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- Tredici anni oggi. Era il 22 luglio del 2000, stesso campo, stesse montagne, quelle di Chatillon che ospitavano il ritiro della Juventus di Carlo Ancelotti. Preparazione estiva caliente come quella di oggi, ma per altre ragioni. Più dell’entusiasmo a surriscaldare il clima valdostano è infatti la contestazione contro la società, organizzata dai tifosi che nel braccio di ferro fra la dirigenza di allora e Antonio Conte prendono da subito una netta posizione a favore del Capitano. Tribuna completamente vuota, buona parte della quale coperta da un’enorme maglia numero 8 e uno striscione: «Giù le mani dal Capitano, cuore, grinta e umiltà Antonio amico degli ultrà». Fuori dal campo, cori e volantinaggio: mai i tifosi della Juventus si erano mobilitati in modo così massiccio per sventare la cessione di un giocatore. Neppure l’addio a Roberto Baggio, cinque anni prima, aveva innervosito tanto il popolo bianconero. La situazione era un classico: Conte aveva un contratto in scadenza nel 2002, era il capitano, ma anche uno di quelli che guadagnava di meno, di rinnovo tuttavia non se parla, anzi il braccio di ferro fra Luciano Moggi e il figlio Alessandro, che allora era l’agente di Conte, sembrava portare a una cessione più che a un ritocco con allungamento. Situazione tesa, con il giocatore “in contumacia”, avendo posticipato le vacanze causa Europeo: «Io non ho niente da dire, chiedo solo rispetto», diceva Conte a Tuttosport. Mentre Ancelotti, preso fra due fuochi, cercava una mediazione, sbilanciandosi però dalla parte del suo centrocampista: «Non posso immaginare una Juventus senza Conte. Lui è il nostro capitano, il nostro uomo di riferimento all’interno dello spogliatoio, uno che quando parla lascia sempre il segno». Le voci di mercato, però, spedivano Conte in giro per l’Europa. Wenger si era interessato per averlo all’Arsenal, la Roma metteva sul piatto Eusebio Di Francesco proponendo uno scambio (curiosamente, fra due futuri allenatori) e sul capitano bianconero si stava muovendo anche l’Inter. Insomma, in quei giorni di conciliaboli e telefonate, sembrava proprio che di lì a poco si sarebbe consumato un clamoroso divorzio. Ma proprio l’infuocato intervento dei tifosi segnò un punto di svolta nella vicenda, chiusa poi felicemente. Conte, infatti, non partì quell’estate e neppure quella successiva. Continuò a portare la fascia con merito e orgoglio, vincendo lo scudetto del 5 maggio (il primo dei due...) e anche quello della stagione successiva, salutando la Juventus e con lei il calcio giocato nell’estate del 2004, alla vigilia dell’era Capello. Il rapporto con i tifosi, invece, non si è mai interrotto. Dal primo caloroso approccio del 1991 (quando Conte esordì in bianconero durante un derby), al passaggio chiave della protesta di Chatillon fino all’infuocata passione divampata con il suo ritorno da allenatore: il legame del leccese con il popolo juventino ha il profilo di una lunga, lunghissima storia d’amore. ♥ Fonte (tuttosport) carmen
Posted on: Mon, 22 Jul 2013 08:50:13 +0000

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