Continuo rafforzamento delle truppe americane in Vietnam[modifica - TopicsExpress



          

Continuo rafforzamento delle truppe americane in Vietnam[modifica | modifica sorgente] Soldati della 1ª divisione cavalleria aerea in azione durante la battaglia di Ia Drang A partire dalla metà del 1965, quindi, ebbe inizio il continuo afflusso di enormi forze statunitensi distribuite nelle quattro regioni militari in cui era suddiviso il Vietnam del Sud, e subito impiegate sul campo per mettere in esecuzione i piani del generale Westmoreland. Dopo larrivo della 3ª divisione Marines e la costituzione della III MAF (Marine Amphibious Force) nella I regione militare (che comprendeva la zona smilitarizzata sul confine del 17º parallelo), quello della 173ª brigata aviotrasportata e della 1ª brigata della 101ª divisione aviotrasportata, rispettivamente nella III (Saigon) e nella II regione militare (province centrali), nel resto del 1965 arrivarono anche la 1ª divisione cavalleria aerea, la 1ª divisione fanteria e la 3ª brigata della 25ª divisione fanteria, portando il totale delle forze americane sul terreno a 184 000 uomini[86]. Nel 1966, lescalation sarebbe continuata con larrivo della 1ª divisione Marines, delle altre due brigate della 25ª divisione fanteria, della 196ª e della 199ª brigata fanteria leggera, dell11º reggimento cavalleria corazzata e, infine, della 9ª divisione fanteria (schierata nel delta del Mekong, IV Regione militare). Inoltre, il 15 marzo 1966 vennero costituiti due grandi comandi tattici dellesercito (equivalenti a comandi di corpo darmata): la I Field Force, Vietnam, incaricata delle operazioni nella II regione militare, e la II Field Force, Vietnam, assegnata alla III e alla IV regione militare. Alla fine del 1966 erano presenti in Vietnam 385 000 soldati americani, costantemente impegnati nelle missioni di ricerca e distruzione delle forze nemiche[92]. Infine, nel 1967, terzo anno di escalation, e, secondo i progetti di Westmoreland, anno in cui sarebbe stata impressa una svolta decisiva alle operazioni, le forze statunitensi raggiunsero il numero di 472 000 uomini. Gli arrivi di nuovi reparti organici furono continui durante tutto lanno, anche se in misura minore e in ritardo rispetto ai piani del generale a causa delle continue incertezze del presidente Johnson (e in questa fase anche del ministro della difesa McNamara), preda sempre più spesso di dubbi e preoccupazioni sullesito reale della guerra. Arrivarono quindi successivamente in Vietnam: due reggimenti della nuova 5ª divisione Marines, che rafforzarono la III MAF nellinstabile I regione militare; due nuove brigate di fanteria (l11ª e la 198ª), che furono aggregate alla 196ª brigata fanteria leggera già presente sul posto, per costituire la 23ª divisione fanteria (la cosiddetta Americal Division), subito inviata in aiuto dei marines al nord inquadrata nella Task Force Oregon; infine la 4ª divisione fanteria e le altre due brigate (2ª e 3ª) della 101ª divisione aviotrasporta che vennero schierate nellarea di confine con il Laos e la Cambogia per impegnare e distruggere le sempre crescenti forze nordvietnamite che si infiltravano lungo il sentiero di Ho Chi Minh[93]. Le grandi offensive americane[modifica | modifica sorgente] Marines americani appena atterrati a Da Nang nel 1965, stanno per entrare in azione direttamente nei combattimenti Pienamente fiducioso nelle sue forze e nei suoi piani, il generale Westmoreland il 18 agosto 1965 diede quindi inizio alloperazione Starlite, nome in codice della prima offensiva americana di ricerca e distruzione della guerra: 5.500 marines distrussero una roccaforte Viet Cong sulla penisola di Van Tuong, nella provincia di Quang Ngai[94]. Le forze Viet Cong e nordvietnamite, tuttavia, compresero da questa prima sconfitta campale la pericolosità di affrontare direttamente la schiacciante superiorità tecnologica statunitense e quindi si concentrarono su azioni di guerra e guerriglia di piccole dimensioni per infliggere perdite e logorare lentamente il potente nemico. Durante la seconda metà del 1965, le forze combattenti statunitensi intervennero in tutto il territorio vietnamita. I soldati americani arginarono le pericolose avanzate delle forze nordvietnamite negli altipiani centrali dove ebbe luogo la battaglia di Ia Drang dellottobre-novembre 1965, che si concluse, dopo cruenti scontri, con il parziale successo delle truppe della cavalleria aerea statunitense impegnate per la prima volta contro gli agguerriti reparti regolari nordvietnamiti[95]. Inoltre le truppe del generale Westmoreland entrarono in azione per contrastare le forze Viet Cong attive e pericolose nellarea della capitale e per stabilizzare la situazione lungo la zona smilitarizzata di confine. Nel dicembre 1965 si svolse loperazione Harvest Moon con i marines per la prima volta impegnati nel difficile terreno delle risaie. Soldati statunitensi della 1st Cavalry Division in combattimento accanto ai loro elicotteri UH-1 I risultati furono, nel complesso, soddisfacenti, ma fin dallinizio si evidenziarono difficoltà per le forze statunitensi; i nordvietnamiti e i Viet Cong si dimostrarono in grado di infliggere continue perdite alle truppe americane, come dimostrato per la prima volta dalla drammatica battaglia della Landing Zone Albany del 17 novembre 1965, dove un battaglione di cavalleria aerea venne quasi distrutto dai nordvietnamiti (lo scontro singolo con il più alto numero di perdite per gli americani di tutta la guerra[96])[97]. Risultò inoltre impossibile per le truppe statunitensi, per ragioni di politica internazionale e per timore di un intervento cinese, penetrare in Cambogia e in Laos per attaccare i cosiddetti santuari nemici dove le forze comuniste si ritiravano, si riorganizzavano e si rafforzavano dopo i combattimenti[98]. Nel febbraio 1966 durante una riunione tra il comandante supremo statunitense e Johnson a Honolulu, lufficiale americano sostenne che lintervento delle forze statunitensi aveva evitato la sconfitta e il crollo politico del Vietnam del Sud, ma che sarebbero state necessarie molte più truppe per poter passare alloffensiva[99]; un aumento immediato poteva portare a raggiungere il punto di svolta nelle perdite di Viet Cong e nordvietnamiti per gli inizi del 1967[100]. Johnson, preoccupato dellevolversi della situazione sul campo[101], finì per autorizzare un incremento delle truppe fino a 429 000 unità per lagosto 1966. Nel 1966, Westmoreland diede inizio, quindi, alle grandi operazioni di ricerca e distruzione con lo scopo di strappare liniziativa al nemico, attaccarlo direttamente nelle sue roccaforti e infliggergli perdite devastanti grazie alle sue potenti forze aeromobili e al sostegno massiccio dellaviazione. In tutte e quattro le regioni militari si succedettero durante lanno continue e ambiziose operazioni offensive statunitensi; i successi tattici furono rilevanti e la cosiddetta conta dei corpi (i conteggi empirici del servizio informazioni americano sulle perdite presunte del nemico) diede ufficialmente la misura delle vittorie statunitensi sul campo[102]. Le maggiori operazioni si svolsero nella zona smilitarizzata, dove i Marines furono duramente impegnati dallesercito regolare nordvietnamita (operazione Prairie e battaglia di Mutters Ridge)[103]; nella provincia costiera di Binh Dinh, dove la cavalleria aerea inflisse notevoli perdite alle forze nemiche (operazione Masher)[104]; nellarea degli altipiani centrali contro le nuove infiltrazioni nordvietnamite (operazione Thayer e Hawthorne condotte dagli aviotrasportati della 101ª[105]); infine nelle aree intorno alla capitale Saigon, dove le forze Viet Cong furono spesso in grado di sfuggire ai colpi nemici e contrattaccare (operazione El Paso e soprattutto la deludente operazione Attleboro)[106]. Alla fine del 1966, le perdite americane erano già salite a oltre 7 000 morti[107], un numero molto inferiore alle perdite presunte del nemico ma tuttavia sufficiente a cominciare a scuotere il morale delle truppe, dellopinione pubblica americana in patria e della stessa dirigenza americana. Nonostante le ottimistiche dichiarazioni di Westmoreland e di altri ufficiali americani, cominciavano già a sorgere i primi dubbi sulla razionalità ed efficacia dei piani e dei metodi adottati dalle truppe e dai comandi americani[108], secondo alcuni esperti troppo concentrati sulle grandi operazioni convenzionali e poco interessate a sviluppare adeguati piani di pacificazione, riforma economica e miglioramento delle condizioni delle popolazioni dei villaggi contadini[109]. Soldati dellesercito nordvietnamita pronti a passare allattacco Nonostante queste critiche, il generale Westmoreland, sempre convinto della validità della sua strategia di guerra dattrito, incrementò ancora durante la prima metà del 1967 il ritmo delle sue operazioni offensive di ricerca e distruzione[110]; le forze e i mezzi impiegati furono notevoli, gli obiettivi sempre più ambiziosi, ma i risultati rimasero nel complesso discutibili e non decisivi. A gennaio e a marzo 1967 grandi forze statunitensi vennero impiegate nel cosiddetto triangolo di Ferro (operazione Cedar Falls, la più grande offensiva americana della guerra[111]) e nella provincia di Tay Ninh alla ricerca del fantomatico COSVN (Central Office of South Vietnam), il presunto quartier generale delle forze comuniste (operazione Junction City); nonostante lenorme impiego di truppe e mezzi il nemico sfuggì ancora alla distruzione e il COSVN, se veramente esistente, ripiegò al sicuro in Cambogia[112]. Nella zona smilitarizzata, i Marines si impegnarono in continue offensive (operazioni Belt Tight, Hickory, Buffalo) per impedire le infiltrazioni nordvietnamite, ma subirono un forte logorio senza riuscire a impedire il concentramento nemico contro le basi di fuoco statunitensi organizzate sul confine. Infine nella provincia di Binh Dinh, linterminabile operazione Pershing (durata quasi un anno) di nuovo non riuscì a sradicare definitivamente la presenza nemica nella regione[113]. Le perdite inflitte alle forze nordvietnamite e Viet Cong furono senza dubbio molto elevate, ma non impedirono, nella seconda metà del 1967, al comando nordvietnamita e alla dirigenza di Hanoi di organizzare una serie di manovre offensive nella zona smilitarizzata e nella regione del confine con Laos e Cambogia (pianificate per incrementare le perdite americane e scuoterne il morale) che avrebbero provocato alcune delle più dure battaglie della guerra[114]. Durante queste battaglie dei confini, le forze nordvietnamite tentarono audacemente di attaccare e conquistare alcune importanti postazioni isolate statunitensi; a Con Thien per mesi la guarnigione dei Marines subì attacchi e bombardamenti[115]; a Loc Ninh e a Rockpile (un caposaldo e unimportante postazione di artiglieria dei Marines[116]) gli attacchi vennero respinti; nella provincia di Kon Tum, la manovra nordvietnamita diede origine allaspra battaglia di Dak To (novembre 1967) che terminò, dopo scontri sanguinosi, con la ritirata nordvietnamita e dure perdite per entrambe le parti[117]. Infine, a Khe Sanh iniziò il concentramento nemico contro la sperduta base dei Marines che si sarebbe trasformato in un vero assedio nel gennaio 1968[118]. Il generale William Westmoreland, il comandante del MACV durante gli anni della Escalation Westmoreland interpretò queste operazioni nemiche come tentativi disperati di evitare la sconfitta e quindi organizzò massicci concentramenti di forze terrestri e aeree con cui respingere gli attacchi e infliggere ulteriori perdite[119]; i risultati tattici furono soddisfacenti e aumentarono ancora lottimismo del generale e della maggior parte degli osservatori, ma il logoramento e il numero dei caduti americani raggiunsero livelli ormai preoccupanti (oltre 11 000 soldati morti solo nel 1967[107]). Marines americani impegnati nel rastrellamento di un villaggio durante loperazione Georgia, nel 1966 Allinterno della stessa amministrazione statunitense si verificarono i primi grossi contrasti e le prime defezioni, lo stesso Segretario alla Difesa McNamara manifestò le sue preoccupazioni e finì per dimettersi alla fine del 1967[120]; altri invece continuarono a mostrare ottimismo e fiducia sullesito della guerra e sostennero con fermezza la necessità di continuare con vigore le operazioni. Il 12 ottobre 1967 il Segretario di Stato Dean Rusk dichiarò che le proposte del Congresso per uniniziativa di pace erano futili, a causa dellintransigenza del nemico. Precedenti tentativi di Johnson, nel 1966 e 1967, di organizzare una tregua e i primi colloqui di pace erano rapidamente naufragati di fronte alla rigidità delle due parti in lotta[121]. Johnson, sempre più preda a dubbi e foschi presentimenti[122], tenne durante questi anni di escalation continue riunioni e consultazioni con esperti, consiglieri e militari, alla ricerca di supporti alla sua politica e anche di nuove vie di uscita dalla complessa situazione[123]. Il 2 novembre, in una riunione segreta, con un gruppo dei più prestigiosi uomini della nazione (I Saggi), il presidente chiese suggerimenti per riunire il popolo statunitense attorno allo sforzo bellico. I Saggi consigliarono in primo luogo di fornire rapporti più ottimistici sul progredire della guerra[124]. Quindi, basandosi sui rapporti che gli vennero consegnati il 13 novembre, Johnson disse alla nazione, il 17 novembre, che mentre molto rimaneva da fare, stiamo infliggendo perdite più pesanti di quelle che subiamo... Stiamo facendo progressi. Pochi giorni dopo, il generale Westmoreland, di ritorno negli Stati Uniti per consultazioni con il presidente, alla fine di novembre disse ai cronisti: abbiamo raggiunto un punto importante, dal quale si incomincia a intravedere la fine[125]. Due mesi dopo, loffensiva del Têt avrebbe clamorosamente smentito queste affermazioni. Forze statunitensi bombardano con del napalm delle posizioni Viet Cong nel 1965 Loffensiva del Têt[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Offensiva del Têt. Assedio a Khe Sanh[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Assedio di Khe Sanh. Fin dall8 gennaio 1968 aveva avuto inizio lassedio della base isolata dei Marines di Khe Sanh; lungi dal rinunciare alla lotta o da ridurre la portata delle operazioni, le forze nordvietnamite avevano effettuato un minaccioso concentramento offensivo intorno alla base apparentemente allo scopo di ottenere una nuova Dien Bien Phu con cui costringere gli americani a cedere[126]. Per due mesi il presidente Johnson e il generale Westmoreland concentrarono grandi forze terrestri e aeree al nord (venne costituito un nuovo Provisional corps, Vietnam, per aiutare i marines con elementi della 1ª divisione cavalleria aerea, della 101ª aviotrasportata e della Americal Division) per contrastare gli apparenti obiettivi nemici, evitare una sconfitta campale ed esorcizzare lo spettro di Dien Bienh Phu[127]. Dal punto di vista militare, i nordvietnamiti non riuscirono a ottenere i loro obiettivi tattici né a costringere alla resa la base dei Marines e, al contrario, subirono grosse perdite da parte dellaviazione americana. Westmoreland poté sbandierare la vittoria (sblocco della guarnigione l8 aprile con loperazione Pegasus)[128] ma in realtà ancora oggi non sono chiari i veri obiettivi nordvietnamiti, e inoltre il concentramento effettuato al nord per proteggere Khe Sanh sicuramente indebolì le forze americane negli altri settori e ingannò i comandi statunitensi, favorendo la sorpresa iniziale delloffensiva del Têt che ebbe inizio il 30 gennaio 1968[129]. La sorpresa del Têt[modifica | modifica sorgente] La fede dellopinione pubblica nella luce alla fine del tunnel[130], ripetutamente sostenuta dai roboanti proclami dei comandi e delle autorità americane, venne frantumata, il 30 gennaio 1968, dallinaspettata offensiva generale sferrata dal nemico, dipinto come prossimo al collasso[131], alla vigilia della festività del Têt (il Tết Nguyên Ðán, lanno nuovo lunare, la più importante festività vietnamita). Il generale Võ Nguyên Giáp, il comandante supremo dellEsercito Popolare Vietnamita Loffensiva del Têt, sferrata da quasi 70 000 combattenti Viet Cong e nordvietnamiti[132], si estese fulmineamente sulla maggior parte dei centri abitati e delle regioni più popolate del Vietnam del Sud, ottenendo un grosso effetto sorpresa e sconvolgendo, in un primo momento, la catena di comando alleata e i suoi apprestamenti difensivi. Vennero attaccati i grandi centri costieri, come Da Nang, Qui Nhon e Hoi An; le città collinari come Pleiku, Kon Tum, Ban Mê Thuôt, Ðà Lat; i comunisti occuparono gran parte delle capitali provinciali e delle sedi distrettuali nel delta del Mekong. Venne bombardata la grande base americana di Cam Ranh; le forze regolari nordvietnamite irruppero dentro lantica capitale Huế, riuscendo a conquistare la cittadella fortificata e asserragliandosi sulle posizioni conquistate; soprattutto, i Viet Cong scatenarono uno spettacolare attacco sorpresa contro la stessa Saigon[133]. Quasi 40 000 combattenti Viet Cong attaccarono la capitale e i centri di comando periferici di Bien Hoa, Tan Son Nhut (sede del MACV del generale Westmoreland), Loc Binh (sede del comando della II Field Force, Vietnam del generale Weyand)[134]; la stessa ambasciata statunitense venne colpita, e fu salvata solo dopo scontri sanguinosi contro alcune squadre suicide nemiche. La battaglia dentro Saigon fu particolarmente violenta: le forze Viet Cong agirono di sorpresa divise in squadre supportate da elementi già infiltrati in precedenza; la reazione statunitense si scatenò violenta con limpiego di una grande potenza di fuoco[135]. Dopo molte ore di battaglia lattacco finì per essere respinto e la maggior parte degli assalitori venne eliminata (a volte con metodi sommari[136]). Nonostante il fallimento finale a Saigon, la violenza e la temerarietà dellattacco sconcertò i comandi e le truppe alleate e sconvolse lopinione pubblica statunitense in patria[137]. Marines americani impegnati nei duri scontri allinterno della città di Huế, durante loffensiva del Têt Sul campo, dopo il primo momento di sorpresa e confusione, le forze statunitensi e anche i reparti sudvietnamiti (che non crollarono come auspicato dai dirigenti comunisti, ma riuscirono invece a sostenere gli scontri) contrattaccarono con efficacia; invece di ritirarsi i reparti Viet Cong spesso cercarono di resistere e nella maggior parte dei casi vennero sconfitti o distrutti. Tutti i grandi centri vennero rapidamente riconquistati dalle truppe alleate[138]; le forze nemiche subirono gravi perdite e la situazione venne ristabilita entro pochi giorni, tranne nellantica capitale di Huế. Nella cittadella dellantica città rimasero abbarbicati per molti giorni numerosi e combattivi reparti nordvietnamiti che resistettero strenuamente alla controffensiva delle forze alleate; alcuni battaglioni di Marines dovettero impegnarsi in sanguinosi ed estenuanti scontri urbani casa per casa in quella che forse fu la battaglia più dura e cruenta di tutta la guerra[139]. Gli statunitensi, dopo alcune settimane di aspri combattimenti ravvicinati, finirono per aver ragione delle truppe nemiche e riconquistarono la cittadella di Huế, che venne completamente devastata a causa della violenza degli scontri[140] e dellimpiego da parte statunitensi dellaviazione e del fuoco delle navi da guerra ancorate al largo. Anche se in nessuna località le forze insurrezionali comuniste conseguirono un reale successo, né raggiunsero dei concreti obiettivi militari (ma al contrario finirono per subire perdite molto ingenti), e anche se il Vietnam del Sud non crollò come auspicato dalla dirigenza di Hanoi, la sorprendente capacità di un nemico ormai dato per sconfitto di riuscire semplicemente a lanciare una simile offensiva generale, convinse molti statunitensi che la vittoria era impossibile[141]. Loffensiva del Têt provocò quindi un rovinoso crollo della credibilità del generale Westmoreland, dei dirigenti americani e dello stesso presidente Johnson che da parte sua rimase sconcertato e quasi sconvolto dalla vastità e dalla temerarietà dellattacco nemico[142]. Soldati nordvietnamiti allattacco in massa Di conseguenza, loffensiva del Têt segnò un punto di svolta decisivo della guerra, se non dal punto di vista militare, senza dubbio da quello politico-morale; di fronte alle nuove ingenti richieste di truppe provenienti dal generale Westmoreland (oltre 200 000 soldati[143]), il presidente Johnson, dopo una serie di frenetiche riunioni e colloqui, e su consiglio del nuovo Segretario alla Difesa Clark Clifford, decise di dare una svolta radicale al conflitto[144]. Le richieste di Westmoreland vennero respinte (e lo stesso generale venne sostituito nel giugno 1968); vennero inviate solo due nuove brigate da combattimento (la 3ª brigata dell82ª divisione aviotrasportata e la 1ª brigata della 5ª divisione fanteria, che portarono il totale delle forze americane in Vietnam a 540 000 uomini[145]), e il presidente Johnson, in un drammatico discorso alla nazione il 31 marzo, annunciò la sua rinuncia a ricandidarsi alla presidenza e la sua decisione di non proseguire con la escalation, ma viceversa di fare i primi passi per ridurre lintensità della guerra aerea e terrestre e per intraprendere colloqui di pace con la controparte[146]. Nei mesi seguenti, mentre peraltro in Vietnam continuavano duri scontri, nuove offensive americane e pericolosi attacchi delle forze comuniste (in maggio – il mese con il più alto numero di caduti americani di tutta la guerra con 2.412 soldati morti[147] - il FLN sferrò una nuova offensiva generale che venne subito denominata Mini-Têt), ebbero quindi inizio a Parigi i colloqui di pace (13 maggio 1968); infine il 31 ottobre, il presidente Johnson, ormai alla fine del suo mandato, annunciò alla nazione che aveva ordinato una completa cessazione di tutti i bombardamenti aerei, navali e di artiglieria sul Vietnam del Nord, effettiva dal 1º novembre[148], in cambio dal tacito assenso nordvietnamita alla cessazione degli attacchi attraverso la zona smilitarizzata e contro le grandi città del Vietnam del Sud[149]. Il 1968 quindi si concluse con un sostanziale cambiamento della situazione: le forze statunitensi avevano subito dure perdite (oltre 14 000 uomini nellarco dellanno[150]), i bombardamenti sul Vietnam del Nord erano cessati, la dirigenza americana aveva rinunciato alla vittoria militare, e avevano avuto inizio complessi e difficili colloqui di pace tra le parti in causa. Opposizione alla guerra[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Opposizione alla guerra del Vietnam. « Quando il dissenso diventa violenza, si trasforma in tragedia » (Dichiarazione del portavoce ufficiale del presidente Richard Nixon, Ron Ziegler, per giustificare le violenze delle autorità durante gli incidenti alla Kent State University il 4 maggio 1970[151]) Proteste universitarie e chiamate di leva[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Sparatoria della Kent State. Lopposizione alla guerra su piccola scala iniziò fin dal 1964 nei campus delle università. Si trattava di un periodo storico caratterizzato da attivismo politico studentesco di sinistra senza precedenti, e dallarrivo alletà delluniversità della numerosa generazione dei cosiddetti Baby Boomers[152]. La crescente opposizione alla guerra è certamente attribuibile in parte anche al più ampio accesso alle informazioni sul conflitto, soprattutto grazie allestesa copertura televisiva. Proteste davanti al Pentagono Migliaia di giovani statunitensi scelsero la fuga in Canada o in Europa occidentale, piuttosto che rischiare la coscrizione. A quel tempo, solo una frazione di tutti gli uomini in età di leva venivano effettivamente chiamati alle armi; gli uffici del sistema di reclutamento, in ogni località, avevano ampia discrezionalità su chi arruolare e chi dispensare, in quanto non cerano delle linee guida chiare per lesonero[153]. Allo scopo di guadagnarsi lesenzione o il rinvio, molti ragazzi scelsero di frequentare luniversità, il che permetteva di ottenere lesonero al compimento del 26º anno di età; alcuni si sposarono, il che rimase motivo di esenzione per tutto il corso della guerra. Altri trovarono dei dottori accondiscendenti che certificarono le basi mediche per una esenzione 4F (inadeguatezza mentale), anche se i medici dellesercito potevano dare, e davano, un loro giudizio. Altri ancora si unirono alla Guardia Nazionale, come sistema per evitare il Vietnam. Tutte queste questioni sollevarono preoccupazioni sullimparzialità con cui le persone venivano scelte per un servizio non volontario, in quanto toccava spesso ai poveri, ai membri delle minoranze etniche (neri e ispanici erano in effetti percentualmente predominanti nei reparti operativi da combattimento) o a quelli che non avevano appoggi influenti, essere arruolati[154]. Gli arruolati stessi iniziarono a protestare quando, il 15 ottobre 1965, lorganizzazione studentesca Comitato di coordinamento nazionale per la fine della guerra in Vietnam inscenò la prima manifestazione pubblica negli Stati Uniti in cui vennero bruciate le cartoline di leva. Unopinione pubblica divisa[modifica | modifica sorgente] La popolazione statunitense si divise nettamente sul problema della guerra. Molti sostenitori della guerra ritenevano corretta quella che era conosciuta come la Teoria del domino, enunciata per la prima volta dal Presidente Eisenhower, in una conferenza stampa il 7 aprile 1954[155]. La teoria del domino sosteneva che se il Vietnam del Sud cedeva alla guerriglia comunista, altre nazioni, principalmente nel Sud-est asiatico, sarebbero cadute in rapida successione, come pezzi del domino. Alcuni militari critici verso la guerra puntualizzarono che il conflitto era politico e che la missione militare mancava di obiettivi chiari. I critici civili argomentarono che il governo del Vietnam del Sud mancava di legittimazione politica e morale[156]. George Ball, sottosegretario di stato del presidente Johnson, fu una delle voci solitarie dellamministrazione a manifestare dubbi e timori sul coinvolgimento in Vietnam. Alcune clamorose manifestazioni autodistruttive di dissenso da parte di pacifisti (il 2 novembre il trentaduenne quacchero Norman Morrison si diede fuoco davanti al Pentagono e il 9 novembre il ventiduenne cattolico Roger Allen LaPorte fece lo stesso davanti al palazzo delle Nazioni Unite, ad imitazione dei gesti dei monaci buddhisti in Vietnam) portarono alla luce il disagio morale presente in alcuni strati dellopinione pubblica statunitense[157]. Il crescente movimento pacifista allarmò molti allinterno del governo statunitense e ci furono tentativi, peraltro falliti, di istituire una legislazione punitiva di queste presunte attività antiamericane. Dimostrazione contro la guerra in Vietnam Molti americani si opposero alla guerra per questioni morali, vedendola come un conflitto distruttivo contro lindipendenza vietnamita, o come un intervento in una guerra civile straniera; altri invece si opposero per levidente mancanza di obiettivi chiari e per limpossibilità di ottenere la vittoria. Alcuni pacifisti erano essi stessi veterani del Vietnam, come evidenziato dallorganizzazione Veterani del Vietnam Contro la Guerra[158]. Nonostante le notizie sempre più deprimenti sulla guerra, molti statunitensi continuarono ad appoggiare gli sforzi del presidente Johnson. A parte la teoria del domino, era diffuso il sentimento che impedire il sovvertimento del governo filo-occidentale sudvietnamita, da parte dei comunisti, fosse un obiettivo nobile. Molti statunitensi erano anche preoccupati di salvare la faccia in caso di un disimpegno dalla guerra o, come venne successivamente detto da Nixon, ottenere la pace con onore[141]. Molti degli oppositori alla guerra del Vietnam erano visti allepoca, e sono visti tuttora, più come sostenitori dei nordvietnamiti e dei Viet Cong che come contrari alla guerra in quanto tale; il più famoso di questi fu lattrice Jane Fonda. Molti dei contestatori vennero accusati di disprezzare i soldati del proprio paese impegnati in Vietnam dopo il loro ritorno[159]; comunque, la validità di queste accuse rimane ampiamente controversa. Elezione di Richard Nixon[modifica | modifica sorgente] Le elezioni presidenziali statunitensi del 1968 furono tra le più turbolente della storia degli Stati Uniti, costellate di manifestazioni di protesta, di scontri e gravi sommosse (come durante la Convenzione democratica di Chicago[160]), di attentati e omicidi (il 6 giugno 1968 venne assassinato Robert Kennedy possibile candidato pacifista del Partito Democratico). Dopo la clamorosa rinuncia di Johnson del 31 marzo il Partito Democratico, profondamente diviso sul problema della guerra del Vietnam, finì per candidare il vice presidente Hubert Humphrey, fedele continuatore della politica di Johnson[161], mentre i repubblicani ripresentarono Richard Nixon tornato alla ribalta dopo una serie di sconfitte elettorali[162]. Le elezioni furono vinte di stretta misura proprio da Nixon, che durante la campagna elettorale aveva misteriosamente fatto trapelare la notizia di un suo piano segreto sul Vietnam studiato per evitare la sconfitta e raggiungere una pace favorevole[163]; in realtà in quel momento non esisteva alcun piano segreto e solo dopo la sua elezione Nixon avrebbe cominciato ad affrontare concretamente lesasperante e intricato problema vietnamita. Vietnamizzazione[modifica | modifica sorgente] « Non sarò il primo presidente degli Stati Uniti che perde una guerra. » (Dichiarazione di Richard Nixon, nuovo presidente degli Stati Uniti[164]) « Non posso credere che una potenza di quarto ordine come il Vietnam del Nord non abbia un punto debole. » (Henry Kissinger rivolto al suo staff di collaboratori nel settembre 1969[165]) Unimmagine del tragico massacro di My Lai Dottrina Nixon[modifica | modifica sorgente] Il nuovo presidente Richard Nixon, personalità complessa e contraddittoria[166], fin dallinizio del suo mandato elaborò una nuova strategia globale statunitense (la cosiddetta dottrina Nixon) per la guerra in Indocina basata su una realistica valutazione della situazione locale e internazionale e su una spregiudicata applicazione di nuovi programmi diretti a evitare in ogni caso la sconfitta finale degli Stati Uniti[163]. Coadiuvato da abili collaboratori, come Henry Kissinger[167], consigliere per la sicurezza nazionale, e Melvin Laird, nuovo Segretario alla Difesa, Nixon accettò in primo luogo lormai acquisita impossibilità, per ragioni tattico-operative e di politica interna, di ottenere una vittoria militare[163], e quindi ripiegò su una politica pur sempre basata principalmente sulla forza ma più accorta e segreta, i cui cardini furono: limpiego massiccio e continuato delle forze aeree in bombardamenti segreti[168], e quindi non divulgati allopinione pubblica per non rischiare ulteriori divisioni e proteste, su Laos e Cambogia per intralciare e interdire il rafforzamento nemico nel Vietnam del Sud; risparmiare vite dei soldati rinunciando alle inutili e costose offensive di ricerca e distruzione, e impegnare invece le forze in attacchi mirati su aree particolarmente strategiche e in compiti protettivi per rallentare laggressività nemica e dare tempo alle forze sudvietnamite di rafforzarsi[169]; adottare tattiche di guerra segreta e terrorismo interno per individuare e distruggere capillarmente gli elementi Viet Cong e filocomunisti infiltrati al sud (cosiddetto programma Phoenix[170]); ampliare e potenziare i programmi di pacificazione e di riforma economica nelle campagne sudvietnamite per suscitare il sostegno della popolazione al governo del Vietnam del Sud (incremento e miglioramento delle attività del cosiddetto CORDS (Civil Operations e Rural Development Support), la complessa struttura civile affiancata ai militari fin dal 1967, per sviluppare i piani di riforma politico-economica, guidata da abili funzionari come Robert Komer e William Colby)[171]; intraprendere unaudace diplomazia segreta con la Cina e lUnione Sovietica, offrendo un miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti in cambio di una sospensione, o almeno una riduzione, dellappoggio politico militare fornito da questi paesi al Vietnam del Nord (concetto del vincolo[172]); organizzare sedute segrete di trattative con la controparte nordvietnamita, al di fuori delle infruttuose riunioni plenarie di Ginevra che si trascinavano da mesi senza risultati[173], in cui le capacità di Henry Kissinger sarebbero state impiegate per costringere finalmente i diplomatici del Vietnam del Nord ad accettare un compromesso[174] (eventualmente con la minaccia di apocalittiche ritorsioni militari incluse nella cosiddetta teoria del pazzo[163]); programmare il lento e graduale ritiro delle forze combattenti dal Vietnam, distribuito su vari anni e accuratamente studiato per dar tempo al Vietnam del Sud di consolidarsi; rafforzare con massicce forniture di armi lesercito del Vietnam del Sud fino a renderlo in grado progressivamente di assumere da solo la condotta delle operazioni e di sostenere saldamente laggressione (politica della vietnamizzazione del conflitto[175]). Questo complesso e articolato programma politico-militare venne quindi messo in atto gradualmente a partire dal gennaio 1969, ma venne presto intralciato, e in parte compromesso, da nuove difficoltà impreviste, da improvvise contingenze sul campo, da nuovi ostacoli interni e internazionali, da comportamenti contraddittori dello stesso presidente Nixon, e anche da un ulteriore incremento delle proteste pubbliche negli Stati Uniti che condussero a una crisi interna senza precedenti nella storia della democrazia statunitense nel XX secolo[176]. La guerra si estende[modifica | modifica sorgente] Sul campo di battaglia, inizialmente il capace generale Creighton Abrams, nuovo responsabile del MACV al posto di Westmoreland (sostituito nella primavera del 1968), continuò con risultati sconfortanti (battaglia di Hamburger Hill) le grandi operazioni offensive degli anni precedenti[177]; di fronte alle dure perdite subite (in febbraio-marzo 1969) le forze comuniste sferrarono il cosiddetto secondo Têt, conosciuto anche come il benvenuto a Nixon, che inflisse nuove perdite agli statunitensi[178] e diede pretesto allamministrazione Nixon di dare il via ai bombardamenti segreti sulla Cambogia (operazione Menu)[179]. In ottemperanza alle esigenze politico-propagandistiche di Nixon, il generale Abrams, dopo gli incontri di Guam del luglio 1969, dovette quindi adottare la nuova strategia della riduzione degli impegni operativi dei soldati statunitensi e di passaggio a posizioni difensive[180]. Il presidente Richard Nixon illustra alla stampa lo svolgimento della controversa incursione in Cambogia dellaprile 1970 Abrams dovette inoltre programmare un ritiro totale delle forze combattenti scaglionato in 14 fasi su quattro anni (programma One War). Il primo ritiro di 25 000 uomini ebbe inizio nella seconda metà del 1969 e le forze americane si ridussero quindi da 543 000 (numero massimo della primavera 1969) a meno di 500 000 alla fine dellanno[181]. Nel frattempo dallagosto 1969 Kissinger aveva intrapreso i primi colloqui segreti con la controparte nordvietnamita (prima Xuan Thuy e quindi dal febbraio 1970 Le Duc Tho); durante gli snervanti e interminabili colloqui Kissinger ebbe modo di apprezzare labilità e la tenacia del suo interlocutore, ma anche queste sedute segrete finirono per trascinarsi per anni senza risultati soddisfacenti per gli statunitensi, messi di fronte allintransigenza nordvietnamita[182]. Negli Stati Uniti le proteste pubbliche contro la guerra, invece di ridursi come auspicato da Nixon, aumentarono continuamente di fronte alla divulgazione di clamorose notizie riservate sulla guerra[183] (come i cosiddetti Pentagon Papers)[184], alla persistenza dei combattimenti, alla sterilità dei colloqui di pace, alle continue perdite di soldati in un conflitto ormai ritenuto inutile e immorale. Il 15 ottobre e il 15 novembre 1969 si svolsero a Washington le prime gigantesche manifestazioni di protesta contro la guerra (le cosiddette moratorie)[185]. Nixon, estremamente irritato da questi eventi interni, fece appello in un famoso discorso televisivo alla cosiddetta maggioranza silenziosa[186] e riuscì momentaneamente a radunare un certo consenso alla sua politica di lenta ricerca di soluzioni politico-militari soddisfacenti per la potenza statunitense, ma ulteriori complicazioni in Cambogia e Laos produssero uninaspettata nuova escalation sul campo di battaglia e di conseguenza nuove tragiche esplosioni di proteste pubbliche negli Stati Uniti. Di fronte allinstabilità politica in Cambogia dopo la destituzione del sovrano Norodom Sihanouk e lassunzione del potere del generale Lon Nol, Nixon, in accordo con Kissinger[187] e sollecitato anche da Abrams e altri consiglieri militari a dare una dimostrazione di potenza militare per confortare il debole e corrotto governo sudvietnamita di Van Thieu, mostrare la determinazione americana e forse ottenere risultati militari decisivi con la distruzione delle strutture di comando e logistiche nemiche al riparo nel vicino paese confinante, decise di sferrare una massiccia incursione militare combinata in Cambogia a partire dal 30 aprile 1970[188]. Veicoli corazzati del tipo M113 in azione I risultati sul campo furono apparentemente soddisfacenti, ma come sempre del tutto transitori (anche se forse rallentarono per qualche mese il rafforzamento nemico al confine con il Vietnam del Sud): lincursione contribuì ad indebolire ulteriormente il fragile paese cambogiano, indusse i nordvietnamiti a rafforzare il loro impegno diretto nella regione e forse innescò anche la sollevazione dei Khmer rossi[189]. Inoltre linaspettato incremento delle operazioni attive statunitensi, dopo tante assicurazioni pubbliche su ritiri e vietnamizzazioni, fece esplodere proteste senza precedenti negli Stati Uniti, culminate tragicamente il 4 maggio 1970 dai sanguinosi incidenti alla Kent State University[190]. La venuta alla luce, fin dal 1969, del caso della strage di civili di My Lai da parte dei soldati guidati dal tenente William Calley, un capo plotone in Vietnam, rinfocolò le polemiche sulla giustezza della guerra e sul comportamento e la saldezza morale dei soldati statunitensi[191]. Di fronte a questi eventi Nixon dovette rapidamente sospendere le operazioni attive in Cambogia, presentare nuove e confuse proposte di cessate il fuoco con tregua[192], e soprattutto incrementare massicciamente il ritiro delle proprie forze (scese a 280 000 uomini alla fine del 1970[193]). Peraltro in questa fase si assistette a una notevole caduta del morale e della disciplina tra le forze combattenti statunitensi ancora presenti in Vietnam[194]: senza prospettive concrete di vittoria, con nuovi impegni operativi, con continue perdite (negli anni di Nixon morirono oltre 21 000 soldati statunitensi, circa il 40% del totale di tutta la guerra[195]) e alcuni sanguinosi scacchi (battaglie delle basi di fuoco Ripcord e Mary Ann[196]), i soldati americani mostrarono atteggiamenti di opposizione alla guerra e di frustrazione[197] che ne ridussero la combattività imponendo unaccelerazione del ritiro nonostante linsoddisfacente rafforzamento dellesercito sudvietnamita. Ritiro delle forze americane e offensiva di Pasqua[modifica | modifica sorgente] In realtà la politica della vietnamizzazione, nel corso dei vari anni, non era stata del tutto priva di risultati positivi: grazie al successo del programma Phoenix e allindebolimento delle strutture Viet Cong nelle campagne, la sicurezza nei villaggi e il consenso nei confronti del governo di Saigon erano aumentati in modo significativo; i programmi di sviluppo economico ottennero un certo successo (nonostante la persistente corruzione del governo sudvietnamita) e le forze statunitensi poterono essere ridotte senza provocare un crollo immediato del Vietnam del Sud. Anche le forze comuniste avevano subito grosse perdite e rallentarono i loro attacchi in attesa dei necessari rafforzamenti[198]. Infine laudace diplomazia segreta di Nixon e Kissinger con Mosca e Pechino del 1971 e 1972 ottenne alcuni eccellenti risultati propagandistici ed effettivamente allentò il sostegno di questi due paesi[199], desiderosi di un riavvicinamento con gli Stati Uniti, al Vietnam del Nord: questultimo, tuttavia, guidato dopo la morte di Ho Chi Minh il 3 settembre 1969 da capi intransigenti come Lê Duẩn e Phạm Văn Đồng, mantenne la sua indipendenza strategica e persistette nei suoi obiettivi politici generali indipendentemente dalle sollecitazioni alla moderazione cinesi o sovietiche[200]. Nonostante questi successi della politica di Nixon, la fallimentare offensiva in Laos sferrata nel febbraio 1971 dallesercito sudvietnamita (senza appoggio diretto statunitense, in conseguenza delle limitazioni stabilite dal Congresso dopo gli eventi cambogiani dellanno prima[201]), considerata una prova dello sbandierato successo della vietnamizzazione e conclusasi con una disastrosa ritirata[202], dimostrò ancora una volta la fragilità della situazione e il ruolo sempre determinante del sostegno militare americano (in questa fase in costante decremento: alla fine del 1971 le truppe statunitensi in Vietnam scesero a 140 000 uomini[193]). Il sostegno dellaviazione statunitense fu ancora decisivo nella primavera 1972, quando lesercito nordvietnamita sferrò una grande offensiva generale sperando di provocare il crollo definitivo del regime di Saigon e di costringere i loro alleati a cedere; loffensiva di Pasqua terminò, dopo alcuni duri combattimenti, con un fallimento complessivo nordvietnamita[203]. Il governo sudvietnamita non crollò, e lesercito si batté coraggiosamente supportato da un impiego senza precedenti dellUSAF[204]. Nixon, timoroso di un cedimento generale, decise di riprendere i bombardamenti sul Vietnam del Nord, interrotti da Johnson fin dal novembre 1968:[205] le incursioni Linebacker di USAF e US Navy, lanciate a partire dall8 maggio 1972, furono molto pesanti e indebolirono certamente le forze nemiche; anche il porto di Haiphong venne minato[206]. Loffensiva di Pasqua si concluse quindi con un insuccesso nordvietnamita e Nixon e Kissinger poterono riprendere i loro sforzi, nei colloqui con i diplomatici nordvietnamiti, alla ricerca di un accordo onorevole per raggiungere la pace con onore[207]. Leffimera tregua[modifica | modifica sorgente] Un bombardiere pesante B-52 impegnato nei bombardamenti sul Vietnam del Nord durante lOperazione Linebacker II Le ultime fasi dei colloqui di pace furono particolarmente confuse e drammatiche: Kissinger finì per accettare la maggior parte delle richieste nordvietnamite[208] (soprattutto accettò il cruciale mantenimento delle forze regolari nordvietnamite presenti al sud, al contrario del previsto ritiro totale statunitense)[209]; Van Thieu si oppose strenuamente a questo tipo di accordo considerato la premessa della catastrofe[210]. A ottobre 1972 laccordo di pace sembrò imminente, Kissinger parlò di pace a portata di mano[193] e queste notizie confortanti contribuirono alla schiacciante vittoria elettorale di Nixon nelle elezioni presidenziali del novembre 1972 contro il candidato pacifista democratico George McGovern. In realtà la situazione si complicò nuovamente alla fine dellanno: i colloqui furono interrotti di nuovo a causa dellintransigenza di Le Duc Tho e anche dellostruzionismo di Van Thieu[211]; nel tentativo di sbloccare drammaticamente la situazione, di dare unultima dimostrazione di forza militare e di rafforzare psicologicamente il regime di Saigon, Nixon decise il 18 dicembre 1972 di sferrare nuovi duri bombardamenti sul Vietnam del Nord con limpiego in massa dei B-52 (operazione Linebacker II)[212]. I bombardamenti di Natale durarono undici giorni soprattutto su Hanoi e Haiphong, e apparentemente indussero il Vietnam del Nord a ritornare al tavolo dei negoziati e accettare il compromesso[213]. A gennaio 1973 laccordo era ormai in vista, i bombardamenti erano stati interrotti il 30 dicembre 1972; i soldati statunitensi ancora presenti in Vietnam erano scesi a meno di 50 000 uomini. La fine della guerra[modifica | modifica sorgente] « Abbiamo finalmente raggiunto la pace con onore. » (Dichiarazione di Richard Nixon, presidente degli Stati Uniti, dopo la firma degli accordi di pace di Parigi nel gennaio 1973.[214]) « Gli americani non ritornerebbero nemmeno se gli offrissimo delle caramelle... » (Frase pronunciata dal primo ministro del Vietnam del Nord Phạm Văn Đồng ad una riunione del governo di Hanoi, nel gennaio 1975.[215]) La firma degli accordi di pace di Parigi Gli accordi di pace di Parigi vennero infine firmati il 17 gennaio 1973, ponendo quindi ufficialmente termine allintervento statunitense nel conflitto del Vietnam[216]. Il primo prigioniero di guerra statunitense venne rilasciato l11 febbraio e il ritiro totale americano venne completato entro il 29 marzo[217]; il MACV (comandato dal 1972 dal generale Frederick Weyand) venne sciolto e sostituto con un modesto ufficio dipendente dallambasciata americana a Saigon. Al contrario, secondo gli accordi, le forze dellesercito nordvietnamita già presenti in Vietnam del Sud poterono rimanere sul campo, inserendo in questo modo un elemento di debolezza e di fragilità strutturale nelle possibilità concrete di sopravvivenza del regime filo-americano di Van Thieu[218]. In realtà Nixon aveva assicurato ripetutamente il massiccio sostegno militare a Saigon in caso di una rottura degli accordi e di una nuova aggressione delle forze comuniste, ma poi concretamente le circostanze della politica statunitense vanificarono qualsiasi promessa ed influirono sugli sviluppi finali della guerra del Vietnam[219]: in primo luogo il Congresso votò contro ogni ulteriore sovvenzionamento dellazione militare nella regione e a favore di una limitazione dei poteri del Presidente di intraprendere avventure militari allestero; in secondo luogo, soprattutto, Nixon stava ormai lottando disperatamente per la sua sopravvivenza politica e morale, di fronte al continuo aggravarsi dello scandalo Watergate[220]. Di conseguenza il sostegno statunitense e i promessi aiuti non si materializzarono mai se non in piccola parte, cosicché il governo di Saigon, sempre più fragile e instabile, venne progressivamente abbandonato al suo destino[221]. Campagna di Ho Chi Minh[modifica | modifica sorgente] Anche se limitati aiuti economici continuarono ad arrivare, la maggior parte venne dissipata da elementi corrotti del governo sudvietnamita, e poco venne effettivamente impiegato per rafforzare il dispositivo militare del Vietnam del Sud[222]. Il Congresso statunitense, alla fine, votò un taglio totale di tutti gli aiuti, a partire dallinizio dellanno fiscale 1975-76 (1º luglio 1975). Allo stesso tempo gli aiuti militari al Vietnam del Nord da parte di Unione Sovietica e Cina furono invece incrementati, di fronte allindebolimento politico di Nixon e agli sviluppi della situazione complessiva ormai chiaramente favorevoli alle forze comuniste[223]. Soldati regolari dellesercito norvietnamita durante la vittoriosa campagna del 1975 Allinizio del 1975 il Vietnam del Nord, dopo alcune discussioni tra i vari dirigenti politico-militari sui tempi e la modalità dellattacco e su sollecitazione soprattutto del comandante Tran Van Tra[224], scatenò loffensiva finale venendo meno agli accordi di Parigi e invase il Sud (campagna di Ho Chi Minh); lesercito sudvietnamita si disgregò, e, nonostante unultima coraggiosa resistenza a Xuan Loc, crollò di fronte alle superiori forze nordvietnamite comandante dal generale Van Tien Dung[225]. Dopo unavanzata trionfale e scarsamente contrastata, lesercito nordvietnamita circondò la capitale con un imponente schieramento di forze ed entrò a Saigon il 30 aprile 1975 (caduta di Saigon); i soldati di Hanoi issarono la bandiera Viet Cong sul famoso Palazzo presidenziale nel centro cittadino (definito dalla propaganda comunista per tanti anni Palazzo del presidente-fantoccio, attualmente denominato Palazzo della riunificazione)[226]. Il personale statunitense ancora presente nella capitale venne evacuato con una disperata operazione di salvataggio con elicotteri[227]; in precedenza il nuovo presidente Gerald Ford aveva pubblicamente dichiarato il disinteresse statunitense per le nuove e drammatiche vicende belliche[228]. La guerra del Vietnam si concluse quindi con la vittoria totale delle forze comuniste in tutta la regione indocinese e con il completo fallimento politico e militare americano. Il Vietnam del Sud fu annesso al Vietnam del Nord il 2 luglio 1976, per formare la Repubblica Socialista del Vietnam; Saigon venne ribattezzata Città Ho Chi Minh, in onore dellex Presidente nordvietnamita. Centinaia di sostenitori del governo sudvietnamita vennero arrestati e giustiziati: si stima che almeno un milione di vietnamiti vennero spediti in campi di rieducazione dove trovarono la morte circa 165 000 persone[229], e altre migliaia furono abusate, torturate e brutalmente uccise[229]; negli anni seguenti più di due milioni di vietnamiti cercarono di abbandonare il paese via mare su imbarcazioni di fortuna e durante la fuga trovarono la morte un gran numero di persone con stime che vanno dalle 30 000 alle 250 000[230][231]. Il 21 gennaio 1977 il nuovo presidente statunitense Jimmy Carter, continuando la sua politica di riconciliazione nazionale, graziò praticamente tutti quelli che si erano sottratti alla coscrizione per la guerra del Vietnam, scappando in Canada per paura di morire nel Vietnam. Vittime[modifica | modifica sorgente] Caduti Viet Cong Stimare il numero di vittime del conflitto è estremamente difficile. Le registrazioni ufficiali sono difficili da reperire o inesistenti, e molti degli uccisi vennero letteralmente fatti a pezzi dai bombardamenti; per molti anni, poi, i nordvietnamiti nascosero il vero numero delle loro perdite per motivi di propaganda. È peraltro difficile dire chi vada contato come vittima della guerra del Vietnam, dato che ancora oggi si verificano tragici incidenti a causa degli innumerevoli ordigni inesplosi, in particolare dalle bombe a grappolo. Gli effetti sullambiente prodotti dagli agenti chimici (Agente Arancio) e i colossali problemi sociali causati da una nazione devastata hanno sicuramente prodotto la perdita di ulteriori vite; inoltre, i Khmer Rossi non avrebbero forse preso il potere e commesso i loro massacri se non ci fosse stata la destabilizzazione causata dalla guerra, in particolare dalle campagne di bombardamenti statunitensi in Cambogia. La più bassa stima delle vittime, basata su dichiarazioni nordvietnamite che vengono ora scartate dal Vietnam stesso, è di circa 1,5 milioni di vietnamiti uccisi. Il Vietnam ha rilasciato delle cifre, il 3 aprile 1995, che parlano di un milione di combattenti vietnamiti e 4 milioni di civili uccisi durante la guerra[232]. Da parte degli americani, 58.226 vennero uccisi in azione o classificati come dispersi in combattimento. Altri 303.704 soldati vennero feriti[233]. Lesercito degli Stati Uniti ebbe la maggior parte delle perdite, con 38.216 morti, il Corpo dei Marines soffrì 14.840 morti, la Marina 2.556 morti, mentre lAviazione subì le perdite più basse in termini di percentuale sulle forze impiegate, con 2.585 morti[234]. Anche gli alleati degli Stati Uniti subirono perdite. La Corea del Sud perse quasi 5 000 uomini con 10 000 feriti. LAustralia perse quasi 500 uomini ed ebbe 2.400 feriti su un totale di 47 000 soldati dispiegati in Vietnam. La Nuova Zelanda ebbe 38 morti e 187 feriti, La Thailandia ebbe 351 vittime. Anche se il Canada non fu coinvolto nella guerra, decine di migliaia di canadesi si arruolarono nellesercito statunitense e prestarono servizio in Vietnam: tra i morti statunitensi ci sono almeno 56 cittadini canadesi. Soldato bambino vietnamita armato di lanciagranate di costruzione statunitense Sia durante che dopo la guerra si ebbero significative violazioni dei diritti umani. Sia i nord che i sudvietnamiti detenevano molti prigionieri politici, molti dei quali vennero uccisi o torturati. Dopo la guerra le azioni intraprese dai vincitori in Vietnam, compresi plotoni desecuzione, campi di concentramento e rieducazione, portarono allesodo di centinaia di migliaia di vietnamiti[235]: molti di questi rifugiati scapparono con barche, facendo nascere il termine boat people[236]. Queste persone emigrarono verso Hong Kong, Francia, Stati Uniti, Canada e altre nazioni creando comunità di espatriati di dimensioni considerevoli, soprattutto negli USA. Tra le molte vittime della guerra ci furono anche le persone che vivevano nella confinante Cambogia. I Khmer Rossi, nazionalisti e comunisti, presero il potere in conseguenza della guerra e continuarono a massacrare i loro oppositori (reali o presunti). Circa 1,7 milioni di cambogiani vennero assassinati o caddero vittime dellinedia e delle malattie, prima che il regime venisse rovesciato dalle forze vietnamite nel 1979[237]. Molti effetti dellanimosità e del rancore generati durante la guerra del Vietnam sono sentiti ancora oggi, tra coloro che vissero in quellepoca tragica per la storia degli Stati Uniti e dellIndocina. Costo della guerra[modifica | modifica sorgente] I costi della guerra[238] per i contribuenti statunitensi furono: 1965 -1972: 132,7 miliardi dollari preventivati per il costo della guerra in Vietnam; 1953 -1975: 28,5 miliardi dollari di aiuti militari ed economici al governo di Saigon, 2,4 miliardi dollari di aiuti militari ed economici al governo laotiano e 2,2 miliardi dollari di aiuti militari ed economici al governo cambogiano; 1949 -1952: 0,3 miliardi dollari di aiuti per lo sforzo della guerra al governo francese. Globalmente il costo diretto della guerra, secondo un calcolo ufficiale, ammontò a 165 miliardi di dollari[239]. Risarcimenti[modifica | modifica sorgente] Sono stati erogati anche aiuti economici per i rifugiati vietnamiti, i figli dei soldati statunitensi nati in Vietnam e i colpiti dallagente Orange[240]. I veterani che parteciparono alla guerra in Vietnam ricettevero un risarcimento di 180 milioni di dollari nel 1984. La Croce Rossa Vietnamita ha registrato circa un milione di persone disabili a seguito della esposizione all’Agente Orange e, da alcune stime, si calcolano circa 2 milioni di persone affette da problemi di salute derivanti dalle tossine spruzzate. Per il momento (2010) non è ancora stato stanziato un risarcimento per i danni di guerra ai contadini cambogiani, laotiani e vietnamiti[241]. Cause della sconfitta e conseguenze della guerra[modifica | modifica sorgente] La guerra del Vietnam ebbe importanti ripercussioni a lungo termine sulla società statunitense, sulla sua politica estera, e sugli equilibri geopolitici mondiali. In primo luogo, la guerra fu la prima significativa sconfitta militare degli Stati Uniti. Le cause della sconfitta vanno ricercate fondamentalmente: nella capacità di resistere alla formidabile pressione militare statunitense da parte della dirigenza e della popolazione del Vietnam del Nord[91]; nella combattività e solidità dei Viet Cong e dei soldati regolari nordvietnamiti, in grado di infliggere continue e crescenti perdite al nemico[242]; nel fallimento dei piani di pacificazione e sviluppo economico nel Vietnam del Sud (conseguenza anche dellinefficienza e della corruzione della dirigenza politica filo-statunitense)[243]; nellabile uso, da parte della dirigenza nordvietnamita, del nazionalismo per sostenere il morale e continuare una guerra che poteva apparire senza fine e persa in partenza contro una grande potenza straniera[244]; nelle ripercussioni interne alla società americana provocate dal falso ottimismo di generali e politici, dalle ingenti perdite e dalle incerte prospettive della lotta[245]. negli errori di strategia e di tattica dei comandi militari, in parte conseguenza anche di esigenze di politica internazionale[246] Naturalmente lesito del conflitto intaccò la reputazione degli Stati Uniti come prima superpotenza mondiale. Le massicce perdite americane, la mancanza di una vittoria decisiva e unefficace propaganda disfattista da parte di contestatori politicizzati crearono un grande disgusto dellopinione pubblica nei confronti dellinterventismo armato per contenere lespansionismo sovietico-comunista. Un visitatore al Vietnam Veterans Memorial a Washington Politicamente, linsufficiente pianificazione della guerra, la confusione delle direttive e della catena di comando e, soprattutto, lassegno in bianco fornito con facilità dal potere legislativo al potere esecutivo presidenziale, portarono il Congresso a rivedere il modo in cui gli Stati Uniti possono dichiarare guerra. A causa degli sviluppi della guerra del Vietnam, il Congresso promulgò la Risoluzione sui poteri di guerra (7 novembre 1973)[247], che ridusse la capacità del Presidente di impegnare truppe in azione senza aver prima ottenuto lapprovazione del Congresso stesso. Il monumento vietnamita a Biên Hòa in ricordo della vittoria nella guerra del Vietnam Dal punto di vista sociale, la guerra mutò sensibilmente il pensiero di molti giovani statunitensi, dimostranti e soldati bilateralmente, mutando le loro opinioni riguardo alla politica estera adottata dal governo e la moralità del conflitto. Infine, la guerra del Vietnam dimostrò come lopinione pubblica potesse influenzare la politica del governo, attraverso la mobilitazione e la protesta; un esempio di ciò fu labolizione della leva obbligatoria a partire dal 1973. La guerra e le sue conseguenze portarono a una massiccia emigrazione dal Vietnam verso gli Stati Uniti. Questa comprendeva sia i figli di soldati americani e giovani donne sudvietnamite, sia i rifugiati vietnamiti, che scapparono subito dopo la presa del potere da parte dei comunisti. Durante lanno successivo, più di un milione di queste persone arrivò negli Stati Uniti[248]. Nel 1982 iniziò la costruzione del Memoriale dei Veterani del Vietnam (conosciuto anche come Il Muro), situato al Mall di Washington DC adiacente al Lincoln Memorial. Si tratta di una lastra di pietra nera lucida parzialmente interrata su un pendio su cui sono incisi i nomi di tutti i caduti della guerra; semplice e austera, simboleggia la tragedia del Vietnam[249]. Aver prestato servizio nella guerra, anche se inizialmente impopolare, divenne presto fonte di rispetto, anche se il conflitto in sé rimane oggetto di una ampia variabilità di opinioni. Molti politici statunitensi sfruttarono gli anni di servizio nelle loro campagne elettorali, come fece John McCain, ex prigioniero di guerra del Vietnam, nella sua corsa al Senato, mentre la nozione che i presidenti Bill Clinton e George W. Bush avessero evitato il servizio militare in Vietnam giocò a sfavore degli stessi durante le rispettive campagne elettorali. Dopo essere entrato in carica, Bill Clinton annunciò il desiderio di normalizzare le relazioni con il Vietnam. La sua amministrazione tolse le sanzioni economiche alla nazione nel 1994, e nel maggio 1995 i due stati rinnovarono le relazioni diplomatiche, con gli Stati Uniti che aprirono unambasciata sul suolo vietnamita per la prima volta dal 1975. Filmografia[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Film sulla guerra del Vietnam.
Posted on: Thu, 07 Nov 2013 19:36:27 +0000

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