Giornalismo strappalacrime, pistolotto 2 (coccodrillo - TopicsExpress



          

Giornalismo strappalacrime, pistolotto 2 (coccodrillo finale) Invensys, amarezza e nostalgia all’ultima assemblea sindacale Ieri i dipendenti si sono ritrovati prima della chiusura «L’azienda ci ha tolto il lavoro, ma non i ricordi di tanti anni» BELLUNO Gagliardetti, trofei, magliette biancoblu, vecchie fotografie. E dietro sullo sfondo i grembiuli appesi alla ringhiera che delimita lo stabilimento dell’Invensys e la casetta di legno dove il primo maggio 2012 era iniziata la battaglia per salvare il posto di lavoro (sarà tolta nei prossimi giorni). Addossati i tre cartelloni con i volti dei 165 lavoratori che dal prossimo mese saranno in mobilità. «Visi che nascondono famiglie, storie», precisa Marino Svaluto Moreolo, della Rsu con gli occhi lucidi. C’era molta tristezza e rassegnazione ieri mattina tra i lavoratori della Invensys che si sono ritrovati alle 9 per l’ultima assemblea sindacale prima della chiusura definitiva della fabbrica prevista per il 5 agosto. I volti tirati, gli occhi leggermente lucidi e tanta speranza per il futuro. I 165 dipendenti hanno voluto ritrovarsi così dopo quasi un anno, per l’ultima volta, per salutarsi e per dividersi quelle magliette con cui ai tempi d’oro «si giocava a calcio, le foto di quando come circolo ricreativo si andava in gita tutti insieme e i trofei che abbiamo vinto. Eravamo anche bravi», commenta con rammarico Roberto Feltrin, da 21 anni all’Invensys, «uno degli ultimi del circolo ricreativo», come si definisce. «Tutto il materiale dentro la fabbrica l’abbiamo messo qua fuori per essere portato via da chi vuole. C’è molta nostalgia nel vedere questi oggetti che rappresentano i ricordi di quello che abbiamo passato. C’erano anche 7-8 scatoloni di libri che abbiamo donato alla biblioteca di Soverzene», dice ma poi aggiunge: «L’azienda ci ha tolto il lavoro, ma i ricordi dello stare insieme quelli sono vivi in noi». E annuncia che il 7 settembre il circolo si ritroverà per una cena. La pensa allo stesso modo anche Stefania, da 18 anni nello stabilimento. «È stato un anno lungo e travagliato quello che si chiuderà il 5 agosto. È stato bello ritrovarsi dopo un anno, e fa un certo effetto vedere tutte queste cose. Ora non sappiamo quello che ci aspetta: dobbiamo trovare un nuovo impiego. C’è amarezza e nostalgia per il tempo trascorso qui dove eravamo tutti una famiglia». Il tempo è passato in fretta: dalla speranza di salvezza alla dura realtà della chiusura il passo è stato corto, non c’è stata possibilità di appello. «La storia di questo stabilimento è giunta ormai all’epilogo», stigmatizza Svaluto Moreolo, «nato negli anni ’70 e simbolo di rinascita e sviluppo». E poi aggiunge: «Tra i vecchi oggetti che abbiamo trovato nella saletta della Rsu c’erano anche dei filmati in Super8 risalenti al 1970 che proietteremo nell’ultima cena che faremo». «Oggi è stata l’ultima assemblea dello storico stabilimento, simbolo dell’industrializzazione del dopo Vajont ed è triste pensare che chiuderà proprio nel 50° anniversario di quella tragedia», ha commentato anche Bruno Deola della Fim Cisl. «È andata così, l’azienda chiude, e quello che resta in questo territorio è una situazione a dir poco pesante. La speranza è che non ci siano altre chiusure». Ma Deola fa sapere che «forse non tutto è perduto. Si sta muovendo qualcosa e qualche imprenditore bellunese si è detto interessato a rilevare una parte della produzione. Sarebbe bello se questo potesse succedere almeno per dare un futuro a qualcuno di questi lavoratori». Paola Dall’Anese (Corriere delle Alpi - 19.07.2013)
Posted on: Sat, 20 Jul 2013 07:37:22 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015