Giù la testa …. coglione!. Emiliano Zapata è il penultimo - TopicsExpress



          

Giù la testa …. coglione!. Emiliano Zapata è il penultimo dei dieci figli di una delle tante famiglie rese povere dal regime dittatoriale di Porfirio Díaz. Emiliano studiò fino alletà di sedici anni, quando rimasto orfano, iniziò a lavorare la terra. Parlava due lingue, spagnolo e nahuatl (antica lingua locale). Lesordio politico risale al 1909 quando, eletto sindaco di Anenecuilco, Zapata appoggia il candidato dellopposizione, Patricio Leyva, a governatore. La sconfitta del candidato appoggiato da Zapata provocò ad Anenecuilco dure rappresaglie e nuove perdite di terre. Verso la metà del 1910, dopo vari tentativi di risolvere i problemi della ridistribuzione dei terreni per via legale, Zapata e i suoi cominciarono a occupare e a distribuire terre … (wikipedia). Nel nostro paese a voler andare a cercare dei rivoluzionari veri occorrerebbe ritornare indietro nel tempo fino al risorgimento; farne i nomi non servirebbe a chi non li conosce e renderebbe torto a chi li ha nel cuore. Successivamente a quel periodo di uomini di quella tempra s’è pero lo stampo; figure certamente altissime furono gli oppositori al fascismo, ma per la gran parte all’estero o in galera definirli rivoluzionari servirebbe, forse, solo a sminuirne il ruolo. Altrettanto credo si possa dire per i partigiani i quali furono un vero esercito di liberazione ed è a loro più che alle forze alleate fermatesi sotto la linea gotica per meri intenti politici, che si deve la liberazione del nord ed il ruolo ed il rispetto che l’Italia ebbe nell’immediato dopo guerra. Non furono rivoluzionari i brigatisti rossi o le foraze reazionarie della destra le quali, insieme ed ognuna per sé, per quanto tali si ritenessero, non ebbero mai né l’intelligenza né una forza tale da impressionare positivamente il popolo, né ebbero mai la sagacia ed una linea tali da riuscire ad ottenere quel tipo di status. Si può, anzi, tranquillamente dire che da un certo punto in poi furono meri strumenti di morte nelle mani di forze occulta quante e tante quanto ce ne sono oggi sia pure espressivamente rivolte al campo economico finanziario che, alla fin fine, non è meno letale di un colpo di P38. Dunque, quando per rivoluzionario si intendesse “colui il quale spende sé stesso per ottenere un cambiamento radicale dello statu quo” a guardarsi in giro si resterebbe fermi con lo sguardo nel vuoto e sconsolatamente delusi. Nel panorama dei nostri giorni c’è il profeta Grillo con il suo emulo nell’ombra Casaleggio. Ma neanche costoro possono definirsi dei rivoluzionari; sono, piuttosto, degli abili e forse sinceri agitatori di popolo di cui spingono la rabbia al contempo calmierandola in quel movimento cinque stelle i cui componenti, alcuni almeno, valgono molto, ma molto, ma molto di più del duopolio al cui comando obbediscono. Il M5, fosse rimasto nelle piazze o avesse limitato la sua ascesa istituzionale alle forme più basse del potere costituito, avrebbe potuto incidere sulla realtà italiana con la potenza di una VERA FORZA RIVOLUZIONARIA; nel momento in cui, però, ha deciso di scalare l’intera scala del potere ne ha, implicitamente e gioco forza, accettato i canoni e professare una verginità inutile in quanto fine a sé stessa non gli rende giustizia e rende un semplice slogan dopolavoristico quello che afferma in sostanza che: “ … o gli italiani ci danno la maggioranza assoluta o che si fottano …”. Può piacere o meno, ma sono chiacchiere che stanno a zero e che tali rimarranno. Non sono rivoluzionari, infine, i tre candidati alla segreteria del Pd che si sfidano stasera su Sky, ma guarda un po’, e che lo faranno sul serio il prossimo otto dicembre. Renzi è l’emanazione berlusconistica della sinistra: buon affabulatore, spiritoso, telegenico con qualche battuta operaistica e sinistrorsa mischiata sapientemente a quel liberalismo moderno che non avesse altre colpe ha di certo quella di aver corrotto tutto ciò che era corruttibile; e scusate se è poco. Cuperlo, dalemiano di ferro, è il tipico signore della sinistra; un tipo alla Bertinotti per intenderci. E’ certamente più a sinistra del Renzi, ha una cultura ed un modo di porsi che però resta lontano dalle lotte operaie, dalle lotte per la sopravvivenza, dalle fabbriche e dalle tute blu dei cantieri o dalla polvere delle miniere; sarebbe un ottimo segretario se esistesse ancora quel Pci che aveva saputo raccogliere NEL suo interno varie tipologie sociali, ma non riuscirebbe secondo me a reggere le fila di un PD covo di serpi qual è. Civati è un operaio della politica; è il più giovane dei tre, dice le cose senza mandarle a dire, assume delle posizioni nette che poi mantiene anche a costo di rimetterci dal punto di vista della carriera politica ed ha un solo difetto: non se lo fila nessuno al punto che è quotato quasi zero per la segreteria. Ho scritto, più volte, che un popolo della sinistra esiste e piange quotidianamente; lo fa sia per le condizioni personali di ciascuno dei suoi componenti, sia per le delusioni politiche a cui e sempre quotidianamente, va incontro. Il popolo della sinistra a cento e passa anni dal risorgimento può essere il vero rivoluzionario italiano e può diventarlo a cominciare dal prossimo 8 dicembre recandosi a votare come un sol uomo ed in massa alle primarie del PD. Votare per uno dei due candidati sicuramente di sinistra, Cuperlo o Civati, io propendo per quest’ultimo, darebbe una scossa sostanziosa ad un partito di burocrati della politica, contro bilancerebbe i centro destri che voteranno per Renzi, e darebbe un segnale di esistenza in vita che potrebbe e sottolineo potrebbe spingere i vari rais, capi, ideologhi e quant’altro si voglia di sinistra ed al di fuori del parlamento ad unirsi, FINALMENTE, ed a marciare uniti alle prossime elezioni. Ecco il perché del titolo di questo pezzo, per una volta saremo capaci di non dare ragione all’utilizzatore finale della nostra stupidita? Io lo spero!.
Posted on: Fri, 29 Nov 2013 18:25:07 +0000

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