Curtis Axel parla di suo padre, della sua nuova gimmick, di NXT e - TopicsExpress



          

Curtis Axel parla di suo padre, della sua nuova gimmick, di NXT e di Heyman. Il Campione Intercontinentale WWE Curtis Axel ha recentemente rilasciato una interessante intervista a NorfolkNavyFlagship nell’ambito della promozione di un evento dal vivo tenutosi proprio a Norfolk in Virginia Che effetto ti fa essere parte della prima coppia padre/figlio ad avere vinto il titolo Intercontinentale? Per tutta la settimana che ha portato a WWE Payback il mio unico pensiero fisso era il seguente: “Che cosa accadrà se dovessi vincere il titolo? Cosa passerà nella mia testa in quel momento?”. Ho parlato di questo con mio nonno (Larry “The Axe” Hennig, n.d.r.) prima del pay per view e lui mi aveva detto di stare tranquillo. Alla fine sono riuscito a vincere la cintura e non ho potuto smettere un solo istante di pensare a mio padre (“Mr. Perfect” Curt Hennig). Ero in possesso dello stesso titolo intercontinentale detenuto da mio padre. Ricordo perfettamente quando ero bambino e mio padre portava a casa la cintura. Me la metteva intorno alla vita, Era enorme per me. Ma mi divertivo un mondo a giocare con lui. A pensare a quei momenti mi vengono i brividi. L’unico rammarico che ho è quello di non essere mai riuscito a lottare insieme a mio padre. Sono comunque onorato di essere accostato nei libri di storia del wrestling ad una leggenda come lui. Come “Michael McGuillicutty” non hai mai avuto grande successo. Ora che sei diventato “Curtis Axel” le cose sono cambiate diametralmente. Questo cambiamento ti ha portato a credere di più in te stesso e magari ha modificato il tuo carattere? Quando sono arrivato in WWE i dirigenti non volevano associarmi nè a mio padre nè a mio nonno. Dal punto di vista tecnico mi hanno chiesto di modificare il repertorio in maniera importante. E pensare che per me poter eseguire nel ring le mosse di mio padre e di mio nonno sarebbe stato un grande motivo di orgoglio, il mio modo di rendere omaggio alla mia famiglia, visto che ritengo la famiglia un fulcro importantissimo della mia esistenza. Ad ogni modo anche sotto il nome di Michael McGuillicutty ho cercato di non snaturarmi mai troppo anche se devo ammettere che ho sempre odiato dovermi esibire con quel nome. Era addirittura imbarazzante per me a volte. Non vi dico poi quando dovevo fare gli autografi con quel nome ridicolo. Ho sempre desiderato essere me stesso, ed ora per fortuna le cose sono cambiate. Chi sono le persone che ti aiutano di più al momento nel darti i giusti consigli sia per quanto riguarda i tuoi match e i tuoi interventi al microfono? Senza dubbio Paul Heyman. Poter lavorare insieme al “nemico pubblico numero uno” è fantastico. Ascoltare i suoi consigli prima e dopo gli show, spostarsi da una città all’altra insieme a lui è importante. Ha sempre un consiglio giusto per me. E’ come una enciclopedia viaggiante. Ha storie, aneddoti e informazioni da sciorinare per ogni occasione. Se tu hai una domanda, lui ha pronta la risposta adeguata. Quando invece non sono in giro con la WWE e ho l’occasione di trascorrere qualche giorno a casa ho la possibilità di confidarmi e parlare con mio nonno. Lui critica sempre in maniera costruttiva il mio lavoro. E io ovviamente prendo atto di tutto quello che mi dice anche se a volte non perdere la pazienza con un burbero come lui è molto difficile. Hai partecipato alla seconda stagione di NXT. Che cosa hai imparato da quell’esperienza? Parlando fuori dai denti, devo dire che per me NXT è stato come vivere un incubo. Quando sapevo di partecipare a quel programma ero molto eccitato. Non vedevo l’ora cominciasse questa avventura. Pensavo di essere all’altezza anche se vedere alcune cazzate alle quali i protagonisti della prima stagione erano stati sottoposti, tipo le sfide al karaoke o il raccontare le barzellette, mi lasciavano un po’ perplesso. Poi quando ho saputo che il mio nome d’arte sarebbe stato Michael McGuillicutty mi sono cadute le palle. Non vi dico poi quanto ci mandassero allo sbaraglio ogni settimana. Ci dicevano “Ok ragazzi, avrete un match, una sfida, un discorso al microfono”. Ogni volta era praticamente una sorpresa, eravamo mandati allo sbaraglio. Francamente avevo un po’ di paura di sputtanarmi perchè da casa guardando quello che ci facevano fare ero un po’ imbarazzato. E’ stato un periodo un po’ così, un po’ strano. Ma posso tranquillamente dirvi che se sono sopravvissuto a quell’atmosfera posso sopravvivere a quasiasi cosa. -Sheamus
Posted on: Sun, 07 Jul 2013 16:04:50 +0000

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