Vincenzo Spagnolo Da "Cocaina Spa"...(2010) Uccel di bosco Roma, - TopicsExpress



          

Vincenzo Spagnolo Da "Cocaina Spa"...(2010) Uccel di bosco Roma, 15 marzo 2010. Una pattuglia dei carabinieri effettua un controllo di routine in una clinica della capitale dove Roberto Pannunzi è in stato di ricovero in regime di “sorveglianza speciale”. Il re dei broker sta scontando una condanna definitiva di detenzione a 16 anni e mezzo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Nel frattempo, gli è stata comminata anche un’altra sentenza di primo grado, con pena a 18 anni. Di recente, però, il tribunale di sorveglianza di Bologna gli ha concesso gli arresti domiciliari per ragioni di salute: “cardiopatia ischemica postinfartuale”. Una misura confermata poi dai giudici di Roma. Per curarsi dai postumi di un infarto, Pannunzi è stato ricoverato in una clinica di Nemi, per poi essere trasferito in una struttura sanitaria privata romana, Villa Sandra, dove i carabinieri si recano periodicamente per verificare la sua situazione. E quella mattina, quando la pattuglia dell’Arma apre la porta, la stanza è in ordine, ma il letto è vuoto. Di Pannunzi, nessuna traccia. Potrebbe essere andato via da giorni, visto che la sua camera non era neppure piantonata, poiché il regime degli arresti domiciliari non lo prevede. Un sistema che Bebè aveva già utilizzato. Era stato arrestato nel 1994 a Medellín, in Colombia: ai poliziotti che gli mettevano le manette ai polsi aveva provato ad offrire un milione di dollari per fingere di non averlo visto. E nel 1999 era riuscito a fuggire una prima volta, abbandonando una clinica italiana dov’era ricoverato. «Nel momento in cui si dimostra che costoro importavano tonnellate di cocaina in Europa, il sistema penale e processuale non deve consentire una condanna a 16 anni, ma a 30. E se il detenuto sta male, si cura in carcere. Per questa tipologia di reati e di persone, il ravvedimento è un’ipocrisia», ragiona, scuotendo il capo con amarezza, il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. È lui il magistrato che coordinò l’inchiesta che nel 2004 condusse alla cattura del broker a Madrid. E un altro magistrato, Alberto Cisterna, in forza presso la Direzione nazionale antimafia, osserva: «è davvero un peccato che tanto lavoro investigativo venga vanificato per imprudenza. È chiaro che se un soggetto super-sorvegliato ha una possibilità minima di dileguarsi, proverà a farlo. Ora c’è da augurarsi che al Ministero di Giustizia qualcuno si interroghi e si pongano argini per evitare il ripetersi di vicende simili». Poche ore dopo, il ministro di Giustizia Angelino Alfano prende una decisione: «attesa la gravità della vicenda», dispone «accertamenti preliminari al fine di verificare la piena regolarità delle decisioni assunte che hanno determinato lo stato di libertà di un soggetto, particolarmente pericoloso». Ma ormai la frittata è fatta, osserva sconsolato il procuratore aggiunto Gratteri: «Il sospetto è che sia già volato all’estero, dove gode di numerosissimi appoggi. Uomini come lui sono cittadini del mondo, gente che gira anche due o tre Stati nella stessa giornata. Pannunzi fa parte di quella schiera di persone dove i soldi non si contano, si pesano».
Posted on: Sat, 06 Jul 2013 15:32:08 +0000

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