DANTE ALIGHIERI Amor, che movi tua vertù Amor, che movi - TopicsExpress



          

DANTE ALIGHIERI Amor, che movi tua vertù Amor, che movi tua vertù da cielo come l sol lo splendore, che là sapprende più lo suo valore dove più nobiltà suo raggio trova; e come el fuga oscuritate e gelo, così, alto segnore, tu cacci la viltate altrui del core, né ira contra te fa lunga prova: da te conven che ciascun ben si mova per lo qual si travaglia il mondo tutto; sanza te è distrutto quanto avemo in potenzia di ben fare, come pintura in tenebrosa parte, che non si può mostrare né dar diletto di color né darte. Feremi ne lo cor sempre tua luce, come raggio in la stella, poi che lanima mia fu fatta ancella de la tua podestà primeramente; onde ha vita un disio che mi conduce con sua dolce favella in rimirar ciascuna cosa bella con più diletto quanto è più piacente. Per questo mio guardar mè ne la mente una giovane entrata, che mha preso, e hagli un foco acceso, comacqua per chiarezza fiamma accende; perché nel suo venir li raggi tuoi, con li quai mi risplende, saliron tutti su ne gli occhi suoi. Quanto è ne lesser suo bella, e gentile ne gli atti ed amorosa, tanto lo imaginar, che non si posa, ladorna ne la mente ovio la porto; non che da sé medesmo sia sottile a così alta cosa, ma da la tua vertute ha quel chelli osa oltre al poder che natura ci ha porto. È sua beltà del tuo valor conforto, in quanto giudicar si puote effetto sovra degno suggetto, in guisa ched è l sol segno di foco; lo qual a lui non dà né to virtute, ma fallo in altro loco ne leffetto parer di più salute. Dunque, segnor di sì gentil natura che questa nobiltate che avven qua giuso e tuttaltra bontate lieva principio de la tua altezza, guarda la vita mia quanto ella è dura, e prendine pietate, ché lo tuo ardor per la costei bieltate mi fa nel core aver troppa gravezza. Falle sentire, Amor, per tua dolcezza, il gran disio chi ho di veder lei; non soffrir che costei per giovanezza mi conduca a morte; ché non saccorge ancor comella piace, né quantio lamo forte, né che ne li occhi porta la mia pace. Onor ti sarà grande se maiuti, e a me ricco dono, tanto quanto conosco ben chio sono là vio non posso difender mia vita: che gli spiriti miei son combattuti da tal chio non ragiono, se per tua volontà non han perdono, che possan guari star sanza finita. Ed ancor tua potenzia fia sentita da questa bella donna, che nè degna; ché par che si convegna di darle dogni ben gran compagnia, coma colei che fu nel mondo nata per aver segnoria sovra la mente dogni uom che la guata. Ma sa conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante. Dante Alighieri, Divina Commedia, V canto inferno
Posted on: Mon, 25 Nov 2013 08:01:30 +0000

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