I GIUDICI DEL TRIBUNALE DI MILANO: IL PENTITO DI PRIMA LINEA HA - TopicsExpress



          

I GIUDICI DEL TRIBUNALE DI MILANO: IL PENTITO DI PRIMA LINEA HA DATO PROVA DI «BUONA CONDOTTA» Uccise il brigadiere Custra: l’ex terrorista Ferrandi riabilitato La sentenza: dopo 37 anni il pentito, che incontrò la figlia del poliziotto, riottiene i diritti civili. «Sarebbe stato impossibile senza i familiari delle vittime, anime grandi» di Alessandro Fulloni 3 MILANO Uno degli scatti dei disordini di Milano del maggio 1977, quello che ritrae un dimostrante a volto coperto pronto a sparare ad altezza d’uomo (foto Dino Fracchia) Uno degli scatti dei disordini di Milano del maggio 1977, quello che ritrae un dimostrante a volto coperto pronto a sparare ad altezza d’uomo (foto Dino Fracchia) shadow Uccise il vicebrigadiere di polizia Antonio Custra, a Milano. Era il 14 maggio 1977 e quelle istantanee in bianco e nero scattate durante un corteo di autonomi sono le immagini simbolo degli anni di piombo. L’agente aveva 25 anni e chi sparò il proiettile mortale, l’ex terrorista di Prima Linea Mario Ferrandi, ne aveva 28. Scontata la pena per omicidio, dopo essersi dissociato e aver dato un contributo «rilevante» nello smantellamento della lotta armata, Ferrandi ha ottenuto la riabilitazione dal tribunale di sorveglianza di Milano. Sentenza depositata in cancelleria pochi giorni fa, a 37 anni dal delitto. Non è solo un fatto simbolico. L’ex terrorista, ai fini pratici, riacquista diritti cancellati dalle passate sentenze di condanna. «Potrà tornare a votare, partecipare a concorsi pubblici. O più semplicemente ottenere licenze amministrative per aprire attività commerciali» spiega l’avvocato Davide Steccanella che ha assistito Ferrandi nella richiesta di riabilitazione. Mario Ferrandi con don Mazzi al Tg1 Mario Ferrandi con don Mazzi al Tg1 «Ha dato prova di buona condotta» L’ex terrorista venne arrestato grazie a quelle foto in cui i suoi compagni sparano alla polizia in una manifestazione a Milano. Non è lui quello ritratto nell’istantanea in cui un uomo punta una pistola a braccia tese, ma un altro degli autonomi con lui. Custra in quel momento era già morto, sull’asfalto di via De Amicis. «Portavamo le armi alle manifestazioni ed io ero il capo di quella “struttura”. Di quello che accadde porto tutta la responsabilità» ammise poi Ferrandi. Il percorso che lo ha portato a riottenere i diritti civili viene raccontato nel dispositivo della sentenza (di cui si è saputo inizialmente dalla pagina Facebook del giornalista di Panorama Giovanni Fasanella). Tre pagine firmate dal presidente del tribunale Guido Brambilla. Il linguaggio è quello freddo del documento giudiziario. Carte dietro alle quali c’è, soprattutto, il dolore dei familiari delle vittime, la coscienza dell’autore del delitto e la storia insanguinata di un abbondante ventennio. Scrivono i giudici che Ferrandi «ha dato prova effettiva e costante di buona condotta» dopo l’arresto a Londra - era il 29 ottobre 1981 -, «la dissociazione dalla lotta armata, la collaborazione in processo come quello Tobagi», e il «contributo rilevante nella lotta armata». shadow carouselOmicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea Omicidio Custra: riabilitato Ferrandi, ex terrorista pentito di Prima Linea PrevNext L’incontro con Antonia Custra Poi quell’incontro, nel 2007, con la figlia di Custra, Antonia, «nata due mesi dopo - è sempre il racconto della sentenza, ndr - l’assassinio del padre». La ragazza e l’uomo che uccise suo padre in precedenza si erano «parlati» solo sui giornali. Lei aveva detto: «Finalmente ho un nome da odiare. Vorrei incontrarlo e dirgli che ha distrutto tre vite: papà, mamma, la mia». Lui aveva risposto: «Sono pronto. È terrificante, è uno schiaffo violentissimo, durissimo. Ma non voglio attenuarlo». «Sentii che mio padre mi era accanto» Poi accadde qualcosa d’altro. Di cui il tribunale ha tenuto conto. Mario Ferrandi e Antonia Custra ebbero un breve colloquio telefonico davanti alle telecamere della Rai e alla fine s’incontrarono, proprio a Milano. «Era molto imbarazzato, poi dopo un po’ si è sciolto. Gli dovevo addirittura far coraggio io - disse successivamente Antonia Custra - sembrava una persona morta dentro. Abbiamo parlato molto. Non ero mai stata a Milano, mi sono fatta portare in via De Amicis (la strada in cui venne ucciso il padre, ndr) che avevo visto solo in quelle foto che tutti conoscono. Ho provato un dolore che mi ha tolto il respiro, ma a un certo punto ho sentito che mio padre mi era accanto». I familiari delle vittime Non è stato solo quell’incontro a convincere i giudici. Ferrandi (che oggi lavora «presso l’officina di un amico», «situazione abitativa precaria», «l’auto del 1990 sottoposta a fermo amministrativo Equitalia»), nel corso degli anni ha svolto «percorsi di giustizia riparativa, narrando il proprio passato». Incontri al liceo Carducci di Milano, in oratorio, con il cardinale Martini, con le associazioni delle vittime del terrorismo. Un racconto della «propria esperienza aprendosi a un franco dialogo, dimostrando una singolare capacità di mettere in gioco la propria empatia nel contatto con le vittime, offrendo gesti di riparazione simbolica». Ci fu poi quell’invito di Giorgio Bazzega (figlio del maresciallo Sergio Bazzega ucciso a Milano nel ‘76, assieme al vice questore Vittorio Padovani, dal brigatista Walter Alasia) alla cerimonia di intitolazione dei giardini milanesi alla memoria dei due poliziotto. «Sono felice che Ferrandi sia venuto, gliel’ho chiesto io», disse Bazzega. E poi ancora, la sentenza cita Antonio Iosa (ferito della Brigate Rosse nel 1980) per il quale «consentire a Ferrandi di partecipare alle consultazioni democratiche del paese sia la risposta della democrazia a chi, ai tempi del terrorismo, ritenne di contrastarla con la violenza e con il sangue». «Antonia, Antonio e Giorgio: tre anime grandi» Ferrandi spiega di non voler parlare. Al telefono la sua voce è rotta, bassa. Si limita a sillabare pochissime parole. Essenziali. «Sarebbe stato impossibile senza Antonia Custra, Antonio Iosa, Giorgio Bazzega: tre grandi anime».
Posted on: Tue, 06 May 2014 19:10:14 +0000

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