Arriva l’acquedotto a Ilovik: c’è il rischio legionella I - TopicsExpress



          

Arriva l’acquedotto a Ilovik: c’è il rischio legionella I tubi non sono interrati e diventano incubatori di batteri. Gli abitanti e i diportisti protestano. Ma il Comune taceTRIESTE. È l’isola dei quattro nomi, un frammento incastonato nel mare fatto di odori, sensazioni, silenzi. L’Isola degli asinelli, o Isola dei fiori, o San Pietro ai nembi o Ilovik, è a soli 45 minuti di barca (a motore) dal porto di Lussinpiccolo. Eppure, quando la raggiungi, attracchi e scendi a terra, ti sembra di essere reduce da una lunghissima navigazione nel nulla del mare. La dimensione di Ilovik sembra uscita da un racconto di fantascienza di Philip Dick. Unico segno della civiltà lontana-vicina la luce elettrica. Tutto il resto è profumo di caldo e di macchia mediterranea, le donne vestite di nero che rammendano fuori dagli usci stretti delle casupole bianche mentre gli uomini, pescatori erosi dalla salsedine, bestemmiano (rigorosamente in italiano) per la rete bucata dal malefico tonno. Ilovik è una tradizione. Qui ci si ferma dopo il “salto” del Quarnero prima di proseguire in barca a vela verso il paradiso delle Incoronate. Si fa acqua, si comprano pane fresco e biscotti squisiti dal forno presente sull’isola e ci si concede un branzino ai ferri appena pescato. Gusto di mare, gusto di Dalmazia. Ma anche a Ilovik da poco tempo è arrivata la civiltà sotto il nome di acquedotto pubblico (prima l’acqua si ricavava da enormi vasche che facevano scorta da Giove pluvio). Purtroppo però è arrivato il lato più deleterio del XXI secolo, quello dall’imprinting marcio del profitto, della cosa pubblica vista come “vacca” da mungere. Sì, perché le condotte dell’acqua sono state posate sott’acqua attraverso il braccio di mare che separa Ilovik dalla punta estrema meridionale di Lussino ma poi si è pensato - probabilmente per la solita questione dei costi - di non interrare le tubature. A Ilovik, infatti, l’acquedotto è un serpentone nero di condotte in plastica a cielo aperto. Ammesso e non concesso che da un punto di vista urbanistico (sì anche Ilovik ha diritto a questo vocabolo) la cosa sia un vero e proprio obbrobrio che uccide la magica atmosfera di quelle quattro case di pescatori sparse nel mare da un seminatore pazzo, è da un punto di vista igienico che si arriva al crimine. Loro, i pescatori e le loro donne hanno storto il muso, guardato con diffidenza quel serpente che pian piano avvolgeva le case nelle sue spire, ma non hanno detto niente. Del resto a chi lo dicevano? Allora a lanciare il grido di protesta sono stati i diportisti che hanno visto fare scempio di quella che con gli anni è diventata anche la “loro” isola. Il più agguerrito difensore di Ilovik è l’avvocato fiumano Ladislav Radoslovi„ i cui genitori sono nativi di Ilovik: «In quei tubi con le alte temperature si formano batteri che rendono l’acqua assolutamente non potabile, c’è il forte rischio che si diffonda la legionella. E poi fare un acquedotto con le tubature a cielo aperto è vietato dalla legge croata». Ma forse Ilovik non è in Croazia, non è in Adriatico, non è in nessun posto se non nei osgni indotti dalle sirene ai naviganti poco esperti. Radoslovi„ si è dato subito da fare e ha creato un comitato locale che ha scritto alle competenti autorità di Lussinpiccolo non ottenendo risposta alcuna. Da alcuni contatti informali si è venuto a sapere che le autorità definiscono l’acqua che arriva a Ilovik “acqua tecnica”. «Ma non sta scritto da nessuna parte - replica l’avvocato - e poi mi sembra un nonsenso somministrare veleno e poi mettere un cartello con su scritto “questo è velenoso”». Prima le forniture d’acqua, quella piovana a parte, venivano effettuate con una piccola nave cisterna. «Era meglio quando si stava peggio - commenta triste Radoslovi„ - almeno non si correva il rischio di ammalarsi con l’acqua». Ma la nave cisterna costa. Anche l’acquedotto costa. Ed è stato fatto con soldi pubblici. Quindi alla popolazione va offerto un servizio, non un disagio. Chissà se tutto ciò sarebbe accaduto se qualche ricco tycoon croato avesse avuto la sua villa sull’isola. Ma Ilovik è unica anche per questo. Il pescatore sputa sul molo mentre il traghetto salpa. Per lui un’altra maledetta notte di attesa.
Posted on: Mon, 05 Aug 2013 05:54:55 +0000

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