27 Ottobre 1922 Nella notte fra il 26 e il 27 Ottobre 1922 parte - TopicsExpress



          

27 Ottobre 1922 Nella notte fra il 26 e il 27 Ottobre 1922 parte da Napoli l’ordine di mobilitazione generale di tutte le squadre fasciste. Il Nuovo Giornale titola: “Mentre i fascisti mobilitano il Ministero è virtualmente in crisi”. Le cronache intrecciano quindi la crisi dell governo Facta con i sommovimenti in atto in tutta Italia, annunciando la sollevazione imminente.”I fascisti di tutta Italia” si legge “hanno avuto ordine di raggiungere al più presto le proprie sedi, dove i direttorii risiedono in permanenza, o di rimanere a disposizione, in attesa di ordini”. Seguono le strumentali smentite da parte della dirigenza fascista, alle quali nessuno crede. Sulla colonna di destra, il quotidiano di Firenze titola “Il pensiero dei capi fascisti”. Alle domande poste dall’intervistatore i principali esponenti del Fascismo lasciano intendere la ferma decisione a mobilitare il PNF in senso militare. La prima dichiarazione è quella di Farinacci, che afferma: “Il Partito Fascista non è un partito che deve discutere. E’ un partito che deve agire!” alla richiesta di ulteriori spiegazioni il Ras di Cremona risponde Questo non lo posso dire. [...] fra quindici giorni vedremo”. Segue il commento di De Vecchi, Comandante Generale della milizia fascista:”[...] quanto avviene è frutto di una situazione antica. Bisognava fossero ciechi, come tutti gli uomini della poligarchia, oggi ancora dominante, per non vedere che la vasta corrente spirituale impersonata nel Fascismo doveva confluire verso il punto descritto da Mussolini nel discorso di Napoli. (il riferimento è all’affermazione che il capo del Fascismo espresse sulla tribuna di Piazza San Carlo: “O ci daranno il governo o ce lo prenderemo calando su Roma”) Certo noi non arretriamo davanti a nessun ostacolo, convinti come siamo di interpretare la grande anima nazionale [...]. Nessuno deve dimenticare che noi, solo noi, siamo Vittorio Veneto. Tutto il resto, governi che si succedono e forze antinazionali, sono Adua o Caporetto. [...] Nessuno dei reticolati, costruiti intorno a Roma scioccamente, o dei nuclei misti armati di lanciafiamme dal governo, fermerà questa ondata di spiriti che ha alla testa nove decimi delle medaglie al valore d’Italia, e chi ha orecchio intenda.” Nella pagina di cronaca fiorentina del Nuovo Giornale, un articolo riporta gli umori dei fascisti locali: “gli ambienti fascisti sono stati in movimento per tutta la notte. Alla sede del Fascio in piazza Mentana – dove i dirigenti hanno vegliato initerrottamente – è stato un continuo affluire di camicie nere, in cerca, in attesa di ordini. ” Un altro articolo riporta la cronaca del ritorno delle squadre fasciste dall’adunata di Napoli del 24 ottobre precedente: “Il ritorno dei fascisti toscani: l’arrivo del treno speciale e le accoglienze alla stazione”. Nell’articolo si legge: “Alle 0,30 precise entra il treno speciale. [...] Mentre gli squadristi, reduci da Napoli, scendono dal treno, la folla che si assiepa sulla banchina prorompe in applausi entusiastici e saluta con ripetuti Alalà”. La squadra Giglio Rosso muove incontro alle camicie nere. Quindi si forma il corteo [...] seguito dai gagliardetti e dagli squadristi, in numero di oltre mille [...]. Il lungo corteo, in mezzo al più vivo entusiasmo, al suono degli inni fascisti, percorre Piazza dell’Unità, Via Panzani, Via Cerretani, Piazza S. Giovanni, Via Brunelleschi. Attraversa Piazza Vittorio e prosegue per via degli Speziali, via Calzaioli, Piazza Signoria, Logge degli Uffizi e Lungarno Diaz. In Piazza Mentana, al grido di Viva Napoli! Viva il Fascismo! Il corteo si scioglie.” Nell’edizione straordinaria dello stesso giornale, sempre del 27 ottobre, si legge: “La domanda che corre sulle bocche di tutti – cittadini e fascisti – è una sola ed è questa: che c’è di vero nella voce che sia stata ordinata la mobilitazione generale dei Fasci? Chi potrebbe dare una risposta precisa a questo interrogativo [...] si tiene chiuso nel più rigoroso riserbo. [...] Si deve dunque giudicare per indusione e confessiamo che l’impressione è proprio quella che l’ordine di mobilitazione effettivamente esista. [...] In sostanza, ci sembra un’ora più che altro di attesa, di vivissima attesa…” Anche su La Nazione si leggono notizie del medesimo tenore. L’articolo riguardante la mobilitazione fascista riporta la cronaca dell’incontro fra Bianchi ed i principali capi fascisti al termine dell’adunata di Napoli. Riguardo i movimenti dei fascisti a Firenze e provincia, sulle colonne del quotidiano si legge: “Nella serata il movimento fascista si è andato notevolmente intensificando. Infatti tanto alla Sede di Piazza Mentana quanto nei locali di via La Marmora, è stato un continuo andirivieni di squadristi. Molti dei dirigenti si sono recati in automobile nei vari centri della provincia per portare personalmente ai singoli comandanti delle squadre ed ai segretari delle sezioni gli ordini emanati dagli organi centrali del Partito.” A corredo delle informazioni rinvenute, riportiamo le impressioni pubblicate su uno dei più famosi diari “squadristi” dell’epoca, scritto dallo squadrista Mario Piazzesi e riedito recentemente dalla Testa di Ferro (2010). E’ questo un documento di essenziale valore: in essa sono riportati, con una prosa evocativa che ben rivela la giovinezza dell’autore (Piazzesi all’epoca dei fatti aveva appena vent’anni) i fatti salienti dell’azione fascista fra il Giugno del 1919 e l’Ottobre del 1922. L’importanza storica di questo documento, del resto, non è nuova alla cerchia degli storici, primo fra tutti Renzo De Felice, il quale citò più volte quanto riportato nelle sue opere sulla storia del Fascismo. “Questa mattina, presto, là contro il muro, un manifesto grande come un lenzuolo: FASCISTI, O ROMA O MORTE. [...] Roma o morte. Allora è vero quanto si diceva ieri sera. Siamo quindi dei rivoluzionari nel senso più ampio, siamo in rivolta, e questa parola invece di farmi meditare come dovrebbe accadere ad una persona normale, mi mette addosso una gioia sottile. Ora è contro l’ultimo nemico che muoveremo, è contro Roma, Roma ragione prima di tutti i nostri dolori, delle nostre vergogne, la Roma dei pantofolai, dei barbuti benpensanti, e vedremo se verrà “il colpo” di quei tali che avrebbero dovuto spazzare il Fascismo [...] L’organo di Giolitti ancora questa mattina definisce la nostra volontà “una pistola scarica per far paura”. Tra i benpensanti discorsi del genere sembrano riassumere il pensiero del mondo politico attuale. “I fascisti? Ma sì, dicono così per forzare la mano, ma vedrete, non potranno far niente. Altro che calate!” [...] come quei due benpensanti borghesi che al caffè del Ponte si facevano coraggio con quanto affermava il foglio rosso (L’avanti, ndr) che la boutade di Michelino Bianchi di un Ministero Mussolini, non è che un sogno o uno scherzo. Ma che oggi tutto questo non sia più uno scherzo lo stanno a dimostrare quelle lunghe colonne armate dei fascisti della campagna che calano su Pisa con armi di tutti i generi: doppiette da caccia, vecchi 91 ricordi di guerra, moschetti da carabiniere prelevati dalle varie caserme della piana già assalite [...] . A Firenze hanno già occupato gli edifici pubblici, poste, telegrafi, stazioni ed il resto.
Posted on: Sat, 26 Oct 2013 22:29:22 +0000

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