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ho scritto questa lettera a Matteo Renzi. Forse non risponderà, ma ho sentito di doverlo fare. LETTERA APERTA (E LUNGA, DAVVERO LUNGA) A MATTEO RENZI Quale Europa, quale futuro? Caro Matteo (ci chiamiamo per nome, l’hai detto tu, giusto? Beninteso, se la cosa non ti offende e comunque siamo quasi coetanei), mi spiace davvero di non essere stato presente lunedì scorso al tuo comizio al teatro Rainerum di Bolzano. Ero al lavoro, impegnato, come tutti i santi giorni, a far crescere il PIL. Tra gli altri temi da te affrontati, hai parlato di “più Europa”, argomento davvero interessante, che andrebbe approfondito, direi sviscerato. Perché io sono realmente europeista e, come tale, sogno un’Europa Unita molto diversa dall’attuale UE, anzi un’Europa diametralmente opposta a quella che si sta cercando di costruire. In effetti avrei in mente alcune domande da porti in merito allEuropa, allunione monetaria, ed in particolare al rapporto tra Italia e Germania, la quale, dici tu, non va demonizzata. Sì, perché, a parte il fatto che sarei molto curioso di sapere cosa vi siate detti realmente tu e la Merkel qualche mese fa (senza polemica, soltanto perché è giusto sapere), mi preme molto ricordare che, senza voler minimamente sminuire gli enormi meriti dellItalia e dei politici che lhanno governata fino ad ora nell’aver distrutto il miracolo italiano, qui si è fatto lEuro senza fare lEuropa e questo è un bel problema, soprattutto per noi, che siamo economicamente più deboli e meno competitivi degli stati del nord Europa ed in particolare, appunto della Germania. Già, perché forse non è proprio soltanto un caso se ciascuno di noi, pensando a Germania, Francia, Svezia, Spagna o a qualunque altro Stato della UE, li pensi come stati “esteri”. Sì perché, caro Matteo, la Germania per noi è uno Stato estero, uno Stato talmente estero che, all’interno dell’unione monetaria e dei vincoli del trattato di Maastricht, ci fa una concorrenza cinica e spietata sull’export. Infatti non è certo per puro caso che, con l’ingresso nello SME prima e nell’Euro poi (errare è umano, perseverare diabolico, mi viene da pensare), la bilancia commerciale italiana sia andata in deficit e quella tedesca in surplus. No, non è proprio un caso, tant’è vero che, come ha candidamente ammesso il Presidente Romano Prodi (mi perdoni il Presidente se non sono preciso, cito a memoria e quindi potrei anche sbagliare, ma il senso è questo), “la Germania non ha mai potuto accumulare surplus finanziari con il cambio flessibile, perché noi svalutavamo la nostra moneta secondo le esigenze di mercato, mentre con l’Euro, con il cambio fisso, la Germania ha accumulato un enorme surplus”. Vale a dire che l’Euro è stato, per bocca dei suoi sostenitori, un regalo alla Germania, grande malato d’Europa negli anni novanta. Bella forza! Bravi i tedeschi che sono esportatori netti e quindi si arricchiscono! Giusto così, che continuino su questa nobile strada! Anzi, anche noi “Untermenschen” (lett. “uomini inferiori”) dovremmo rimboccarci le maniche per diventare altrettanto “bravi”. Anzi no, in un nobile impeto di umanità facciamo di più: facciamo in modo che tutti i Paesi del mondo diventino “bravi” come la Germania che è costantemente, strutturalmente direi, un Paese esportatore netto. Si dai, rimbocchiamoci tutti le maniche ed esportiamo, esportiamo, esportiamo!! Sia lodato il Dio dell’export! Scusa, mi sono infervorato. Peccato, caro Matteo, che se tutti i Paesi fossero esportatori netti, cioè fondassero il proprio successo economico principalmente sulle esportazioni e non sul mercato interno, allora non ci sarebbe alcun importatore netto sulla Terra, il che mi fa pensare che, come ha notato credo anche Krugman (ma è un concetto talmente banale che non occorre certo scomodare un premio Nobel per comprenderlo), forse allora potremo cominciare a cercare nella nostra galassia o in quelle a noi più vicine un pianeta abitato al quale vendere le nostre preziose merci! Quindi, caro Matteo, io non ci vedo proprio nulla di positivo nell’atteggiamento della Germania. Loro non sono “più bravi”, “più virtuosi”, perché sono più organizzati e produttivi di noi. No. In questo, mi dispiace, non c’è merito. Un rapporto economico è fatto di binomi: venditore-acquirente, creditore-debitore. Non c’è alcun merito di nessuno in questo. Non è vero – anzi: è falso - che il venditore sia più bravo dell’acquirente, perché senza acquirente (senza il pianeta abitato su cui esportare), il venditore non sarebbe tale. Lo stesso dicasi per la coppia creditore-debitore. E così, oibò: adiòs “bravura”! E poi mi si dice che svalutare è immorale, altra assurdità. Perché dovrebbe essere immorale far agire la legge della domanda e dell’offerta sul “bene moneta” mentre non è immorale condannare un popolo di 60 milioni di persone alla disperazione in nome dell’ideale della moneta unica e degli interessi degli stati economicamente più forti? Beh, forse questa domandina da quattro soldi varrebbe la pena di porsela ogni tanto, non credi? Io me la pongo eccome e la risposta è talmente scontata e banale che te la risparmio. L’unica morale che può esistere in campo economico risiede nel fatto che ci debba essere un equilibrio dinamico tra esportatori ed importatori: ogni tanto sono esportatore netto io, ogni tanto lo sei tu. Si sta bene in due, insomma. Basterebbe capire che, come è ovvio, si dovrebbe lasciare agire in modo naturale la legge della domanda e dell’offerta anche sulla moneta e magari riprendersi una banca centrale, tanto per differenziarci un attimo dagli stati del terzo mondo. Ma voglio ritornare alla “bravura” nostra e della Germania. Infatti la crescita della produttività italiana, caro Matteo, ai tempi del cambio flessibile era perfettamente in perfetta linea con quella tedesca e, guarda caso, le curve si discostano (in negativo per noi) soltanto nei periodi in cui è stato adottato il cambio fisso con il marco. Quindi con il cambio flessibile noi eravamo “bravi” – per così dire - tanto quanto i tedeschi, ma questo, chissà mai perché, non lo ricorda mai nessuno. Purtroppo questa nostra “bravura” ce la siamo giocata non investendo, quando economicamente ancora potevamo, in formazione, ricerca in campo tecnologico, sulle idee ed infilandoci poi nel contratto capestro dell’Euro, dopo essere usciti in lacrime (nel 1992 con il governo Amato, quanto il rapporto debito/PIL era schizzato al 120%, complice il cambio fisso e la rinuncia al vincolo di portafoglio per la Banca d’Italia) dalla precedente sventurata esperienza dello SME, che altro non era se non un Euro ante litteram. Dici bene quando parli delle idee che ci vorrebbero per competere con il “far East”. Ma ormai siamo in una situazione di recessione economica dalla quale non ci tireremo fuori soltanto con le idee e con l’entusiasmo. E questo ogni politico serio e preparato lo sa. Ciò non significa che idee ed entusiasmo non servano, anzi: ci servono come l’aria che respiriamo. Però è chiaro che, se si tolgono ad un popolo tutte le possibili prospettive di miglioramento, cosa ben diversa dalla mera crescita economica, questo popolo non sarà mai e poi mai incentivato ad impegnarsi. Quindi è necessario creare innanzitutto le condizioni perché si possa dare alle persone una prospettiva positiva sul futuro, altrimenti non si andrà da nessuna parte, se non verso il crollo definitivo. Pertanto, secondo me, è tempo di finirla di fare promesse da mercante, fondate su un falso ottimismo. Molto meglio essere realisti ed agire di conseguenza, anche andando contro certe costrizioni volute dall’Europa dei tecnocrati e dei burocrati, nominati non si sa bene da chi, un’Europa che è una costruzione talmente assurda e paradossale – complice soprattutto l’Euro - da urtare frontalmente contro l’umana intelligenza: ma come si fa a pensare che il cambio fisso tra nazioni diverse che si fanno concorrenza possa funzionare? L’unione monetaria del “tutti contro tutti”: ma dai! È chiaro e lampante che l’unione monetaria sarebbe qualcosa di certamente auspicabile, se fosse fondata su un principio condiviso di reciproco aiuto tra gli stati membri nel perseguire il comune obiettivo di concorrere in modo onesto con le Nazioni esterne all’Europa. Magari fosse così! Sarebbe davvero un sogno. Ma è chiaro che oggi soltanto un folle potrebbe pensare di realizzare in quattro e quattr’otto la reale Unione Politica Europea (quella con le maiuscole), gli Stati Uniti d’Europa. Gli USA ci sono arrivati dopo una guerra sanguinosa e fratricida, ma non avevano certo alle spalle migliaia di anni di storia e di contrasti come noi Europei, inventori del concetto di Nazione! L’Europa Unita si può e forse si deve fare, ma non si può pensare di farla dall’oggi al domani e nemmeno tra dieci anni. O meglio, magari con una guerra tra Nord e Sud, ci si potrebbe arrivare anche presto. Sarà mica che questa guerra, mai dichiarata, sia oggi realmente in corso? Perché, ti devo dire, quegli imprenditori suicidi, privati della propria dignità, hanno proprio l’aspetto di caduti di guerra. E così anche i tanti giovani disoccupati e senza prospettive, gli esodati, questa invenzione del governo Monti – e ci volevano proprio i professori per crearci altri problemi - povera gente immolata sull’altare dell’Europa, i cassintegrati. Hai per caso provato a chiedere alla Merkel se per favore poteva farsi portavoce dell’istanza del Popolo Italiano verso quello Tedesco, istanza che prevedesse, ad esempio, la realizzazione di una fiscalità e di un welfare comuni agli stati membri dell’Euro, applicando il principio di perequazione del gettito d’imposta tra i vari stati, secondo le necessità di ciascun membro? Ma come, non l’hai fatto? E perché? Vabbè, forse lo so io perché: perché sei intelligente ed hai pensato, giustamente, che mai e poi mai il Popolo Tedesco potrebbe accettare di rinunciare ad un parte della propria ricchezza per aiutare l’Italia brutta e cattiva e fannullona, dei corrotti, della mafia, degli evasori, del mandolino e della pizza. Hai pensato proprio bene, caro Matteo. E molto bene fanno i politici tedeschi a difendere gli interessi economici del proprio popolo. I nostri politici, invece, si prodigano sempre più per gli interessi altrui, non per i nostri. E quindi vai di austerità, sacrifici, spending review, la grande moralizzazione degli esseri inferiori! Peccato che, purtroppo, l’austerità impostaci dall’Europa a trazione tedesca (sempre che in realtà la Germania non sia in realtà il carro o la zavorra d’Europa, io in effetti qualche dubbio in proposito ce l’ho), sia un po’ come un calcio nel fegato dato ad un tossicodipendente sdraiato in mezzo alla strada per farlo rialzare (il tossico saremmo noi italiani). È ovvio che se il tossico si trova in quella situazione è fondamentalmente per colpa sua, ci mancherebbe! Però la cura non è dargli un calcio nel fegato, soprattutto se vuoi continuare a vendergli la “roba”. Rischieresti di ammazzarlo! Quindi è evidente che anche la politica tedesca non è particolarmente lungimirante da questo punto di vista. Il che mi fa pensare che si tratti proprio di una guerra, punto e basta. E allora, davvero, bisogna ripensare ad un’altra Europa, magari anche facendo – in apparenza - dei passi indietro, per poterne poi fare altri in avanti nella costruzione dell’Unione. Io ci credo all’Europa Unita, ma credo che non farò in tempo a vederla. Ciò che invece vedo adesso, pur da un punto di osservazione privilegiato come l’Alto Adige, sono le macerie dell’Italia, incapace di rialzarsi e per giunta massacrata da chi a parole si professa amico. Beh, ti confesso che, se questo è lo scenario, io qualche dubbio sul futuro di mio figlio ce l’ho e penso che dovremmo essere davvero in tanti ad averne. L’unica soluzione davvero convincente a questo problema, che abbia finora trovato anche confrontandomi con altri genitori della mia generazione, è quella di educare i nostri figli ad essere cittadini del mondo, per prepararli in modo naturale ad un’eventuale e molto probabile emigrazione. Ma mi spiace, in qualche modo, adottare questa soluzione, che in fondo non è che una via di fuga dai problemi del nostro Paese. Rinunciare a fare la mia parte nel risolverli, in nome di 60 milioni di Italiani, mi sembra una strada non proprio virtuosa. La mia parte, in realtà, sono anche disposto a farla, ma, come dice una famosa pubblicità, “per dipingere una parete grande ci vuole un grande pennello”, così si potrebbe dire che “per affrontare una sfida grande ci vuole un grande popolo” e questo popolo voi politici lo avete reso davvero piccino piccino. In questo, devo ammetterlo, siete stati proprio bravi. Quindi ecco le domande di cui parlavo prima: 1. Cosa vi siete detti realmente tu e la Merkel? Le hai forse garantito che lavorerai affinché l’Italia mantenga gli impegni presi con i creditori tedeschi, anche al prezzo di annientare il proprio popolo? 2. Qual è la tua posizione nei confronti dell’unione monetaria? Ritieni che sia possibile per l’Italia rialzarsi dalle macerie, stando all’interno della trappola dell’Euro? E se sì, come si può realizzare, concretamente, la rinascita economica del Bel Paese? 3. Quale futuro avranno i nostri figli in uno Stato che non è più tale, nel quale si discute di indulto, quando bisognerebbe riflettere profondamente sulla disoccupazione giovanile e sulla disgregazione del tessuto economico e sociale? 4. Come si esce dalla crisi economica e, soprattutto, dalla crisi dei valori? Ti prego di rispondere in modo sincero, a cuore aperto, senza remore e ti dirò di più: sarei felice se nel rispondere risultassi anche convincente. Per “essere convincente”, intendo dire l’essere in grado di provare con i dati, numeri alla mano, le proprie affermazioni. Insomma: ci vogliono le prove della correttezza delle proprie affermazioni, cosa non sempre, anzi quasi mai, abituale in campo politico. Fino a quando non mi avrai convinto, io continuerò a sostenere attivamente la battaglia dei cittadini con l’elmetto del M5S, gli unici che, pur con tutti i limiti che la gente comune può avere nell’affrontare tematiche difficili e soprattutto realtà complesse come il Parlamento Italiano, fino ad oggi hanno avuto veramente il coraggio di fare delle proposte concrete, ovviamente ignorate dai politici. Proposte che non riguardano soltanto l’Europa e l’Euro, argomenti su cui il Movimento si dovrà interrogare ancora molto in futuro, ma che vanno nella direzione di un sostegno reale ai cittadini, anziché alle banche ed a lobby non ben identificate. Ma di questo, se vorrai, ne parleremo un’altra volta, sempre che tu legga questo messaggio ed abbia temo e voglia di riflettere sui temi che ho proposto qui ed anche su altri ad essi legati, ad esempi il tema dei rifiuti. Pubblicherò questo testo anche sulla mia bacheca di Facebook. Ti auguro tanto successo e felicità, come lo auguro al meraviglioso Paese in cui abbiamo avuto la fortuna di nascere. Ciao Claudio Volcan Bolzano, 15 ottobre 2013
Posted on: Fri, 18 Oct 2013 04:01:53 +0000

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