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........continua la rassegna di cinema popolare Napoli Visionaria nel cortile di S.Chiara, tutti i giovedì alle 9,30 Napoli milionaria di Eduardo De Filippo teatro filmato, b/n, 127’, 1962 con Elena Tilena, Carlo Lima, Eduardo De Filippo, Regina Bianchi, Evole Gargano, Nina De Padova, Antonio Allocca, Antonio Casagrande, Ettore Carloni, Lello Grotta. Video teatrale, camera fissa, bianco e nero, pellicola sgranata che porta il peso del mezzo secolo trascorso. Tuttavia la modernità di questa commedia esala fra i pixel sgranati, dalla memoria sommersa di un grande drammaturgo che dei conflitti e della miseria di Napoli ha raccontato con la lungimiranza dei profeti e l’affetto e la distanza dei maestri. Quella distanza nel tempo, che oggi può meglio percepire lo spettatore grazie alla grana sporca dell’immagine e alla visione statica desueta, ci permette di cogliere tutte le conseguenze attuali del racconto della tragedia sociale dell’ultima guerra. Ciò che colpisce in questa visione postuma della commedia è la percezione dell’immobilità in cui Napoli è condannata. Con un’ellisse di cinquant’anni il film spazza via d’un colpo quella retorica dell’opulenza e del consumo che nel promettere ogni felicità gettava le fondamenta per la miseria presente. In un sol colpo tutte le sciattezze di un dopoguerra lanciato sulla traiettoria di una democrazia senza sostanza, fatta di personalismi e obbedienze senza comuni denominatori, di un sistema economico che non è riuscito neanche a garantire una esistenza dignitosa per tutti, che ha allontanato le realtà popolari dai centri e ne ha fatte altrettante periferie, che ha speculato sui territori e sulla salute lasciando sul campo disoccupazione e morte ambientale. Le condizioni descritte dalla commedia non sembrano molto lontane da quelle che attualmente attraversa la città di Napoli, stesso abbandono, stessa miseria culturale. Questo basterebbe per tracciare un bilancio, ovviamente negativo, dell’eterna emergenza di una città che di amministrazione in amministrazione non ha saputo fornire risposte adeguate al bisogno abitativo, che è sprofondata nel cronicario della disoccupazione perenne, che ha affidato il proprio futuro a un sistema di reti clientelari di dominio e sopruso. I protagonisti appartengono al popolo minuto, che ha inventato l’arte di arrangiarsi e in essa traccia anche il suo tenersi fuori e dentro una legalità controversa. I personaggi del racconto, di cui riusciamo oggi a tracciare meglio la traiettoria, ci appaiono allora come dei condannati inconsapevoli, esseri cui sia stata in partenza già negata ogni salvezza, affidati al falso storico del consumo come benessere e, così strutturati, nella totale inconsapevolezza dei processi di trasformazione umana e sociale che li attraversano, essi risultano tanto più attuali e contemporanei, nella rappresentazione del disincanto e della deriva sociale di oggi come di ieri.
Posted on: Wed, 19 Jun 2013 05:44:11 +0000

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