ASP ULTIMO ATTO: COME ESTINGUERLE E CONSEGNARE TUTTI I SERVIZI - TopicsExpress



          

ASP ULTIMO ATTO: COME ESTINGUERLE E CONSEGNARE TUTTI I SERVIZI SOCIALI AI PRIVATI. Lettera aperta Ai signori Sindaci, Agli amministratori regionali e locali in indirizzo. Abbiamo ritenuto nostro dovere denunciare il tentativo in atto da parte della Giunta della Regione Emilia-Romagna, di liquidare le ASP (Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona) e in definitiva di mettere fine al ruolo stesso dei Comuni nella gestione dei servizi sociali, socio-sanitari ed educativi, per esternalizzarli e cioè per consegnarli, tramite la procedura dell’accreditamento, a soggetti gestori privati, quelli profit o quelli supposti non-profit, le grandi imprese cooperative “sociali”. L’atto ufficiale di liquidazione delle ASP è contenuto nel progetto di legge n° 4150 pubblicato sul supplemento del Bollettino ufficiale della RER n° 197 del 18 giugno 2013 che verrà presentato martedì prossimo all’Assemblea Legislativa. In realtà il testo di questo progetto di legge era stato già elaborato e presentato in Cabina di regia nel dicembre 2012, ma l’imminenza delle elezioni politiche del 24-25 febbraio aveva evidentemente suggerito di tenere il tutto nel cassetto per evitare ripercussioni elettorali negative. Ora abbiamo un testo ampiamente rielaborato ma che nella sostanza non si discosta dalla precedente versione. Apparentemente si tratta di un riordino della normativa riguardante le ASP, in realtà si tratta della loro definitiva, progressiva e programmata “estinzione”. Dobbiamo dunque partire dall’articolo 6, quello fondamentale perché introduce appunto la possibilità di “estinguere” le ASP. Sono tre le fattispecie indicate per la soppressione delle ASP: a. Nel caso in cui la gestione sia assunta in via diretta dalle Unioni dei Comuni. Questa formulazione può trarre in inganno. In realtà le Unioni di Comuni di norma non gestiscono direttamente i servizi ma hanno già provveduto ad affidarli, con l’accreditamento transitorio, a gestori privati. b. Nel caso in cui le ASP risultino prive di idonee dimensioni e di attribuzioni di adeguate funzioni e compiti gestionali. È il caso di tutte quelle ASP, di gran lunga la maggioranza, in cui la gestione dei servizi è stata già assegnata, in tutto o in larghissima parte, con l’accreditamento transitorio a gestori privati. Il dato è noto e ufficiale, già contenuto nel report n.1 /2011 della stessa Regione che, in base al censimento effettuato, prevede che nel 2013, al momento dell’accreditamento definitivo, il 74,4% dei servizi per anziani e per disabili transiterà definitivamente a gestori privati1. Questo è l’inizio dello smantellamento totale della gestione pubblica diretta a favore di soggetti gestori privati, in ossequi a un tartufesco principio secondo cui agli enti locali e alle altre istituzioni pubbliche dovrebbe essere riservato esclusivamente il compito di programmare e di controllare (e ovviamente di finanziare pro quota) mentre la gestione dovrebbe essere riservata al solo “privato-sociale”, perché lui sì che ci sa fare2. 1 Servizi sociali a gestione privata, numero unità e %, al momento dell’accreditamento transitorio e definitivo (fonte RER) Tipologia di servizio Accreditamento transitorio anno 2010 Accreditamento definitivo anno 2013 Case protette anziani 162 (51%) 238 (74,4%) Centri diurni anziani 59 (28%) 124 (59,3%) Assistenza domiciliare anziani 38 (30%) 92 (71,9%) Assistenza residenziale disabili 59 (70%) 73 (86,9%) Assistenza diurna disabili 122 (70%) 154 (88,5%) Totale 440 (48%) 682 (74,4%) 2 Lo va predicando da tempo l’assessore regionale alla Salute Carlo Lusenti per il quale “il mestiere del pubblico non è gestire ma stabilire le regole” (CNA, Bologna 08-10-2011). Prossimo obiettivo la Sanità? c. Nelle situazioni in cui le ASP versino in condizione di dissesto finanziario. Ora, poiché è la Regione stessa a dettare gli standard di base, a stabilire i rimborsi dei costi socio-sanitari e sanitari per i gestori e a definire l’ammontare delle rette a carico dei cittadini, è difficile immaginare che la cattiva gestione possa essere attribuita solo e sempre a responsabilità delle ASP. Le Assemblee dei Soci (cioè i Comuni) hanno tutti i poteri per intervenire tempestivamente rimuovendo le cause ripianando i debiti, accertando le responsabilità, allontanando gli amministratori incapaci3. Ma le sorprese del progetto di legge 4150 non finiscono qui. Basta scorrere gli altri articoli. Art. 1: Si prevede (anche se dovrebbe essere stato scongiurato con l’accoglimento sul filo di lana da parte della Commissione regionale di alcuni emendamenti) che le ASP possano gestire non solo i tradizionali servizi sociali e socio-assistenziali ma anche i servizi educativi e scolastici! Dunque un unico grande calderone in cui verrebbero a confluire servizi disomogenei per natura e per afferenza funzionale e storica e che preluderebbe sinistramente al trasferimento verso la gestione privata anche delle strutture educative e scolastiche. Tombola! Qualcosa del genere sta già avvenendo qua e là4. Art. 2: Si prevede che un’ASP possa comprendere più distretti e potenzialmente anche su tutto il territorio provinciale. Dunque un accentramento su area vasta, vastissima che allontanerà drammaticamente il cittadino, l’utente e gli stessi enti locali dai centri e dai soggetti decisionali. Art. 4: Si prevede che ai vecchi Consigli di Amministrazione delle ASP subentri l’Amministratore Unico (salvo la possibilità di optare per un consiglio di amministrazione di non più di tre membri nel caso di ASP sopra-distrettuali). Anche in questo caso la così detta semplificazione si attua nel senso dell’accentramento di poteri nella figura di un unico Amministratore, le cui funzioni risultano per altro schiacciate fra quelle dell’Assemblea dei Soci e quelle vastissime e operative del Direttore. È infatti il Direttore ad assorbire tutti i poteri gestionali e amministrativi. Ancora peggio: si stabilisce che più ASP possano avvalersi dello stesso Direttore in base ad apposita convenzione. Dunque un Mega-Direttore che risponderà a più Amministratori Unici e a più Assemblee dei Soci. Il modello, sembra di capire, è quello delle AUSL che sono a carattere provinciale e con il Direttore Generale nominato direttamente dalla Regione per effetto della controriforma del 1992 che ha aziendalizzato il SSN concentrando in un unico soggetto, la Regione, le funzioni legislative, amministrative e di controllo. Un inaudito vulnus al principio sacrosanto della separazione dei poteri! Nel caso delle ASP non si arriva a tanto. È l’Assemblea dei Soci, sembra di capire, che elegge il Direttore. Ma questo resta un dettaglio a fronte della “fine annunciata” delle ASP. Su un punto il progetto di legge sembra venire incontro alla possibilità dei Comuni di gestire direttamente i servizi tramite le ASP. L’art. 3 comma 2, riconosce infatti alle ASP lo status di Aziende Speciali, libere quindi dai vincoli del patto di stabilità, con facoltà di assumere personale per garantire la continuità dei servizi. In realtà la Giunta regionale ha solo recepito (obtorto collo?) una sentenza della sezione regionale della Corte dei Conti al riguardo. Suona pertanto spudorata la reazione di “Alleanza delle cooperative dell’Emilia-Romagna”, che vedendo ridotto almeno in via potenziale il bottino su cui aveva posto gli occhi si lancia a testa bassa contro questo singolo aspetto della proposta di legge chiedendone l’abrogazione, pretendendo in questo modo di scavalcare la stessa Corte dei Conti. 3 Il caso della grande ASP “Ad Personam” del Comune di Parma è emblematico. Si tratta di un’ASP che gestisce solo il 35% dei servizi, essendo stati tutti gli altri consegnati ai privati con l’accreditamento transitorio. Dunque già con riferimento al punto b. questa ASP potrebbe essere sciolta. In aggiunta l’ASP “Ad Personam” sta chiudendo da tre anni il bilancio in perdita con un disavanzo complessivo di oltre 4 milioni di euro e nel “piano strategico” approvato dall’Assemblea dei Soci per il triennio 2013-2015 si prevedono ulteriori perdite milionarie. In realtà la responsabilità principale del suo dissesto risulta essere dello stesso Comune committente (e socio al 99%). Ad essere sciolto e commissariato non dovrebbe essere piuttosto il Comune di Parma? 4 Anche in questo caso il Comune di Parma si pone all’avanguardia avendo già consegnato questi servizi a S.p.A. miste, Parmainfanzia e ParmaZeroSei, di cui il privato possiede la quota di maggioranza. Ci si può chiedere come mai la Regione Emilia-Romagna abbia imboccato con tanta ostinazione la strada della privatizzazione dei servizi sociali, mettendo in discussione la qualità e l’universalità del suo welfare. La risposta è semplice e sconfortante insieme: la Regione Emilia Romagna si è pedissequamente allineata ai dictat dei poteri finanziari transnazionali, ai dogmi più feroci del neoliberismo. La Deutsche Bank in un rapporto del 2011 (“Guadagni, concorrenza e crescita”), rivolgendosi alla cosiddetta Troika, ha dettato, paese per paese, la ricetta per uscire dalla crisi e per l’Italia il rapporto rileva che la privatizzazione non è stata applicata alle imprese a livello comunale. Il fatto è che sono i Comuni che offrono il maggior potenziale di privatizzazione sia di servizi, sia di patrimoni, per oltre 421 miliardi di euro e dentro ci sono anche i patrimoni delle ASP ex Ipab, “beni comuni”, di noi tutti! Tuttavia non risulta che il Governo italiano o altri Governi europei abbiano eccepito nulla a questa intollerabile invasione di campo. Se ci fossero ancora dubbi, li ha sciolti recentemente JP-Morgan, la banca d’affari statunitense che in un suo rapporto del 28 maggio 2013 (“Normalizzazione dell’Area dell’Euro: siamo quasi a metà strada”) ha invitato i Governi nazionali europei a liberarsi al più presto delle costituzioni antifasciste, perché a suo parere genitrici di esecutivi deboli nei confronti dei Parlamenti, e soprattutto perché appesantite da vetuste tutele dei diritti dei lavoratori ai quali è lasciata addirittura la licenza di protestare contro alterazioni della status quo. Le banche hanno parlato, la Giunta della Regione Emilia Romagna prontamente risponde! In realtà dunque e per concludere, in discussione non ci sono tanto le ASP (il loro riordino, come millanta la Giunta) ma qualcosa di ben più grave, il ruolo, il potere, le funzioni dei Comuni. La controriforma del 1992 aveva spogliato i comuni di tutti i poteri che la riforma sanitaria del 1978 aveva loro conferito. Oggi con questo disegno di legge si spogliano i Comuni di tutti i servizi sociali, i servizi più vicini ai cittadini, quelli decisivi per garantire equità e coesione sociale. Espropriati di tutte queste funzioni, i Sindaci saranno ridotti, come ha osservato qualcuno, a sceriffi della contea. Tristissimo epilogo. Suona dunque scandaloso il parere “convintamente favorevole” espresso dall’ANCI regionale (anche a nome di UPI, Legautonomie e UNCEM) al progetto di legge regionale. Sono stati adeguatamente informati e consultati i Sindaci dei 341 Comuni della Regione? Forse solo i Sindaci con un loro pronunciamento alla ventiquattresima ora possono bloccare questa scellerata legge, o i Consiglieri regionali che in aula dovranno votarla. Il tempo stringe. Ognuno si assuma le sue responsabilità. Vincenzo Tradardi Raffaele Zinelli già presidente ASP San Mauro Abate, Colorno Presidente Associazione CartaCanta Parma, 20 luglio 2013 P.S. Ma allora a che cosa sono servite le ASP? Sono servite, sono servite! Sono servite a trasferire tutti i “beni comuni” indisponibili, servizi e patrimoni, delle IPAB alle amministrazioni locali ed ora da queste ai privati che non dovranno investire neppure un euro per poter gestire i servizi alla persona. Elementare Watson!
Posted on: Wed, 24 Jul 2013 12:00:24 +0000

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