Andijan, Valle di Fergana, Uzbekistan, aprile 2005. Oleg è un - TopicsExpress



          

Andijan, Valle di Fergana, Uzbekistan, aprile 2005. Oleg è un omone, giovane ma è difficile dargli un’età, rubizzo, andatura un po’ lenta, si siede al tavolo di un baretto nella piazza, ci tiene ad offrirmi da bere dopo che ho cercato di interpretare delle carte sanitarie del figlioletto che grazie al cielo scoppia di salute, è fresc o sotto alla veranda e sorseggio il the. Atmosfera festosa, poco lontano banchi di mercato, siamo nella Valle di Fergana, il cuore verde dell’Uzbekistan, anche se è difficile dire che ne faccia parte (vedi mappa). google.it/imgres?imgurl=viaggiatori.net/risorse/mappe/Uzbekistan.jpg&imgrefurl=viaggiatori.net/turismoestero/Uzbekistan/mappa/&h=377&w=738&sz=155&tbnid=m9cZf0ZcOcf8MM:&tbnh=61&tbnw=120&zoom=1&usg=__8yB7-YpswPKxLVXlIDDd1tQ990A=&docid=0mW3DdrhbTPTuM&sa=X&ei=r477UaeTEOyu7AbZioHAAw&ved=0CDcQ9QEwAQ&dur=5172 Qui si produce buona parte della ricchezza del paese, verdura, frutta, seta, qui si starebbe bene ma i produttori devono sfamare tutta la nazione connessa da un passo impervio che sale a 3000 metri di altezza, tasse, umiliazioni, manifatture dove ci si consuma in pochi anni. Voci internazionali descrivono questa regione come un covo di integralisti islamici, boh, l’Uzbekistan è uno stato laico, qui sono presenti bellissime madrase e moschee, non noto una concentrazione più elevata che in altre aree del Paese. Terra fertile, clima più umido, in effetti siam lontani dal semideserto prevalente nelle altre regioni. La tensione sembra più economica che religiosa, è solo con i banchi del mercato che gli agricoltori possono sostenersi, i prezzi di vendita all’ingrosso per nutrire il resto del Paese sono da strozzinaggio. Mi congedo da Oleg che si è bevuto 2 birre, mi alzo per pagare, insiste, va lui, vedo che trema di fronte al proprietario, nel centro città è sempre più caro, non ha abbastanza soldi, mi alzo e pago io, un omone, un padre, si è sentito leso nella sua dignità. paesino di campagna, Italia, Luglio 2013 dopo un incontro politico nel centro culturale Roberto ci accompagna all’auto, insiste per bere un aperitivo, ci racconta del suo lavoro di contadino e allevatore, vino ottimo, formaggi eccezionali che avevam assaggiato prima dell’incontro, da 10 anni non ha più un lavoro stabile, l’agricoltura non rende più, chi arriva a comprare fin quassù offre meno di quanto si spende, l’acqua per irrigare costa troppo, i sapori, le essenze di questa terra sono a rischio, non conviene più faticare, Roberto è robusto ma triste, a tratti arrabbiato. Quando si alza per pagare e si rivolge in dialetto alla cameriera ho il dejavù…dopo 8 anni rivedo la stessa scena, persone oneste e laboriose che non possono nemmeno permettersi il minimo, l’economia divenuta aberrazione, ciò che è buono e sano che non ha più mercato e impoverisce chi continua a dedicarvisi. Che senso ha? Andijan 13 maggio 2005. Ad Andijan l’esercito spara sulla folla riunita in piazza per protestare contro l’atteggiamento del regime, il dittatore Karimov riferisce di 187 morti, nessuno saprà mai quante furono le vittime, si parla di fosse comuni, un popolo tranquillo che ama la propria terra e il proprio lavoro non ce l’ha più fatta e ha protestato per le aberrazioni del regime e le continue prepotenze economiche e sociali. it.peacereporter.net/articolo/11034/ Roma, 2 agosto 2013, atmosfera da 25 aprile 1945, siamo più liberi ma è necessario ripartire dal buon senso, le imprese che hanno mercato devono essere aiutate a riconvertirsi e devono avere il coraggio di sfuggire alle tentazioni globalizzanti e alla delocalizzazione, ripensiamo l’agricoltura intensiva e tutte le storture che stanno togliendo nobiltà ai settori primari, riprendiamoci il gusto e il profumo della nostra terra se no sarà difficile essere costruttivi. Alberto Zolezzi Camera Movimento 5 Stelle
Posted on: Fri, 02 Aug 2013 10:55:26 +0000

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