lo si vede bene: che si può ancora essere quello che si vuole. Naturalmente bisogna impegnarsi molto. D. Lei ha parlato e scritto spesso di Proust. Ho letto un saggio anche su Pound. Tra gli scrittori viventi, oggi, chi le piace? R. Non saprei risponderle. Credo quasi nessuno. D. Come mai? R. Sa, io ho le mie idee personali e private; però le posso dire che Pasolini sosteneva che la vita di un uomo la si capisce bene solo dopo che quest’uomo è morto. Penso che sia così anche per la scrittura: forse solo dopo la morte, laddove si ha l’opera completa della vita e dell’arte di quell’uomo, gli si può dare il giusto valore. D. Qual è il più grande difetto degli scrittori d’oggi? R. Sa, Moravia diceva che gli scrittori non hanno difetti, ma più o meno vitalità, e che la poca vitalità è il vizio peggiore per uno scrittore. Io credo, tuttavia, che il vizio più grande degli scrittori d’oggi sia quello di essere dei mercanti, più che degli scrittori. E si può vendere anche la letteratura. Scrivere quello che la massa vuole, quando lo vuole e come lo vuole, non è essere scrittori: è essere mercanti. D. E’ un giudizio molto duro il suo. R. Sì, può darsi che abbia ragione lei, però io non ci vedo nulla di male. Non è obbligatorio essere degli scrittori e non chiunque scrive una lista della spesa lo è. D. Lei ha avuto in qualche caso poca vitalità? R. Sì, in un caso. D. Quando? R. C’è un romanzo che dovrebbe chiamarsi “La finestra”, che ho iniziato a scrivere subito dopo “Lo studio 78”, e non ho mai finito. Non so se lo finirò mai. D. E la cosa la rende triste? R. No, credo che ogni tanto qualche ciambella debba non venire col buco. D. E qual è il suo più grande difetto come scrittrice? R. Credo che, in un certo momento, mi stavo facendo il verso, ripetendomi da sola e penso che questa sia la cosa peggiore per uno scrittore. D. Ho letto in una sua intervista che lei ha dichiarato che non scriverà più su Proust. Perché? R. No, non è vero. L’avrò detto per rabbia, perché magari non riuscivo a scrivere in quel particolare momento. D. Questo mi solleva molto, dal momento che lei è stata selezionata per scrivere l’introduzione alla nuova edizione della Recherche. Ne è soddisfatta? R. Sì, certo. D. Che temi affronterà in questa introduzione? R. Ancora non lo so. L’introduzione, comunque, sarà a “Sodoma e Gomorra”, dunque credo che abbastanza spazio avrà il sadismo, anche come forma d’amore. Particolarissima, estrema, dura, patologica, malvagia e crudele, forse, ma sempre in qualche modo un affetto, oserei dire. D. Può anticiparci qualcosa? R. Gliel’ho detto. Ci tengo a concentrarmi su quello anche perché non credo sia un argomento tenuto a sufficienza in considerazione. Credo che rivesta una certa importanza nel libro, e dunque sia giusto scriverne. D. Buon lavoro! Posso farle una domanda personale? R. Sì. D. “Lo studio 78”. Perché non ne parla? R. Perché mi fa male. Abbiamo intervistato Valentina Corbani, a Bologna. Ettore Carliù
Posted on: Wed, 18 Sep 2013 08:20:43 +0000

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