p.b.) C’è chi (i francesi) almeno ha “preso” qualcosa nella sua storia, non fosse che un carcere ignominioso come la Bastiglia. Le rivoluzioni le hanno fatte un po’ dappertutto, magari non sono riuscite benissimo ma almeno hanno tentato, come quello di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” che cerca di sollevare un intero impianto idraulico per sfondare la finestra e scappare da quel manicomio criminale. “Almeno ho tentato” dice. Poi qualcun altro lo farà, il gigantesco indiano che scapperà nella prateria del mondo. E come con le anatre di Guccini, ne arriva una sola “ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare”. Non abbiamo mai fatto rivoluzioni, noi siamo specialisti delle “carbonerie”, facciamo resistenza invisibile, non è mai il tempo giusto per fare spallate, lasciamo tempo al tempo. E così non abbiamo da festeggiare che una “vittoria mutilata” come quella del 4 novembre, che poi se andate a chiedere a qualcuno cosa si festeggia, anche se avuto il nonno o il bisnonno caduto negli infiniti e inutili assalti dell’Isonzo, non saprebbe davvero cosa rispondervi. Noi contiamo i soldi. Non siamo sempre stati così, siamo il popolo che ha prodotto musica, scultura, architettura, pittura, poesia, romanzi ma anche inventori, siamo la patria di Leonardo da Vinci e di Galileo, ma anche di Meucci e Marconi. Certo nella nostra storia abbiamo avuto anche i Masanielli e i Cola di Rienzo e a scuola ci esaltavano le figure dei condottieri di “ventura” i mercenari che anche a Bergamo esaltiamo, il Colleoni, senza patria e senza bandiera, solo amanti dell’arte della guerra e del menare le mani al soldo di chi pagava di più. Poi ci lamentiamo dei ”mercenari” del calcio: sono nella nostra epopea scolastica. Pur avendo di che andare fieri, al mattino, quando usciamo di casa, mica pensiamo a prendere una Bastiglia (ce ne sono, ce ne sono), al massimo ingoiamo una pastiglia. E sbagliamo sempre bandiera, prendiamo su quelle senza vento.
Posted on: Sun, 14 Jul 2013 07:37:54 +0000
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