“Ce lo chiede l’Europa”. Ecco le vere richieste, sensate, - TopicsExpress



          

“Ce lo chiede l’Europa”. Ecco le vere richieste, sensate, ignorate dall’Italia 1 15 giugno, 2013 | Permalink | Archiviato in: Giustizia e Società Ormai è diventato sinonimo di manovre lacrime e sangue, rigore, austerità e impoverimento. Il monito “Ce lo chiede l’Europa”, usato e abusato in quest’ultimo anno di esecutivi tecnici e di “larghe intese”, suona quasi come una minaccia. Ed in effetti è un ricatto: “Ce lo chiede l’Europa” di sacrificarci, pagare più tasse, ridurre il nostro potere d’acquisto. Tutto per aggiustare i conti pubblici, che peraltro non danno alcun segno di miglioramento: debito pubblico aumentato, debito pubblico su pil inarrestabile. Nel frattempo dilaga la recessione, l’economia non cresce, le imprese chiudono e cassaintegrati, disoccupati e inoccupati aumentano. Il motto è stato rispolverato proprio oggi dalla presidente della Camera Laura Boldrini, con una curiosa variante grammaticale corretta dopo qualche ora: “C’è lo chiede l’Europa”. La Boldrini, o meglio il suo staff – ma quando l’addetto stampa di Maria Stella Gelmini aveva commesso la gaffe del tunnel dei neutrini, ad essere crocifissa per mesi è stato il ministro in persona – si riferiva in questo caso alle tutele per le vittime di omofobia e ai diritti per le coppie omosessuali. “C’è” lo chiede l’Europa. Errore grammaticale a parte, viene spontaneo chiedersi se davvero l’Ue chieda solo ciò che recepiscano i politici nostrani, soprattutto in tempi di governi tecnici o di “larga coalizione”. Possibile che l’Europa ci chieda solo di pagare più tasse, impoverirci, pensare ai diritti delle coppie omosessuali, tema quest’ultimo particolarmente urgente e sentito in tempi di crisi economica e finanziaria? No, non è possibile. E non è nemmeno vero. Abbiamo pensate di elencare alcune delle richieste che l’Ue ha avanzato all’Italia, mai prese neppure in considerazione o anche solo citate. La Pubblica Amministrazione non deve più ritardare i pagamenti alle imprese. La direttiva 2011/7/UE obbliga le Amministrazioni pubbliche a pagare il dovuto alle imprese entro e non oltre i trenta giorni. Qualcuno ha mai sentito Mario Monti o Laura Boldrini dire “Ce lo chiede l’Europa”?. Mai. Il termine di scadenza per recepire tale direttiva era fissato entro marzo 2013, sono già passati tre mesi. Ad aprile è stato però approvato un decreto legge che sblocca i pagamenti alle imprese. Vedremo se e quante volte l’Italia sarà sanzionata per non aver recepito la direttiva. Risolvere il problema dei rifiuti in Campania. Ce lo chiede l’Europa. Ma l’Italia è già stata deferita per due volte dalla Commissione Ue per la mancata esecuzione della sentenza della Commissione stessa sulla gestione dei rifiuti. In più, la Corte di Giustizia Europea ha respinto la richiesta di sblocco di 47 milioni di euro che sarebbero stati destinati al piano di smaltimento dei rifiuti campani. Evidentemente, l’Ue non ha apprezzato il modo in cui i fondi europei vengono spesi in Italia. Aumentare gli investimenti nella scuola Uno studio realizzato a cura della Commissione Europea ha fatto emergere che l’Italia è il Paese dell’Ue che ha effettuato i tagli più drastici al bilancio dell’istruzione tra il 2011 e il 2012, tanto da far esclamare al commissario Ue all’educazione, Androulla Vassoliou: “Sono tempi difficili per le finanze nazionali ma abbiamo bisogno di un approccio coerente per gli investimenti pubblici nell’istruzione, poichè questa è la chiave per il futuro”. Velocizzare i processi La giustizia italiana è troppo lenta. Già nella Risoluzione del 13 febbraio 2007, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha chiesto all’Italia di garantire ad ogni persona il diritto “ad un’equa e pubblica udienza entro un termine ragionevole”, elencando 2.183 casi giudiziari in cui tale principio non sarebbe stato rispettato. Processi più veloci e giustizia più efficiente. Anche questo ce – o c’è, se Laura Boldrini preferisce – lo chiede l’Europa. Senza dimenticare le numerose sanzioni che l’Italia ha pagato e continua a pagare perché non rispetta le direttive europee in materia di ambiente e pari diritti – spesso riguardanti i disabili – nel mondo del lavoro. di Riccardo Ghezzi © 2013 Qelsi qelsi.it/2013/ce-lo-chiede-leuropa-ecco-le-vere-richieste-sensate-ignorate-dallitalia/
Posted on: Sun, 16 Jun 2013 22:57:26 +0000

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