Agli Stati Generali della green economy un ministro del secolo - TopicsExpress



          

Agli Stati Generali della green economy un ministro del secolo scorso Gli Stati generali della green economy tenutisi a Ecomondo, a Rimini, mostrano unItalia convinta che leconomia verde sia la via maestra per uscire dalla crisi. Ma cè stata una nota stonata: Flavio Zanonanto, un ministro dello Sviluppo Economico scettico e passatista che ha chiuso lincontro con un intervento sconcertante per i molti presenti. Francesco Ferrante 08 novembre 2013 Share on facebookShare on linkedin| | A -A +A STAMPA EMAIL PDF | Commenti (4) | Newsletter Ecomondo e Key Energy sono ancora in corso a Rimini, ma si può già senzaltro commentare la conferma del successo di una delle poche fiere che regge in questo periodo di crisi. Un successo in termini di presenze e vitalità che a sua volta conferma come la green economy possa davvero essere, se supportata e non ostacolata, la spina dorsale di quella ripresa economica di cui tutti parlano, ma per la quale in pochi fanno le cose utili a renderla possibile. E dentro questo successo un ruolo fondamentale lo hanno svolto gli Stati generali della green economy organizzati dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile presieduta da Edo Ronchi. Anche qui straordinaria la partecipazione che ha concluso un lungo percorso di elaborazione (originale anche nel metodo) delle associazioni di imprese che hanno dato vita al Consiglio nazionale della green economy e il cui frutto sono le 10 proposte del dibattito. Però ... sì, di fronte al bel successo di questi giorni riminesi si delinea un gigantesco però che ha le sembianze dellattuale ministro dello Sviluppo Economico. La vitalità delle imprese della green economy è una condizione necessaria per pensare a una ripresa delleconomia, a maggiori opportunità di lavoro, a un futuro più pulito. Ma non è sufficiente. Serve anche una politica in grado di fare le regole giuste affinché quella vitalità si possa dispiegare in tutta la sua forza e non trovi invece continuamente ostacoli. E qui stiamo ancora molto distanti. Cè infatti un solo aggettivo per commentare lintervento con cui Zanonato ha concluso gli Stati generali della green economy: sconcertante. Per citarne solo alcuni passaggi, il ministro ha affermato che se non ripartono crescita e sviluppo altre ipotesi di uscita dalla crisi sono non realistiche; suggestive, ma non realistiche e ha ripescato a piene mani nel repertorio dei conservatori del mondo dellenergia che ben conosciamo: parlando dellelevato costo dell’energia, sminuendo il ruolo delle rinnovabili, che “pesano nella soddisfazione della richiesta di nazionale per appena 92 terawattora su circa 300 di fabbisogno”, mettendo laccento sul fatto che laiuto ai settori low carbon deve essere cost-effective. Unica preoccupazione di Zanonato sembra essere il costo elevato delle bollette elettriche. Problema rilevante per carità, come più volte affermato anche su QualEnergia.it, ma che questo ministro imputa alle rinnovabili e solo alle rinnovabili. Parole talmente lontane dagli argomenti trattati da vanificare la buona impressione che aveva lasciato il ministro dellAmbiente Orlando il giorno prima. Sembra di essere come spesso è avvenuto in presenza di buone intenzioni espresse da chi siede al ministero dellAmbiente che poi non trovano sostanza nelle politiche di governo, perché le scelte concrete si scontrano con unattitudine del ministero dello Sviluppo Economico che da Romani a Passera per arrivare a Zanonato, è ben più attento alla conservazione che non allinnovazione. Il Ministro ieri evidentemente non ha capito chi aveva di fronte (appunto la parte più vitale delleconomia italiana che lui dovrebbe appunto sviluppare); e onestamente i contenuti del suo intervento sono apparsi il frutto di una cultura industrialista incapace di accorgersi che siamo nel terzo millennio. E infatti evidente è stata la delusione di tutta la platea, non solo della truppa ambientalista presente, ma anche dei presidenti dei consorzi, di imprenditori, tutto sommato moderati, alcuni persino un po attempati, che non si capacitavano per un discorso che forse si poteva accogliere con qualche interesse negli anni 80 del secolo scorso. E così anche da Rimini si esce con la convinzione che sia più urgente che mai affrontare il nodo della rappresentanza politica dei temi, delle esigenze, di quelle 10 proposte che gli Stati Generali hanno generosamente offerto e che il ministro padovano, simbolo di una politica inadeguata, ha lasciato cadere nel nulla.
Posted on: Fri, 08 Nov 2013 18:32:55 +0000

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