Dalla malavita a Cristo Di Ruocco Pasquale, ex-impresario - TopicsExpress



          

Dalla malavita a Cristo Di Ruocco Pasquale, ex-impresario discografico e mafioso, racconta la sua conversione. Dopo avere visto con i suoi occhi Dio guarire sua madre che era stata data per spacciata dai medici, continuò a vivere una vita dissoluta bestemmiando il nome di Dio e perseguitando sua madre, fino al giorno che decise di farla finita con la vecchia vita e di seguire il Signore Gesù Ringrazio il Signore come ancora in questo momento sono qui davanti a un microfono per registrare questa testimonianza dell’opera di Dio fatta nella mia vita e che possa a quelli che ascoltano fare un tocco divino al proprio cuore affinché riconoscano che l’Eterno è l’Iddio che può trasformare ogni vita e dalla corruzione può portare alla santità, e dalla morte può portare alla vita. Ringrazio il Signore e ancora come oggi sono qui che parlo a voi che ascoltate da tutte le parti dove vi trovate. Voi potete oggi udire un’opera che il Signore ha compiuto nella vita di Di Ruocco Pasquale ex-impresario artistico di casa discografica e della musica leggera, di spettacoli, ex-mafioso che per poter guadagnare e poter dimostrare alla propria madre che non vi è Dio ma che v’è solo il denaro che può fare ogni cosa; oggi invece io vi posso raccontare che Iddio è Colui che vince, Colui che esiste in realtà e che è Vivente e che può trasformare le creature. Nel mondo della malavita ero nominato ‘Il timido’, ma di timidezza non ne avevo alcuna, ma soltanto avevo una grande, oh, paura soltanto dei miei nemici che mi potevano uccidere in ogni momento. Io glorifico il Signore e a voi che ascoltate posso dire: ‘Aprite il vostro cuore, aprite il vostro orecchio e siate attenti a come il Signore può operare perché ancora in questo momento Egli può operare in voi, anche se ascoltate la mia voce da un microfono o da un altoparlante, voi sappiate che è lo Spirito Santo che in questo momento può operare nella vita vostra. Alleluia! Io prima vorrei leggere qualche cosa nella Parola di Dio, perché è un passo che si attiene alla mia testimonianza ed è perfetto perché ancora io sono un figlio unico, mia madre è vedova perché mio padre è stato ucciso nell’ultima guerra. E vorrei leggere, voi attentamente ascoltate, nel Luca al capitolo sette dal versetto undici, è scritto un episodio che Gesù ha compiuto nella città di Nain. Alleluia! Aprite il vostro orecchio alla Parola di Dio. Dice così: ‘E avvenne nel giorno seguente, che egli andava in una città, detta Nain; e i suoi discepoli, in gran numero, e una gran moltitudine andavano con lui. E come egli fu presso della porta della città, ecco, si portava a seppellire un morto, figliuolo unico di sua madre, la quale ancora era vedova, e gran moltitudine della città era con lei. E il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei, e le disse: Non piangere. E accostatosi, toccò la bara (or i portatori si fermarono), e disse: Giovanetto, io tel dico, levati. E il morto si levò a sedere, e cominciò a parlare. E Gesù lo diede a sua madre. E spavento li occupò tutti, e glorificavano Iddio, dicendo: ‘Un gran profeta è sorto fra noi; Iddio ha visitato il suo popolo. E questo ragionamento intorno a lui si sparse per tutta la Giudea, e per tutto il paese circonvicino’. Alleluia! Voi avete potuto ascoltare come Gesù entrando in una città e ha incontrato un corteo funebre, stavano portando a seppellire un giovane che era morto e il Signore è stato toccato dal pianto della madre e allora ha fermato quel corteo, e nella potenza che Lui poteva operare, disse: ‘O Giovanetto, io tel dico, levati’. Ancora, io, cari nel Signore, stavo essere portato in una sepoltura spirituale, ero in una bara che mi portava nel fango e nella morte spirituale. Non conoscevo Iddio, ma anzi ero nemico di Dio. E ancora, o cari nel Signore, ho incontrato un giorno Gesù che ha fermato il corteo del peccato che mi portava a questa sepoltura e ancora mi ha detto a me personalmente: ‘Svegliati!’ Alleluia! O cari, io vorrei incominciare dall’inizio, cosa il Signore ha fatto. Io ho visto ancora 14 anni or sono, nel 1962, un’opera potente fatta su mia madre da Dio, ed era che mia madre era 8 anni che girava negli ospedali, portata per essere curata dalle sue molteplici malattie. La curavano per l’artrosi cervicale, per l’anemia perniciosa, per il mal di cuore, le ghiandole coronarie gonfie, aveva la vena aorta allungata, aveva la gastrite duodenale che da tre anni non poteva mangiare e né bere, ma la sostenevano con ipodermoclisi perché non aveva più tubo digerente. Aveva ancora la flebite, molte altre malattie, ma alla fine quando hanno voluto cercare di operare il suo cuore alle Molinette di Torino, oh, hanno potuto costatare che non potevano far nulla perché dagli esami era risultato un tumore sotto il suo costato, e allora mi hanno chiamato e mi hanno detto: ‘Prendi tua madre e portala a morire in mezzo alla famiglia perché per lei le ore sono contate, anzi ti possiamo dire che sono regalate!’ E così mi hanno dato mia madre, tutta dura sopra un letto, con una bombola di ossigeno per farla arrivare nella famiglia. E siamo andati a Bosco Reale in provincia di Napoli, dove là ho tutta la famiglia e il piano di Dio è stato che portassi proprio mia madre nella casa di una sua sorella carnale che in quel tempo aveva accettato Cristo Gesù. E sapeva che il Signore poteva fare opere meravigliose, perché Egli risuscita i morti, Egli guarisce da ogni infermità, e tu che ascolti in questo momento, io so che puoi avere delle infermità, puoi avere dei problemi nella tua vita, e io ti posso dire: ‘Accetta il Signore Gesù e rivolgiti a Lui perché Egli in quest’istante se tu credi, ti può guarire e ti può liberare da ogni problema. Così come tu ascolti che il Signore ha liberato la mia madre, l’ha guarita da ogni cosa, ed è avvenuto così. In quella casa l’abbiamo messa in un letto in mezzo alla stanza, affinché potessero visitarla i parenti e gli amici e intorno a lei si erano fatte le persone per darle l’ultimo saluto. Mia madre era senza conoscenza, aveva la lingua ingrossata non poteva parlare, era in attesa della morte, ma ecco che mia zia era lì seduta al suo capezzale che aspettava un attimo meraviglioso, un attimo in cui il mondo dice che il moribondo ha una miglioria dalla morte ma che noi possiamo dire che è l’ultimo attimo di misericordia di Dio per dare alla creatura la possibilità di riconciliarsi con Lui e di potere andare nella vita eterna. E così quell’attimo venne e mia zia si avvicinò all’orecchio di mia madre e le disse: ‘Maria, vuoi che preghiamo per te?’ E mia madre col capo fece di ‘sì’. E allora delle sorelle nella fede si avvicinarono, si inginocchiarono intorno al suo letto e incominciarono a pregare il Signore. E il figlio unico di questa donna, che ero io, e che l’amavo, che avevo speso denari, l’avevo portata in giro per curarla, e soffriva per vederla nella morte, ora in quel momento si ribellava perché non credeva al Signore, non credeva in questo Dio meraviglioso, ma credeva soltanto nel denaro e nella sua forza. E così incominciai a bestemmiare, cominciai a insultare quelle donne che pregavano, cominciai a urlare parole inesprimibili in questo momento. E dopo due ore che loro pregavano, e io bestemmiavo, ho gridato con ira: ‘Ma dov’è questo Dio che voi pregate?’ Oh, cari nel Signore, vi posso dire in verità che in quel momento il Signore ha risposto immediatamente e come poteva rispondere per farmi comprendere che Egli era presente e che ascoltava quella preghiera. A quella domanda: ‘Ma dov’è il vostro Dio che pregate?’, ho visto mia madre con i miei occhi che è scesa dal letto completamente guarita da tutte le sue infermità. E’ andata in ginocchio con le altre donne ed ha alzato le sue braccia al cielo, una voce squillante – erano anni che io non sentivo la sua voce così bella – e glorificava l’Eterno Iddio e lei credeva che aveva ricevuto il perdono dal Signore e che se ne stesse andando con gli angeli e allora disse: ‘Signore, io me ne vengo a te, e ti lascio il mio figliuolo nelle tue mani, egli rimane solo nel mondo, rimane solo, ma tu sei il padre degli orfani, oh Signore, io te lo metto nelle tue mani, custodiscilo!’ Ma una voce gli disse: ‘Non temere!’. E lei vide che il suo figliuolo era sopra una piccola altura con delle pianticelle verdi intorno e con la Bibbia in mano predicava l’Evangelo! Alleluia! Questa promessa che il Signore gli ha fatto in quel momento, mia madre la testimoniò in quel momento stesso alla Chiesa e disse: ‘Il Signore mi ha promesso, oh, di fare di mio figlio un suo servitore e io starò ferma in aspettativa di questa promessa perché l’Eterno è un Dio verace che mantiene le sue promesse’. Gli uomini mancano spesso alle promesse che danno, ma l’Eterno è Colui che promette e a suo tempo mantiene la promessa. Oh, in quest’istante, se tu credi il Signore promette a te la salvezza mediante Cristo Gesù, è una promessa che ha fatto da migliaia di anni e che ancora oggi si mantiene nell’umanità, ancora oggi Iddio è operante e opera in ogni vita che si confida in Lui. E allora ecco che, cari, siamo ritornati in Piemonte dove risiediamo e mia madre è tornata al lavoro, è tornata da quel lavoro dove io l’avevo licenziata, e i medici quando l’hanno vista che dovevano timbrare il suo libretto di lavoro, oh, sono rimasti spaventati, come ancora quel popolo che vide risuscitare il figliuolo della vedova rimasero spaventati ma dovettero credere e contemplare la gloria di Dio. E allora ecco che ancora i medici non potevano credere ai loro occhi perché l’avevano mandata a morire e così l’hanno portata in ospedale, gli hanno fatto 32 radiografie in tutte le parti del suo corpo e hanno dovuto dire: ‘Non troviamo più nulla di tutte le malattie che aveva!’ Veramente è stata un’opera di Dio! Alleluia. E ancora mia madre vive oggi dopo 14 anni e mi aiuta a servire il Signore in questa opera che Dio ci ha dato di andare per le piazze e andare per le strade a reclamare a contemplare e a dire alla gente che Gesù è meraviglioso. Alleluia. Cari nel Signore che ascoltate, oh, io sento che il Signore sta vicino a voi, e che voi in questo momento potete rivolgervi a Lui con fede e sicuri di avere la risposta. Oh, ancora, cari, mia madre ha dovuto aspettare cinque anni quella promessa, cinque anni però di torture, cinque anni di dolori, cinque anni di lacrime, perché quel suo figliuolo che prima l’amava tanto, che prima soffriva nel vederla soffrire, ora perché lei pregava, perché lei leggeva la Bibbia, quel figliuolo la maltrattava, la insultava, perché ancora malgrado tutto che avevo visto il miracolo, non avevo creduto in Dio, il mio cuore è rimasto chiuso. Era rimasto, oh, duro come una pietra, e soltanto il denaro aveva un potere affascinante. E così, oh, incominciai ad alzare le mie mani sopra mia madre, quando la trovavo in ginocchio a pregare e piangere il Signore per me, io alzavo la mia mano, la prendevo a calci, la buttavo in terra, gli strappavo la Bibbia dalle mani. E ancora quando alcuni della Chiesa venivano a casa per confortarla, e trovavano me e mi dicevano: ‘Ma lascia che almeno lei glorifichi il nome di Dio, dopo che hai visto il miracolo della sua guarigione, ancora tu ti scagli contro di lei? Ma lasciala in pace!’ E io ancora sputavo in faccia a quegli uomini, oh, li buttavo giù per le scale, li facevo scappare. E a volte andavo anche nella comunità, nelle loro case dove sapevo che mia madre era andata per trovare conforto; io arrivavo là con insulti, bestemmie, e parole che sono non ripetibili. E ancora, o cari, per cinque anni questa tortura a quella donna. Ma il Signore aveva fatto una promessa, il Signore, aveva detto a mia madre: ‘Non temere!’. E gli aveva fatto vedere che io predicavo la sua Parola. E dopo cinque anni di una vita tremenda, dopo che io sono arrivato veramente vicino alla tomba, il Signore è venuto personalmente. Oh cari, io ero arrivato in una vita che non potevo più resistere, camminavo armato, sempre per paura degli altri, oh, per poter ancora manifestare a mia madre che il mio denaro era tutto, io non mi accontentavo più della diffusione dei dischi, non mi accontentavo più delle feste da ballo che organizzavo, non mi accontentavo più delle orchestre, dei cantanti che avevo e che mi davano molto denaro. Oh, ma incominciai ad introdurmi nella mafia della droga, incominciai a commerciare droga, cominciai a prendere delle giovani che scappavano di casa e le drogavo e poi le vendevo agli uomini. Cominciai a prendere delle donne e a prostituirle sulle strade. Cominciai a prendere delle persone e comandarle, pagandole profumatamente perché andassero a intimorire le persone che dovevano accettare i miei contratti e le mie offerte. E così cari, sono arrivato a essere, oh, seguito dalla polizia, ricercato dai nemici della mafia, odiato da tutti, tanto che ancora anche quelli che visitavano mia madre erano arrivati al punto di dirgli: ‘Ma perché non lo denunci? Perché non dici alla Polizia quello che lui fa? E così lo metteranno in prigione e tu potrai essere libera di glorificare il Signore!’ Ma mia madre piangendo ripeteva sempre: ‘Il Signore mi ha promesso la sua salvezza, e io sono sicura che ne farà un secondo Paolo!’ Alleluia. E veramente, cari, quando sono arrivato a essere così perseguitato dagli uomini, odiato anche da quelli che si dicevano amici, avere paura della propria ombra, pagare delle persone che mi guardavano la vita, e ancora dover sempre guardarmi anche da loro perché potevano tradirmi, ecco che è arrivato Gesù, personalmente l’ho incontrato. Nel 1967, mentre andavo al Cantagiro a Torre Annunziata, vicino Napoli, perché dovevo fare dei contratti, dovevo vedere degli artisti, oh, dovevo ancora visitare delle sale da ballo, e allora andavo e quella volta portai mia madre con me per compagnia. Gli dissi: ‘Mamma, io vado a Torre Annunziata, se vuoi venire con me, ti porterò dalla zia, così fate le pazze assieme!’ Io chiamavo pazzi coloro che glorificavano Iddio, chiamavo pazzi coloro che pregavano. Ma il vero pazzo ero io perché ero cieco, ero morto nella tomba e aspettavo, doveva venire qualcuno per risuscitarmi e Gesù è venuto per mantenere la promessa che diede a mia madre cinque anni prima. Alleluia. E così lei accettò con gioia di venire perché poteva rivedere la sorella e le sorelle che avevano pregato per lei, poteva gioire per un tempo insieme a quelli che il Signore si era usato per la sua guarigione. E così venne. E arrivati a Latina, vicino Roma, ella mi disse con paura e con timore: ‘Pasquale, passiamo vicino alla casa di una famiglia cristiana che io conosco. Oh, fermati due minuti solo per salutare!’ E mi guardava perché sapeva qual’era la risposta. Sapeva qual’era la risposta quando lei mi chiedeva di visitare qualcuno, o quando sapeva che io sapevo che lei andava da qualche famiglia cristiana. Ma il Signore in quel momento mi fece venire un pensiero nella mia mente, anche malvagio, perché a volte il Signore si usa di come vuole Lui delle cose cattive per potere recuperare le cose buone. E in quel momento egli mi fece ricordare che in quella famiglia vi era una giovane ragazza che era ingenua, era semplice, e io pensai: ‘Oh, sì, mi fermo, così di questa ragazza che non conosce la vita, è così sempre chiusa in casa con il loro Dio e io farò di lei quello che vorrò. Mi divertirò con una ragazza semplice!’ E così con quel pensiero malvagio mi fermai. E quando il padre di quella ragazza ci vide esultò di gioia e disse: ‘Sorella, pace del Signore! Come siamo felici di rivederti. Questa sera c’è il culto, vi sono delle sorelle inferme nella nostra chiesa che stanno perdendo fede perché il Signore tarda a rispondere, vieni e con la tua testimonianza puoi ravvivare la fede e puoi risvegliarle nello spirito affinché non abbiano di perdere questa gioia e questa speranza che Gesù è presente. E allora mia madre mi guardò con paura e pensando che ora questo scoppia, ora incomincerà a bestemmiare, comincerà a insultare perché sapeva che ancora io mi drogavo, fumavo, ero alcolizzato, e non avevo più visione di niente, soltanto ero arrivato al punto di cercare anche la morte. Per tre volte ho cercato di uccidermi perché oramai la mia vita era diventata insostenibile. E grazie al Signore ora posso dire che ho trovato la vera vita. Ebbene, in quel momento, lei si aspettava degli insulti, lei si aspettava un rifiuto, ma con sua sorpresa io dissi: ‘Sì, vi porto io al culto! Vengo anch’io al culto!’ Ma era solo perché avevo visto quella giovane. E quella giovane mi aveva colpito con la sua semplicità. E così andai, e quella sera ricordo vi era il fratello Bracco di Roma che predicava in quella chiesa e io da in fondo alla porta mi fermai in piedi e guardavo, e mentre lui predicava, io gli facevo dei cenni e gli dicevo nella mia mente, dicevo: ‘Ma tu sei pazzo! Cosa stai raccontando? Cosa sono queste favole che racconti? Dov’è questo Dio?’ E mentre i fedeli in ginocchio pregavano, io li guardavo uno a uno e ridevo, e dicevo: ‘Ma guarda come sono pazzi! Quello piange, quello glorifica Iddio, quello dice ‘Alleluia’, quello parla lingue strane che non comprendo, ma questi sono pazzi; e io dovrei diventare pazzo come loro?’ Ma ora ringrazio che il Signore mi ha fatto pazzo, perché è una pazzia che porta al cielo, una pazzia che porta gioia, allegrezza nel cuore, e porta veramente un coraggio nuovo che non si ha più paura della morte. Alleluia. E ancora al ritorno poi a casa, ci siamo messi a tavola per cenare, poi riposare e ripartire. Ma ecco che loro incominciano a pregare per benedire il cibo che il Signore provvedeva. E io dentro di me ho detto: ‘Ma hanno appena finito di là a pregare, e adesso ricominciano di qua? Ma io ho fame!’ E così presi il cucchiaio in mano e feci per mangiare, ma all’improvviso, come avvicinavo il cucchiaio alla bocca una fitta al costato, come un ferro che penetrasse nella mia carne, ha fatto cadere il cucchiaio dalla mia mano e mi ha fatto comprimere il petto, mi ha fatto alzare e chiedere di riposare. Sono andato dove mi hanno indicato la stanza, mi sono chiuso dentro, mi sono buttato sul letto in preda a dei dolori enormi, dei dolori atroci, sembrava che quel ferro girava nella mia carne, che delle mani prendevano e mi contorcevano tutte le vene, i nervi, e io gridavo, mi dimenavo, mi contorcevo sopra quel letto. Ed ecco all’improvviso, si fa una gran luce nella stanza. Un uomo meraviglioso si presenta a me, era bellissimo, non potevo guardare il suo viso per la gran luce che accecava i miei occhi, ma vidi la sua mano che mi puntava e la sua voce mi disse: ‘Io ho sofferto più di te per i tuoi peccati, per la tua vita!’, e dicendo questo sparì. Tutto ritornò normale, il dolore mi passò. E mi addormentai. Alla mattina, lo dissi a mia madre, dissi: ‘Mamma, questa notte mi è successo questo!’, e lei piangendo disse: ‘Ma non comprendi che quello era Gesù, che era Colui che è morto in croce per te, perché non apri il tuo cuore? perché? cosa aspetti ad aprire il tuo cuore che Gesù vuole entrare in te?’ E allora lì scoppiai, cominciai ad insultarla, cominciai a bestemmiare, cominciai veramente a dare in escandescenze e quella famiglia si spaventò e disse: ‘Sorella, non ti affliggere. Il Signore ti promise di salvarlo ed ora Egli ha cominciato l’opera. Abbi fede, vedrai che il Signore opera, Egli ha cominciato un’opera e la porterà a compimento! Ora mangiate qualche cosa, e poi ripartite’. Aveva fretta di mandarmi via di casa, con le buone maniere cercava presto che io andassi via perché veramente avevo fatto spavento. E in quel momento anche sentivo il bisogno di droga, sentivo il bisogno di farmi una siringa nel braccio, ma non potevo perché pensavo che se mi facevo quella siringa io potevo combinare qualche cosa di spaventoso. E allora resistevo, ma era il Signore che mi faceva resistere, era già il suo miracolo che cominciava nella mia vita, e così uscii di casa e fuori vi era quella ragazza che giocava con i suoi fratellini più piccoli e io pensavo alle cose avvenute, pensavo a quello che dovevo ancora fare, e così mentre pensavo presi qualcosa per mano, andai a guardare e vidi che avevo preso per mano quella ragazza. La guardai negli occhi, e rimasi incatenato a quegli occhi. La portai in casa e dissi a sua madre che stava girando la pasta con un cucchiaione, gli dissi: ‘Signora Teresa, io e sua figlia ci vogliamo sposare!’ Eh, quella donna rimase di stucco, perché gli cadde tutto per terra. ‘Come?’, diventò sbiancata, dice: ‘Come? Io devo dare mia figlia battezzata di Spirito Santo a lui?’ E incominciò a guardare la figlia, a me, a mia madre, e il suo viso si sbiancò e in quel momento entrò anche il padre e vide questi visi strani, questi visi spaventati, e vide che io tenevo per mano la figlia e allora anche lui sbiancò e si incominciò a guardare intorno, cominciò a dire: ‘Ma cosa sta succedendo? Oh sorella Maria, ma perché tuo figlio tiene per mano mia figlia? Eh, Teresa, perché questo fatto? Cosa è successo?’ Era il Signore che aveva cominciato a operare, egli sapeva le mie debolezze, sapeva che io avevo bisogno poi di vicino di una donna, di una sua servente, avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a servirlo, e così già cominciò a preparare un incontro, e quello era l’incontro. Quella ragazza che io pensavo male, quella ragazza per la quale mi ero fermato con un pensiero malvagio, oggi è mia moglie e insieme serviamo il Signore, insieme camminiamo per le piazze, insieme gridiamo la gloria dell’Iddio vivente e insieme gustiamo le benedizioni di Dio. Ebbene quell’uomo era spaventato, pensava: ‘Io devo dare mia figlia a costui che è nella malavita, a costui che me la porterà nelle sale da ballo, e chi sa se poi anche non me la porterà nelle strade a fare una cattiva vita?’ e disse: ‘Maria, ma tu ti lasci tenere per mano da lui? E non dici niente?’ Ed ecco il miracolo nuovo. Lei rispose: ‘Sì, papà, è vero!’ E così fecimo un accordo e continuammo il viaggio. Al ritorno passammo e li portammo tutti a Biella. Perché oramai avevamo deciso di stare vicino per conoscerci meglio. Lui era disoccupato e trovò l’occasione per venire in Piemonte e trovare lavoro. Disse a mia madre: ‘Sorella, tuo figlio conosce tanta gente, digli che mi trovi un lavoro là, così saremo vicino!’ E io quando sentii questo gli dissi: ‘Prepara le valigie e vieni subito perché intanto quando arriviamo, il giorno dopo tu lavori già perché agli altri o gli piace o non gli piace ti dovranno prendere a lavorare perché sapranno se rifiutano cosa aspettano’. Ero abituato a ottenere tutto con le buone o con le cattive. Quante volte a dei locali per obbligarli a prendere i miei artisti mandavo delle persone anche con le cattive maniere a persuaderli magari buttando in aria il locale magari dando fuoco, magari anche dando botte. Una volta, a una ragazza che non guadagnava abbastanza, non si dava abbastanza da fare sul marciapiede della città di Torino, ho mandato i miei uomini per dargli una punizione, e ho fatto rompere a lei le gambe … ecco quello che ero. Oggi, io ringrazio il Signore. Siamo ritornati in Piemonte, loro pregano e vanno a riposare. Io ero stanco, avevo guidato per tutti quei chilometri, e vedevo e sentivo loro che dormivano e io mi ero buttato sul divano e non riuscivo a prendere sonno. Mi giravo a destra e a sinistra, e a un certo punto, infastidito stavo per dare in escandescenze rompendo tutto in casa quando all’improvviso di nuovo si è fatta quella luce, si è presentato di nuovo quel meraviglioso personaggio e con una voce dolce mi ha detto: ‘Ma ti vuoi svegliare? Mi vuoi prendere per la mano e seguirmi nella mia via che io sono la via, la verità e la luce? Io ti posso salvare!’ E se ne andò. Allora io cominciai a pensare: ‘Questo è lo stesso dell’altra volta. L’altra volta mi ha fatto venire il dolore e mi ha detto che aveva sofferto più di me, ora mi dice di svegliarmi, ma se i miei occhi sono aperti che non riesco a dormire? In che cosa mi devo svegliare?’ E in quel momento si apre davanti a me come un quadro, una visione, e rivedo mia madre cinque anni prima alzarsi da terra completamente guarita da tutte le sue infermità. Rividi io nel 31 dicembre del ‘66 in preda alla droga che correvo con la macchina perché avevo le orchestre e i cantanti in tutti i locali per le ultime feste dell’anno, e allora correvo, era diversi giorni che non dormivo, e mi tenevo sveglio con i stupefacenti; sono uscito di strada e in quella visione vedevo io che con la macchina andavo in un burrone infatti sul Col di Nava uscii di strada e feci 76 metri di precipizio e in quella visione vidi la macchina che andava nel burrone sfasciandosi e io che ero sopra di una mano e infatti non mi feci nulla. Risalii da solo, fino sulla strada, dove già erano arrivate persone per vedere cosa era successo. Poi rividi tutta un po’ la mia vita che facevo e risentii quel dolorino e quella voce che diceva: ‘Io ho sofferto più di te per i tuoi peccati!’ e poi: ‘Ma ti vuoi svegliare?’ Mi vuoi prendere per la mia mano?’ Tu che ascolti, anche a te il Signore dice in questo momento: ‘Prendimi per mano!’ Ti dice: ‘Prendimi per mano, perché io ti posso salvare. Io ti posso guarire. Io ti posso liberare dai tuoi problemi. Ti posso dare la gioia e quella pace che non conosci, e che nessun oro e argento può comprare. Ascolta, svegliati dal sonno! E prendi Gesù per mano e seguilo e avrai vita!’ E io in quella notte, mentre pensavo questo, vennero due lacrime dai miei occhi e cominciai a pensare che quello veramente poteva essere il Gesù di mia madre. Ma ancora non ero convinto, ancora non volevo credere, e così mi alzai presto la mattina e andai in ufficio e là poi dissi alla segretaria: ‘Oggi, io non voglio essere disturbato. Portami una bottiglia di whisky e lasciami in pace. Chiunque viene o telefona, non voglio essere disturbato!’, e lei ebbe paura perché quando mi vedeva in quelle condizioni, sapeva che io stavo studiando qualche vendetta, stavo studiando come fare accettare qualche cosa per forza o come fare pagare un debito a qualcuno. E allora mi portò la bottiglia del whisky e mi lasciò lì tranquillo e io bevevo e dicevo: ‘Forse tutte queste cose che mi sono avvenute, queste cose che ho visto e udito, sono soltanto perché non avevo bevuto abbastanza e così cominciai a bere whisky. Sapete? Io bevevo sempre whisky mischiato ad alcool puro perché il whisky era diventato troppo debole per me. Bevevo, andavo a giocare d’azzardo, mi drogavo, fumavo fino anche a 5 pacchetti di sigarette al giorno, perché la mia continua vita era in quella continua tensione di paura perché sempre c’era qualcuno che voleva vendicarsi e voleva togliermi di mezzo dalla concorrenza. E così mi lasciò solo, io rimasi lì con questi pensieri, ma intanto quelle parole: ‘Io ho sofferto più di te per i tuoi peccati! Mi vuoi prendere per mano? Ti vuoi svegliare?’ giravano nella mia mente, come un nastro di registrazione, tanto che a un certo punto stanco di sentire queste continue parole decisi e dissi: ‘Basta, se c’è questo Dio, lo debbo conoscere!’ E così andai poi a casa, era già notte e mia madre e gli ospiti erano andati già a riposare. E io aspettavo con ansia. Oramai avevo deciso che la domenica mattina sarei andato al culto con loro. Avevo deciso che avrei messo alla prova Iddio, per poter veramente credere alle cose che sentivo. Sapete? Ormai la mia vita era un continuo incubo, ero come veramente quel giovanetto nella bara che stava per essere portato al cimitero e io stavo per essere portato, oh!, veramente nella morte seconda, nella morte spirituale. E così andai a casa, volevo dormire ma non riuscivo. Aspettavo con ansia che veniva l’ora in cui mia madre si sarebbe alzata e lei andava a prender il treno. Mia madre, per andare ad ascoltare la Parola di Dio, faceva 84 chilometri tra andata e ritorno. Solamente per poter stare un ora con i fratelli per parlare del Signore, per sentire il messaggio della sua parola, per potere essere fortificata per poter ancora poi combattere contro il male che era nella mia vita. Tanto è vero che una notte mentre era in ginocchio che pregava e piangeva per me, lei era abituata sempre a ogni momento a avere la visita di polizia e di carabinieri che gli dicevano: ‘Dov’è suo figlio? E cosa fa suo figlio?’ E lei gli diceva con le lacrime agli occhi: ‘Non lo so cosa fa, non lo so dov’è, ma se lo trovate ditegli che io sono qui che piango e l’aspetto!’ Alleluia! E in quel momento, sapete, una notte ero arrivato pieno di alcool e di droga e mentre lei era lì in ginocchio vicino al tavolo in cucina, che piangeva davanti al Signore per me, io ho alzato la mia mano per ucciderla, tanto che ho dato il colpo così forte che una potenza superiore ha spostato il braccio e ho preso e spaccato in due un tavolo che era marmo e legno. E così cari, potete immaginare in quale condizione pietosa io ero. Ma il Signore è venuto e mi ha liberato. Alleluia! Quella sera io aspettavo, io aspettavo con ansia che veniva l’ora della mattina per andare al culto. E così non riuscivo più ad aspettare, un ansia era entrata dentro di me, un desiderio enorme come quando uno annegato che sta ancora con la mano fuori, io ormai aspettavo per mettere alla prova Iddio, per conoscere se veramente Lui c’era, e così non riuscii ad attendere l’ora che mia madre di solito si alzava per andare a prendere il treno. E la svegliai. ‘Mamma, Mamma, svegliati! Chiama anche gli altri, preparatevi, perché questa mattina io vengo con voi, perché voglio conoscere il vostro Dio!’ Oh, potete immaginare questa madre che per cinque anni prende battiture, che per cinque anni prende insulti, che per cinque anni vede il suo figlio tormentato dal diavolo e dal peccato, in quel momento sentirsi chiamare perché il figlio vuole conoscere il Signore! Si alzò, non sapeva più neanche lei cosa fare, si alzò piangendo, cantando, voleva gridare, voleva gridare la sua gioia e chiamò subito gli altri e disse: ‘Presto alzatevi, preparatevi perché Pasquale vuole venire a conoscere il Signore. Ma facciamo presto prima che cambia idea!’ E così siamo andati al locale di culto e sulla porta una voce viene nel mio orecchio e mi dice: ‘Ma cosa vai a fare lì dentro? Ma perché non vai a fare il contratto di Caterina Caselli che guadagni di più? Sì, sapete in quel periodo avevo Caterina Caselli con la quale facevo delle serate tanto è vero che ancora oggi aspetto un incontro per poterle parlare del Signore, ma anche dargli 40.000 lire che ancora gli devo della sua paga. Ebbene, un’altra voce venne e mi disse: ‘Entra! Entra!’ E così mi sono trovato a entrare nel locale. I fedeli si sono guardati l’uno con l’altro perché si aspettavano un’altra scenata di come quelle che erano abituati a vedere. Ma poi hanno visto che mi sono seduto in mezzo a loro e mia madre dietro con gli altri che piangevano e entravano. Così ancora loro hanno cominciato a glorificare il Signore e dire: ‘Sì, Signore, salvalo! Abbine pietà!’ E durante la riunione, mentre si era data la libertà ad ognuno di poter testimoniare delle opere che Dio può compiere nella vita di ogni uomo, il padre di quella che oggi è mia moglie, si alzò e testimoniò di come il Signore nell’inizio della sua fede gli risuscitò un bambino già sul marmo della camera mortuaria dell’ospedale di Terracina, morto con la meningite. E che lui e la moglie avevano ascoltato un messaggio che Gesù aveva risuscitato Lazzaro e allora si chiusero nella sala mortuaria e si buttarono in ginocchio ai lati del bambino e incominciarono a gridare: ‘Signore, noi abbiamo appena accettato il tuo nome, abbiamo udito che tu hai risuscitato Lazzaro, e noi siamo certi che tu risusciti anche il nostro bambino. Signore, noi crediamo, non darci questa dura prova all’inizio della fede, ma noi crediamo risuscita, risveglia il nostro bambino’. E quel bambino si svegliò! Tanto che loro lo presero in braccio e scapparono dall’ospedale. I malati li videro e dissero con una suora: ‘Ma quelli sono Evangelisti, quelli – avete visto? – hanno pregato e il Signore gli ha risposto e gli ha risuscitato il bambino!!’ Oh, cari nel Signore, oggi il Signore può svegliare voi, può risuscitarvi dalla morte spirituale in cui siete. Accettatelo. Mentre io ascoltavo quella testimonianza, un fuoco cominciò a entrare dalle piante dei miei piedi, e a salire a salire verso il costato dove avevo avuto quel dolore. E come mio suocero arrivò a dire: ‘Il Signore sia lodato!’ non potetti più resistere seduto, saltai in piedi e cominciai a piangere, cominciai a chiedere perdono a mia madre, cominciai a chiedere perdono a tutti quei fedeli che fino a quel giorno avevo chiamato ‘pazzi’, che avevo sputato in faccia, avevo insultato, cominciai a gridare: ‘Gesù! Gesù! Gesù!’ E più gridavo ‘Gesù!’ e più sentivo il mio cuore che si rompeva e che qualcosa di sporco usciva, e mi sentivo leggero. Ma tutto ad un tratto, una voce viene e mi dice: ‘Cosa credi di fare? Credi che io ti lascerò servire quell’altro? Ma hai dimenticato questa mattina che per la fretta di venire in questo luogo, non hai atteso i tuoi gorilla?’ I gorilla erano le guardie del corpo, quegli uomini che io pagavo per proteggere la mia vita, ma che dei quali anche io avevo paura di essere tradito. Dice: ‘E fuori c’è uno che ti aspetta per ucciderti!’ In quel momento pensai che quello poteva essere vero e sentii tutto ad un tratto il peso della pistola che io portavo a fianco. Camminavo sempre armato con la pallottola in canna, pronto a sparare contro gli altri o contro me stesso pur di non finire ucciso dagli altri. E allora come un annegato che ancora ha la mano fuori dall’acqua e cerca un appiglio per salvarsi, ho gridato: ‘Oh Dio, se tu veramente ci sei, se tu veramente sei potente come dice questa gente, fammi uscire da questo luogo trasformato, una creatura nuova, fammi uscire da questo luogo che tu mi hai liberato dalla mia vita, che mi hai liberato dai vizi, che mi hai liberato dall’odio che c’è nel mio cuore, che mi hai liberato da questa paura, da queste cose che fino ad oggi mi hanno dato soltanto tristezza, non mi hanno fatto conoscere sorriso, non mi hanno fatto conoscere allegrezza, ma soltanto paura, incubi. Se tu ci sei, trasformami, fa che chi esce da questo luogo non è più colui che è entrato, dammi la tua pace e il tuo amore e se fai questo la mia vita ti appartiene, fai di me quello che tu vuoi’. E mi sedetti. Quando alla fine della riunione siamo usciti, vedevo mia madre con un viso luminoso, mi sentivo leggero, mi sentivo un altro, non avevo più paura, non c’era nessuno fuori che mi aspettava per uccidere. Vedevo quegli uomini e quelle donne che avevano pregato con un altro viso e incominciai a chiedere perdono a tutti, cominciai ad abbracciarli, cominciai ad abbracciare mia madre dicendo: ‘Mamma, Mamma, perdonami, ma perché ti ho picchiato per cinque anni? Perché Gesù non è venuto prima?’ Ma oggi io comprendo sempre di più che Gesù è venuto al tempo opportuno, che Gesù è venuto al tempo che lui aveva già destinato per poter fare una opera gloriosa nella mia vita, affinché come io dissi la mia vita ti appartiene, lui avesse potuto prendere la mia vita e farne quello che lui voleva. E questo è quello che lui voleva da me, come aveva promesso a mia madre cinque anni prima, di fare un suo servitore, di mandarmi a predicare la sua Parola, di mandarmi nelle piazze, in mezzo alla gente che io sfruttavo, in mezzo alla gente che io prima davo il peccato, ora andare a portargli il messaggio della vita eterna, il messaggio della novella della pace, il messaggio di quel Cristo glorioso che è andato sulla croce per i miei, per i tuoi peccati, che ascolti ora. Accetta il Signore ed egli in quest’istante ti può liberare, e ti può trasformare e ti può dare quella pace, ti può dare quella guarigione materiale e spirituale che tu hai bisogno. Ebbene, dopo queste cose, automaticamente presi le sigarette per fumare, ma come sentii l’odore del tabacco vicino al naso, mi venne a vomitare. E presi le sigarette e le buttai. Poi contento e felice, ci incamminammo a casa e per la strada vi era una pattuglia di polizia. Ed io da lontano quando ho visto la polizia ho detto: ‘Ai! Ora mi fermano!’, sì perché già avevo avuto fogli di via obbligatori dalla provincia di Sondrio, già ero segnalato alla Criminalpol, già mi avevano preso a Ventimiglia nell’albergo ‘Torino’ la Questura la mattina che io ero rimasto addormentato e mi hanno portato in Questura per tutto il giorno per domandarmi cosa facevo e cosa non facevo. Per cercare di poter avere le prove per darmi quello che mi meritavo, ma non riuscivano mai a trovarmi nel fallo. E così io dissi: ‘Adesso, mi fermano, ecco che la mia gioia già svanisce, mi fermeranno, mi porteranno in Questura’. Ma quando passai loro vicino, vi era un poliziotto che mi conosceva da molto tempo prima e quella volta mi salutò e non mi fermò. Allora io pensai: ‘Ma come mai non mi ha fermato?’ E allora mi venne in mente che avevo chiesto a Dio di farmi uscire da quel luogo non più il Pasquale che era entrato, ma uscire una nuova creatura. Allora ho detto: ‘Quel poliziotto non ha visto il Pasquale che la polizia ricerca, ma ha visto il nuovo Pasquale’. E così ho incominciato a glorificare il Signore, e tutti insieme cantavamo alla gloria di Dio. Siamo arrivati a casa, e in casa avevo una bellissima televisione che era stata molto costosa, avevo fotografie di donne che io commerciavo, avevo cose idolatre nella casa di vanità, avevo un bel mobile-bar con tutti i liquori dentro. E andai e automaticamente presi la bottiglia di whisky, ma come feci per avvicinarla alla bocca sentii l’odore dell’alcool e mi venne nuovamente a vomitare. E presi tutti i liquori e li vuotai nel lavandino dell’acqua. Da quel momento sono passati nove anni che non riesco a bere né a fumare perché il Signore mi ha liberato da ogni vizio. Il Signore mi ha liberato all’istante dalla droga, mi ha liberato all’istante dal vizio del fumo, dell’alcool, del gioco e della vita mia passata e mi ha dato una nuova vita in Colui che è morto per me ma è risuscitato anche per preparare un luogo per coloro che lo amano e lo servono. Ebbene in quel momento tutto quello che mi circondava della vita vecchia, mi dava fastidio, quella pistola mi pesava al fianco, quell’oro che avevo addosso perché io ero molto vanitoso, quell’anello di brillanti che avevo al dito mi dava fastidio, quella catenina d’oro al collo mi dava fastidio, quei polsini d’oro nella camicia mi davano fastidio, così caricai tutte quelle cose, televisione, oro, argento, tutte quelle cose di vanità, le caricai nella macchina, andai a 2 chilometri che vi era un ponte sopra un fiume e dissi: ‘Via Satana da me!’ E buttai tutto sotto nel fiume e mentre vedevo le cose che rotolavano fra le rocce e si rompevano alzai le braccia al cielo e piangendo di gioia, non curante della gente che passava, gridai al Signore: ‘Oh Signore tu hai fatto ciò che io ti ho chiesto! Ora io credo che tu sei il Vivente, prendi la mia vita così come è, nuda e spoglia e misera, nelle tue mani, e fai di me quello che tu vuoi!’. E da quell’istante il Signore ha trasformato la mia vita, ha messo in me un amore grande, mi ha fatto abbandonare ogni cosa e camminare per fede nelle piazze, negli ospedali, nei carceri, ovunque. Nei luoghi dove io prima sfruttavo con la malavita, ora vado per cercare di portare via altre anime al diavolo, di poter portare il messaggio della salvezza ad altri giovani che vengono sfruttati, che vengono veramente nella depravazione portati in quella bara alla sepoltura della morte perché Gesù va incontro ancora ad altri. Ancora oggi, egli si usa di tutti coloro che si arrendono nelle sue mani per farne degli strumenti di raccolta di anime perdute, per potere dare a tutti quella salvezza e quella gioia e quella pace, quell’allegrezza, quella sicurezza, quella guarigione che senza Iddio non può esistere. Pasquale Di Ruocco Testimonianza trascritta da un audiocassetta. Dio benedica il fratello o la sorella che hanno trascritto tutto la testimonianza stupenda che potete ascoltare. Vi prego CONDIVIDETE!
Posted on: Tue, 30 Jul 2013 11:47:37 +0000

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