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Blogcimaranews.Categorie:società,arte, economia,politica,cultura ,filosofia,spettacolo, Attualità -Descrizione:Solo la consapevolezza potra farci reagire e solo l informazione ci rendera consapevoli. Breakinallnews 21.10.13 Cimara Journalist @ Hearst Magazines Italia.Views are mine Rasstampa ragionata ultimi 5g.dylan-diego cimara PRIME pagine dei quotidiani in edicola Governo, Monti allattacco. Occupy Porta Pia. La Roma sola in vetta di red - 21 ottobre 2013 09:38fonte ilVelino/AGV NEWSRoma CORRIERE DELLA SERA – In apertura: Sei miliardi dagli immobili. Editoriale di Massimo Nava: La malapianta del rancore. Sotto l’apertura: Così torna l’Irpef sulle case sfitte. Al centro con foto: Pepito Rossi travolge la Juve con tre gol. Sempre al centro: Attacco di Monti a Letta: è un governo del disfare che si inginocchia al Pdl. In taglio basso: Il pensionato che deve ridare un centesimo. LA REPUBBLICA – In apertura: Manovra, un assalto da 10 miliardi. Sotto l’apertura in un riquadro: Fassina: resto perché non sono un “pierino” come Renzi. Al centro: Monti: “Letta si è inginocchiato al Pdl” Berlusconi lancia Fitto, stop del premier. In un richiamo: Mario la vittima (di se stesso). Sempre al centro con foto: Antagonisti, la presa di Porta Pia. In taglio basso: Ritorno a Fort Alamo tra gli ultrà delle armi. LA STAMPA – In apertura: Monti, attacco al governo. Editoriale di Francesco Guerrera: I veri pericoli per l’economia americana. Al centro con foto: Occupy Porta Pia: “Dateci una casa”. Sempre al centro: Travolta con il figlio uccisa donna incinta. IL GIORNALE – In apertura: Tasse, scoperto il trucco. Al centro con foto: Il bunga bunga più democratico del mondo. In taglio basso l’articolo del lunedì di Francesco Alberoni: Capire l’amore per curare l’odio. IL SOLE 24 ORE – In apertura: Statali, taglio del 10,5% in busta. Editoriale di Giovanni Valotti: Una riforma per cambiare marcia. Di spalla: Il grande flop delle nuove società tra professionisti. Al centro: Rush finale per il “piano giovani”. IL MESSAGGERO – In apertura: Statali, taglio del 10,5% in busta. Editoriale di Giovanni Sabbatucci: Perché il nuovo centrodestra dovrà essere una forza laica. Sotto l’apertura in un riquadro l’intervista a Zanonato: “Chi critica la legge di Stabilità non conosce i paletti imposti dall’Europa. Al centro: Quagliariello: “Niente minacce mancano i numeri per la crisi”. In un riquadro: Berlusconi chiede ad Alfano di lasciare la segreteria Pdl: solo io assicuro unità. IL TEMPO – In apertura con foto: Gli antagonisti del Campidoglio. Editoriale di Sarina Biraghi Occupy Porta Pia. Sopra l’apertura l’inchiesta: Bus di notte, dove il terrore non fa soste. Di spalla: Cchiambretti: Tv in crisi per colpa dell’Auditel”. IL FATTO QUOTIDIANO – Renzi impallina l’inciucio: “Se vinco mai più con il Pdl”. B. punta agli ex montiani Santanché: Colle traditore. Di spalla Ma mi faccia il piacere di Marco Travaglio. Al centro con illustrazione il reportage: Senti chi ruba. In taglio basso l’editoriale: L’industria italiana che tira: furti +15,5%. METEO TEMPO PREVISTO SULLITALIA PER DOMANI, MARTEDI 22 OTTOBRE 2013,E PER I SUCCESSIVI 4 GIORNI MARTEDI 22/10/13: NORD: NUVOLOSITA DIFFUSA E COMPATTA CON NUOVE PIOGGE, PIU FREQUENTI SULLE REGIONI OCCIDENTALI PER LINTERA GIORNATA, LOCALMENTE A CARATTERE DI ROVESCIO O TEMPORALE SULLA LIGURIA; NELLA SECONDA PARTE DEL GIORNO PERMANGONO PIOGGE SPARSE SULLE AREE PIANEGGIANTI OCCIDENTALI MENTRE LOCALI SCHIARITE TENDONO A FARSI STRADA SULLE AREE ALPINE, SPECIE SU QUELLE ORIENTALI, E SULLA ROMAGNA. CENTRO E SARDEGNA: NUVOLOSITA VARIABILE SU TOSCANA ED UMBRIA CON RESIDUE PIOGGE AL MATTINO SUI SETTORI APPENNINICI; VELATURE ANCHE ESTESE SULLE MARCHE E SUL LAZIO, PREVALENZA DI SCHIARITE SULLE RESTANTI ZONE. NEL CORSO DEL GIORNO LA NUVOLOSITA TENDE AD ATTENUARSI CON TOTALE CESSAZIONE DEI FENOMENI. SUD E SICILIA: PREVALENZA DI RASSERENAMENTI PER LINTERA GIORNATA, SALVO QUALCHE ANNUVOLAMENTO PIU COMPATTO SULLA CAMPANIA NELLE PRIME ORE DEL GIORNO. TEMPERATURE: - MINIME IN AUMENTO AL NORD-OVEST, IN LIEVE DIMINUZIONE SULLE REGIONI TIRRENICHE DEL CENTRO, STAZIONARIE ALTROVE; - MASSIME IN LIEVE AUMENTO AL CENTRO-NORD, PIU SENSIBILE SULLE MARCHE, STAZIONARIE SULLE RESTANTI ZONE DEL PAESE. VENTI: - MODERATI MERIDIONALI SULLA SARDEGNA, SULLA SICILIA OCCIDENTALE E SULLE COSTE DELLA TOSCANA; - DEBOLI MEDIAMENTE MERIDIONALI SULLE RESTANTI ZONE DEL CENTRO-SUD E SULLA LIGURIA; - DEBOLI ORIENTALI IN PIANURA PADANA. MARI: - DA MOSSI A MOLTO MOSSI MARE E CANALE DI SARDEGNA, SETTORI OCCEDENTALI DEL TIRRENO CENTRO-MERIDIONALE, TIRRENO SETTENTRIONALE E MAR LIGURE; - DA POCO MOSSI A MOSSI I RESTANTI SETTORI DEL TIRRENO E LO STRETTO DI SICILIA; - POCO MOSSI I RESTANTI BACINI. MERCOLEDI 23/10/13: NUBI E PRECIPITAZIONI A TRATTI ANCHE INTENSE AL NORD E SULLA TOSCANA; CIELO NUVOLOSO ANCHE SUL RESTO DEL PAESE, MA CON PROBABILITA DI PIOGGE ABBASTANZA BASSE E COMUNQUE LIMITATE ALLA SARDEGNA ED ALLE REGIONI CENTRALI. TEMPERATURE IN DIMINUZIONE SULLE REGIONI SETTENTRIONALI E STAZIONARIE SUL RESTO DEL PAESE. VENTILAZIONE DAI QUADRANTI MERIDIONALI GENERALMENTE MODERATA. MARI TUTTI PREVALENTEMENTE MOSSI. GIOVEDI 24/10/13: TENDENZA AL MIGLIORAMENTO AL NORD E ANCORA NUBI AL CENTRO-SUD, MA CON PIOGGE LIMITATE A PARTE DELLE REGIONI CENTRALI; FENOMENI E NUBI IN GENERALE ATTENUAZIONE NELLA SECONDA PARTE DEL GIORNO, CON RASSERENAMENTI ANCHE AMPI. VENERDI 25/10/13 E SABATO 26/10/13: ULTERIORE E GENERALE MIGLIORAMENTO CON PREVALENZA DI RASSERENAMENTI QUASI OVUNQUE. C.N.M.C.A PENSIERI La politica ha rimpiazzato del tutto la religione come tema di discussione e molla per l’azione delle masse. Mentre in passato si manifestava lo scontro tra cattolici e protestanti per l’affermazione (e imposizione) del proprio credo religioso, nel corso del XX secolo si è assistito alla lotta tra destra e sinistra per affermare (e imporre) la propria visione politica. Lo studio del mondo antico, è considerato inutile o addirittura dannoso dal punto di vista sociale, visto che non conduce a esiti pratici e spendibili in modo immediato nel mercato del lavoro. La conseguenza, ignorata dai più, è un sovraffollamento nei corsi di Economia, Ingegneria e Medicina che sta diventando sempre più evidente. In un momento di crisi profonda come l’attuale nessuno - o quasi - sembra chiedersi a cosa serva produrre un numero di laureati in Economia largamente eccedente i reali bisogni della società. E ciò vale, sia pure in misura minore (ma non si sa ancora per quanto tempo) circa i laureati in Ingegneria e Medicina. La sensazione è che anche in tali settori si stia ormai raggiungendo il livello di saturazione. Ha successo chi studia seriamente, a prescindere dall’indirizzo scelto. Le facoltà umanistiche preparano a quel long life learning, quell’imparare per tutta la vita, che caratterizzerà le professioni del futuro. E dell’umanesimo c’è bisogno, proprio per salvaguardare le democrazie occidentali. Altrimenti si rischia una inutile emulazione del modello cinese. In quel contesto, e pur ammettendo il grande successo economico della potenza asiatica, una classe dirigente composta in modo pressoché esclusivo da ingegneri e tecnici ha favorito una corsa inarrestabile alla crescita industriale trascurando del tutto i fattori di impatto sull’ambiente e di disagio sociale. Per conquistare un futuro di rinnovamento è necessario conoscere a fondo il passato e il passato ci fa scoprire parallelismi interessanti e al tempo stesso inquietanti che mostrano il ricorrere di alcuni fenomeni storici indesiderabili. Questa ripetizione delle vicende storiche più negative è possibile solo in quanto, coloro che ignorano la storia, finiscono per commettere sempre gli stessi errori. Quando ci sono, i controllori provengono dagli stessi ranghi dei controllati! Le tre funzioni citate devono ricordarsi che hanno il compito di gestire la socialità e a favore di questa. Oggi, in realtà, in linea con Luigi XIV, i tre poteri, attorniati da una burocrazia di stampo sovietico, hanno il solo fine di perpetuare sé stesse, naturalmente a spese dei cittadini, con apparati pletorici, inefficienti e costosi. E di accordarsi privilegi. E’ ora di cambiare. La democrazia non sarà mai il regno della libertà assoluta dell’individuo, lo sarebbe un regime politico basato non sulla volontà della maggioranza, ma sul rispetto di tutte le libertà individuali, cioè un regime liberal/libertario. La maggior parte degli uomini teme la libertà, perché essa comporta l’angoscia di scegliere e il peso della responsabilità circa le conseguenze delle proprie scelte. Il problema dei liberali è che la maggioranza delle persone non ama la libertà ,la fugge alimentando così la banalità del male , semmai ama la licenza, che è una furbizia del tutto particolare e diversa dalla libertà. La libertà comporta scelta e responsabilità, mentre la licenza comporta un’eccezione rispetto alla legge, a titolo di favore e/o di privilegio, senza necessità di scegliere e di pagarne le conseguenze. Ormai,pare,si preferisca un regime in cui adagiarsi e sopravvivere nella banalità quotidiana. Banalità, sì, ma per molti più sicura, priva di incertezze, protettiva. Questa è la fuga dalla libertà. Nei periodi di crisi e di notevole incertezza la fuga dalla libertà si accentua, e così i politici ne approfittano e colgono sempre questi momenti di emergenza per aumentare il potere intrusivo dello Stato e diminuire i diritti individuali. Anche Napolitano e Letta lo hanno fatto. In sostanza, INTERNI Monti furioso, ma in ritardo. Dopo l’esperienza al governo e la scelta non premiata dai voti di scendere il politica e guidare Scelta Civica, due giorni dopo le dimissioni attacca tutto e tutti. Attacca Enrico Letta e il suo governo “in ginocchio davanti al Pdl”. Attacca Pierferdinando Casini che gli ha fatto prendere pochi voti. Attacca il ministro Mario Mauro che lo avrebbe supplicato di entrare in Scelta Civica. Un attacco duro e su tutta la linea quello che arriva nel primo pomeriggio di domenica 20 ottobre daMario Monti al governo. Ma è un attacco che ha una tempistica sospetta: è in ritardo e arriva nel momento in cui il professore, dopo una serie di scelte non premiate dai risultati sperati, si ritrova politicamente emarginato e sostanzialmente fuori per incarichi ambiziosi cui presumibilmente aveva ambito. L’ex leader di Scelta Civica, ospite della trasmissione “In mezz’ora” spiega come senza un contratto di coalizione chiaro, accadrà in futuro quello che è successo per la manovra, con Letta che sull’ Imu, ”si è inginocchiato al Pdl, con la conseguenza di una manovra non adeguata sul cuneo fiscale e facendo aumentare l’Iva”. Monti, aspro, torna all’attacco subito dopo: ”Chi minaccia la stabilità del governo? E’ ridicolo dire che sia Scelta Civica. Piuttosto è minacciato dal Pd che, in questa fase precongressuale, è una variabile indipendente; e dal Pdl che fa continui diktat, tanto che spesso si scrive Letta ma si legge Brunetta”. Quindi le parole caustiche contro gli ex Mario Mauro e Pierferdinando Casini: ‘Mario Mauro mi aveva pregato di prenderlo con me”, dice l’ex premier. Che poi aggiunge: “Mi rivolgo a chi non ha votato Scelta Civica, pare siano tanti, perchè avevamo Casini.. puo’ essere che avessero ragione loro”. Le parole di Monti, ovviamente, non tardano a causare reazioni. Il primo a parlare è Brunetta che replica secco: “Parla così perché ha fallito”. Poi risponde anche Casini che parla di una doppia morale e di un anatema senza argomenti. Monti, insomma, nel suo scoppio di furia raccoglie soprattutto risposte piccate. (AGI) - In Italia ci sono dei traditori, il primo e il Pd perche è venuto meno ai patti. Poi cè il Presidente della Repubblica, che sta facendo il suo secondo mandato perché lo ha proposto Silvio Berlusconi ma la pacificazione di cui aveva parlato non cè. Ospite di Larena su Rai 1, Daniela Santanché replica così alla domanda se considera Angelino Alfano un traditore. La pitonessa senza giri di parole attacca il Colle: Napolitano ha tradito - afferma - e non ritengo che fare il secondo mandato sia un sacrificio... Io lho votato ma oggi non lo voterei più perché la pacificazione promessa non ce e ricordo che invece quando vuole il Presidente della Repubblica le strade le sa trovare... Ora deve mantenere la parola data - insiste Santanchè - deve essere arbitro della Costituzione e non un giocatore. MONTIVOLTAFACCIA-di Paolo Bracalini per Il Giornale Molto, nella crisi di Scelta civica, si gioca sul nodo «decadenza di Berlusconi» e applicabilità retroattiva della legge Severino. Monti e i suoi fedeli voteranno per la decadenza: «È una legge costituzionale che non necessita di verifiche» dice lex premier al Corriere. E i dodici senatori di Scelta civica che hanno sfiduciato Monti e ora lavorano ad un nuovo gruppo? La convinzione del Prof è che si siano «venduti» al Cavaliere barattando unalleanza con il voto contro la decadenza («il ministro Mauro ha ospitato a colazione Berlusconi e Alfano al circolo ufficiali del Ministero» racconta Monti dando le coordinate del tradimento). Una «volgare accusa», rispondono loro, che rivendicano il diritto a decidere con la propria coscienza sul caso Berlusconi. In «pausa riflessione» sarebbero diversi senatori tra quelli in rotta con Monti: i senatori Marino, Tito Di Maggio, DOnghia, De Poli, lo stesso ministro Mauro «che voterà contro la decadenza in nome dellamicizia personale con Berlusconi» assicura Andrea Olivero, già coordinatore di Scelta civica e ora tra i secessionisti cattolici (ma sulla decadenza di Berlusconi «voterò a favore»). Inquieto anche Casini, uno degli artefici del terremoto centrista. Il leader Udc spera che Berlusconi «si dimetta prima», ma su quel che voterà poi lui, al Senato, non si sbilancia, «non ho ancora deciso, al momento giusto lo dirò». Oscillazione che nel partito di Monti leggono come una dichiarazione dintenti contro la decadenza, nel segreto dellurna. Casini, del resto, non ha nascosto la sua opinione: «Laccanimento che parte della magistratura ha svolto nei suoi confronti è indubitabile» ha detto nei giorni scorsi. E dai banchi Udc, nocciolo della fronda a Monti, arrivano altri distinguo che invitano alla prudenza sul siluramento di Berlusconi. Come quelli di Buttiglione, deputato di Sc, che vede un «dubbio fondato di costituzionalità sulla legge Severino» e quindi chiede venga rimandata alla Consulta, perché «non si può dare limpressione che Berlusconi abbia meno diritti degli altri». Tra i frondisti montiani cè anche il senatore Aldo Di Biagio, che raggiungiamo a Londra, in pellegrinaggio con altri parlamentari ai luoghi di san Tommaso Moro, patrono dei politici (viaggio organizzato dal ministro Lupi, colomba Pdl...): «Io spero che Berlusconi scelga di dimettersi prima di un voto sulla sua decadenza. Ma detto questo, sono convinto che ci sia una parte della magistratura che non persegue la giustizia ma la fama». Molto prudente, a dir poco, è un altro dei senatori di Scelta civica in dissidio con lex presidente del partito, e cioè Gabriele Albertini, ex sindaco forzista di Milano: «Se mi chiede cosa voterò le rispondo che prima voglio sapere su che cosa si vota. Nel senso, cosa dirà la mozione che verrà messa a scrutinio al Senato. Io penso che debba prevedere una consultazione della Corte costituzionale sullapplicabilità retroattiva della legge Severino al caso di Berlusconi. Io ho dei forti dubbi, non perché sia un magistrato, ma perché so leggere. E leggo non solo il parere di illustri giuristi, o larticolo 25 della Costituzione. Ma anche soltanto la legge del 1981 sulle sanzioni amministrative. La quale, allarticolo 1, dice che anche le sanzioni amministrative non si possono applicare retroattivamente. Quando lho scoperto molti colleghi senatori sono rimasti sorpresi. A cominciare dal presidente Monti, che mi ha chiesto di passargli lIpad per poi leggerla. Con molta attenzione, ricordo». ECONOMIA CGA-Mestre-A seguito dell’aumento dell’Iva e degli effetti riconducibili alle principali misure fiscali introdotte dalla legge di Stabilità, nel 2014 i pensionati subiranno un aggravio fiscale oscillante tra i 74 e i 144 euro: mentre le famiglie con redditi medio alti subiranno un maggior prelievo tra i 70 e i 357 euro. Per le famiglie con redditi bassi, invece, i vantaggi arriveranno a toccare i 141 euro. I conti sono stati realizzati dall’Ufficio studi della CGIA che ha analizzato gli effetti economici delle principali misure fiscali che graveranno l’anno prossimo sulle famiglie italiane. Le tipologie famigliari prese in esame sono cinque: un pensionato single; un giovane lavoratore dipendente single; una coppia bireddito con un figlio; una famiglia monoreddito composta da tre persone e una famiglia monoreddito composta da quattro persone. In queste simulazioni la CGIA ha tenuto conto dell’introduzione della Tasi (la nuova tassa sugli immobili) e dell’aumento delle detrazioni Irpef che interesseranno solo i lavoratori dipendenti. Entrambe le misure scatteranno a partire dal 2014. Inoltre, è stato stimato anche l’ effetto economico che l’aumento dell’Iva produrrà l’anno prossimo sui bilanci delle famiglie italiane. “In attesa di poter analizzare il testo ufficiale della legge di Stabilità – esordisce il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – ci siamo avvalsi delle indiscrezioni apparse in questi giorni sulla stampa specializzata. Se le note in circolazione saranno confermate, coloro che non possono godere delle detrazioni Irpef da lavoro dipendente, come i pensionati o i lavoratori dipendenti con un reddito superiore ai 55.000 euro, subiranno, rispetto al 2013, un aumento del prelievo fiscale. Infatti, dovranno farsi carico sia dell’aggravio Iva sia della reintroduzione della nuova tassa sulle abitazioni principali che quest’anno non hanno pagato. Le famiglie con redditi attorno ai 20-22.000 euro circa, invece, godranno di un saldo positivo: la dimensione del taglio dell’Irpef, infatti, sarà maggiore dell’aumento dell’Iva e dell’importo da versare con la Tasi”. TASITRUFFA-La nuova tassa Tasi sarà una stangata ben più pesante dell’abolita Imu. Il gettito previsto dallanuova tassa nelle casse dei Comuni sarà di 3,7 miliardi ad aliquota standard dell’1 per mille, cioè senza eventuali aumenti rispetto ai 3,3 miliardi di euro previsti dall’Imu. Ma l’aliquota può arrivare anche al 2,5 per mille, spiega Gianni Trovati sulSole 24 Ore sulla base dei conti della Ragioneria generale. Andrea Indini su Il Giornale invece parla di “taglia e cuci senza precedenti”: cambia il nome della tassa, ma da Tasi a Imu la stangata rimane, anzi peggiora. Anzi con la cancellazione del bonus figliarriveranno proprio quei 400 milioni di euro in più che andranno a pesare maggiormente sui proprietari di abitazioni modeste. Trovati sul Sole 24 Ore spiega che la Tasi, con le aliquote più alte, può valere fino a 9 miliardi di euro: “La Tasi ha spazio per crescere di circa 2,4 volte rispetto ai livelli standard (2,5 sulle abitazioni principali, 2,3 su tutto il resto), e se vale 3.764 milioni con l’1 per mille può arrivare vicina ai 9 miliardi di euro con le aliquote al massimo. Con tanti saluti alla ripartenza del mercato immobiliare che sarebbe dovuta seguire al «superamento» dell’Imu sull’abitazione principale; e senza contare che il limite al 2,5 per mille, anche secondo la versione definitiva della legge di stabilità, vincola le scelte sull’abitazione principale solo nel 2014″. Addio poi al bonus figli di 50 euro: “Le detrazioni aggiuntive da 50 euro per ogni figlio convivente fino a 26 anni che accompagnavano l’applicazione dell’Imu erano provvisorie, e destinate a tramontare a fine 2013: 400 milioni già incorporati nelle previsioni arrivano da lì, e il resto dall’esigenza di coprire le nuove misure che estendono i benefici dell’abitazione principale all’edilizia sociale e ai militari”. Il sorpasso della Tasi sull’Imu è ormai sancito, scrive ancora Trovati: “La deducibilità Ires-Irpef del 20% dell’Imu sugli immobili strumentali, prevista dalla stessa legge di stabilità, crea uno sconto medio da 58 euro ogni 100mila di valore catastale, ma la Tasi produce un aggravio di 100 euro. Tra le abitazioni principali, invece, la Tasi è destinata a colpire anche le 5 milioni di case che l’Imu, grazie alle detrazione, ha sempre ignorato perché di modesto valore catastale”. La parola finale resta comunque ai Comuni, che potranno decidere quali categorie tutelare e quali stangare. Indini sul Giornale, basandosi sui calcoli della Cgia di Mestre, spiega che gli immobili più colpiti saranno proprio quelli modesti: “Se, per esempio, si prende in esame alcune tipologie abitative come le A2 (civili), le A3 (tipo economico) e le A4 (tipo popolare), appare subito evidente che la Tasi sulle abitazioni popolari sarà più cara rispetto all’Imu sulla prima casa pagata nel 2012. L’imposta messa a punto dal governo Letta rischia così di penalizzare i proprietari che maggiormente beneficiavano dell’abbattimento dell’Imu grazie alla detrazione base (200 euro) e quella ulteriore di 50 euro per ogni figlio residente”. Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre conferma così il calcolo della relazione tecnica del ministero dell’Economia: “Se questa situazione dovesse trovare conferma dalla versione ufficiale del provvedimento chiediamo alla politica di intervenire per correggere il tiro. Sarebbe una vera e propria beffa se fossimo costretti a rimpiangere l’Imu”. Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera e Coordinatore dei dipartimenti Pdl, ha dichiarato: “Apprendiamo dal Sole 24 Ore di oggi (in attesa di poter vedere i testi) che “nella relazione tecnica definitiva” alla legge di stabilità si certifica che la Tasi porterà ai Comuni 3.7 miliardi, a fronte dei 3.3 della vecchia Imu sull’abitazione principale. Se tale impostazione risultasse quella definitiva, ciascuno comprenderebbe che ci si troverebbe dinanzi a una stangata, e ciò non sarebbe accettabile”. Capezzone ha poi aggiunto: “Tale stangata andrebbe assolutamente sventata nell’interesse dei contribuenti. In Parlamento occorrerà riscrivere tutto, con coraggio e con rispetto degli impegni presi con i cittadini italiani, a partire dal tema casa”. SCUOLA Da ilmessaggero.it Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, intervenuto al X Forum del Libro Passaparola investire in conoscenza, cambiare il futuro di Bari, affronta le maggiori problematiche del Paese riguardo istruzione e lavoro, lanciando lallarme: «Il livello di istruzione dei giovani è ancora distante da quello degli altri paesi avanzati». «In Italia cè un analfabetismo funzionale», caratterizzato da competenze inadeguate. Perciò, secondo il governatore, cè necessità di investire in «capitale umano», ed «è fondamentale il rilancio della scuola e delluniversità. Risorse adeguate andrebbero previste per sistematiche azioni di recupero e sostegno delle scuole in maggiore difficoltà, concentrate nelle regioni del Sud, e per il contrasto alla dispersione scolastica». «I dati Eurostat mostrano che studiare conviene», ha fatto notare Visco, «perché rende più probabile trovare un lavoro. In Italia, tuttavia, studiare conviene meno: per i laureati tra i 25-39 anni, la probabilità di essere occupati era pari a quella dei diplomati (73%) e superiore di soli 13 punti percentuali a quella di chi aveva conseguito la licenza media». Basti pensare infatti che nel 2011 in media nellUe lavorava l86% dei laureati contro il 77% dei diplomati. Secondo il governatore «occorre un salto di qualità del settore produttivo: abbiamo bisogno di imprese più grandi, più tecnologiche, più internazionalizzate; la politica deve agire per creare le condizioni favorevoli allattività dimpresa e alla riallocazione dei fattori produttivi verso le attività in espansione». In questi anni, aggiunge Visco, «non è mancata la spinta riformatrice, ma si è sviluppata in modo non sempre organico; in molti casi il processo di attuazione stenta a completarsi e le amministrazioni tardano a modificare i loro comportamenti». «Viviamo una congiuntura economica molto difficile, che sta imponendo gravi sacrifici a gran parte delle famiglie italiane». Una crisi che «è il risultato di un forte e diffuso indebolimento della capacità del nostro paese di crescere e competere». PENSIONI-Il Governo Letta l’ha giurata ai pensionati in nome dell’odio sociale e trascurando ben due sentenze della Corte costituzionale si appresta a proporre al Parlamento una serie di misure repressive che però non sembra riguardino anchedoratissime pensioni di deputati e senatori. Mario Monti sostiene che Enrico Letta è in ginocchio davanti al Pdl, ma è la rabbia per il suo fallimento ad accecarlo. In realtà Enrico Letta è in ginocchio davanti a Sel e a tutti gli invidiosi e odiatori che in Italia sono numerosi. La notizia è data da Marco Rogari sul Sole 24 Ore di domenica 20 ottobre e si tratta di un doppio colpo otto la cintura 1. “Contributo di solidarietà sulle pensioni sopra i 150 mila euro da redistribuire all’interno del sistema previdenziale a fini solidaristici. 2. “Proroga di tre anni del contributo di solidarietà su tutti i redditi superiori a 300 mila euro”. Il doppio “prelievo”, assicura Marco Rogari, “è previsto dalla versione finale della legge stabilità, approdata alla bollinatura definitiva dellaRagioneria generale dello Stato (e subito dopo al vaglio del Capo dello Stato) per essere inviata alSenato dove da martedì comincerà ufficialmente il suo cammino parlamentare. “A meno di sorprese dell’ultimissima ora il provvedimento dovrebbe arrivare in Parlamento con entrambi i contributi di solidarietà, rimasti in bilico fino alla fine”. Conferma Enrico Marro sul Corriere della Sera che nel testo finale della legge di Stabilità, “è ricomparso il contributo di solidarietà sulle quote di pensione superiori a 150 mila euro all’anno. Il contributo, secondo le indiscrezioni che erano trapelate al termine del Consiglio dei ministri di martedì scorso, era stato stoppato dal vicepresidente del Consiglio, Angelino Alfano“. Invece, lo si ritrova nella versione inviata alla Ragioneria generale dello Stato per la bollinatura: “Lo prevede il comma 4 dell’articolo 12 del disegno di legge: per tre anni, 2014-2016, sugli importi fra 150 mila e 200 mila euro lordi annui, è dovuto «un contributo di solidarietà» del 5%, che sale al 10% per gli importi fino a 250 mila euro e al 15% per quelli sopra 250 mila euro”. Dal prelievo, a quanto riferisce Enrico Marro,deriveranno, stando alla “relazione tecnica al ddl, maggiori entrate nette di 12 milioni l’anno nel triennio, che serviranno a finanziare in parte la salvaguardia per altri 6 mila esodati cui sarà consentito di andare in pensione con le regole prima della riforma Fornero”. Precisa Marro: “I pensionati che subiranno il contributo dal 5 al 15% sono circa 3.500 su un totale di 16,5 milioni di pensionati, lo 0,02%”. Enrico Marro aggiunge: “La legge di Stabilità contiene anche, per il triennio 2014-2016, il congelamento dell’indicizzazione delle pensioni superiori a 6 volte il minimo (2.972,6 euro al mese). L’adeguamento sarà del 100% fino a tre volte il minimo (1.486,3 euro), del 90% per quelle fino a 4 volte (1.981,7 euro) «con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti», del 75% quelle fino a 5 volte il minimo (2.477,2) e del 50% quelle fino a 6 volte”. Enrico Marro ricorda che “un contributo analogo, ma per le quote superiori a 90 mila euro, era stato bocciato a giugno dalla Corte costituzionale perché discriminatorio della categoria dei pensionati”. In realtà la sfida del Governo alla Corte costituzionale è ancora più ampia. Infatti che la Corte costituzionale, in tre diverse sentenze, ha dichiarato illegittimi sia il contributo di solidarietà sia il blocco della rivalutazione delle pensioni, sia qualunque taglio a trattamenti in atto. Ai funzionari ministeriali che elaborano le proposte che poi i politici fanno proprie non importa nulla: forse non le hanno nemmeno lette. Che poi si tratti di una mossa di pura demagogia comunista lo confermano le parole dell’ideologo di questa iniziativa, Giuliano Amato, il quale, forse per far dimenticare i suoi trascorsi con Bettino Craxi, sostiene tesi da Repubblica Popolare. “Limitiamoci ai trattamenti pensionistici (all’interno del quale matura il sentimento di ingiustizia). Qui c’è, eccome, un grande problema che un contributo di soldarietà non può certo risolvere da solo, ma alla cui soluzione può concorrere senza porre problemi di legittimità. È il problema della strutturale inadeguatezza dei trattamenti pensionistici più bassi, così come essi risultano a seguito delle successive riforme che hanno reso contributiva la stessa previdenza pubblica”, ha scritto Giuliano Amato nel luglio 2013. Quando parlano di giustizia sociale, l’ottica è quella che ispirò l’imperatore Diocleziano quando inventò le corporazioni allo scopo di renderle solidali rispetto alle tasse che ciascuna categoria doveva pagare. Per dare più soldi ai pensionati con gli assegni più bassi, la logica è quella di toglierli a chi, avendo avuto stipendi più alti, ha versato più contributi e gode quindi di pensioni più alte. Nessuno tiene conto del fatto che molte pensioni vanno a chi non ha versato affatto o ha versato pochissimi contributi. Ricordiamo quanto ha scritto Francesco Grillo in un editoriale uscito sul Messaggero di Roma, che bisogna ”evitare la “criminalizzazione” di quelli che hanno pagato secondo le leggi e non hanno usufruito di scivoli, baby-pensionamenti, minori anni di contribuzione, trattamenti di favore”: “Pochi dicono che in Italia sono 20 milioni circa i percettori di pensioni rispetto ai 12,5 milioni di cittadini con più di 65 anni”. Tradotto vuol dire che ci sono 7,5 milioni di pensionati, quelli di cui si preoccupano Giuliano Amato e Enrico Letta, che non hanno pagato abbastanza perché sono andati in pensione, beati loro, prima del termine. Scrive Francesco Grillo: “Ciò segnala che l’area del privilegio è molto più vasta di quella delle pensioni d’oro o di quelle dei parlamentari, e che a beneficiarne siano state intere generazioni. Abbiamo, in realtà, usato l’Inps per fare ciò che altrove si fa utilizzando risorse e competenze disegnate per combattere la disoccupazione e l’esclusione: questo errore semantico produce però le ingiustizie che stanno scollando questo Paese in corporazioni e generazioni vicine allo scontro tra poveri”. Che si tratti di una specie di esproprio proletario o di una forma di giustizia proletaria trova conferma anche in questa nota: “Cifre alla mano, per innalzare tutte le pensioni minime in modo significativo, quindi di almeno 150-200 euro, servirebbero circa 5-6 miliardi di euro. Mettere mano soltanto alle famose pensioni d’oro, ammesso che si trovi il modo, non basta. Gli assegni che arrivano ad essere anche 200 volte più alte della pensione minima sono molto alti ma sono diretti a una platea ristretta, e con questi tagli si arriverebbe al massimo a 1 miliardo di euro”. ESTERI GAZA di Francesca Paci per La Stampa Superate le ultime disabitate palazzine di Rafah, estremo lembo di Gaza prima del deserto dominato dalla bandiera egiziana, ci sono i soliti teli di plastica polverosi, i crateri di sabbia, le palizzate sbilenche da cui penzolano cavi, caschetti da edile, magliette incartapecorite. Ma invece del cigolio delle carrucole, il rombo delle molazze, le mille voci degli operai sovrapposte al raglio degli asini da soma, si sente, unico, il fischiettio di Nassim che prepara il tè sul fuoco acceso in una buca. «Di 1200 gallerie è rimasto utilizzabile meno del 20%, si lavora soprattutto per ripulire le altre dallacqua marina o dal cemento che ci buttano dentro gli egiziani, un danno peggiore dei vecchi bombardamenti israeliani» racconta. Sembra passato un secolo dal 2011, quando assicurava alle due mogli e ai figli 800 dollari al giorno anche solo trasportando biciclette, e ne sembrano passati dieci dalla successiva era Morsi, vagheggiata motrice della riscossa palestinese: oggi, con qualche carico notturno («ma senza uscire dallaltra parte perché i soldati in borghese sono ovunque»), Nassim arriva a 30 dollari alla settimana. Da quando lesercito egiziano ha esteso la guerra al terrorismo al mercato clandestino sbocciato negli ultimi sei anni sotto i 12 km di frontiera con il Sinai, non cè più luce in fondo ai tunnel che hanno finora mantenuto oltre 15 mila famiglie pompando leconomia di Gaza. È la metafora dellangolo in cui si è cacciato Hamas abbracciando i Fratelli Musulmani al Cairo. Ora che la storia è cambiata, il partito islamico palestinese si ritrova senza i vecchi amici Iran-Siria-Hezbollah, spariti quando la rivolta anti Assad si è trasformata in scontro tra sciiti (come lIran) e sunniti (come i Fratelli), con la Turchia e il Qatar in ritirata strategica, il presidente Abu Mazen che promette al Papa la pace con Israele e loffensiva dei militari egiziani contro il contrabbando da cui, secondo il direttore del Pal-Think for Strategic Studies di Gaza Omar Shaban, Hamas ricavava metà del suo budget (500 milioni di dollari lanno) e armi ormai esose (un fucile M-16 è passato da 3 a 5 mila dollari). «Il golpe egiziano è stato uno choc da cui Hamas non si è ripreso, uno tsunami che gli ha spazzato via la visibilità guadagnata nellultima guerra con Israele e il consenso dovuto al business dei tunnel, che controllava interamente» nota Shaban nel giardino di alberi di mango. Secondo un sondaggio di aprile del Palestinian Public Opinion Poll il 45% dei gaziani vuole emigrare e il 68% maledice le proprie condizioni di vita. Uno studio universitario non ufficiale ipotizza che intanto la popolarità di Hamas sia scesa al 12%.Non è lepilogo, scommette Shaban, perché la Fratellanza internazionale, di cui Hamas è parte, continua a ungere. Ma tramonta unepoca: «I tunnel hanno cambiato Gaza. Il traffico sotterraneo, iniziato negli Anni 90, è montato nel 2007 con la presa del potere di Hamas fino al boom del 2011, quando non si trasportavano più solo sigarette ma caterpillar. Il risultato è stata la scomparsa dellindustria che nel 1997, durante loccupazione israeliana, rendeva 600 milioni di dollari lanno: oggi abbiamo solo commercio e servizi, la misera Rafah e più ricca di Gaza City, i ragazzi sognano il contrabbando». Con 50 mila nuovi nati lanno, i giovani sono quasi il 50% su 1.800.000 abitanti di Gaza. Nelle strade affollate per lEid el Adha, la festa del sacrificio, la tensione si scioglie nelle nuvole di zucchero filato. I carretti vendono dolci e spremute di frutta vera. La fame non è neppure adesso il problema di Gaza, conferma Oxfam, a settembre sono entrati dal valico israeliano di Kherem Shalom 1588 camion di cibo. Il problema è la riduzione delle aspirazioni fino a quota zero. «Sono nato qui nel 67, ne ho viste tante, ma il futuro non è mai stato così nero - ammette linsegnante Ahmed pranzando al Palmera per 3,5 dollari -. Un tempo i palestinesi erano considerati combattenti per la libertà, adesso lEgitto ci odia e il resto del Medioriente pure, siamo divisi, poveri, parliamo su Facebook di emigrare, delle sei ore al giorno di elettricità, della benzina che, chiusi i tunnel, è balzata da 0,85 a 1,98 dollari al litro». Chi lo ascolta annuisce. La vendetta, magra, si consuma sulle tv della sala da cui, come in ogni caffè, è stata bandita al Jazeera: «Il Qatar sostiene Hamas che ci ha rovinato e non fa neppure più la resistenza. Al Jazeera è lambasciata israeliana a Gaza».Mentre la primavera araba minava la regione, Gaza ha divorato miti. Te ne accorgi visitando il Prince Talal Shop, lunico negozio di souvenir che in assenza di turisti nutre limmaginario locale. «Quando è venuto lemiro del Qatar ho venduto 30 mila bandierine da 1,50 dollari luna solo al governo» spiega il proprietario Tarek Abu Dayya che un anno fa fornì anche gli enormi manifesti con il premier Haniya e lospite di Doha di cui, per le strade gonfie di spazzatura, non restano neppure i brandelli. La gente non ne ha comprate molte, Tarek però sperava di rifarsi con Ankara: «Ho un magazzino zeppo di gadget turchi ma, con lEgitto nel caos, Erdogan latita». Sugli scaffali riconosci Arafat, lo sceicco Yassin, Saddam, il logo di Hezbollah, le tazze con scritto «Obama abu Malia Palestine loves you» (Obama padre di Malia la Palestina ti ama) e le bandiere israeliane da bruciare ai cortei. Il poster di Morsi è in saldo a 3 dollari.La frustrazione si respira attraversando in auto la striscia di Gaza sigillata a nord da Israele e a sud dallEgitto, che oltre a bersagliare i tunnel ha chiuso il valico di Rafah (tranne 4 ore al giorno per casi umanitari). I 450 milioni di dollari promessi dal Qatar dovrebbero finanziare, tra laltro, la strada di 45 km che collega le due estremità. I cantieri lungo lo sterrato suggeriscono lavvio dellopera, ma lo stop dei tunnel ha interrotto la fornitura di cemento dallEgitto e il blocco dei 70 carichi quotidiani da Kherem Shalom, deciso da Netanyahu per ritorsione contro le nuove gallerie scoperte al proprio confine, è allarmante. «I tunnel sono illegali è vero, ma lEgitto deve riaprire Rafah, i tir provenienti da Israele coprono appena il 25% del fabbisogno» nota, guidando, il presidente dei costruttori privati Nabil Abu Muaileq, il sindacato che impiega tra le 30 e le 50 mila persone. A destra e a sinistra sontuosi palazzi incompiuti raccontano il boom edilizio del 2011: 500 licenze, 30 mila nuovi contratti, 15 mila case che adesso, invendute, congelano 300 milioni di dollari. Sullo sfondo làncora di Doha: «Se la strada sinterrompesse, la disoccupazione crescerebbe del 10%». Prima dellestate i senza lavoro erano il 47% ma, stima la Palestinian Businessmen Association, da giugno a settembre l85% delle ditte ha chiuso, 70 mila operai sono stati licenziati, lexport agricolo ha perso 16 milioni di dollari.«Hamas ha fatto lerrore di Fukuyama e ha letto nellelezione di Morsi la fine della storia a suo favore, per non illudersi bastava contare i palestinesi respinti per ragioni di sicurezza a Rafah nel 2010: 24 mila come nel 2010» ragiona Issam Younis, direttore del Mezan Center for Human Rights. Lanalista Talal Oukal, seduto con lui allelegante Lotus Cafè, vede poche vie duscita: «Sebbene i radicali siano tentati dal rilanciare la resistenza e abbiano provato invano a riagganciare Assad, Hamas sa che lunica chance è la riconciliazione col presidente Abu Mazen, pare che gli abbia offerto di far rientrare la Guardia Nazionale cacciata da Gaza nel 2007, ma lui, in posizione di forza, ha rifiutato».In queste ore i leader di Hamas si incontrano solo in moschea il venerdì, non accettano domande e ripartono a bordo dei Suv dai vetri neri. Lapparato di sicurezza di 20 mila uomini può prevenire le proteste (i fermi dei giovani che l11 novembre hanno convocato un sit-in antigovernativo usando il brand egiziano Tamarod si moltiplicano) ma non recuperare il consenso. «Non nego la crisi» ammette Mostafa Sawaf, dirigente del ministero degli Affari sociali, nel suo salotto con un pannello con la Palestina storica (senza Israele). Ma ostenta fiducia: «Non ci saranno rivoluzioni, Hamas ha il diritto di difendere la sicurezza della popolazione. E a Rafah qualcosa accadrà, i tunnel sono un business di 1,5 miliardi di dollari che arricchisce anche gli ufficiali egiziani, prova ne sia che il cemento importato a Gaza proviene dalle fabbriche dellesercito». Conta sui rapporti mai interrotti con lintelligence del Cairo ma pensa al piano B: «Nessun Paese islamico può ignorare la causa palestinese, abbiamo ripreso a parlare anche con lIran del neo presidente Rohani».A Rafah lunica causa che interessa Nassim è il proprio portafoglio: «Il generale Sisi mi piace, è forte. Lesercito egiziano è stato abile a metterci i bastoni tra le ruote sin dal 2012 per creare problemi a Morsi: se solo adesso mi facesse lavorare avrebbe il mio sostegno, altro che rivoluzione». CULTURA e SPETTACOLO RAI-di Renato Franco per il Corriere della Sera Dieci anni che per altri sarebbero una vita intera. Prima popolare conduttore tv (Mi Manda Rai3), poi presidente della Regione Lazio, quindi il ricatto e lo scandalo per il suo rapporto con una transessuale. Le dimissioni, le riflessioni in monastero, il lento ritorno alla normalità. Che per Piero Marrazzo significa stare in tv. Dopo un approccio morbido (due documentari per Rai Cinema), il giornalista torna a metterci la faccia e a fare il conduttore. Lo ha rivelato laltra sera a Virus su Rai2. E sarà proprio la seconda rete a ospitare il suo secondo debutto (Razza umana, da metà novembre, mercoledì, seconda serata). «Torno a fare il mio lavoro attraverso documentari di costume e politica. La grande scommessa è puntare su formati brevi», spiega il conduttore che, insieme ad alcuni ospiti, commenterà 4 o 5 filmati a serata. A Virus si era presentato così: «Sono Piero Marrazzo, ho 55 anni, tre figlie, due matrimoni alle spalle e una vita in cui ho avuto la fortuna di fare tante cose. Ho avuto una grande debolezza, ho fatto un percorso psicoanalitico, terapeutico, ma non farmacologico; ho avuto frequentazioni che non deve avere un uomo politico, ma solo a livello personale, e che non hanno influito sulla mia attività politica». Rivendica: «Io non ho avuto procedimenti penali» . AFORISMI Gli onesti e gli intelligenti difficilmente fanno una rivoluzione, perchè sono sempre in minoranza.
Posted on: Mon, 21 Oct 2013 07:16:22 +0000

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